Lavoro / Invitalia. Via libera a 108 milioni di investimenti

da Avvenire

Ammontano complessivamente a 108 milioni di euro gli investimenti dei Contratti di sviluppo (Cds) ammessi nell’ultimo Cda di Invitalia, che ha deliberato 64 milioni di agevolazioni pubbliche, di cui 39,1 a fondo perduto. Gli interventi riguardano l’Antica Fornace Villa di Chiesa Srl in Sardegna, la Franzese Spa e la Terminal Frigo Srl in Campania, la Silvateam Food Ingredients Srl con il progetto Pectin 2015 che verrà realizzato a Rende, in Calabria. Le quattro aziende beneficeranno delle agevolazioni dei Cds che Invitalia ha deliberato e che puntano alla realizzazione di investimenti di grandi dimensioni nel settore industriale, turistico e di tutela ambientale. L’impatto occupazionale previsto è di 459 posti di lavoro, di cui 165 nuovi e altri 294 salvaguardati.

Ecco il dettaglio dei quattro contratti di sviluppo ammessi:
SARDEGNA, 25 MILIONI E 92 ASSUNZIONI PER GLI O-RINGS USATI IN TUTTO IL MONDO
È nella piana d’Ottana, zona industriale di Bolotana nel bel mezzo della Sardegna, regione ormai nota come la più vessata dalla crisi industriale e occupazionale degli ultimi anni, che arrivano le risorse più ingenti: il Cds prevede oltre 25 milioni di euro per agevolazioni, di cui 17 a fondo perduto – cofinanziati dalla Regione Sardegna per 5 milioni di euro – per ampliare l’offerta commerciale e innovare la struttura dell’Antica Fornace Villa di Chiesa Srl, impresa leader mondiale specializzata nella produzione O-Rings, anelli in gomma di differenti dimensioni impiegati in tanti settori: dall’automotive, all’elettronica fino alla telefonia. Grazie
alle agevolazioni sarà possibile procedere all’ampliamento dello stabilimento del Nuorese – già dell’ente minerario Sardo e oggi
controllato al 100% dalla bergamasca Duci Srl – che potrà così assumere 92 nuovi lavoratori.

OLTRE 9 MILIONI E 30 NUOVI OCCUPATI PER FRANZESE SPA
Ha puntato invece sulla nutraceutica, l’iniziativa proposta della Franzese Spa. Ed è così rientrata nel regime del Cds agroindustriale ammesso da Invitalia. che prevede un totale di 9,9 milioni di agevolazioni – di cui 5,7 a fondo perduto e ulteriori 897 mila euro per il progetto di ricerca e sviluppo- come da accordo di programma tra Mise, Regione Campania e Invitalia. La Franzese Spa, una grande impresa di Palma Campania, nel Napoletano, dal 1960 è specializzata nella produzione, nel confezionamento e nella commercializzazione di pomodori e legumi. Oggi intende produrre legumi con un apporto supplementare di vitamina A ponendo, così, anche i suoi prodotti in quel filone di alimenti arricchiti di valori nutrizionali e salutistici, come, per esempio, alcuni tipi di yogurt liquidi o altri cibi ricchi di omega3. Previsto un incremento occupazionale di 30 persone.

TERMINAL FRIGO NEL CASERTANO: 21 MILIONI E 25 NUOVI ASSUNTI
Il Cds ammesso per la Terminal Frigo Srl di Caserta – emanazione della Frigocaserta Srl, principale piattaforma logistica per il freddo del Centro-Sud Italia – prevede agevolazioni per 21,2 milioni di euro di cui 8,5 a fondo perduto. Attiva sin dal 1974 nella
logistica, conservazione e distribuzione di prodotti freschi e surgelati, negli ultimi anni la Frigo Caserta Srl ha visto consolidarsi la propria posizione sul mercato che riguarda, in particolare, la grande distribuzione. Grazie alle agevolazioni ammesse da Invitalia, tra il 2018 e il 2021, potrà sviluppare una nuova piattaforma frigo specializzata per la grande distribuzione a Gricignano di Aversa (Caserta), area di crisi complessa.

