Commento al Vangelo (V di Pasqua Anno B) 29 Aprile 2018

V Domenica di Pasqua
Anno B

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Una vite e un vignaiolo: cosa c’è di più semplice e familiare? Una pianta con i tralci carichi di grappoli; un contadino che la cura con le mani che conoscono la terra e la corteccia: mi incanta questo ritratto che Gesù fa di sé, di noi e del Padre. Dice Dio con le semplici parole della vita e del lavoro, parole profumate di sole e di sudore.
Non posso avere paura di un Dio così, che mi lavora con tutto il suo impegno, perché io mi gonfi di frutti succosi, frutti di festa e di gioia. Un Dio che mi sta addosso, mi tocca, mi conduce, mi pota. Un Dio che mi vuole lussureggiante. Non puoi avere paura di un Dio così, ma solo sorrisi.
Io sono la vite, quella vera. Cristo vite, io tralcio. Io e lui, la stessa cosa, stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa. Novità appassionata. Gesù afferma qualcosa di rivoluzionario: Io la vite, voi i tralci. Siamo prolungamento di quel ceppo, siamo composti della stessa materia, come scintille di un braciere, come gocce dell’oceano, come il respiro nell’aria. Gesù-vite spinge incessantemente la linfa verso l’ultimo mio tralcio, verso l’ultima gemma, che io dorma o vegli, e non dipende da me, dipende da lui. E io succhio da lui vita dolcissima e forte.
Dio che mi scorri dentro, che mi vuoi più vivo e più fecondo. Quale tralcio desidererebbe staccarsi dalla pianta? Perché mai vorrebbe desiderare la morte?
E il mio padre è il vignaiolo: un Dio contadino, che si dà da fare attorno a me, non impugna lo scettro ma la zappa, non siede sul trono ma sul muretto della mia vigna. A contemplarmi. Con occhi belli di speranza.
Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Potare la vite non significa amputare, bensì togliere il superfluo e dare forza; ha lo scopo di eliminare il vecchio e far nascere il nuovo. Qualsiasi contadino lo sa: la potatura è un dono per la pianta. Così il mio Dio contadino mi lavora, con un solo obiettivo: la fioritura di tutto ciò che di più bello e promettente pulsa in me.
Tra il ceppo e i tralci della vite, la comunione è data dalla linfa che sale e si diffonde fino all’ultima punta dell’ultima foglia. C’è un amore che sale nel mondo, che circola lungo i ceppi di tutte le vigne, nei filari di tutte le esistenze, un amore che si arrampica e irrora ogni fibra. E l’ho percepito tante volte nelle stagioni del mio inverno, nei giorni del mio scontento; l’ho visto aprire esistenze che sembravano finite, far ripartire famiglie che sembravano distrutte. E perfino le mie spine ha fatto rifiorire. «Siamo immersi in un oceano d’amore e non ce ne rendiamo conto» (G. Vannucci). In una sorgente inesauribile, a cui puoi sempre attingere, e che non verrà mai meno.
(Letture: Atti 9,26-31; Salmo 21; 1 Giovanni 3,18-24; Giovanni 15,1-8)

di Ermes Ronchi – avvenire

Associazione Meter. La preghiera per i bimbi vittime di violenza: il 6 maggio dal Papa

“Contro la pedofilia e la pedopornografia ci vuole un impegno senza sosta. Un dramma sottovalutato, una tragedia per milioni di bambini nel mondo”. Con queste parole don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter onlus (qui il sito web), ha presentato la XXII Giornata dei Bambini Vittime contro la pedofilia (la primaistituita nel mondo e in Italia), ideata e promossa dall’Associazione e che si celebrerà il 6 maggio in Piazza San Pietro.
Si tratta di un importante appuntamento annuale volto ad incentivare l’attenzione verso i più deboli, ivulnerabili, spesso oggetto di crimini orrendi. Un evento che, dal 1995, l’Associazione di don Di Noto celebra proprio per far riflettere sulla condizione dell’infanzia, per sensibilizzare sempre di più la società civile e le comunità ecclesiali sul triste fenomeno della pedofilia e della pornografia infantile.

32 diocesi italiane hanno già aderito all’iniziativa (QUI LE ADESIONI), che ha avuto il patrocino della Camera dei Deputati. Oltre alle varie iniziative in diverse città italiane, la Giornata avrà il suo culmine domenica 6 maggio alle ore 12 in piazza S. Pietro con l’atteso saluto e il messaggio di papa Francesco.

