Chi sono i nuovi #cardinali

I nuovi cardinali, che il Papa creerà nel concistoro del 27 agosto sono: monsignor Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; monsignor Lazzaro You Heung sik, Prefetto della Congregazione per il Clero; monsignor Fernando Vergez Alzaga, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; monsignor Jean-Marc Aveline, arcivescovo Metropolita di Marsiglia; monsignor Peter Okpaleke, vescovo di Ekwulobia (Nigeria); monsignor Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo Metropolita di Manaus (Brasile); monsignor Filipe Neri Antonio Sebastiao di Rosario Ferrao, arcivescovo di Goa e Damao (India); monsignor Robert Walter McElroy, vescovo di San Diego (Usa); monsignor Virgilio Do Carmo Da Silva, arcivescovo di Dhili (Timor Orientale); monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como; monsignor Anthony Poola, arcivescovo di Hyderabad (India); monsignor Paulo Cezar Costa, arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Brasilia (Brasile); monsignor Richard Kuuia Baawobr M. Afr, vescovo di Wa (Ghana); monsignor William Goh Seng Chye, arcivescovo di Singapore (Singapore); monsignor Adalberto Martinez Flores, arcivescovo Metropolita di Asuncion (Paraguay); monsignor Giorgio Marengo, Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia).

Per quanto riguarda, invece, i non elettori, il Pontefice ha annunciato i nomi di monsignor Jorge Enrique Jimenez Carvajal, arcivescovo Emerito di Cartagena (Colombia); monsignor Lucas Van Looy sdb, arcivescovo Emerito di Gent (Belgio); monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo Emerito di Cagliari (Italia); Gianfranco Ghirlanda, Professore di Teologia; monsignor Fortunato Frezza, Canonico di San Pietro.

L’unico italiano “residenziale” è il vescovo di Como. Monsignor Oscar Cantoni, 71 anni, originario di Lenno, è stato ordinato sacerdote nel 1975.  Subito dopo l’ordinazione sacerdotale gli è stato affidato l’incarico di curare la pastorale vocazionale diocesana. Ha contribuito a fondare, nella Diocesi di Como, l’ “Ordo Virginum” (associazione di vergini consacrate). Nel 1986 (incarico che ha mantenuto fino al 2003) è stato nominato padre Spirituale del Seminario di Como. Dal 2003 vicario episcopale per il Clero, è stato poi nominato vescovo nel 2005. Ha preso possesso della Diocesi di Crema il 19 marzo 2005, mentre dal 4 ottobre 2016 è vescovo di Como. Attualmente è assistente del Delegato per i Seminari d’Italia.

Monsignor Giorgio Marengo, missionario della Consolata, è stato, fino all’8 marzo 2021 il più giovane vescovo italiano. Nato a Cuneo il 7 giugno del 1974, si è formato negli scout. Dopo gli studi filosofici presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, ha emesso i voti il 24 giugno del 2000 ed è stato ordinato presbitero l’anno seguente. Inviato missionario in Mongolia, è stato parroco di Maria Madre della Misericordia ad Arvajhėėr e, dal 2016 e fino alla nomina episcopale, consigliere regionale dell’Asia e superiore dell’ordine per la Mongolia. Nell’aprile del 2020 papa Francesco lo ha nominato prefetto apostolico di Ulan Bator e vescovo titolare di Castra Severiana.

Tra i non elettori monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari, nato in Piemonte, a San Giorgio Canavese, il 18 luglio 1942, era stato ordinato sacerdote nel 1967 dal vescovo di Ivra monsignor Luigi Bettazzi. È stato assistente ecclesiastico generale dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani dal 1990 al 1993.