IN CALABRIA PREVISTI 18 NUOVI OCCUPATI
Investimenti per oltre 15 milioni, con agevolazioni per 7,9 milioni di euro complessivi a fondo perduto per la Silvateam Food Ingredients Srl – come da accordo di programma. Questa grande impresa si occupa principalmente di produzione e vendita di pectina, ha sede legale a Mondovì (Cuneo) e potrà ora recuperare e riconvertire un sito industriale dismesso a Rende, in provincia di Cosenza, ed assumere 18 nuovi lavoratori. Il programma d’investimento prevede che, nello stabilimento cosentino, da un lato si incrementi la produzione delle linee esistenti, dall’altro si realizzi ex novo un’intera area di lavorazione destinata alla purificazione ed essicazione della pectina.

Sicurezza. Patente “progressiva”, una scelta che salverebbe molte vite

Patente “progressiva”, una scelta che salverebbe molte vite

La patente di guida è un traguardo atteso da molti giovani e conseguirla è una tappa importante per la loro autonomia. Purtroppo però i dati sugli incidenti rilevano come fascia critica quella dai 15 ai 25 anni, età media della prima esperienza diretta sulla strada. Per questo motivo in diversi Paesi europei viene adottato il modello della formazione progressiva che accompagna il neopatentato nei primi anni di guida, verificando abilità e compatibilità con le norme prima di confermare l’acquisizione della patente. Se ne è discusso a Milano, presso l’Università Cattolica, nell’aula Pio XI, durante il seminario “Neopatentati: categoria a rischio?”, organizzato dall’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica, in collaborazione con UNASCA, l’Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica.

Nei 28 Paesi dell’Unione Europea, mentre per la fascia dai 40 anni in su le cause principali di morte sono malattie respiratorie o cardiache, tra i 15 e i 29 anni la morte avviene per “cause esterne”. La principale di queste, secondo l’ETSC (European Transport Safety Council), è dovuta agli incidenti stradali, in particolare per i giovani tra i 15 e i 25 anni. I dati vengono confermati anche per il nostro paese, dalle ultime rilevazioni statistiche: considerando l’età 15-24 anni nel 2016 ci sono stati 418 morti e 45.924 feriti, più del numero degli abitanti dell’intera città di Macerata. I ventenni tra i 20 e i 24 anni sono risultati particolarmente a rischio: sono la fascia con il maggior numero assoluto di morti (260 in un anno) e di feriti (27.004). Tra i fattori di una così alta probabilità ci sono una particolare percezione del rischio in questa fascia d’età, unita alla scarsa esperienza e alle distrazioni come l’utilizzo dello smartphone mentre si è alla guida.

La situazione in Italia

«In Italia si lavora molto sulla formazione dei giovani utenti della strada fino a quando arrivano al conseguimento della patente – ha dichiarato Maria Rita Ciceri, direttrice dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico -. Non esiste però alcun dispositivo per continuare a lavorare sulla sicurezza con coloro che hanno da poco conseguito la patente e rappresentano per quanto detto sopra una categoria particolarmente a rischio. La proposta di una patente progressiva va nella direzione di valutare nuove misure per colmare proprio questo deficit».

Per patente progressiva si intende un percorso formativo che prevede l’ottenimento della patente per gradi, in seguito a diversi esami, periodi di pratica sulla strada e momenti di monitoraggio della condotta tenuta.Questo tipo di formazione prevede un incentivo alla pratica ma anche tutta una serie di supporti educativi, anche di tipo psicologico, per fare prevenzione. «Oggi i ragazzi si preparano per l’esame della patente, ma è l’unico momento di formazione alla guida – ha dichiarato Emilio Patella, segretario nazionale Autoscuole UNASCA – . È importante invece far passare il messaggio che l’educazione stradale non riguarda soltanto il saper condurre un mezzo, ma conoscere tutte le variabili del sistema strada, fin da quando si è pedoni. È utile allenarsi per saper guardare e stare attenti a tutti i soggetti della strada, per conoscere il grado di attenzione e di reazione. Ci sono tante variabili, come quelle psicologiche, che se riconosciute da giovani poi sono fondamentali anche da adulti. Un ragazzo allenato all’educazione stradale sarà sicuramente un attento guidatore per tutta la vita».

