Perdonanza celestiniana: 724 anni fa il primo Giubileo

Particolare della Inter sanctorum solemnia, la Bolla del Perdono emessa da Papa Celestino V il 29 settembre del 1294

Ogni anno il 28 e il 29 agosto si rinnova a L’Aquila il rito di indulgenza concesso da Celestino V nel 1294. Tra le novità di quest’anno, l’anticipazione dell’inizio dell’evento al 16 agosto in concomitanza con la Fiaccolata del Perdono all’eremo di Sant’Onofrio a Sulmona

Per la prima volta dopo il sisma del 2009, quest’anno la Perdonanza ritorna in tutta la sua dimensione storica e spirituale. Grazie al restauro terminato nel mese di dicembre 2017, sarà possibile, come da tradizione, varcare la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio per ricevere l’Induglenza plenaria così come voluto da Papa Celestino V.

Un evento straordinario che rappresenta “un momento di rinascita – spiega Massimo Alesii, portavoce del Comitato della Perdonanza – al quale si è voluto legare un grande tema: quello della famiglia. In sostanza – aggiunge – una comunità che rinasce nel nome della famiglia, rinasce anche in virtù della scelta degli aquilani di riconoscersi tutti, unitamente, all’interno del profondo significato di riconciliazione dettato dalla stessa Perdonanza” (Ascolta l’intervista integrale ).

La novità di quest’anno

In questo contesto di rinascita e tradizione, si è voluta anticipare di una settimana la 724.ma Perdonanza celestiniana per rievocare, con una fiaccolata, il percorso che il futuro Papa avrebbe compiuto a dorso di un asino dall’eremo di Sant’Onofrio, dove si era ritirato, fino a L’Aquila.

Un po’ di storia

Il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio Pietro da Morrone fu eletto Papa con il nome di Celestino V. Alla cerimonia solenne parteciparono re Carlo II d’Angiò e suo figlio Carlo Martello, cardinali e nobili ma, soprattutto, un immenso popolo composto, secondo le fonti, da più di duecentomila persone alle quali il neo Pontefice fece un dono di portata straordinaria: l’Indulgenza plenaria.

Candidatura Unesco

La Perdonanza, insieme all’indulgenza della Porziuncola, è considerata un’anticipazione del Giubileo del 1300 indetto da Papa Bonifacio VIII. L’Unesco ha confermato, per il 2019, la candidatura della Indulgenza celestiniana a “patrimonio immaterile dell’umanità”.

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Andrea Bocelli: una gioia cantare a Dublino per il Papa e le famiglie

Intervista esclusiva di Vatican News con il tenore Andrea Bocelli che il 25 agosto canterà al Festival delle Famiglie di Dublino per Papa Francesco e le famiglie di tutto il mondo.

Sarà uno dei momenti più emozionanti dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di Dublino: sabato 25 agosto, nel Croke Park Stadium di Dublino, Andrea Bocelli canterà per Papa Francesco e per migliaia di famiglie provenienti da oltre 100 Paesi. Il tenore si era già esibito in occasione del precedente Incontro Mondiale delle Famiglie, nel settembre 2015 a Filadelfia. Pochi giorni dopo l’evento di Dublino, l’artista si esibirà a Verona – l’8 settembre – in un grande concerto a fini benefici. Dalla serata in Arena verranno raccolti fondi per sostenere i progetti della Andrea Bocelli Foundation e del Muhammad Ali Parkinson Center. In questa intervista esclusiva con Vatican News, Andrea Bocelli parla dell’importanza della fede nella sua vita, delle aspettative personali per l’Incontro di Dublino e si sofferma su come la musica possa aiutare le famiglie a vivere e testimoniare la gioia e l’amore, come chiede Papa Francesco.

Maestro Andrea Bocelli, tra pochi giorni canterà a Dublino: per il Papa, ma anche per le famiglie di tutto il mondo che proprio Francesco ha chiamato a Dublino. Quali sono le sue emozioni per questo momento?

R. – Io ritengo che sia innanzitutto un onore essere stati coinvolti in questa nobilissima iniziativa; secondo, è un privilegio perché cantare davanti al Santo Padre è una cosa che fa piacere, non foss’altro per quella sorta di fragilità umana che fa sì che quando ci si avvicina a personalità così carismatiche come la sua, ci si senta contenti. E poi, è anche una responsabilità, proprio perché in questi contesti si lanciano dei messaggi, c’è la possibilità di dare dei messaggi; bisogna che questi messaggi siano quelli giusti. Quindi cercherò di farmi trovare pronto, preparato come sempre, darò il meglio di me e poi speriamo che vada tutto bene, che le famiglie riportino a casa un bel ricordo da questo momento musicale.

Ovviamente, quando la notizia della sua partecipazione è stata ufficializzata, ha creato molta aspettativa: quindi tanti a Dublino aspettano di ascoltarla. Lei, invece, cosa si aspetta da ricevere, personalmente, da questo evento?