Nel 1992 Giovanni Paolo II lo aveva nominato vescovo a Iglesias, dove era stato particolarmente vicino ai minatori. Dal 1999 vescovo a Ivrea e presidente del comitato scientifico e organizzatore delle settimane sociali dei cattolici italiani, era poi stato nominato arcivescovo di Cagliari da Benedetto XVI nel 2012. Il 22 settembre 2013 aveva accolto papa Francesco, fresco di elezione, per la sua visita a Bonaria. Dopo le dimissioni per limiti di età del 2017, il Papa lo conferma per altri due anni.

Il gesuita Gianfranco Ghirlanda, invece, nato a Roma il 5 luglio 1942, è stato rettore della Pontificia Università Gregoriana di Roma dal 2004 al 2010. Attualmente è assistente pontificio per le questioni canoniche relative all’associazione dei Memores Domini (comunioe e liberazione) e sta seguendo la riforma della Carta Costituzionale del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Monsignor Fortunato Frezza, classe 1942, viterbese, è stato Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi, Assistente Ecclesiastico dei Medici e Farmacisti della Città del Vaticano e cappellano della società della Roma Calcio. Attualmente è canonico di San Pietro.

Famiglia Cristiana

Ucraina: Papa, ho il cuore straziato, tacciano le armi. Papa Francesco all’Angelus, ‘urgente aprire corridoi umanitari’

 © ANSA

(ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 27 FEB – Il Papa “con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina e in altre parti del mondo” ha chiesto all’Angelus che “tacciano le armi, Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”.

Il Pontefice ha rivolto un pensiero alla popolazione civile “in fuga”.

“Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari, vanno accolti”. Poi ha salutato i fedeli in piazza San Pietro con le bandiere ucraine pronunciando nella loro lingua il saluto cristiano “Sia lodato Gesù Cristo”.
(ANSA).

Papa: E’ triste quando popoli cristiani pensano alla guerra

“Com’e’ triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! E’ molto triste. Cosi’ Papa Francesco nell’introdurre l’Angelus. “Con lo Spirito di Gesu’ possiamo rispondere al male con il bene, possiamo amare chi ci fa del male. Cosi’ fanno i cristiani”, ha sottolineato il Pontefice.
tgcom24

#19gennaio #PapaFrancesco ci ricorda che Dio ci ama nel nostro essere deboli. Non ci toglie tutte le debolezze, ma ci sta vicino e ci aiuta a camminare con le nostre debolezze #udienza


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Nuovo Vescovo a Reggio Emilia, Mons. Morandi: “… ricordando l’impegno che lo attende ha citato Etty Hillesum, la scrittrice olandese vittima dell’Olocausto ad Auschwitz “Si vorrebbe essere un balsamo per tante ferite”

Mons. Giacomo Morandi con Papa Francesco (foto di archivio)

Giacomo Morandi è il nuovo vescovo di Reggio Emilia

Monsignor Giacomo Morandi, finora arcivescovo titolare di Cerveteri e segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato nominato oggi da Papa Francesco vescovo di Reggio Emilia-Guastalla. Manterrà ad personam il titolo di arcivescovo-

Il nuovo pastore di Reggio Emilia è nato a Modena il 24 agosto 1965 ed è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Modena-Nonantola nell’aprile 1990. Dopo aver ottenuto, nel 1992, la Licenza in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma, nel 2008 ha conseguito la Licenza ed il Dottorato in Teologia dell’evangelizzazione (Missiologia) alla Pontificia Università Gregoriana.

Dopo aver svolto alcuni incarichi pastorali, è stato nominato vicario episcopale per la catechesi, evangelizzazione, cultura e, successivamente, arciprete del Capitolo della cattedrale e vicario generale della sua diocesi.

È stato docente di Sacra Scrittura presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Modena e lo Studio Teologico Inter-diocesano di Reggio Emilia, Modena, Carpi e Parma.

Nel 2015 Papa Francesco lo ha chiama a Roma nominandolo sotto-segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Meno di due anni dopo, nel luglio 2017, Morandi viene promosso segretario e arcivescovo. È consultore della Congregazione per i Vescovi e del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Nella settimana di esercizi spirituali del Papa e della Curia Romana del 2021, Vatican News ha pubblicato, in collaborazione con Telepace, un ciclo di cinque meditazioni preparate per l’occasione da monsignor Morandi dal titolo “Redenti dal peccato, annunciatori del Vangelo”. Meditazioni che qui riproponiamo.