In una lettera aperta di sensibilizzazione sul tema, don Fortunato Di Noto ricorda che c’è sempre un bambino dasalvare, da aiutare, da liberare, da tutelare, da far crescere con dignità nel rispetto della sua fragile condizione umana. “Ci sono tanti bambini che hanno bisogno del nostro impegno, costante e duraturo nel tempo, non occasionale ed improvvisato».
Il Report Meter 2017 presentato la scorso marzo, continua don Fortunato, è lo spaccato di un impegno e la drammaticità del fenomeno in tutto il mondo. È drammatico, nel nostro tempo, caratterizzato dall’affermazione dei diritti umani, dover dedicare per la ventiduesima volta una Giornata ai bambini vittime della violenza e dello sfruttamento sessuale”.
In occasione della Giornata è stata appositamente pensata una preghiera che sarà recitata dopo l’Angelus del Santo Padre:
Donaci, o Signore di servire
sempre la promozione
dell’amore e del rispetto per i piccoli,
tuoi prediletti e suscita
servitori amorevoli e responsabili
che impediscano gli abusi
nella Chiesa e nella Società”.

“Diffondiamo la cultura del rispetto dei bambini e della loro persona”, conclude don Fortunato Di Noto, “ponendo l’accento sull’aspetto relazionale e quindi anche spirituale dell’operare con essi, contribuendo in tal modo al progresso materiale e spirituale della società”.

da Avvenire

Bruxelles. Fake news, l’Europa prova a fare sul serio

Fake news, l’Europa prova a fare sul serio

Un codice di buona pratica, volontario, per lottare contro il dilagare delle fake news, le classiche «bufale», ma anche una rete di verificatori di notizie e sostegno al giornalismo di qualità. La Commissione Europea lancia così la sua strategia contro la disinformazione, per cercare di convincere i giganti della Rete a impegnarsi di più. «Invitiamo tutti i soggetti coinvolti, in particolare le piattaforme e i social networkche hanno una chiara responsabilità – ha dichiarato Mariya Gabriel, la commissaria responsabile per l’Economia digitale – ad agire sulla base di un piano d’azione per un approccio europeo comune, che consenta ai cittadini di reagire e di essere protetti in modo efficace dalla disinformazione ».

«Le piattaforme online – ha detto anche il vice presidente della Commissione Andrus Ansip, responsabile per il Mercato unico digitale – hanno un ruolo importante nel contrastare le campagne di disinformazione organizzate da persone e Paesi per indebolire la nostra democrazia». Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, l’83% degli intervistati ha dichiarato che le bufale costituiscono una minaccia per la democrazia. E un rapporto dell’Ong Freedom House denuncia che negli ultimi anni le manipolazione online sono state utilizzate in almeno 18 Paesi durante campagne elettorali.

Altro dato preoccupante, la East StratCom Task Force dell’Ue, creata per monitorare la propaganda russa online, dal settembre 2015 ha raccolto 3.900 esempi di disinformazione pro-Cremlino in varie lingue europee. La Commissione mette nero su bianco quel che vuol vedere nel Codice, da realizzare entro luglio.

Si tratterà ad esempio di ottenere maggior trasparenza sui messaggi pubblicitari di natura politica, ridurre i profitti di chi diffonde disinformazione online, restringere il numero di bersagli di propaganda politica; e ancora favorire la scoperta di fonti di informazione diverse, chiudere gli account falsi, combattere il fenomeno dei cosiddetti bot automatici (computer che inondando la Rete di false informazioni o attaccano singoli utenti). Bruxelles vuole tempi rapidi: già ad ottobre vuole fare il punto, poi, avverte ancora Gabriel, «eventualmente proporremo ulteriori azioni entro dicembre, comprendenti misure di natura legislativa qualora i risultati dovessero rivelarsi insoddisfacenti».

La Commissione vuole inoltre la creazione di una rete europea indipendente di ‘verificatori’ di fatti, un’alfabetizzazione mediatica, per aiutare gli utenti a sviluppare uno spirito più critico, e, soprattutto, un sostegno all’informazione diversificata e di qualità, anche da parte degli Stati membri, compensando le insufficienze del mercato. Sempre secondo l’Eurobarometro, in effetti, la vasta maggioranza ritiene che i più affidabili siano i media tradizionali (70% radio, 66% tv e 63% stampa), mentre secondo uno studio della Commissione i due terzi dei fruitori di notizie online preferiscono l’accesso con piattaforme guidate da motori di ricerca e aggregatori di notizie e i social media.