In diversi paesi europei esistono già formule innovative di training alla guida. In Norvegia, ad esempio, da quando è stato introdotto un sistema di educazione specifico il numero dei morti per incidente stradale tra i 16 e i 24 anni è calato del 73%, passando da 49 nel 2010 a 13 nel 2017. Qui, come in Austria, Islanda, Svizzera e Lituania, esiste la cosiddetta patente di secondo livello, mentre paesi come gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda hanno introdotto la patente graduale (GDL). Una serie di 34 studi condotti tra gli Stati Uniti e il Canada ha messo in luce come grazie all’introduzione della patente graduale gli incidenti che hanno coinvolto gli utenti di 16 anni d’età siano diminuiti del 36%. Uno studio in Australia ha evidenziato una riduzione del 31% di incidenti gravi e mortali tra i 18-20enni nel loro primo anno di guida.

Patente graduale e di secondo livello, ecco come funzionano

Attualmente in Europa sono già stati introdotti in diversi paesi due differenti sistemi di training alla guida: la patente graduale e la patente di secondo livello. La patente di secondo livello prevede il conseguimento della patente e poi un periodo probatorio, che può essere di 6 mesi, 1 anno o anche due a seconda del paese, in cui il neopatentato viene richiamato per testate in una o più giornate di incontro la sua preparazione teorica e pratica. Si lavora sull’aspetto psicologico, per far capire non tanto come effettuare correttamente una manovra (questo il candidato lo ha già appreso all’esame), ma il perché di determinati comportamenti, di reazioni alla guida, di valutazione delle condizioni del traffico, della strada, della presenza di altri utenti come quelli “deboli” (bici, pedoni). La patente graduale prevede invece che il periodo di training alla guida cominci ancora prima dell’esame (in Italia invece si possono fare le guide accompagnate soltanto con il foglio rosa, oppure per la patente dei motocicli). Intorno ai 16-17 anni il candidato può già fare le guide accompagnate venendo abilitato a fare un determinato numero massimo di chilometri oppure di guide. La seconda fase è quella classica dell’esame, a 18 anni. La terza fase ricalca la patente di secondo livello, ovvero il periodo probatorio di verifica.

La patente progressiva in Italia più facilmente potrebbe ricalcare la patente di secondo livello. Da entrambe le esperienze, però, è risultato importante e fondamentale l’approccio psicologico con i ragazzi. La patente graduale sarebbe sicuramente l’opzione più completa. Il senso della proposta è quello di introdurre una formazione che vada oltre l’esame in sé. Oggi i ragazzi approcciano soltanto l’esame, fanno le guide minime indispensabili per legge. La formazione continua sarebbe molto utile in realtà per tutti i guidatori. Basti pensare che oggi molti automobilisti non sanno ancora come affrontare le rotatorie, ma l’unico momento in cui si sono avvicinati al codice della strada è stato all’esame di guida, che ai loro tempi non conteneva nemmeno le rotatorie perché non esistevano.

Avvenire

Vento…

Si potrà dire qualcosa anche a riguardo dello Spirito Santo a partire da ciò che si trova negli elementi creati’? Tra di loro ce n’è uno che condivide il nome con lo Spirito: il vento (pneyma). Nel vangelo di Giovanni, Gesù si esprime così: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito»
(3,8). Queste parole sono dette per aiutare Nicodemo a comprendere il mistero della nascita dall’alto. Autore della nuova nascita è lo Spirito che nelle parole di Gesù sembra presentato in un atteggiamento libero e imprevedibile, ma che in realtà è tratteggiato con gli avverbi di luogo che nel quarto vangelo sono in stretta connessione con Gesù. Il punto di provenienza è il medesimo per entrambe: procedono dal Padre (15,26; 16,28) e come è chiara la meta di Gesù che «va al Padre» (14,12; 16,17.28) nello stesso modo si può intuire dove sia diretto lo Spirito. Il vento è per Gesù l’immagine dello Spirito nel quale si viene generati dal Padre. Per questo lo Spirito è il fiato che passa nella gola di Gesù e gli fa gridare: Abbà (Mc 14,36). È lo stesso alito che fa vibrare le corde vocali dei credenti che insieme a Gesù esclamano: Abbà (Rm 8,5; Gal 4,6).