Tempo di conversione: meditazione sul battesimo e la tentazione di Gesù
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/giacomo-morandi-meditazioni-esercizi-spirituali-quaresima-marco.html

Tempo di conversione: meditazione sulla chiamata dei discepoli
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/tempo-di-conversione-meditazione-sulla-chiamata-dei-discepoli.html

Tempo di conversione: guarire dal protagonismo
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/meditazioni-quaresimali.html

Tempo di conversione: la paralisi del peccato e il potere del perdono https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/meditazione-quaresimale.html

Tempo di conversione: diciamo qualche “no” per dire un grande “sì” a Cristo
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2021-02/meditazione-quaresimale0.html

(Vatican News)

Il primo messaggio del nuovo vescovo. “In queste prime parole che rivolgo a voi desidero dirvi la mia gioia unita a una certa trepidazione per questa missione. La gioia nasce dalla consapevolezza che ogni servizio e ministero è per il bene di confratelli e consorelle per cui si è inviati. La gioia è il primo sentimento profondo impresso nel mio cuore quando mi è stata nominata la nomina, anche perché la Diocesi di Reggio e Guastalla non mi è estranea. Durante gli anni di studio al presbiterato e con l’insegnamento nello Studio teologico ho potuto conoscere presbiteri, cui assicuro che non farò supplementi di esami. Ma anche laici, religiosi. Una frequentazione fatta di volti e ricordi cui sono grato per la loro testimonianza di fede. Desidero esprimere la mia gratitudine al vescovo Massimo mio predecessore cha ha guidato con sapienza e generosità e al vescovo emerito Caprioli”.

“Il secondo sentimento  – ha proseguito Morandi – è quello di trepidazione, consapevole come sono dei miei limiti, certo che la vostra preghiera e pazienza saranno un dono prezioso per essere un buon pastore”.

Quindi il nuovo vescovo Morandi con le sue parole ha parlato di speranza. “Evangelizzare la speranza è il dono più grande che possiamo fare. Esprimo quindi un saluto alle autorità per collabora assieme e il saluto a poveri e persone in povertà e precarietà e che vedono il futuro compromesso”. Infine ricordando l’impregno che lo attende ha citato Etty Hillesum, la scrittrice olandese vittima dell’Olocausto ad Auschwitz “Si vorrebbe essere un balsamo per tante ferite”.

 

Lo stile sinodale di Papa Francesco Superare il clericalismo

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Pubblichiamo stralci del testo del sottosegretario del Sinodo dei vescovi uscito sulla rivista «Vita e Pensiero» (numero 2 del maggio 2021).

La recente cerimonia di apertura del Sinodo sulla sinodalità, al quale Papa Francesco ha convocato tutta la Chiesa di Dio, rappresenta un’ottima opportunità per introdurre una riflessione volta a chiarire come l’esercizio sinodale costituisca la modalità di essere Chiesa. In questo senso, Papa Francesco può a pieno titolo dirsi “il Papa della sinodalità”, avendo deliberatamente scelto di governare la Chiesa “all’interno del” e “attraverso il” Sinodo dei vescovi, mettendo l’accento sulla sinodalità e affermando con chiarezza che la conversione sinodale della Chiesa è un atto di risposta al discernimento che questa fa della volontà di Dio. Il Sinodo straordinario su «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione», convocato pochi mesi dopo la sua elezione, ha chiaramente manifestato l’aspettativa, comunicata nel discorso di apertura del Sinodo, che esso fosse caratterizzato dalla libertà di parola.

