Covid, rebus terza dose per tutti

Terza dose per i più vulnerabili: si parte, tra certezze e perplessità. L’Ema (agenzia europea del farmaco) lunedì ha autorizzato un ulteriore richiamo, se somministrato almeno 28 giorni dopo la seconda, «in soggetti gravemente immunodepressi sopra i 12 anni». I trattamenti potranno essere effettuati con i due prodotti a tecnologia mRna autorizzati in Europa, cioè Pfizer e Moderna.

Ma, in attesa dell’ok da parte dell’Aifa (l’ente che autorizza l’uso dei farmaci in Italia), del necessario parere del Cts e del relativo decreto del governo, non tutti gli scienziati sembrano d’accordo nel procedere subito alla terza iniezione per tutti. «Io resto dell’idea che al momento non ci sia nessuna indicazione in questo senso per persone sane – commenta Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova – in quanto i vaccini anti-Covid che abbiamo utilizzato proteggono tutti dalla malattia severa con un’efficacia molto alta». Sulla stessa lunghezza d’onda è Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio-Emilia secondo il quale «non è ancora il momento di farla ai più giovani di 80 anni e sani, ora devono essere aiutati immunodepressi o deboli, come malati e anziani. Una persona sana che ha fatto anticorpi non ha bisogno dell’aggiuntiva. Dobbiamo passare dalla fase dell’emergenza – precisa Cossarizza – nella quale andavano vaccinati tutti, a una fase di medicina più personalizzata. In attesa di studi più a lungo termine, teniamo in stand by le persone vaccinate sane». Secondo il virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, invece: «le dosi di vaccino anti- Covid ci sono. Io procederei a somministrare subito la terza dose ad anziani, fragili e tutto il personale sanitario. Non facciamoci trovare nei guai – ammonisce –con gli ospedali sguarniti per le quarantene durante le vacanze di Natale, perché poi tutto diventa più difficile». Per l’ordine dei medici «la terza dose è un’arma in più per controllare il virus – afferma il presidente di Fnomceo, Filippo Anelli – e se serve si può fare. È chiaro che per i sanitari, a rischio contagio, c’è una ragione in più: oggi ci sono dai 1.500 ai 2mila operatori al mese che si infettano, facendo la terza dose invece ce ne sarebbero solo 200». D’accordo al richiamo è anche il commissario per l’emergenza Covid della Regione Lombardia, Guido Bertolaso: «Ritengo che questo sia il percorso più giusto – ha spiegato –, Ema ha mandato un messaggio forte e chiaro: ci dobbiamo preparare a una terza dose perché è necessario. Fino a quando il Covid continuerà a girare nel mondo dovremo vaccinarci: prevenire è meglio che curare». E in Lombardia da domani, d’intesa con il commissario Figliuolo, cominciano le doppie vaccinazioni per ultraottantenni e immunodepressi, che potranno associare il trattamento anti-Covid a quello contro l’influenza. Dall’11 ottobre saranno aperte le prenotazioni nelle 668 farmacie della regione e a partire dalla stessa data potranno usufruire della profilassi anche i 333mila addetti alla sanità che operano sul territorio. Anche la Liguria è pronta alla nuova fase della campagna vaccinale: sono 8.359 i cittadini che, da venerdì, si sono prenotati per il richiamo (7.463 gli “over 80”).

«La terza dose è importante – ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza – ma bisogna continuare a lavorare su prime e seconde dosi. La percentuale dell’Italia è tra le più alte nel mondo, ma dobbiamo ancora insistere, perché ogni persona vaccinata in più rafforza il nostro scudo contro il coronavirus».

Intanto la pandemia si stabilizza, con valori che tendono a scendere. E il Comitato tecnicoscientifico non esclude una graduale riapertura di discoteche e locali da ballo in zona bianca. Il primo parere positivo è arrivato ieri: «queste attività possano essere consentite garantendo una presenza, compresi i dipendenti, pari al 35% della capienza massima al chiuso e al 50% all’aperto ». Si entra con Green pass e mascherina che in pista però può essere tolta.

Nel bollettino del ministero della Salute i nuovi casi di coronavirus in Italia risultano 2.466 (lunedì erano 1.612) e 50 sono i decessi contro i 37 di lunedì (131.118 le vittime dall’inizio dell’emergenza). Giù i ricoveri nei reparti ordinari (-64) e nelle terapie intensive (-4). Con i 322mila tamponi diagnosticati, il tasso di positività è sceso allo 0,8% (era 1,3%), ai minimi livelli da giugno.

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