ARMENIA, BAKU BOMBARDA LA STORICA CATTEDRALE DI SHUSHA

DUE ATTACCHI, GIORNALISTI FERITI. MA L’AZERBAIGIAN NEGA La storica cattedrale di Ghazanchetsots, nella città di Shusha, è stata bombardata dalle forze azere nel conflitto in corso sulla regione del Nagorno-Karabakh. Lo ha detto un portavoce militare armeno, citato da RT. La cattedrale sarebbe stata colpita due volte e nell’ultimo attacco un giornalista russo è rimasto ferito. Il ministero della Difesa azero ha negato la responsabilità del bombardamento. (ANSA).

NOBEL PER LA LETTERATURA ALLA POETESSA AMERICANA LOUISE GLOCK

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‘LA SUA VOCE È INCONFONDIBILE’. HA VINTO IL PULITZER NEL 1993 Il Nobel per la Letteratura 2020 è stato assegnato alla poetessa americana Louise Gluck per ‘la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale’, si legge nella motivazione. Gluck, 77 anni, neworkese, vive a Cambridge, nel Massachusetts e insegna inglese alla Yale University. Si è detta ‘sorpresa e contenta’ del riconoscimento. Nel 1993 ha vinto il premio Pulitzer, nel 2014il National Book Award. Tra le raccolte, che l’hanno fatta paragonare a Emily Dickinson, ‘Il trionfo di Achille’ (1985) e ‘Ararat’ (1990), The wild Iris (1992), Averno (2006).

Covid: tornati al livello dei picchi di aprile 2020

Con 4.458 casi in più di contagi covid in un giorno l’Italia è tornata al livello dei picchi di aprile: il 3 aprile, infatti i casi furono 4,584, il giorno dopo arrivarono al top del mese con 4.805 per poi scendere progressivamente ma con il picco del 12 aprile con 4.694 contagi.Va sottolineato, però, che ad aprile i decessi giornalieri erano ancora centinaia: il 4 aprile, ad esempio, furono 681. (ANSA).

Covid: Brasile, superati 5 milioni casi I contagi salgono a 5.000.694, i morti sono 148.228

 Il bilancio dei casi di coronavirus in Brasile ha superato la soglia dei 5 milioni: lo ha reso noto il ministero della Sanità del Paese, secondo quanto riporta la Cnn.
Ieri sono stati registrati 31.553 nuovi contagi, un dato che ha portato il totale delle infezioni a quota 5.000.694. Allo stesso tempo, sono stati segnalati altri 734 decessi, per un totale dall’inizio della pandemia di 148.228 morti nel Paese sudamericano.

Ansa

Germania: Chiese e ospitalità eucaristica

di: M. N.

eucaristia

Il gruppo di contatto e dialogo dei rappresentanti del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania e della Conferenza episcopale tedesca ha reso nota la sua valutazione sul votum di ospitalità eucaristica reciproca formulato dal Gruppo ecumenico di lavori dei teologi evangelici e cattolici nel testo “Insieme alla mensa del Signore” (pubblicato l’11 settembre 2019).

I rappresentanti delle due Chiese riconoscono congiuntamente «che il votum del Gruppo ecumenico di lavoro dei teologi evangelici e cattolici offre un quadro fondativo teologico per una decisione individuale di coscienza da parte dei singoli fedeli di partecipare reciprocamente all’eucaristia e alla cena del Signore. In questa prospettiva, il votum rappresenta un contributo ulteriore sulla strada della comunione eucaristica ed ecclesiale» fra la Chiesa evangelica e quella cattolica.

Nella valutazione dei rappresentanti delle due Chiese si riconosce che il testo del Gruppo ecumenico di lavoro pone anche delle «questioni che devono essere chiarite, e che hanno un rilievo diverso per la parte cattolica e quella evangelica (…). Tali questioni aperte si riferiscono, tra l’altro, alla comunione sotto le due specie come forma da assumere di regola, alle intese ecumeniche sul concetto di sacrificio, alla presidenza e configurazione della celebrazione liturgica, al rapporto fra battesimo ed eucaristia, all’approccio con le specie eucaristiche e – da ultimo – alla comunione eucaristica ed ecclesiale».

