Calcio. Gli Usa tengono al gelo (-20) l’Honduras e vincono. Due calciatori all’ospedale

Ora c’è chi parla di polar match. E chi invece scomoda citazioni storiche, come quella sull’implacabile Generale Inverno di bonapartiana memoria. Di certo, in quanto a temperatura, per la partita giocata ieri fra Usa e Honduras nel glaciale Allianz field di Saint Paul, Minnesota, almeno nelle qualificazioni mondiali esistono pochi precedenti.

«È inconcepibile che una potenza come gli Stati Uniti ti porti qui per giocare e ottenere un vantaggio. Così non si gioca per divertirsi, ma per soffrire», aveva pronosticato ancor prima di entrare in campo, il portiere honduregno Luis Lopez. E non alludeva al possibile aiuto del pubblico di casa o ad altri “condizionamenti” ambientali, quanto alla scelta della federazione Usa di giocare il match in un luogo freddissimo, nonostante le obiezioni degli ospiti, avvezzi a climi più miti. Così, a dispetto di dubbi e proteste, Usa e Honduras sono scesi ieri in campo con una temperatura raggelante: 16 gradi sotto zero quella registrata dal barometro, meno 25 quella percepita. In uno scenario surreale, l’arbitro giamaicano Oshane Nation (pure lui abituato ad altre temperature, a giudicare dal passamontagna e dai guanti imbottiti indossati) ha dato il fischio d’inizio a un match che, nel giro di 45 minuti, si è trasformato per i giocatori honduregni in una sorta di spedizione artica.

Lo testimonia ­ più che il tabellino (gli Usa hanno vinto con un secco 3-0, reti di McKennie, Zimmerman e Pulisic, conquistando un altro pezzetto di Qatar 2022, mentre l’Honduras resta in coda al girone) ­– il bollettino dell’infermeria. Dopo l’intervallo negli spogliatoi, trascorso ingollando bevande calde con la schiena appoggiata ai caloriferi, a inizio ripresa la squadra centroamericana si è ripresentata senza tre giocatori chiave: il preveggente portiere Lopez, il centrocampista Diego Rodriguez e l’attaccante Romell Quioto, sostituiti perché quasi congelati. Due di loro, la federazione non ha precisato i nomi, sono stati addirittura ricoverati per «ipotermia».

Gli Usa, già in vantaggio di due gol, ne hanno segnato un terzo. E dopo il triplice fischio, il ct honduregno Hernan Dario Gomez ha preferito evitare ogni commento, dicendo solo che «nello spogliatoio ai miei giocatori sono stati somministrati liquidi per via endovenosa e molti di loro ora stanno male».

Dal canto suo, l’allenatore degli Usa Gregg Berhalter ha sfacciatamente difeso la scelta di giocare: «Non credo sia stata messa a repentaglio la salute degli honduregni, visto che abbiamo fornito loro sottomaglia pesanti e cose per coprire la testa ­– ha argomentato –. Allora cosa dovremmo dire noi quando ci fanno giocare in posti dove fanno 40 gradi, c’è un’umidità asfissiante e a tutti i miei vengono i crampi? Il calcio è anche tutto questo». Sarà anche vero, e chi non ricorda il mondiale Usa del 1994 con clima torrido o alcune “notturne” di Champions su campi bordati di neve, ma l’impressione è che stavolta non c’entrino diritti tv o calcoli da botteghino. E che forse qualcuno abbia preferito accantonare concetti basilari nello sport, come il fair play e i doveri di ospitalità, per lucrare un minimo vantaggio “climatico”.

Sul piano mediatico, tuttavia, la vicenda si sta tramutando in un’autorete per lo sport a stelle e strisce. Immagini e commenti dell’incontro, rilanciati sul web, stanno facendo il giro del mondo, con slavine di commenti in cui i termini «farsa», «furbizia» e le citazioni parodistiche del film Disney Frozen sono solo gli apprezzamenti più gentili. Non sappiamo al momento se i dirigenti honduregni intendano valutare l’eventualità di un innovativo ricorso per “clima estremo”, né se la Fifa possa o voglia mai occuparsene. Di certo, alla malizia di certi organizzatori, è preferibile la sincerità di chi ieri stava in campo a congelare, anche nel team Usa. Come lo schietto Timothy Weah, 21enne attaccante del Lilla e della nazionale a stelle e strisce, che ha postato un messaggio su Instagram, accompagnato dal celebre fotogramma del film Shining col volto di Jack Nicholson assiderato, in cui onestamente ammette: «Minnesota, ti voglio bene. Ma la prossima volta che mi fanno giocare qui, mi ritiro…».

Gli Stati Uniti scelgono per il match di qualificazione ai mondiali una località con 20 gradi sotto zero. Due honduregni ricoverati per ipotermia. Polemiche e ironia sul web: Polarmatch, una farsa

Giocatori con guanti e passamontagna per la partita tra Honduras (in bianco) e Usa a Minneapolils

Giocatori con guanti e passamontagna per la partita tra Honduras (in bianco) e Usa a Minneapolils – Reuters