Lo stile sinodale di Papa Francesco è certamente il riflesso della sua esperienza della Chiesa in Argentina e dell’influenza della “teologia popolare argentina” che ha plasmato il suo ministero di gesuita e di arcivescovo di Buenos Aires. D’altra parte, però, questa visione è da comprendersi come “costitutiva della Chiesa”, radicata in una rivalutazione (e riappropriazione) dell’enfasi conciliare sulla Chiesa come popolo di Dio articolata nella Lumen gentium, a partire dall’affermazione del sacerdozio di tutti i fedeli: «Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini fece del nuovo popolo “un regno e sacerdoti per il Dio e il Padre suo”. Infatti per la rigenerazione e l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le attività del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui che dalle tenebre li chiamò all’ammirabile sua luce. Tutti quindi i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio, offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio» (Lumen gentium, 10). E continua: «Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo». Nell’ambito, cioè, del solo sacerdozio di Gesù Cristo, vi sono, per così dire, due modalità di partecipazione: il sacerdozio comune di tutti i fedeli, quello regale, e il sacerdozio gerarchico, quello “ministeriale” (come affermato più avanti nello stesso paragrafo). La reciprocità di queste due modalità di partecipazione all’unico sacerdozio di Gesù Cristo emerge con tutta chiarezza.

Altra colonna portante dell’idea di sinodalità è rappresentata dal suo rapporto con il cosiddetto sensus fidei, per mezzo del quale tutti i battezzati partecipano anche all’ufficio profetico del Signore Gesù. In quest’ottica, tutti i fedeli richiedono la presenza dei vescovi e i vescovi richiedono la presenza di tutti i fedeli; anzi, i vescovi non possono esistere senza i fedeli appunto perché provengono dai fedeli ed esistono per nutrire i fedeli. Questa visione sinodale della Chiesa si articola con un’antropologia relazionale, in virtù della quale è evidente che tutti siamo collegati. Tutti i battezzati, in virtù del battesimo, sono chiamati a essere discepoli-missionari, resi partecipi della missione del Signore Gesù.

La capacità di ricevere l’insegnamento del Vaticano II con maturità e pienezza richiede una conversione a ogni livello della Chiesa, perché la nozione di conversione pastorale è strutturale per la Chiesa intera, e quindi deve rispecchiarsi nella prassi, nell’esercizio dell’autorità e nelle strutture. Il sensus fidei e la conversione pastorale, insieme a una comprensione della relazione tra il sacerdozio regale di tutti i credenti e il sacerdozio ministeriale, sono imprescindibili perché la Chiesa sia in grado di liberarsi dal male del clericalismo, e in tal senso Papa Francesco richiama una delle svolte più importanti del Vaticano II , e cioè che il pensiero ecclesiologico non inizia col primato, concepito al vertice di una visione piramidale della Chiesa, ma con tutto il popolo di Dio. Il primato papale non può più essere concepito “da solo” o “in sé”, ma solo “in relazione a” e “con” tutti i membri del Corpo di Cristo. Questo è il cuore della visione sinodale fondata sull’ecclesiologia del Popolo di Dio. La sinodalità è diventata la chiave ermeneutica per comprendere il ministero gerarchico, e quindi il primato. Il Sinodo dei vescovi, che rappresenta l’episcopato cattolico, diventa un’espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa interamente sinodale, e lo stesso primato petrino viene esercitato in circolarità con i vescovi e i fedeli, plasmato da una mentalità sinodale. L’esperienza del Sinodo sulla famiglia e poi del Sinodo dei giovani ha portato alla promulgazione di una nuova costituzione, la Episcopalis communio, che mostra il Sinodo come un processo e non più come un evento e chiede che, nella prima fase, siano consultati le Chiese e tutti i fedeli, integrando così la fase dell’accoglienza nell’intero processo e recuperando il sensus fidelium. Per essere chiari, Papa Francesco non ha cambiato alcuna dottrina riguardo al primato o alla collegialità. Piuttosto, ha semplicemente posto questi elementi, costitutivi della Chiesa, in relazione all’altro elemento anch’esso costitutivo della Chiesa: tutti i battezzati. Questa relazione si trova incarnata nella visione di Sinodo lanciata dalla Episcopalis communio che determina un processo in tre fasi che inizia da ciò che è alla base in ogni diocesi per allargarsi a livello di conferenza episcopale e facendo precedere l’assemblea generale dei vescovi a Roma dalla fase degli incontri pre-sinodali continentali.

