Atto penitenziale: guardando al Risorto

crocifisso

settimananews

Don Asdrubale è un po’ scosso: non sa bene come gestire l’atto penitenziale con i suoi giovani durante la messa. Vorrebbe far capire loro la necessità di imparare e discernere il peccato da ciò che è buono e secondo la volontà di Dio, ma quello spazietto della liturgia è troppo breve.

Non un esame di coscienza

Nella liturgia eucaristica, i riti introduttivi propongono, dopo il saluto del celebrante, l’atto penitenziale. Questo rito ha uno scopo più ecclesiale che individuale: non è un pubblico riconoscimento dei propri peccati o un esame di coscienza, ma l’atteggiamento con il quale la Chiesa si pone davanti al suo Signore proclamando la propria debolezza, la fragilità dei suoi figli. Infatti, il presbitero invita i fedeli al pentimento, non all’esame di coscienza, e l’atto penitenziale si attua in quel silenzio che si crea dopo l’invito del sacerdote. In quel silenzio si genera la relazione personale ed ecclesiale con il Risorto. Riconoscere il peccato è riconoscere il male, ma guardando il Risorto.

Le preghiere pronunciate dal sacerdote e dall’assemblea non sono l’atto penitenziale: ciò che costituisce ed è fondamentale nell’atto penitenziale è quello spazio di silenzio che permette di prendere coscienza di tutta la nostra fragilità di peccatori. Non ci sarebbe niente di più sbagliato di pensare che in quel momento noi dobbiamo riconoscere le nostre colpe personali o le nostre colpe comunitarie, che è la preoccupazione di don Asdrubale.

Non dobbiamo guardare ai singoli peccati o alla specificità di ciascun peccato, come quando si sente dire: «Per tutte le volte che non abbiamo chiesto perdono ai fratelli, Kyrie eleison» con un elenco dettagliato di tutti i possibili peccati che si possono aver commesso. Non è questo il luogo. Quello è l’esame di coscienza che si riserva al sacramento della penitenza, non all’atto penitenziale.

Nella celebrazione eucaristica, l’atto penitenziale è lo spazio di sacro silenzio in cui ognuno dice: «Davanti alla sovranità di Dio comprendo tutta la mia indegnità di peccatore».

Tutto questo è generato dalla fede: la liturgia ci dà degli spazi divini perché ciò possa avvenire. Per questo non occorre “preparare l’atto penitenziale”, perché non dobbiamo fare l’esame di coscienza, ma riconoscerci peccatori in quel momento di sacro silenzio.

Le modalità di celebrazione

Le modalità con le quali si può celebrare questo rito sono tre: il Confiteor «Confesso a Dio Onnipotente…»; oppure la forma dialogata: «Pietà di noi Signore. Contro di te abbiamo peccato…»; o il cosiddetto Kyrie tropato(da tropos che in greco vuol dire «introduzione a…»): «Signore mandato dal Padre… Kyrie, eléison…».

È soprattutto questa formula che ha ingenerato il falso ideale di un atto penitenziale autoaccusatorio. In realtà, se noi guardiamo come il Messale propone questa tipologia, vediamo che non ha nulla di intimistico. Abbiamo degli esempi che possiamo mutare di volta in volta, ispirandoci al Vangelo del giorno, purché non si cada nella trappola dell’esame di coscienza.

Lo schema è sempre lo stesso: guardare la santità di Cristo e riconoscere la propria indegnità. «Signore, Tu che sei Via, Verità, Vita. Abbi pietà di noi. Tu sei luce, perdono, misericordia, hai perdonato Pietro, hai salvato, hai effuso lo Spirito Santo, tu che sei questo… Kyrie, eléison». Riconoscere il peccato è ravvisare il proprio male, ma sempre guardando il Risorto.

Tra l’altro, questa forma di atto penitenziale è anche la meno matura, perché unisce il riconoscimento del proprio stato di peccatori con una acclamazione che non ha nulla di penitenziale: Kyrie eleison è un grido al Signore vincitore, non una supplica per i peccati.

Consapevoli di una drammatica distanza

Dobbiamo pensare l’atto penitenziale come un passaggio veloce, fluido, essenziale, dinamico, breve, non inquisitorio, non orientato a tematizzare il peccato, ma a prendere coscienza dello stato permanente di peccatore in cui vive ogni figlio della Chiesa: è la consapevolezza del dramma della distanza da Dio.

