Biella, borghi antichi agli “over 65”

Obiettivo: colmare lo spopolamento e prendersi cura di beni comuni e paesaggi

Ritornare. Anche se ci si era ripromessi di non farlo. Anche se non si sarebbe mai immaginata una scelta del genere: tornare nei luoghi della propria infanzia, non per qualche giorno ma per viverci. Oppure scoprire luoghi ideali per cambiare vita, senza clamori ma per davvero, con la convinzione di fare la cosa giusta per se stessi: passare dalla città ad altri spazi, dalle abitudini dettate dal profitto e dal successo a quelle ispirate dallo scandire del tempo della natura oppure semplicemente dal tempo lento di chi non ha fretta. Vivere ancora, ma non di corsa. E occuparsi anche degli altri. È tutto questo che unisce una iniziativa promossa a Biella – il recupero di borghi antichi del territorio –, con “Silver Life” «un’idea nuova di benessere e di salute che dipende sempre più dal piacere di prendersi cura dei beni comuni, della natura e del paesaggio».

Tutto è nato dal Politecnico di Milano, dal consorzio sociale Filo da Tessere e da PlanetB, un’organizzazione che si occupa di urbanistica e di progetti sul territorio. Alla base, una constatazione: «La contrazione delle nascite e il conseguente disequilibrio demografico, l’allungamento della vita nei contesti europei, le condizioni di maggior benessere diffuso fanno emergere una popolazione nuova e in continua crescita». Una categoria di persone “over 65”, quasi sempre ormai libere da impegni di lavoro ma non per questo inattive e tantomeno prive di voglia di spendersi ancora per gli altri oltre che per trovare una forma di vita diversa da quella di prima. “Silver” è infatti l’aggettivo utilizzato per nominare la popolazione oltre i 65 anni di età, indicando un variegato gruppo di persone che hanno sperimentato davanti a loro un’improvvisa dilatazione del tempo di vita, rispetto alle generazioni precedenti.

All’analisi della realtà – che il Covid ha accentuato con l’obbligo di “lavorare da casa”: qualcosa che ha portato però anche a una rivalutazione dei luoghi di abitazione –, è seguita la ricerca di luoghi dove applicare questo modello di “nuova vita”. E quindi Biella e il suo territorio, ricco, appunto, di luoghi, borghi, ricetti, ambienti da riscoprire o rivalutare. Ad essere coinvolte, alcune delle più importanti istituzioni locali: la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, il GAL Montagne Biellesi, la Fondazione Biellezza ma anche la Scuola di Economia Civile. Obiettivo: prendersi cura della natura e dei beni comuni attraverso un patto abitativo. Un’intesa, cioè, tra istituzioni locali, risorse private, terzo settore e proprio chi per età e collocazione di vita può impegnarsi personalmente a vivere in contesti diversi dal passato impegnandosi intanto nelle loro cura.

L’iniziativa è stata presentata a Biella e ha già più di un aderente che ha trovato casa, o ritrovato casa, a Sordevolo, nella valle Cervo, a Viverone, Lessona o Candelo. Un “manifesto” condensa principi e ispirazioni del progetto ma anche la creazione di un sistema di servizi e reti di sostegno dedicato a chi scommette sui beni comuni la seconda parte della sua vita.

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L’iniziativa è nata da Politecnico di Milano, consorzio sociale “Filo da tessere” e associazione PlanetB: il Covid ha accentuato la necessità di riscoprire i luoghi abbandonati per tornarci a vivere