ANNIVERSARIO DELLE STRAGI, 70MILA STUDENTI CONTRO LE MAFIE

MATTARELLA ALLA NAVE DELLA LEGALITA’, ‘SERVE NUOVO IMPEGNO’ Saranno più di 70mila gli studenti che parteciperanno domani alle celebrazioni per l’anniversario della Strage di Capaci. Da Civitavecchia è partita la ‘nave della legalità’, salutata dal capo dello Stato Mattarella: ‘Il 23 maggio è una data che non si può dimenticare, viene ricordata ogni anno la data del vile attentato di Capaci. Da allora si è sviluppato un movimento di reazione civile prezioso e importante, contro la mafia che ha ottenuto risultati importanti ma che richiede ulteriore impegno, costante e di tutti’. Manifestazioni a Palermo, in un condominio anche una mostra fotografica sul giudice ucciso.

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Dublino. Papa Francesco: l’indulgenza plenaria per l’incontro mondiale delle famiglie

da Avvenire

(Ansa)

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Papa Francesco concede il dono dell’indulgenza plenaria in occasione del IX Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Dublino, in Irlanda, dal 21 al 26 agosto di quest’anno, come del resto consuetudine per i grandi eventi, ad esempio le Gmg. Lo rende noto la Penitenzieria Apostolica con un Decreto emanato ieri nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa.

Indulgenza plenaria

L’indulgenza plenaria – si spiega – viene concessa “alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiere secondo le intenzioni del Santo Padre) ai fedeli che, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato” parteciperanno a qualche funzione durante l’Incontro o alla sua solenne conclusione. Quanti sono impossibilitati a partecipare all’evento potranno conseguire l’indulgenza alle stesse condizioni se, “uniti spiritualmente ai fedeli presenti a Dublino”, reciteranno in famiglia il Padre Nostro, il Credo e altre preghiere “per invocare dalla Divina Misericordia le finalità sopra indicate, particolarmente, quando le parole del Pontefice verranno trasmesse per televisione e per radio”.

Indulgenza parziale

Il decreto aggiunge che “si concede l’indulgenza parziale ai fedeli ogni qualvolta, con cuore contrito, nel tempo indicato pregheranno per il bene delle famiglie”.

I partecipanti provengono da oltre 100 Paesi

Attualmente – riferisce il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – sono circa 22mila le persone registrate all’incontro: provengono da 103 nazioni e per la metà arriveranno da fuori Irlanda. Con il 28% dei registrati under 18, questo incontro si configura come quello con il più alto tasso di giovani. I volontari già in formazione sono 3500; migliaia di richieste di preghiera vengono raccolte mentre l’icona ufficiale dell’Incontro di Dublino continua a viaggiare per tutte le diocesi d’Irlanda; infine – afferma il Dicastero – centinaia di comunità internazionali di suore di clausura hanno annunciato che pregheranno per tutti i partecipanti all’Incontro.

Pavia. Dodicenne trova soldi e li restituisce. I genitori disoccupati: fieri di lui

da Avvenire

(Ansa)

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Un messaggio di onestà in un mondo dove spesso «dominano egoismo e corruzione». È l’esempio che arriva da Francesco Cannia, il 12enne premiato dal Comune di Cava Manara (Pavia) per aver restituito al legittimo proprietario un portafoglio contenente 160 euro e i documenti d’identità. Il sindaco Michele Pini sabato, in municipio, ha consegnato al ragazzo una pergamena: «Il Comune – si legge sul documento – allo scopo di sostenere e sviluppare il dovere civico nel suo senso più ampio, indica alla pubblica riconoscenza il gesto di Francesco Cannia». Il foglio riporta anche una citazione di Ernest Hemingway: «Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi». Così Pini, che ha donato a Francesco anche un piccolo omaggio da parte del municipio: «Un piccolo importante riconoscimento dell’intero paese nei confronti di questo nostro concittadino che ha compiuto un gesto per nulla scontato: un gesto di speranza in un futuro troppo incerto».