Questo rito è di passaggio, non è essenziale, a volte si omette come quando celebriamo l’eucaristia con la liturgia delle ore, oppure il rito del battesimo o quello del matrimonio.

Può essere sostituito dall’aspersione con l’acqua benedetta, memoria del battesimo, che si può fare ogni domenica, specialmente nel tempo di Pasqua. L’aspersione non evoca la purificazione dei peccati, ma la gioia di essere stati immersi nella vita di Cristo.

È sempre solo a lui che noi dobbiamo guardare durante tutta la celebrazione eucaristica, e non i nostri peccati, caro don Asdrubale!

La Chiesa italiana degli Oratori riunita a Molfetta. In arrivo oltre 500 animatori di 60 diocesi e associazioni

Forum degli Oratori
Foto archivio
Convocati dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile e dal Forum Oratori Italiani per la 3° edizione dell’Happening degli Oratori, giungeranno a Molfetta più di 500 animatori e coordinatori delle realtà sparse in tutta Italia. Provenienti da più di 60 fra diocesi e coordinamenti locali che operano nella pastorale oratoriana, giovani ed adulti insieme ai responsabili delle associazioni che nel nostro paese promuovono lo strumento dell’oratorio, si sono dati appuntamento per continuare a camminare insieme verso le nuove sfide della pastorale giovanile. Saranno rappresentate ad H3O quasi tutte le diocesi italiane, gli uffici di Pastorale Giovanile di moltissime diocesi e tutte le maggiori realtà religiose ed associative che promuovono lo strumento dell’oratorio nelle chiese locali.

Vaticano Dal 4 al 10 settembre il viaggio del Pontefice in Africa. Nel segno della riconciliazione

