1 Ottobre S. Teresa di Gesù Bambino

Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco
Scheda Agiografica: Santa Teresa di Gesù Bambino

Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant’anni modello di tutta la Chiesa. Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, lei, la cui breve vita si svolse tutta fra Alenon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento. 
Quanto spesso Gesù dimostra che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, né le sue vie le nostre vie I nostri pensieri vengono dall’orgoglio, quelli di Dio dall’umiltà; le nostre vie sono tutte uno sforzo per essere grandi, quelle di Dio si percorrono solo diventando piccoli. Come sulle strade per andare a Nord bisogna prendere la direzione opposta al Sud, così per camminare sulle vie di Dio dobbiamo prendere la direzione opposta a quella verso cui il nostro orgoglio ci spinge. 
Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte… il Signore le fece capire che c’è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l’abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. “Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”. ~ bellissimo salmo 130 può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa. 
Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo; Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell’amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio. È un atteggiamento spirituale che è anch’esso dono di Dio ed è tutt’altro che passività. Teresa fece di sé un’offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l’energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente nelle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto. 
Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell’umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace.
 

Francesco, Greta, i popoli indigeni e il futuro del pianeta: Carlin Petrini su “Vita Pastorale”

Dall’enciclica Laudato si’ al Sinodo speciale sull’Amazzonia, la “rivoluzione verde” di papa Francescocontinua a interrogare anche la società civile e il mondo laico, parte, insieme alle diverse confessioni e religioni, di un grande movimento per la lotta ai cambiamenti climatici.

Sul numero di ottobre, Vita Pastorale – mensile edito dai Paolini e diretto da don Antonio Sciortino – pubblica un articolo di Carlin Petrini (il noto fondatore di Slow Food, tra gli invitati a partecipare al Sinodo) dal titolo: “Il grido di madre Terra. Ignorarlo è ora impossibile, e i danni sono irreversibili”.

«Ciò che sta succedendo in questi giorni in Amazzonia e in Africa è un campanello d’allarme che dovrebbe far capire a tutti» che abbiamo già raggiunto, e forse superato, la «soglia critica» oltre la quale non c’è più possibilità di futuro per la nostra civiltà, spiega Petrini. Siccome «tutto è connesso», sottolinea ancora il fondatore di Slow Food, «chi distrugge la foresta commette un crimine verso l’intera umanità, pregiudicandone la stessa esistenza».

Non è più possibile ignorare il grido della Terra, afferma l’autore auspicando che il Sinodo sull’Amazzona (6-27 ottobre) possa rappresentare «un punto di svolta per l’intero pianeta». Per questo dall’anno scorso le cose sono cambiate, almeno nella sensibilità dell’opinione pubblica globale. Intorno alle rivendicazioni di Greta Thunberg, infatti, un fiume di giovani – le prime vere vittime dei cambiamenti climatici – è sceso in piazza per i Fridays for Future (un milione in tutta Italia, a quanto si dice in queste ore, per le manifestazioni di stamattina). «Un movimento che non è di semplice protesta e rivendicazione, ma di esempio e testimonianza, proprio come piacerebbe a Bergoglio. È un movimento propositivo, non solo di denuncia: questi ragazzi sono i primi a consumare meno plastica, a compiere scelte alimentari più consapevoli, a evitare di viaggiare in aereo quando non strettamente necessario, a mettere in pratica tutte quelle buone pratiche di cui l’intero pianeta ha più che mai bisogno. Perché nessuno è credibile rispetto alle sue idee se poi non le mette in pratica e non dimostra di esercitare coerenza e responsabilità».

Quali sono le cause della crisi climatica? Secondo l’autore, «il più grave imputato è il sistema economico, il consumismo sfrenato e l’atteggiamento predatorio verso la “casa comune”». Le smanie d’onnipotenza dell’essere umano, predatore privo dei naturali limiti imposti dall’istinto all’autoconservazione, pregiudicano le stesse risorse che gli servono per sopravvivere. Al contrario, si legge ancora su Vita Pastorale, «le popolazioni indigene hanno saputo preservare l’armonia dell’ecosistema amazzonico per secoli, proprio perché non si sono comportati da predatori ma da ospiti e custodi di quell’ambiente circostante, sempre con un occhio verso le generazioni future».