Francesco ha trovato il portafoglio in mezzo alla strada che collega Cava Manara a Sommo, mentre rientrava a casa in bicicletta in compagnia di un amico. L’oggetto era blu e abbagliante, così come doveva essere la tentazione di tenersi i soldi. Il ragazzo però non ci ha mai pensato, nonostante i suoi genitori siano disoccupati: la mamma, Vanessa, ha perso il lavoro di responsabile di negozio da quasi 3 anni, mentre il padre, Antonino, fino a 6 mesi fa era un dipendente di Amazon. All’inizio Francesco ha cercato di contattare il proprietario sui social, attraverso Messenger, senza però ottenere risposta; poi si è rivolto alla Polizia locale, che ha rintracciato più facilmente il titolare, che, una volta contattato, si è recato a casa del ragazzino per consegnargli una ricompensa.

«Sono contento – ha dichiarato Francesco dopo aver ricevuto la pergamena del Comune – ma ho soltanto fatto il mio dovere, quello che mi hanno insegnato i miei genitori». «Gli abbiamo insegnato ad essere onesto – ha sottolineato il padre – e lui lo è stato. Ne sono molto orgoglioso. Ha imparato bene ed è cresciuto altrettanto bene. Siamo felici che abbia dimostrato di saper mettere in atto quanto gli abbiamo insegnato». Con quel denaro, ha aggiunto la madre, «poteva comprarsi una delle cose che tanto desidera e che non può permettersi di acquistare: un paio di scarpe della Nike o una bici nuova. Io non gli ho detto nulla, non gli ho ricordato quale fosse il suo dovere; lo sapeva da solo». E pure il nonno Franco, di cui il nipote porta il nome, ha voluto dire la sua: «È un esempio per i suoi coetanei, ma anche per tanti adulti».

Per l’assessore Luca Drisaldi «questo ragazzo porta un messaggio positivo, un messaggio di onestà in un mondo dove spesso dominano corruzione ed egoismo». Proprio da Cava, intanto, è partito su Twitter l’hastag#SalvareilMondoSiPuò. Grazie anche a gesti come quello del piccolo Francesco.

Migranti. L’Italia dei braccianti schiavi: 3 euro l’ora

da Avvenire

L'Italia dei braccianti schiavi: 3 euro l'ora

Non solo al Sud. La piaga del caporalato e dei lavoratori ridotti in schiavitù colpisce anche il Nord, anche le province più industrializzate. Dalla Lombardia al Piemonte, dalla Toscana all’Emilia Romagna. Contadini braccianti, stranieri ma anche italiani, sfruttati nella raccolta di mele, pesche, albicocche e olive. Sottopagati, con la schiena ricurva per ore, al caldo e sotto il sole. Senza dignità e nessun tipo di tutela. Succede nel Cuneese, nel Bresciano, nel Chianti e nel Mantovano.

A Saluzzo, nel Cuneese, è attivo il progetto ‘Presidio’ di Caritas italiana, uno sportello – fra i dieci disseminati in tutta Italia, da Nord a Sud – che offre supporto, accoglienza e integrazione per i lavoratori stagionali, in particolare i migranti, che ogni estate raggiungono il territorio per la raccolta di mele, pesche ed albicocche. Centinaia di uomini, provenienti per oltre la metà da Mali, Costa D’Avorio e Senegal, che vengono a vivere da maggio a novembre nella zona di Saluzzo in cerca di lavoro. Arrivano dalle grandi città. D’inverno vivono a Torino, se la cavano con pochi e saltuari lavoretti, in attesa della stagione più calda. La maggior parte di loro trova lavoro nella raccolta della frutta in un raggio di venti chilometri da Saluzzo, spostandosi quotidianamente con la bicicletta. Con l’apertura della stagione di raccolta, in collaborazione con l’amministrazione comunale si sta allestendo un dormitorio, presso l’ex caserma Filippi che potrà accogliere fino a 500 migranti raccoglitori.