Non tutti però sono convinti. «Le proposte della Commissione – commenta Monique Goyens, direttore generale di Beuc, l’Associazione europea dei consumatori – non affronta la radice del problema: e cioè il modello di business dei giganti del Web fondato sul numero di clic, che favorisce proprio i contenuti più drastici e controversi che attirano di più». E c’è chi, come l’ Ong Civil Liberties Union for Europe, teme per la libertà di espressione. Dubbi anche da parte di Ccia, l’Associazione internazionale delle industria tecnologica e della comunicazione. «Prendiamo molto sul serio – ha dichiarato Maud Sacquet, responsabile per l’Europa – la diffusione di disinformazione online», tuttavia «nella creazione del Codice si dovrà riconoscere che non c’è una soluzione unica per tutti. E siamo preoccupati che l’attuazione entro ottobre sia troppo affrettata».

avvenire

Madonna della Ghiara e V Domenica di Pasqua alcune indicazioni dell’Ufficio Liturgico diocesano per il 29 e 30 Aprile 2018

Domenica 29 aprile – V di Pasqua
Quest’anno si omette la festa del primo miracolo della Madonna della Ghiara, patrona della Diocesi (insieme alla Beata Vergine della Porta). Si consiglia di celebrare la Messa votiva la sera di venerdì 27 o il mattino di sabato 28.
* Si ricorda nella preghiera l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni, nel XII della sua ordinazione episcopale in Palasport a Reggio.
* Alle 15.30, nel Santuario della Beata Vergine della Ghiara:
“Pellegrinaggio dei popoli alla Ghiara” nel giorno del primo Miracolo (si veda la locandina). Messa della V Domenica di Pasqua presieduta dal delegato del Vescovo, don Daniele Simonazzi, animata nelle diverse lingue dalle comunità degli immigrati cattolici presenti a Reggio (ghanesi, nigeriani, del Burkina Faso e di altri Paesi africani francofoni, dello Sri Lanka, delle Filippine, dell’Albania, degli ucraini di rito orientale che si trovano in San Giorgio), con la presenza delle Suore provenienti dall’India e dal Madagascar e del cappellano cinese, don Pietro Sun.
Alla Messa, segue momento fraterno nei chiostri della Ghiara.

Lunedì 30 aprile: festa di santa Caterina da Siena patrona d’Italia
Nella nostra Diocesi, viene posticipata a questo giorno la festa di santa Caterina da Siena, patrona insieme a san Francesco d’Assisi della nostra Nazione e, dal 1999, compatrona d’Europa.
* Alle 18.30, nella Basilica della Ghiara: Concelebrazione presieduta dal Vescovo insieme ai parroci della Città, ai sacerdoti collaboratori, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, nel ricordo solenne del Primo miracolo, alla presenza delle autorità e della Fabbriceria della Ghiara. La celebrazione sarà animata dal Coro diocesano.

laliberta.info

Coree. Storico summit tra Kim e Moon. «La guerra è finita»

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano Kim Jong-un piantano un albero commemorativo nella zona demilitarizzata di Panmunjom, sede del loro storico incontro (Ansa)

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in e il leader nordcoreano Kim Jong-un piantano un albero commemorativo nella zona demilitarizzata di Panmunjom, sede del loro storico incontro (Ansa)

«La guerra è finita»: l’annuncio della fine della guerra coreana, mai arrivato formalmente dopo il conflitto degli anni ’50, è stato dato nella dichiarazione congiunta firmata dal presidente sud-coreano, Moon Jae-in, e dal leader nord-coreano, Kim Jong-un, al termine dello storico summit che si è svolto oggi alla Peace House di Panmunjom, nella zona demilitarizzata di confine. Kim è diventato il primo leader nordcoreano a mettere piede in Corea del Sud, attraversando la linea militare che divide la penisola dalla fine della guerra di Corea del 1950-1953. Per il summit intercoreano aveva invitato a pregare papa Francesco, al termine dell’udienza di mercoledì scorso, esortando i due leader a farsi «artigiani di pace».