Osservatore Romano

La lettera. Papa Francesco ai Memores Domini: «Stimo il vostro carisma»

Inviata in occasione della professione di 52 nuovi membri dell’associazione nata dal carisma di Comunione e Liberazione. Laici chiamati a vivere il proprio lavoro come «luogo della memoria di Cristo»
I Memores Domini sono una forma di esperienza di vita cristiana nata nel grembo di Comunione e Liberazione, fondata da monsignor Luigi Giussani.

I Memores Domini sono una forma di esperienza di vita cristiana nata nel grembo di Comunione e Liberazione, fondata da monsignor Luigi Giussani. – Archivio Avvenire/Olympia

Lo scorso 4 dicembre in un hotel di Lazise, sulla sponda veronese del Lago di Garda, 52 tra giovani donne e uomini hanno emesso la professione che segna la loro incorporazione definitiva ai Memores Domini, l’associazione che riunisce laici di Comunione e Liberazione chiamati a vivere il proprio lavoro come «luogo della memoria di Cristo», a praticare i consigli evangelici di obbedienza, povertà e verginità e a farlo abitando insieme, in piccole comunità.

Questo rito che da tradizione avviene nel corso del ritiro spirituale di inizio Avvento, per due anni non si è tenuto a causa della situazione interna all’associazione, con divisioni e tensioni che hanno portato dopo una serie di passaggi al suo “commissariamento”, lo scorso settembre, con la nomina da parte del Papa dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro quale suo delegato speciale con pieni poteri e del gesuita Gianfranco Ghirlanda quale assistente per le questioni canoniche.

I nuovi Memores Domini provenienti da 7 Paesi (40 dall’Italia, 4 dal Brasile, 3 dalla Spagna, 2 dall’Argentina, 1 rispettivamente da Colombia, Kazakistan, e Portogallo) hanno ricevuto un messaggio speciale del Papa, consegnato a Santoro, che suona come un incoraggiamento in una delicata fase di transizione.

«Saluto tutti i membri dell’Associazione e soprattutto voi, cari giovani, che vi accingete a compiere un passo così importante» scrive Francesco all’inizio della sua missiva, disponibile sul sito ufficiale di Cl, «so che da lungo tempo attendete questo evento, che giunge ancor più desiderato dopo il travaglio vissuto dall’Associazione negli ultimi anni». «Don Giussani amava dire che con la forma stessa della vostra vita gridate a tutti che Cristo è l’unico per cui valga la pena di vivere – scrive sempre il Papa – la professione perciò rafforza la vostra presenza missionaria nelle realtà ordinarie della vita, nei diversi ambiti di lavoro e della società, nelle periferie esistenziali delle città e dei tanti Paesi da cui provenite. Siete laici e missionari, in perfetta linea con il mandato evangelizzatore proveniente dal Battesimo».

«Come ho avuto modo di manifestare in varie occasioni – continua il Pontefice – nutro grande stima per il carisma dei Memores Domini e sono vivamente grato allo Spirito Santo che lo ha suscitato». Così «in queste circostanze, cari giovani, la vostra professione assume un significato particolare: è segno di predilezione per voi da parte del Signore, ma anche espressione della vostra rinnovata fiducia nei confronti della Chiesa, che accoglie e accompagna il vostro carisma perché, docile allo Spirito e obbediente alla sua Sposa, porti frutti di apostolato e di santità nel mondo. Possiate dunque riconoscere e promuovere quell’unità concorde che, sola, rende bella e feconda la testimonianza».