A Guidizzolo, nel Mantovano, pochi giorni fa è stato arrestato un imprenditore agricolo, un 37enne di nazionalità del Bangladesh che pagava i suoi braccianti 3 euro all’ora. Le forze dell’ordine sono riuscite, con un blitz, a fermare l’uomo che stava impiegando nei suoi campi otto braccianti, tutti con regolare permesso di soggiorno. Interrogati, hanno rivelato di essere costretti a turni massacranti. Costretti a lavorare da mattina a sera, col caldo, la pioggia e il freddo, a una paga di appena tre euro all’ora. Fra i ‘moderni schiavi’ ci sono anche gli italiani. Ma le vulnerabilità maggiori riguardano gli stranieri. Rispetto ai primi, infatti, sono pagati meno e spesso e volentieri vivono in condizioni degradate, in baracche e luoghi di fortuna, senza servizi e acqua corrente.

IL MAGISTRATO «Caporalato, poche denunce ma processi in aumento» di Antonio Maria Mira

«Fra gli stranieri il problema è più acuto – spiega Manuela De Marco, di Caritas italiana – perché vivono in condizioni abitative al limite della dignità». Al Sud, in Puglia, i volontari del progetto ‘Presidio’ dell’ente caritatevole, che gira intercettando i lavoratori sfruttati nei campi e nelle serre, ha trovato braccianti stranieri che vivevano nei piloni dell’elettricità. Purtroppo, però, il problema è che spesso queste persone preferiscono non denunciare. Hanno paura delle ritorsioni. Hanno paura di perdere quei pochi soldi che danno loro l’unico modo per guadagnarsi da vivere.

Le nuove schiavitù, ovviamente, non riguardano solo l’agricoltura. In Campania, ad esempio, il fenomeno colpisce l’edilizia piccola e privata. Nei lavori di ristrutturazione di piccole imprese, soprattutto a carattere familiare, che cercano profughi a basso costo per reperire manodopera. E alla vigilia dell’estate si guarda anche all’ambulantato stagionale sulle spiagge. «Dallo sportello di Nardò e Gallipoli ci segnalano di venditori ambulanti costretti a fare chilometri sotto il sole, sulle spiagge dei turisti». Sono i cosiddetti vu cumprà, da decenni ormai presenti nel nostro Paese. Anche loro ‘schiavi’ di un’Italia moderna.

Palermo chiama Italia. Nave della legalità, salpati mille giovani

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla partenza della nave della legalità (Ansa)

Ha mollato gli ormeggi stasera dal porto di Civitavecchia alla volta di Palermo, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, la nave della legalità con a bordo gli oltre mille ragazze e ragazzi che arriveranno, domattina, a Palermo per le celebrazioni in occasione del XXVI anniversario delle Stragi di Capaci e di via d’Amelio. Gli studenti hanno trovato a bordo un “equipaggio” speciale composto da 50 giovani dell’Università degli Studi di Milano accompagnati dal loro docente, il professor Nando Dalla Chiesa, e parteciperanno a momenti di riflessione e attività sul tema della lotta alla criminalità organizzata. Sulla nave dibatterà con i ragazzi anche Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi, agente della scorta di Borsellino.

Mattarella, ha rivolto agli studenti un saluto caloroso e non rituale, parlando “a braccio” e alla fine ha fatto foto e selfie insieme ai giovani ed ai loro insegnanti. “Il 23 maggio – ha detto il Presisdente – è una data che non si può dimenticare, viene ricordata ogni anno la data del vile attentato di Capaci. Da allora si è sviluppato un movimento di reazione civile prezioso e importante contro la mafia che ha ottenuto risultati importanti ma che richiede ulteriori impegni”. Ha poi ricordato come la mafia ostacola “lo sviluppo economico, frena le possibilità di lavoro, condiziona possibilità di vita sociale, riduce la libertà di ciascuno; per questo è importante la testimonianza che state portando oggi e che porterete con la giornata di domani”.

Sono stati ricordati in ogni intervento – anche da Mattarella – i nomi degli 8 agenti della scorta che hanno perso la vita negli attentati di Capaci e di via d’Amelio. Presenti a Civitavecchia anche Tina Montinaro, vedova di uno degli agenti uccisi e Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi.