R. – In casi come questi – ma direi sempre, quando si sale su un palcoscenico – si sente un do ut des: se l’artista riesce a dare il meglio di sé, il pubblico generalmente gli corrisponde quella sorta di affetto, di gratitudine che è estremamente appagante. Mi auguro di ricevere questo. Anche perché il popolo irlandese è un popolo che mi è molto affezionato e a cui sono affezionato: per cui, da questo punto di vista sono abbastanza tranquillo.

Papa Francesco chiede alle famiglie di essere gioia per il mondo, credenti e non credenti. Il canto, la musica possono aiutare le famiglie in questa sfida?

R. – Tutto ciò che si fa a fin di bene può aiutare e di fatto aiuta; quindi anche l’opera di chi come me canta, quindi si dà come obiettivo di dare gioia, di dare un momento di leggerezza in cui lo spirito vola e si può riflettere, si può meditare sul senso della vita, sulle cose che veramente contano … il canto, nel suo piccolo, fa la sua parte, di sicuro. Diceva Sant’Agostino che “chi canta prega due volte”! A me piace molto credere a questa cosa perché se questo è vero, allora io nella mia vita ho pregato molto.

R. – Mi faccia partire dall’inizio: il canto, la voce, come tutti i talenti di questo mondo, è un dono di Dio, su questo non c’è dubbio alcuno. Nell’uomo non esistono i meriti, perché tutto quello che riesce a realizzare nella vita, l’uomo lo fa attraverso dei doni, dei talenti che ha ricevuto: quindi c’è poco da sentirsi orgogliosi, in questo senso. Bisogna ringraziare e basta. La fede è un cammino che si fa nel tentativo di capire, di comprendere il senso della vita. Io credo che a chiunque sia capitato di soffermarsi a pensare quale sia il senso della vita. Allora, o si pensa di essere figli del caso, e questo ritengo che – al di là di tutto – sia un incidente intellettuale, perché considerarsi figli del caso è un po’ come trovarsi di fronte alla Pietà di Michelangelo e non credere alla paternità di quella scultura, cioè pensare che la Pietà sia stata trovata un giorno sulle Alpi Apuane così, per caso, perché il caso l’ha scolpita così. Chi non ha fede è un po’ simile a questo. Per me è stato un percorso anche razionale: ho pensato che il mondo non potesse essere che frutto di una volontà intelligente, molto più della nostra, e da quel momento ho anche sperato che fosse una volontà d’amore, una volontà che ci amasse veramente! Perché ci sono anche due modi di aver fede: quello del cristiano che ripone in Dio tutta la speranza e la fiducia possibile, e quella di Iago, nell’Otello di Shakespeare, che diceva: “Credo in un Dio crudele che mi ha creato simile a sé”. Si può anche credere così. E’ sempre più logico questo, che non credere!

 

 

Abusi in Pennsylvania. Il Papa: sradicare l’orrore, le vittime sono la priorità

Papa Francesco  dalla parte delle vittime degli abusi

“Davanti al rapporto reso pubblico in Pennsylvania questa settimana, due sono le parole che possono esprimere quanto si prova di fronte a questi orribili crimini: vergogna e dolore”. E’ quanto ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke.

“La Santa Sede – sottolinea Burke – considera con grande serietà il lavoro compiuto dall’Investigating Grand Jury della Pennsylvania e il lungo Interim Report da esso prodotto. La Santa Sede condanna inequivocabilmente l’abuso sessuale su minori. Gli abusi descritti nel rapporto sono penalmente e moralmente riprovevoli. Questi atti hanno tradito la fiducia e hanno rubato alle vittime la loro dignità e la loro fede”.

“La Chiesa deve imparare dure lezioni dal passato e che dovrebbe esserci un’assunzione di responsabilità da parte sia di coloro che hanno abusato, sia di quelli che hanno permesso che ciò accadesse. La gran parte di ciò che si legge nel rapporto riguarda gli abusi anteriori ai primi anni del 2000. Non avendo quasi trovato casi dopo il 2002, le conclusioni del Grand Jury sono coerenti con precedenti studi che hanno mostrato come le riforme fatte dalla Chiesa Cattolica negli Stati Uniti hanno ridotto drasticamente l’incidenza degli abusi commessi dal clero. La Santa Sede incoraggia costanti riforme e vigilanza a tutti i livelli della Chiesa Cattolica per garantire la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili. Sottolinea, inoltre, la necessità di obbedire alla legislazione civile, compreso l’obbligo di denunciare i casi di abusi su minori”.

“Il Santo Padre – conclude Greg Burke – comprende bene quanto questi crimini possano scuotere la fede e lo spirito dei credenti e ribadisce l’appello a fare ogni sforzo per creare un ambiente sicuro per i minori e gli adulti vulnerabili nella Chiesa e in tutta la società. Le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte. Coloro che hanno sofferto sono la sua priorità, e la Chiesa vuole ascoltarli per sradicare questo tragico orrore che distrugge la vita degli innocenti”.

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