Bella Lack e la teoria della “rinuncia” per salvare l’ambiente

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AGI – Qual è la vera alternativa per contrastare i cambiamenti climatici? “Rinunciare”. Lo dice Bella Lack, voce di primo piano della prossima generazione ambientalista, 19 anni appena, in una conversazione-ritratto pubblicata dal Guardian.

Le sue parole d’ordine sono racchiuse in due concetti: “ottimismo” e “responsabilità collettiva”. Quando a 16 anni si è recata a Versova Beach, sulla costa di Mumbai, per sostare su un enorme mucchio di immondizia, Bella Lack il compito le sembrava impossibile.

“Il problema che dovevamo affrontare sembrava così grande e insormontabile” scrisse poi in seguito nel libro The Children of the Anthropocene pensando alla spiaggia ma anche all’attivismo per il clima in senso più ampio, “che mi chiedevo se avrei dovuto smettere con tutte le campagne, i discorsi e godermi la mia adolescenza finché sono durati”.

Però poi nei tre anni successivi ha continuato ad impegnarsi. Ambasciatrice del Jane Goodall Institute e della Born Free Foundation, Bella ha appena concluso gli esami del suo ciclo di studi, ma crede che condividere storie personali di attivismo per il clima “catalizzerà l’azione più che dire alla gente, ‘ci restano 12 anni per fermare la catastrofe’, oppure ‘un milione di specie sono in pericolo di estinzione’”.

Ritiene infatti che si tratti di concetti astratti in cui spesso non ci si riconosce mentre reputa che spiegando gli sforzi dei giovani che, per una coincidenza geografica, sono stati costretti a una sorta di azione per il clima, spera di dare una scossa a quelli di noi che non sono ancora in crisi quotidiana.

“Questa è l’idea del mio libro”, dice. “Cercare di convincere le persone a impegnarsi emotivamente su ciò che sta accadendo”. Al Guardian Bella Lack racconta di essersi accorta del problema a 12 anni, quando ha visto un documentario sui danni che le concessioni di olio di palma hanno sugli habitat degli oranghi.

“Era l’ossessione più intensa”, ricorda. “Avevo loro poster di oranghi in tutta la mia stanza”. Presto, Lack protestò a scuola contro la deforestazione e iniziò a fare campagna. Nessuno dei suoi due genitori ha precedenti nell’attivismo ambientale.

Ha scoperto la maggior parte di ciò che ha imparato, per esempio “come la deforestazione si collega alle emissioni e alla crisi climatica e come ciò si collega anche ad altre questioni sociali” in proprio.

“Era una specie di effetto valanga”, racconta, che ha avuto luogo attraverso i social media e durante le visite alla fattoria di suo zio, nel Worcestershire, dove trascorreva le vacanze e poteva camminare liberamente attraverso i boschi circostanti.

“Nessuno mi ha plagiato, io ho indottrinato i miei genitori”
Poi al quotidiano confessa: “La domanda più frequente che mi viene fatta riguarda i miei genitori”, dice. “Ti hanno costretto a fare questo?’ ‘Ti hanno indottrinato?”, chiede il Guardian. Lei scuote la testa.

“È un po’ il contrario. Se i miei genitori mi avessero costretto a farlo per sette anni, probabilmente non lo avrei fatto. I bambini sono testardi”, replica. Semmai è lei ad averli indottrinati. E spiega il modo: “Inviando loro le bozze del mio libro. Venivano alle proteste, quando ero molto più giovane e per lo più facevo manifestazioni. Ci sono molte foto di me, mia madre sullo sfondo che sembra assolutamente infelice” per quel che Bella faceva.

Lack descrive questo processo come una sorta di “attivismo a cascata”, in cui i giovani introducono i propri anziani a nuove informazioni e lentamente, anche se faticosamente, li convincono a modificare le proprie abitudini di tutta una vita. Tant’è che il comportamento della madre di Lack è cambiato “in modi piccoli e personali”, dice la ragazza.

E spiega: “Così vediamo la crisi climatica: un problema che deve risolvere poche persone appassionate che hanno a cuore l’ambiente. È affascinante quando le persone chiamano l’attivismo una passione. Non è assolutamente una passione. Non mi è mai piaciuto molto l’aspetto della protesta. Le tante persone che riconoscono la necessità di cambiare, non è per passione è una responsabilità. Questo è ciò che sto cercando di trasmettere: quanto sono diverse le persone colpite da questo, e quindi quanto diverse devono essere le persone che agiscono. Ma tutto questo si basa sulla ridefinizione dell’attivismo”, continua, e “deve essere incluso nelle carriere e nel lavoro di molte persone. Se sei un avvocato, ti devi concentrare sull’aspetto ecologico. Se sei uno chef, devi frenare l’impatto del cibo che stai usando”, conclude. Ottimismo e responsabilità collettiva. Sono le sue parole d’ordine.