Da parte cattolica, «tali questioni aperte hanno un tale rilievo che essa non si sente nella condizione di permettere una partecipazione generale reciproca alla celebrazione prima che esse vengano chiarite». Questo perché per la Chiesa cattolica «con esse si tocca la questione della sua unità».

Per la Chiesa evangelica «il battesimo costituisce l’aspetto decisivo per un invito alla cena del Signore e per la sua comprensione dell’ospitalità eucaristica. Essa rispetta però il significato che la dimensione universale e il rapporto concreto tra comunione eucaristica e comunione ecclesiale hanno per la comprensione cattolica dell’eucaristia e per la prassi che ne consegue. D’altro lato, la Chiesa evangelica si attende però anche un concreto riconoscimento dei punti di comune accordo, raggiunti dopo un intenso lavoro pluriennale, per ciò che concerne il contenuto del senso teologico della celebrazione dell’eucaristia e della cena del Signore».

Settimana News

Come pillole contro il male. Pensieri sul Vangelo in tempi di covid-19

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Osservatore

Avolte capita di incontrare testi che hanno la capacità di far vedere ciò che abbiamo sempre tenuto sott’occhio, rileggere pagine del Vangelo che frequentiamo, ogni anno, mostrando aspetti che non avevamo colto e facendo sembrare nuovo quel paesaggio che ritenevamo così familiare. Un giorno senza tramonto. Pillole cristologiche antivirus (Urbaniana university press, Città del Vaticano, 2020, pagine 134, euro 10)  è un testo che fa tutto questo, facendoci entrare in uno sguardo anziché mostrarci un oggetto. L’autore, Maurizio Gronchi, è sacerdote della diocesi di Pisa e docente di cristologia alla Pontificia Università Urbaniana. Durante il lockdown, per due mesi e mezzo, l’autore ha inviato brevi riflessioni, ogni mattina, ai suoi studenti  e agli amici di «Casa Ilaria», una comunità  dedita alle persone  bisognose in terra toscana, alla Badia di Carigi, sorta nella memoria di suor Ilaria, precocemente scomparsa nella Repubblica Centrafricana. Durante i giorni in cui si faceva l’esperienza di una chiusura per limitare il rischio di un’esposizione al contagio del Covid-19, Gronchi ha inviato quelle che parvero essergli come delle piccole “pillole” antivirali. Il virus ha messo tutti di fronte al rischio dell’altro, percepito a volte come minaccia per sé e per gli altri, proprio come ai tempi di Gesù, in cui c’erano persone cui doversi tenere lontano per paura d’essere toccati, ché minavano la propria purezza e immunità. Di fronte a costoro il Signore Gesù ha esposto sé, inoculando nei suoi « il vaccino contro il male della paura, della chiusura, dell’egoismo» ed entrando «dentro il cuore e nell’anima col perdono, la pace e la gioia » (p. 133). È questo sguardo di Gesù che Gronchi ha lasciato trasparisse in una lettura sapienziale del testo evangelico, che ha in bocca il sapore, nelle narici l’odore rimasto addosso dopo averlo ascoltato, incontrato per le vie della Galilea e della Samaria; ma anche quel sapore e odore che è rimasto su di lui mentre accoglieva chi lo ha amato e chi lo ha riprovato, odiato e invidiato. È un entrare nella profondità di uno sguardo composito e unico, umano e divino: dall’alto perché dal basso, proteso in avanti proprio perché proveniente da un altrove che precede e accompagna, una forte appartenenza che non cade nel desiderio del possesso. Non si tratta di uno sguardo malinconico; no: Gesù non mostra mai la nostalgia di una provenienza ultraterrena per imporsi agli altri. Come ricorda Agostino, ha preferito « insegnare l’umiltà agli amici che rinfacciare la verità ai nemici ». Il suo sguardo non ha mai potuto convincere tutti, piuttosto ha invitato a fidarsi affidandosi alla forza dei più deboli: « Dio ha bisogno di noi, non fa tutto da solo, esattamente l’opposto di ciò che vorremmo per noi stessi […] Non c’è bisogno di essere Dio per convincere, basta essere umani » (p. 76); invece credere è porre il proprio sguardo nel suo: «cominciare a guardare in un’altra direzione» (p. 81). Lo sguardo di Gesù è uno sguardo “contagiato”: vede dalla prospettiva degli uomini il Padre suo celeste e vede gli uomini con la grandezza dello sguardo che viene dall’alto. Tutto è trasformato: l’amore non teme di sprecarsi bensì di non dare tutto (p. 50); non valuta secondo la proporzione ma sovrabbonda nel dare (p. 75); sa stare con i peccatori perché ha scelto di essere con loro come colui che perdona (p. 40). In noi, Gesù ha visto e vissuto come chi sa stare innanzi a Dio: con stupore, non con sospetto; disponibile, non scettico. «Mentre crediamo a tante cose che divine non sono, facciamo fatica a fidarci di ciò che sembra soltanto umano, perché semplicemente dono» (p. 28).