Avvenire

Teatro. Alessandro Bergonzoni: «Uomo, fai della tua vita un capolavorato»

Alessandro Bergonzoni, in scena dal prossimo autunno con “Trascendi e sali”

Alessandro Bergonzoni, in scena dal prossimo autunno con “Trascendi e sali”

E pensare che c’era il pensiero, proclamava già parecchio tempo fa un allarmato Giorgio Gaber. Ma passi una fresca serata milanese a teatro e poi un mattino fradicio di calura e zanzare ascoltando Alessandro Bergonzoni e hai la percezione cristallina che un pensiero, anche forte, prima o poi possa tornare. Magari sussurrato o urlato a favella battente come fa il più civile dei narratori da palcoscenico.

Lì, sopra o sotto la sua torre dell’ultimo spettacolo Trascendi e sali (due settimane di sold out all’Elfo di Milano e riprese molto attese in autunno) che gli ha cucito addosso il co-regista e mentore storico Riccardo Rodolfi, comanda lui. E per il popolo vario, ma mai avariato dei bergonzoniani, il suo verbo è illuminante fin dai tempi diSceneggiata (debutto teatrale nel 1982) e de Le balene restino sedute primo – nel 1989 – di una decina di libri in cui il 60enne (li ha compiuti il 21 luglio) artista bolognese condensa un talento che sfugge a ogni classificazione.

«Sono un alce in deltaplano. Scappo dalle mani di chi mi vuole satiro, parodistico, comico, attoriale. Io non ironizzo, trascendo e salgo, poi mi ritrovo a Dublino perché in quello che scrivo hanno rinvenuto tracce deiFinnegans Wake di Joyce: libro che ho letto ora, in netto ritardo, come tanti altri autori del resto. E non gioco a fare la parte dell’incolto che va tanto di moda tra i “radical choc”. Io negli ultimi dieci anni ho scritto e basta – due ore al giorno – i miei libri, i miei testi teatrali. Scrivo a penna, e quando la scrittura deve farsi saggio o articolo di giornale, beh allora uso il pc che però considero alla stregua della ruota. Può essere utile certo, ma se la ruota poi è quella di un tir che va sparato a cento all’ora addosso alla folla diventa devastante per me, per te, per tutti».

Tutti applaudono, ed escono rincuorati dopo quasi due ore di Trascendi e sali, narrazione teatrale che nasce dal senso di umana stanchezza. «Mi sento stanco vivo e non stanco morto. Sono saturo della monodimensione, del monostrato. Io non divido più: io uomo, sono “arte contemporanea”, in quanto devo essere contemporaneamente un medico, un padre, un migrante. Dobbiamo tutti sforzarci di fare un salto mentale: vivere e pensare partendo da uno “choc pretraumatico”, ciò che permette di compenetrare le anime dei genitori e i fratelli di Federico Aldovrandi e di Stefano Cucchi».

I loro nomi gridati da un Bergonzoni giacomettiano, uomo in cammino dietro un telo, in sala smuovono le coscienze, anche quelle più sedute. «La tortura non è solamente un tema di giustizia ma una questione estetica: la bellezza di un corpo abusato. Quando un poliziotto uccide, ed è comprovato in questi due casi denunciati e chissà quanti altri taciuti, io devo capire… Perché il poliziotto che viene ucciso in servizio è tragico ma sta facendo il suo mestiere; una persona che viene fermata in strada e massacrata di botte è una deturpazione dell’arte, della bellezza di quel corpo che io ho affidato a te Stato affinché te ne prenda cura e tu possa renderlo migliore».