Il futuro del pianeta intero dipende dalla nostra capacità di «cambiare le nostre scelte e atteggiamenti quotidiani, nel saper creare una nuova relazione tra esseri umani e con le risorse naturali. La conversione ecologica dell’umanità passa per ciascuno di noi».

Campagna #Ioaccolgo: superare le politiche antimigranti di Salvini

Campagna #Ioaccolgo: superare le politiche antimigranti di Salvini

ROMA-ADISTA. Reintroduzione della protezione umanitaria, abrogazione delle norme riguardanti la residenza per i richiedenti asilo, ristabilimento di un sistema nazionale di accoglienza che promuova l’inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione, abrogazione di quelle norme che vietano l’attracco nei porti italiani delle navi che trasportano cittadini stranieri soccorsi in mare. Sono i quattro punti dell’appello rivolto al governo Conte bis e al Parlamento dalle organizzazioni promotrici della Campagna #Ioaccolgo.

«Questo è un appello che chiede discontinuità, di superare cioè quelle politiche che hanno sparso veleno nella società italiana», spiega Filippo Miraglia dell’Arci, ed è per questo che «la rete #Ioaccolgo vuole dare voce a tutte quelle realtà che testimoniano un modo differente di occuparsi dei fenomeni migratori», aggiunge Giulia Capitani di Oxfam. E Giulia Gori, della Federazione delle Chiese evangeliche in  Italia: «È urgente e necessario reintrodurre la protezione umanitaria che è stata cancellata dal decreto Salvini, e sostituita con il permesso di protezione speciale. Era un provvedimento largamente valorizzato dalla nostra migliore dottrina giuridica e adottato spesso dalle commissioni territoriali che valutavano le richieste di protezione internazionale. Diventa necessario dunque reintrodurre tale disciplina soprattutto se pensiamo a quanti stranieri oggi si trovano in condizioni di irregolarità, senza poter trovare un impiego lavorativo regolare, proprio a causa dei decreti richiamati»

Papa Francesco alla Giornata mondiale del migrante: «Nessuno sia escluso»

Papa Francesco alla Giornata mondiale del migrante: «Nessuno sia escluso»

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. È stata celebrata ieri la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Nell’omelia della messa celebrata a San Pietro, papa Francesco ha ammonito che «dobbiamo avere un’attenzione particolare verso i forestieri».

Il messaggio per la 105a Giornata aveva come titolo Non si tratta solo di migranti. «Ed è vero – ha ricordato Francesco –: non si tratta solo di forestieri, si tratta di tutti gli abitanti delle periferie esistenziali che, assieme ai migranti e ai rifugiati, sono vittime della cultura dello scarto. Il Signore ci chiede di mettere in pratica la carità nei loro confronti; ci chiede di restaurare la loro umanità, assieme alla nostra, senza escludere nessuno, senza lasciare fuori nessuno. Ma, contemporaneamente all’esercizio della carità, il Signore ci chiede di riflettere sulle ingiustizie che generano esclusione, in particolare sui privilegi di pochi che, per essere conservati, vanno a scapito di molti. “Il mondo odierno è ogni giorno più elitista e crudele con gli esclusi. È una verità che dà dolore: questo mondo è ogni giorno più elitista, più crudele con gli esclusi. I Paesi in via di sviluppo continuano ad essere depauperati delle loro migliori risorse naturali e umane a beneficio di pochi mercati privilegiati. Le guerre interessano solo alcune regioni del mondo, ma le armi per farle vengono prodotte e vendute in altre regioni, le quali poi non vogliono farsi carico dei rifugiati prodotti da tali conflitti. Chi ne fa le spese sono sempre i piccoli, i poveri, i più vulnerabili, ai quali si impedisce di sedersi a tavola e si lasciano le ‘briciole’ del banchetto” (Messaggio per la 105a Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato)”. È in questo senso che vanno comprese le dure parole del profeta Amos proclamate nella prima Lettura (6,1.4-7). Guai, guai agli spensierati e ai gaudenti di Sion, che non si preoccupano della rovina del popolo di Dio, che pure è sotto gli occhi di tutti. Essi non si accorgono dello sfacelo di Israele, perché sono troppo occupati ad assicurarsi il buon vivere, cibi prelibati e bevande raffinate. È impressionante come, a distanza di 28 secoli, questi ammonimenti conservino intatta la loro attualità. Anche oggi infatti la “cultura del benessere […] ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, […] porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza” (Omelia a Lampedusa, 8 luglio 2013). Alla fine rischiamo di diventare anche noi come quell’uomo ricco di cui ci parla il Vangelo, il quale non si cura del povero Lazzaro “coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola” (Lc 16,20-21). Troppo intento a comprarsi vestiti eleganti e a organizzare lauti banchetti, il ricco della parabola non vede le sofferenze di Lazzaro. E anche noi, troppo presi dal preservare il nostro benessere, rischiamo di non accorgerci del fratello e della sorella in difficoltà. Ma come cristiani non possiamo essere indifferenti di fronte al dramma delle vecchie e nuove povertà, delle solitudini più buie, del disprezzo e della discriminazione di chi non appartiene al “nostro” gruppo. Non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, di fronte alla miseria di tanti innocenti. Non possiamo non piangere. Non possiamo non reagire».