Tutto è cominciato intorno alle 9.30 di mattina (le 2.30 della notte in Italia) con l’altamente simbolica stretta di mano fra Moon e Kim, avvenuta proprio sul confine. È a questo punto che c’è stato un fuori programma: su invito improvvisato di Kim i due hanno attraversato il confine entrando anche nella parte della Corea del Nord, prima di tornare sul territorio sudcoreano, sempre tenendosi per mano, e di dirigersi verso la Peace House, struttura di vetro e cemento che si trova nella parte sud del villaggio di Panmunjom. È qui che fu firmato l’armistizio che segnò la fine alla guerra nel 1953 ed è qui che si sono incontrati oggi i due leader. «Una nuova storia comincia adesso – un punto di partenza della storia e di una nuova era di pace», ha scritto Kim nel libro degli ospiti.

Il cerimoniale di benvenuto e una prima breve conversazione fra Kim e Moon sono stati trasmessi in diretta, mentre i colloqui veri e propri si sono tenuti a porte chiuse. Sul tavolo dell’incontro, che potrebbe spianare la strada al bilaterale fra Kim Jong-un e Donald Trump previsto entro i primi di giugno, sia l’ipotesi che Pyongyang rinunci alle sue armi nucleari, sia un trattato di pace fra le Coree, che sono ancora tecnicamente in stato di guerra visto che il conflitto del 1950-1953 si concluse con un armistizio e non con un trattato di pace. Il portavoce di Moon ha confermato che, effettivamente, i due hanno discusso tanto della denuclearizzazione, quanto di una pace permanente sulla penisola: «I due leader hanno avuto un dialogo sincero e franco sulla denuclearizzazione e sullo stabilire una pace permanente nella penisola di Corea e sullo sviluppo di legami intercoreani», ha riferito Yoon Young-chan.

La prima sessione dei colloqui, quella mattutina, è durata un’ora e 40 minuti. Al termine, Kim ha attraversato nuovamente il confine entrando nel Nord per pranzo, accompagnato da decine di guardie di sicurezza. È tornato poi per la sessione pomeridiana, prima della quale Moon e Kim hanno piantato insieme simbolicamente un albero lungo la linea di confine. Poi i due hanno firmato un documento ed è stata diffusa una dichiarazione congiunta, con la quale le due Coree si sono impegnate a trasformare entro il 2018 l’armistizio siglato nel 1953 in un vero e proprio trattato di pace. «Non ripeteremo gli errori del passato», ha sottolineato Kim, che si è impegnato a «lavorare per gli interessi dei due Paesi» e ha aggiunto: «Siamo una stessa famiglia e dobbiamo garantire un futuro di pace alle nostre popolazioni». Infine un banchetto e una cerimonia di addio, prima del rientro di Kim nel Nord.

Completa denuclearizzazione

«Non ci sarà più nessuna guerra nella penisola coreana, una nuova era di pace è iniziata», ha aggiunto da parte sua il leader sudcoreano Moon. «Il Sud e il Nord hanno affermato il loro comune obiettivo di realizzare una penisola coreana priva di nucleare attraverso una completa denuclearizzazione», è l’altro passaggio chiave della dichiarazione congiunta diffusa dopo l’incontro. È stato inoltre reso noto che Moon si recherà in visita a Pyongyang quest’anno in autunno, a 11 anni di distanza dal precedente summit intercoreano.

L’unificazione e lo stop ai missili

La sorella del leader nordcoreano, al tavolo dei colloqui, «ha detto che è necessario accelerare l’unificazione delle due Coree», stando a quanto ha riferito il portavoce di Moon, Yoon Young Chan. Le dichiarazioni della sorella di Kim hanno provocato amichevoli sorrisi di approvazione da parte di tutti i presenti al tavolo negoziale. Kim ha detto a Moon che avrà cura di non disturbare più il suo sonno con il lancio di missili. «Ho sentito che il tuo sonno è stato disturbato molte volte perché ha dovuto partecipare alle riunioni del Consiglio di sicurezza nazionale a causa nostra», ha detto Kim a Moon. «Alzarsi di mattina presto sarà diventata un’abitudine. Mi assicurerò che il tuo sonno non venga più disturbato», ha proseguito. E Moon ha risposto allo scherzo: «Adesso posso dormire in pace».

Le reazioni. Trump: «Massima pressione, vedrò Kim»

Commenti positivi da Stati Uniti e Cina. La Casa Bianca ha espresso la speranza che il summit porti «progressi verso un futuro di pace e prosperità per l’intera penisola coreana». Ma il presidente Donald Trump ha dichiarato che «per il momento gli Stati Uniti continueranno ad esercitare la massima pressione sulla Corea del Nord, fino a che non si procederà a una reale denuclearizzazione del Paese». Confermando che è previsto per le prossime settimane l’incontro con leader nordcoreano Kim, Trump ha precisato che, per quanto riguarda il luogo, sono due i Paesi in cui potrebbe tenersi.