L’Osservatore Romano

(Silvina Pérez) Papa Francesco, dal 4 al 10 settembre, visiterà Mozambico, Madagascar e Mauritius, in uno dei viaggi più lunghi del suo pontificato. Sono previsti incontri con le comunità cattoliche e con le autorità politiche e civili, appuntamenti interreligiosi, visite a strutture caritative e assistenziali. Quindici in totale i discorsi che pronuncerà il Pontefice.
Sarà il suo quarto viaggio nel continente africano, dopo quelli in Kenya, Repubblica Centrafricana e Uganda, dal 24 al 30 novembre 2015, in Marocco, nel marzo del 2017, e in Egitto, ad aprile di quest’anno. Il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, in un briefing con i giornalisti tenuto lunedì 2 settembre, ha spiegato che il Papa terrà presente nei suoi discorsi la necessità di superare le divisioni e di giungere alla riconciliazione, per ottenere la pace. Porrà anche l’accento sul fatto che i Paesi che visiterà sono tra i più poveri del pianeta, con alti tassi di denutrizione per i bambini, ma che, al tempo stesso, dispongono paradossalmente di enormi ricchezze naturali. Questo lo porterà anche a lanciare un appello per la cura del creato, in paesi come il Madagascar che vivono una massiccia deforestazione. Non mancherà un riferimento all’influenza che il cambiamento climatico e il disboscamento hanno sui fenomeni naturali, divenuti sempre più frequenti e devastanti. A questo proposito, il Pontefice esprimerà la sua vicinanza alle persone colpite dai cicloni in Mozambico.
Il viaggio inizierà mercoledì 4 con l’arrivo a Maputo, alle 18.30 ora locale. Il motto della visita è «Speranza, pace e riconciliazione», parole inserite in un logo con la mappa del Paese africano e una colomba che simboleggia l’accoglienza del Mozambico e anche il messaggio di speranza, di pace e di riconciliazione che il Pontefice porterà alla popolazione. Giovedì 5 settembre Francesco compirà una visita di cortesia al presidente, quindi si riunirà con le autorità e i rappresentanti della società civile, poi parteciperà a un incontro interreligioso con i giovani. Pranzerà in nunziatura e in seguito incontrerà i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Alle 17.25 visiterà la Casa Matteo 25. Si tratta di un centro dove si offre aiuto a giovani e bambini di strada, che non hanno nulla da mangiare e spesso neanche un posto dove dormire, come ha spiegato Bruni. È nato su iniziativa della nunziatura apostolica del Paese, in collaborazione con una ventina di comunità religiose locali.
Il Papa non potrà visitare le zone colpite dai cicloni ma terrà un incontro nella nunziatura con la comunità di Xai-Xai, che nel 2000, a causa di un’alluvione, ha visto la propria città sommersa da circa tre metri d’acqua, ma che in pochi anni è riuscita a ricostruire l’intera area, ora importante motore del turismo nazionale. Sempre il 5 settembre il Pontefice visiterà un centro medico del progetto Dream, avviato dalla Comunità di Sant’Egidio, che assiste i malati di aids nel quartiere di Zimpeto, una delle zone più popolate e povere di Maputo, dove vivono 337.000 persone e dove le strutture sanitarie sono del tutto insufficienti. In questo centro all’avanguardia viene offerta assistenza a 3.800 malati di aids, tra cui 200 bambini, ai quali se ne aggiungono altri 500 nati da madri sieropositive. Durante la visita alla struttura il Papa saluterà alcuni malati.
L’arrivo di Francesco in Madagascar è previsto per venerdì 6 alle 16.30. «Seminatore di pace e di speranza» è il motto della visita: pace e speranza, pietre miliari affinché i malgasci siano architetti di un Paese fondato sullo sviluppo autentico e sul benessere spirituale e sociale, come hanno osservato gli organizzatori.
Il giorno dopo, alle 10.15, si svolgerà l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico. Tra gli eventi previsti spiccano la veglia con i giovani nel Campo diocesano di Soamandrakizay e la messa, la mattina seguente, alle 10, sempre nella stessa area.
Nel pomeriggio, alle 15.10, il Papa visiterà la Città dell’Amicizia di Akamasoa, nata accanto a una discarica e costruita dagli stessi poveri con l’aiuto del missionario argentino Pedro Opeka, e subito dopo, alle 16, si recherà al cantiere di Mahatazana, dove presiederà una preghiera per i lavoratori. Seguirà poi un discorso ai presbiteri, ai religiosi, alle religiose, ai consacrati e ai seminaristi nel Collège de Saint Michel.
Lunedì 9 il Pontefice visiterà l’isola di Mauritius. Il motto prescelto, «Pellegrino di pace», dà il tono a una «visita pacifica e positiva». Alle 12.15 celebrerà la messa presso il monumento di Maria Regina della Pace e alle 16.25 si recherà al santuario di Père Laval. Seguiranno incontri con le autorità politiche e con i rappresentanti della società civile e del corpo diplomatico, nel palazzo presidenziale. Nel pomeriggio Francesco ritornerà in Madagascar, dove martedì 10, alle 9, presso l’aeroporto di Antananarivo, si terrà la cerimonia di congedo. L’arrivo allo scalo romano di Ciampino è previsto per le 19.
L’Osservatore Romano, 3-4 settembre 2019

TRACCE DI MONETE BIZANTINE RILEVATE SULLA SINDONE

ANSA

UNO STUDIO CONTRADDICE I RISULTATI DEL CARBONIO14 Tracce di possibili monete bizantine sono state rilevate sulla Sindone. Il lavoro dei ricercatori dell’Università di Padova e statunitensi, pubblicato sul Journal of Cultural Heritage, ipotizza che, anche prima dell’anno 1000, varie monete auree bizantine con il volto di Cristo siano state strofinate con la Sindone. L’ipotesi potrebbe essere quella di produrre reliquie per contatto. Il tutto contraddirebbe il risultato della radiodatazione al Carbonio-14, eseguita nel 1988, che ha datato la Sindone intorno al XIV secolo.

GOVERNO, VERSO DI MAIO AGLI ESTERI E FRANCESCHINI A DIFESA

ansa

AVANTI A OLTRANZA NELLA NOTTE, NODO SOTTOSEGRETARIO CHIGI Andrà avanti “a oltranza” nella notte, a quanto riferiscono a Palazzo Chigi, il lavoro per comporre la squadra di governo. In discussione, in particolare, la casella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il premier incaricato Giuseppe Conte vorrebbe infatti un nome di sua stretta fiducia (Roberto Chieppa) ma il M5s spingerebbe per Vincenzo Spadafora o l’attuale ministro Riccardo Fraccaro. Intesa che sarebbe stata invece raggiunta per Luigi Di Maio alla Farnesina e Dario Franceschini alla Difesa. (ANSA).