Francesco è tornato sul tema anche nell’Angelus, quando ha anche presentato la nuova scultura collocata in piazza San Pietro: «In unione con i fedeli di tutte le Diocesi del mondo – ha detto – abbiamo celebrato la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, per riaffermare la necessità che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da molto tempo o un nuovo arrivato. Per sottolineare tale impegno, tra poco inaugurerò la scultura che ha come tema queste parole della Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (13,2). Tale scultura, in bronzo e argilla, raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici. Ho voluto questa opera artistica qui in piazza San Pietro, affinché ricordi a tutti la sfida evangelica dell’accoglienza».

2 ottobre: Giornata mondiale della nonviolenza

Adista

2 ottobre: Giornata mondiale della nonviolenza

Tra pochi giorni, il 2 ottobre, ricorrendo l’anniversario della nascita di Mohandas Gandhi, in tanti luoghi del mondo si svolgerà la “Giornata internazionale della nonviolenza” promossa dall’Onu.

Invitiamo tutte le persone di volontà buona, tutte le associazioni e tutti i movimenti impegnati per il bene comune dell’umanità, tutte le istituzioni democratiche, a promuovere iniziative che nel ricordo del Mahatma invitino alla scelta della nonviolenza come unica forma di lotta concreta e coerente, efficace ed adeguata, contro tutte le violenze, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa del mondo vivente casa comune dell’umanità intera.

E a Viterbo questo 2 ottobre insieme a Gandhi noi ricorderemo don Dante Bernini, che ci ha lasciato lo scorso venerdì, che della nonviolenza è stato luminoso testimone.

E ricorderemo anche tutte le persone che muoiono annegate nel Mediterraneo, e che tutte potrebbero essere salvate: basterebbe che i governi europei riconoscessero a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro. Basterebbe questo, e cesserebbe la strage nel Mediterraneo, sparirebbero i lager in Libia, sarebbero annientate le mafie schiaviste che lucrano enormi profitti sul traffico di esseri umani.

Far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo è possibile, è necessario, è urgente: cominci l’Italia a salvare le vite.

Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed occorre far cessare la schiavitù e la segregazione razzista in Italia: e per questo occorre abolire tutte le misure e le strutture razziste ed incostituzionali, occorre riconoscere a tutti gli esseri umani presenti in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, cominciando dal diritto di voto: “una persona, un voto” e’ il fondamento della democrazia e della civile convivenza.

Salvare le vite è il primo dovere.

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza può salvare l’umanità dalla catastrofe.

La nonviolenza è in cammino.

La nonviolenza è il cammino.

Sii tu l’umanità come dovrebbe essere.