La partenza della nave della legalità nell'edizione del 2012

La partenza della nave della legalità nell’edizione del 2012

Le autorità nell’aula bunker dell’Ucciardone

Le celebrazioni istituzionali domani mattina si terranno nell’Aula Bunker dell’Ucciardone, luogo simbolo del maxiprocesso a Cosa Nostra. Alle manifestazioni parteciperà il Presidente della Camera, Roberto Fico, che sarà presente a Palermo. L’aula Bunker dell’Ucciardone, al cui interno sarà allestita la mostra fotografica realizzata dall’agenzia di stampa Ansa “L’eredità di Falcone e Borsellino”, ospiterà la cerimonia istituzionale (che sarà trasmessa in diretta su Rai Uno dalle 10 alle 13). Interverranno, tra gli altri, il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli, il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, il Capo della Polizia Franco Gabrielli, il rappresentante del Federal Bureau of Investigation (FBI) John Brosnan, la presidente della Fondazione Falcone e sorella di Giovanni, Maria Falcone, due dei magistrati protagonisti del maxiprocesso, Pietro Grasso e Giuseppe Ayala, rispettivamente giudice a latere e pubblico ministero dello storico processo contro Cosa Nostra istruito da Falcone e Borsellino.

Durante la cerimonia, Franco Gabrielli, Maria Falcone e Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice Falcone, premieranno le studentesse e gli studenti vincitori del concorso “Angeli custodi: l’esempio del coraggio, il valore della memoria”, mentre il coro dell’Istituto Comprensivo “Sperone Pertini” di Palermo intonerà il brano rap dal titolo “In questa città”, preparato per l’occasione. I primi classificati avranno l’opportunità di volare negli Stati Uniti, dal 23 al 30 giugno, per un viaggio della legalità tra Washington e New York che li porterà anche a Quantico, sede dell’Accademia dell’FBI.

Coinvolti 70mila studenti in tutta Italia

Sono previste, poi, attività nelle piazze e nelle scuole della città. Il “no” alle mafie verrà inoltre rilanciato in 10 Regioni da migliaia di studentesse e studenti in una sorta di “staffetta” a distanza. A coordinare le attività nelle città coinvolte saranno gli Uffici Scolastici Regionali. Complessivamente oltre 70.000 ragazze e ragazzi sono coinvolti in tutta Italia nelle iniziative di #PalermoChiamaItalia promosse dal Ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone. Nel pomeriggio di mercoledì 23 maggio, dopo le celebrazioni nell’Aula Bunker, le manifestazioni proseguiranno con i due tradizionali cortei di #PalermoChiamaItalia: il primo si muoverà alle ore 15.30 da via D’Amelio, il secondo alle ore 16 dall’Aula Bunker. Entrambi si ricongiungeranno sotto l’Albero Falcone, in via Notarbartolo, per il Silenzio, alle 17.58, l’ora della strage di Capaci. La giornata si concluderà con una messa, alle ore 19, presso la Chiesa di San Domenico, in ricordo delle vittime di mafia.

da Avvenire

Ciò che ci fa più liberi. Il cammino della Chiesa italiana

Viva la libertà. La libertà di chi non accumula freneticamente denaro e potere, fino a far soffocare la propria anima. La libertà del Vangelo. E la libertà di Pietro, il primo, il prescelto, che incontrando lo storpio allarga le braccia e gli dice: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» (Atti 3, 6).

È la maggior libertà a cui ieri Francesco ha invitato, con dolcezza e con nettezza la Chiesa italiana. Siate più liberi per «fare presto e bene». Le vocazioni sacerdotali calano? Ci sono cause esterne, come la «cultura del provvisorio» e l’«idolatria del denaro»; ma anche cause interne, come una «testimonianza a volte tiepida» e gli «scandali»: fosse anche uno solo, sarebbe uno di troppo la cui ricaduta negativa non è misurabile. Veleni che penetrano dall’esterno, veleni generati dall’interno. Risultato: un tempo sterile, almeno all’apparenza. Come reagire? Innanzitutto con la generosità: chi ha più preti, ne doni a chi ne ha di meno, perché nella Chiesa non possono esserci “ricchi” e “poveri” di alcun genere.