Quanto a Pechino, il People’s Daily, quotidiano gestito dal partito comunista cinese, sui social network ha definito la stretta di mano fra Kim e Moon un «momento storico».

I termini del colloquio sulla denuclearizzazione restano ancora da chiarire. La Corea del Sud giovedì ha abbassato le aspettative sottolineando che gli avanzamenti tecnologici del Nord con i suoi programmi nucleare e missilistico implicano che ogni accordo sarà «fondamentalmente diverso per natura dagli accordi di denuclearizzazione degli anni ’90 e dei primi 2000». E Pyongyang, dal canto suo, chiede garanzie sulla sicurezza per potere discutere del suo arsenale.

L’anno scorso la Corea del Nord ha compiuto il suo sesto test nucleare, di gran lunga il più potente mai compiuto finora, e ha lanciato missili capaci di raggiungere gli Usa. Questo ha fatto salire la tensione fra Kim e Trump, che hanno avviato scambi di insulti e minacce di guerra. Ma il presidente sudcoreano Moon ha poi colto l’opportunità delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang per mediare un dialogo, lanciando una distensione nella penisola.

Vertice Nord Sud (Fotogramma)

Vertice Nord Sud (Fotogramma)

Tappa a Reggio Emilia per il roadshow di Anas a Fotografia Europea

La via Emilia © ANSA

Tappa a Reggio Emilia per il roadshow di Anas (Gruppo Fs Italiane) ‘Congiunzioni’, che celebra i 90 anni dell’azienda. Il camion itinerante è arrivato questa mattina in piazza Vittoria, davanti al Teatro Valli, nel cuore della città. Il truck attraverserà l’Italia, da Nord a Sud, facendo tappa nelle principali piazze italiane. Obiettivo dell’ iniziativa, organizzata insieme a Polizia di Stato, è diffondere la cultura della sicurezza e dell’educazione stradale, ma anche promuovere la valorizzazione turistica dei grandi itinerari e raccontare la storia delle strade italiane. Chi sale, infatti, potrà anche consultare il catalogo virtuale di Anas, ripercorrerne la storia attraverso il documentario Rai ‘Strade – 90 anni di storia italiana’ e sfogliare il libro fotografico ‘La strada racconta’ con le immagini dell’archivio ANSA e Anas, che ricostruiscono i decenni della storia italiana attraverso le immagini scattate ‘in strada’, lì dove gli eventi accadono. A bordo anche la mostra ‘Mi ricordo la strada’: una selezione di immagini, solitamente esposta alla Triennale di Milano, che ripropone 10 grandi eventi che hanno fatto scendere in strada milioni di persone, come lo sbarco degli alleati in Sicilia nel 1943, le Olimpiadi del 1960 a Roma, l’alluvione di Firenze nel 1966, fino a episodi più recenti come l’ultimo Angelus di Papa Benedetto XVI.

La tappa del camion Anas nella città emiliana è stata anche l’occasione per presentare la mostra fotografica ‘La via Emilia dal ‘900 ad oggi. Dall’archivio Anas’. Un amarcord dell’Emilia del secondo dopoguerra che ha raccolto una quindicina di immagini d’epoca della storica via di origine romana, diventando una sezione della mostra ‘On the road Via Emilia 187 A.C.- 2017’, allestita ai Musei Civici da Luigi Malnati, Roberto Macellari ed Italo Rota. “Noi gestiamo strade e non potevamo che festeggiare in strada”, ha scherzato l’ad dell’azienda Gianni Vittorio Armani. “Il nostro viaggio che prosegue in questa tappa di Reggio Emilia, non è solo un viaggio attraverso lo spazio, le città e i territori”, ha aggiunto l’ad, “ma anche un viaggio nella Storia, quella della nostra azienda e quella del nostro Paese, legate indissolubilmente dall’idea comune di sviluppo, ricerca e progresso. È proprio una strada come la via Emilia, giunta a noi dall’epoca dei romani, uno dei simboli che meglio esemplifica il volto della nostra azienda”, ha concluso Armani. Le foto in mostra sono raccolte in un catalogo e ‘guida alla mostra’ patrocinato proprio da Anas.

ansa