Non è la filosofia o l’estetica di Bergson, ma il pensiero scorticante di Bergonzoni al centro del palco. «Il teatro lo uso per andare nel vero Senato. Il mio Parlamento reale ha sede nei musei, negli ospedali, nelle scuole, nelle carceri. Luoghi in cui entro per raccontare della bellezza dei corpi, specie quelli ammalati: i volti deformati e sbavanti di Bacon che ritrovo ogni volta nella “Casa dei risvegli” di Bologna». Il Centro della sua città di cui è testimonial da anni. «Ecco testimonial, essere testimoni. Se trascendi e sali, non ti eremitizzi. Il personaggio pubblico, l’uomo di spettacolo deve essere prima di tutto con la gente e nella gente, deve diventare quella persona. Per farlo occorre una “speleologia dal-l’alto”. Da lassù comprendi che anche essere eletti non è un tema politico, come i votati non sono i nostri politici, ma esistono i votati al martirio, al sacrificio».

Una lettura di questo tempo presente in cui istrionico chiede di «ascoltare tutti, specie chi è costretto a convivere con il dolore eppure riesce ancora a dire: “Io vivo nella mia bella dignità”». Trascende, sale, suda, deforma il corpo e l’espressione ma questo strano soggetto, mai smarrito, semplicemente pretraumatizzato, continua a regalare risate. «Cospargo il teatro di “mine pro uomo”: la gente ci sale sopra e scoppia dalle risate. E anche questo vuol dire deflagrare, aprirsi a una nuova dimensione interiore. Vorrei piantare questa torre in ogni città. Ma una torre alta fino a dove? Larga fino a chi? Profonda fino a quando?».

Si accalora dentro il suo corpo ossuto di portatore sano di emozioni, ha capelli lunghi e sguardo profetico ma Bergonzoni anela «alla poetica, all’etica e non alla profezia. Io sono un artista perciò non educo, racconto. Io sono un ponte, ho sulle spalle chi mi attraversa e io posso attraversare la realtà da una condizione di privilegiato. Tant’è che la mia “lettura” viene spesso travisata. Mi chiedono: traduci questa lingua qui, rendila più fruibile alla massa, al popolo dei telespettatori». Quello stesso popolo che alla metà degli anni ’80 lo aveva consacrato a icona dal salotto televisivo del Costanzo Show. «La prospettiva è cambiata, ora la gente mi ferma e mi dice: “Ho avuto il piacere di non vederla in tv”… Io sto studiando il tema della cura, dell’ospedale, delle malattie e non ho ancora grandi certezze in merito, mentre ho la netta percezione che la tv ammala, che possa infettare anche le menti più lucide ed eccelse. La tv spazza via il linguaggio, riduce a nulla il rapporto con l’altro, fa entrare in una dinamica monotematica ti cambia la vibrazione, la frequenza».

Il suo appello è: dobbiamo vivere di “visioni” non di televisioni. «Ma la visione ci fa paura, pone il conflitto: “Uomo vs Luce”. Alle volte mi dicono: “Non ti seguo!” Giusto, ma tu non mi devi seguire, tu mi devi precedere. Tu devi precedere me, il politico, il santone. Noi diciamo sempre “Sua Santità”. E la mia santità? Io non relego più la mia anima a nessuno, io devo essere “mia santità”. I don Ciotti fanno la metà dell’opera, il resto devo farlo io che ho tutti gli strumenti per rendere la mia vita “capolavorato”».

Sul palco e soprattutto una volta sceso dalla torre, la sensazione è che Bergonzoni viva, e non reciti, con lucida visionarietà il nostro tempo malato di «egopatia, una delle tante patologie che richiedono un vaccino, ma deve essere il vaccino “giusto per me”». Un antidoto che renda immuni dal virtuale dominante, «da quando, pace all’anima sua, un signore americano ci disse: “Sognate e siate liberi davanti a un computer”. Il problema è che ora c’è un universo di persone, giovani e adulti, che davanti al pc passano 24 ore al giorno e poi devono strapparle da lì e correre a ricoverarle in clinica».