Reagire anche, e soprattutto, tornando a innamorarsi della «povertà evangelica». Facile proclamarla, assai più difficile viverla perché tutti abbiamo, almeno un poco, paura. Tutti avvertiamo il bisogno di qualche garanzia. La precarietà spaventa. Eppure un prete dovrebbe saperlo, quando decide di diventare prete. Tanto tempo fa gliel’ha ricordato il Concilio: i preti «non trattino dunque l’ufficio ecclesiastico come occasione di guadagno», avverte Presbiterorum ordinis (17), che invita ad «abbracciare la povertà volontaria». Volontaria, non subita di malagrazia.

Un invito al pauperismo? Alla rinuncia alle risorse? No. L’invito è a considerare le risorse per ciò che sono: semplici strumenti, non fini. La Chiesa sceglie la povertà evangelica «non perché rinuncia alle risorse, ma non tiene nulla per sé»: e questa è la lettera (Sostenere la Chiesa per servire tutti) che dieci anni fa i vescovi italiani scrissero nell’anniversario di Sovvenire alle necessità della Chiesa (1988), dove solidarietà, corresponsabilità e trasparenza erano le parole d’ordine. Si ricordava, allora, l’importanza di tenere due portafogli ben distinti: uno con i propri soldi, l’altro con quelli della comunità. Il vescovo che offre il pranzo, ricordato ieri da Francesco, mette mano al portafoglio numero uno. Ma si ricordava anche a ogni parroco il dovere di fare testamento, affinché sia chiaro che nulla è suo, ma tutto è della comunità.

Libertà significa saper distinguere i mezzi dai fini. Il fine è uno solo, l’annuncio del Vangelo. Il bene è uno solo: Gesù Cristo. I mezzi vanno messi a disposizione di quel fine e quel bene. Anche le diocesi sono strumenti, creati per meglio annunciare Gesù Cristo e servire la causa del Vangelo. Essendo strumenti, nascono e possono trasformarsi, confluendo e unendosi. Le diocesi in Italia sono 226. Tantissime, anche dopo il primo accorpamento di un terzo di secolo fa. Francesco chiede alla Chiesa italiana di snellirsi, in nome della sobrietà e dell’incisività evangeliche.

Già, ma le tradizioni? Ogni diocesi ha la sua, e ne è orgogliosa. Ora il problema è semplice e “duro” al tempo stesso: una tradizione può tramutarsi lentamente, inesorabilmente in una gabbia che si stringe fino a soffocarti; oppure evolversi in un’occasione per coniugare il nuovo e l’antico rinunciando a qualcosa per conquistare qualcos’altro. Libertà è quella dei figli di Dio che hanno lo sguardo lungo e vivono le tradizioni con fedeltà creativa.

Viva la libertà, dunque. È questa che Francesco offre e chiede alla Chiesa italiana. La libertà di chi si scrolla di dosso ciò che forse pensava fosse indispensabile, ma non lo è. Di chi si libera del tragico mantra: «Abbiamo sempre fatto così». Di chi sa farsi come Pietro che davanti allo storpio allarga le braccia: ho finito quel poco oro e argento che avevo, ma erano semplici strumenti, roba che passa e si corrompe. Invece posso donarti l’unica cosa che conta, Gesù. Alzati e cammina, Chiesa che sei in Italia!

Avvenire

Il neonato abbandonato (e salvato dalla signora affacciata al balcone)

Un agente della volante con in braccio il neonato appena recuperato in vicolo Nottole, a Brescia

Un agente della volante con in braccio il neonato appena recuperato in vicolo Nottole, a Brescia

È “giallo” a Brescia dove gli agenti della Questura stanno ancora cercando i genitori di un neonato che è stato abbandonato in strada, in vicolo delle Nottole, nel pieno centro cittadino nella tarda serata di ieri. A notarlo, chiamare i soccorsi e salvargli la vita è stata una signora residente nella via – si chiamerebbe Leonella – che dal balcone di casa ha visto il passeggino e nessun adulto intorno. Ha chiamato le forze dell’ordine dopo aver scoperto che nel passeggino c’era un bambino vestito con una tuta azzurra.

Il piccolo, di carnagione chiara, sta bene ed è stato portato in ospedale. Ha tra i 7 e i 10 giorni: nel passeggino c’era una coperta, i cambi e un biberon di latte. Dalla sua nascita sarebbe sempre stato nutrito.

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