di Mario Bracci
Professore di teologia trinitaria alla Pontificia Università Urbaniana

Nella cattedrale di Erevan per invocare la pace

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I profughi costretti ad abbandonare il Nagorno-Karabakh si radunano nella chiesa di San Gregorio Illuminatore

07 ottobre 2020

Non si fermano i combattimenti tra truppe armene e azere nel Nagorno-Karabakh. A pagare il prezzo più alto sono migliaia di profughi costretti ad abbandonare le proprie case per fuggire alle violenze. Molti di loro — come ha documentato la stampa internazionale — sono giunti nelle ultime ore a Erevan, capitale dell’Armenia. Gruppi di profughi si sono radunati ieri presso la cattedrale di San Gregorio Illuminatore, uno dei principali luoghi di culto del Paese. Nella cattedrale sono state innalzate  preghiere per chiedere la fine dei combattimenti nella regione contesa  e per raggiungere una pace giusta. Da qui partono molti aiuti da inviare alla popolazione del Nagorno-Karabakh: cibo, vestiti e farmaci da distribuire nelle città bombardate e nelle altre zone interessate dagli scontri armati.

Come detto, i combattimenti non conoscono tregua. Nuovi bombardamenti hanno scosso ieri Stepanakert, la principale città del Nagorno-Karabakh: le sirene di allarme hanno suonato intorno alle 9.30 del mattino in città, poco prima che le esplosioni si moltiplicassero. Le autorità azere hanno dichiarato di aver adottato «misure di ritorsione» per colpire i ribelli. Secondo fonti locali, le forze azere hanno «attaccato la sede della rete elettrica». Nel centro della città i danni sono stati limitati.

La Russia, intanto, torna a chiedere un immediato cessate il fuoco. «La situazione si sta deteriorando, la gente continua ad essere uccisa e questo è inaccettabile» ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Peskov, citato dai media russi, ha spiegato che Mosca in questa fase è «molto attiva dal punto di vista diplomatico» sottolineando che «la Russia è uno dei Paesi che può mediare per la soluzione di questo conflitto». Rimaniamo «estremamente preoccupati per quello che sta succedendo» ha aggiunto. «Crediamo che le parti debbano cessare il fuoco e sedersi al tavolo dei negoziati».

Sulla crisi è intervenuta ieri anche la Corte europea dei diritti umani. «Tutti gli Stati, compresa la Turchia, implicati direttamente o meno nel conflitto in Nagorno-Karabakh devono astenersi da tutte le azioni che possano contribuire alla violazione dei diritti dei civili e rispettare gli obblighi imposti dalla convenzione europea dei diritti umani» si legge in un comunicato. Anche Parigi e Berlino avevano espresso nei giorni scorsi  preoccupazione per l’escalation di violenze nell’area.

Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha definito «prematura» l’ipotesi di negoziati con l’Azerbaigian  da intraprendere con la mediazione della Russia.  «È inopportuno parlare di un vertice   mentre sono in corso intensi combattimenti» ha detto il premier.

Osservatore

La figura. Penrose, il teorico ateo dell’esistenza di Dio

«La coscienza quantistica di ogni essere vivente è indipendente dal corpo e potrebbe sopravvivere alla morte del cervello, per sopravvivere sotto diverse forme. Come? Nell’esistenza infinita…»
Roger Penrose

Roger Penrose – –

Avvenire

«La coscienza quantistica di ogni essere vivente è indipendente dal corpo e potrebbe sopravvivere alla morte del cervello, per sopravvivere sotto diverse forme. Come? Nell’esistenza infinita…». Sir Roger Penrose, 89 anni, è ateo, per sua stessa ammissione. Ed è considerato come una delle menti più originali della scienza contemporanea. Ha lavorato assieme a Stephen Hawking, con il quale aveva stretto un forte legame professionale. Ma a differenza di Hawking, non si ferma solo alle teorie scientifiche e alle leggi ineluttabili delle sue ricerche nel campo della cosmologia e dell’astrofisica. In un dibattito recente, non ha negato l’esistenza di Dio. Anzi: «Ci sono tre grandi misteri nei campi della matematica, della coscienza e del mondo fisico che la scienza deve ancora spiegare» ha affermato Penrose, che nel suo libro recente La strada che porta alla realtà oppure in La mente nuova dell’imperatore (pubblicato da Rizzoli), ha riproposto il suo concetto di “multiverso”, in cui cerca di dimostrare che alla base della coscienza vi sarebbero fenomeni di natura quantistica. I tre misteri?: «Il numero uno è che la fisica è guidata in modo incredibilmente preciso da equazioni matematiche. Il numero due è relativo a come l’esperienza consapevole può sorgere quando queste circostanze sembrano essere giuste. Non è solo questione di calcoli, c’è altro, in corso… Il numero tre è la nostra capacità di usare una comprensione cosciente per comprendere la matematica e straordinarie idee autocoscienti ma profonde che sono lontane dalle mie esperienze».

Il filosofo delle religioni William Craig, che sostiene la tesi di un Creatore dietro l’universo, ha suggerito che ciò che dice Penrose è un «piccolo passo» nel credere che una risposta unificante ai «tre grandi misteri» sia Dio. Penrose ora, a quasi 90 anni e 55 anni dopo le sue prime, importanti scoperte, ritira il premio più prestigioso, dopo il Premio Wolf, già di per sé importante, che gli fu conferito nel 1988 assieme a Hawking. Fa parte di una famiglia di scienziati e artisti, ed è figlio di uno psichiatra e genetista, Lionel, celebre per i suoi studi sul ritardo mentale. Prima dei suoi studi sul Big Bang e la singolarità gravitazionale, è stato un sostenitore della teoria “dello stato stazionario” di Fred Hoyle (il “papà delle comete”). Una teoria che postula che l’universo mantiene le stesse priorità nello spazio e nel tempo e che non abbia né fine, né inizio. «L’ho incontrato in alcune occasioni – racconta ad “Avvenire” Attilio Ferrari, astrofisico, per molti anni direttore dell’Osservatorio astrofisico di Torino e con cattedra di astrofisica all’Università di Chicago (Usa) – . Direi che è davvero molto “britannico” e sempre molto originale nelle sue teorie, che ti portano a discorsi lunghi e interessanti. Un autentico super-teorico, ed è interessante che i Nobel di recente vadano più a teorici che a sperimentali. Un fatto è certo, il suo lavoro e le sue scoperte sono straordinarie, davvero importanti per l’astrofisica, così come quelle di Ghez e Ghenzel».