Ma c’è un computer interiore che può e deve funzionare «al di là di quelli dai movimenti meccanici: ingrandisci, cerca, invia… Per fortuna poi arriva il “Salva!”. Ecco salva dentro di te l’alunno di domani che sarà chiamato a governare questo Paese, salva l’uomo malato che soffre in un ospedale finché non scopre il momento salvifico di chi si prende cura di lui». E infine salva il migrante. «Nello spettacolo a un certo punto dico: il migrante lo salviamo a casa sua, lo salviamo a casa mia, lo portiamo a mangiare fuori? “Cessate il cuoco”. Siamo tutti un po’ vittime di questo eccesso del troppo cibo e del troppo bere, quasi ci fosse un duce che ti impone di ingurgitare quantità industriali che il nostro corpo non regge più».

Per reggere al meglio il peso di questo mondo per Bergonzoni «ci vorrebbero 365 Papi. Quando papa Francesco è venuto a Bologna gli ho mandato un video in cui dicevo: “Scambiatevi le fedi”. Non era provocatorio ma il messaggio ha scandalizzato certi cattolici, che poi scopri sempre essere quelli che si trincerano dietro l’ipocrisia e l’ambiguità. Io prego, credo e ascolto quelli che mi avvertono: “Occhio, nella Chiesa ci sono anche tanti papa-taci”!».

Ci sono troppi criminali in giro che per lo speleologo dalla torre hanno «causato il “Geniocidio”, hanno ucciso la nostra parte femminile. Hanno seminato una follia quotidiana che davanti a una telecamera fa dire a un portiere di calcio che “l’errore dell’arbitro è un crimine contro l’umanità sportiva”. E appena ha finito di dirlo al Tg mandano subito il filmato sui bombardamenti in Siria… E l’Europa che fa? Dovrebbe andare a fondo! Servirebbero risposte per “l’inchiesto” e l’agenda diventa “agendo”. E devi agire senza più aspettare la politica o il leader promesso con le sue promesse, perché qui e ora, non ci sono più le anime belle che ti salvano… Devi salvarti tu facendo della tua esistenza e del tuo corpo opera d’arte».

Il sipario si chiude con un refolo di speranza dopo una tempesta di sabbia mortale. «E andare all’altro mondo non vuol dire più morire ma semplicemente passare a un mondo completamente diverso da questo. Pertanto, stiamo sereni fino a quando non saremo cielo». Un narratore di teatro unico nel suo genere racconta il Paese reale a favella battente nel suo ultimo spettacolo “Trascendi e sali”, tra i più attesi dell’autunno «Il cambiamento parte da uno “choc pretraumatico” dentro ognuno di noi Il mio vero Parlamento è nelle scuole, nelle carceri, negli ospedali dove vado a raccontare della bellezza dei corpi che lo Stato deve tutelare, migliorare e impedirne la tortura».

da Avvenire

Lo spirito del luogo. «Torniamo a sognare chiese a colori»

da Avenire

L'intervento di Dan Flavin a Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa a Milano, progetto sostenuto da Fondazione Prada

L’intervento di Dan Flavin a Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa a Milano, progetto sostenuto da Fondazione Prada

Ci sono elementi che da tempo sono pressoché ignorati nella architettura delle chiese. Il colore interno dell’edificio, appiattito verso il bianco minimal o il grigio cemento che se un tempo erano novità oggi appaiono spesso di maniera. O ancora il pavimento, così importante in tanti mirabili esempi storici, dai mosaici bizantini alle geometrie cosmatesche, dal commesso del duomo di Siena ai tappeti marmorei barocchi.

Parlando di corporeità – la grande assente prima che dall’architettura, dalla fede moderna – colore, luce, materiali sono elementi essenziali nel comunicarla o negarla. Fin dal mio primo progetto artistico in una chiesa ho pensato ai colori come una veste che ricopre e testimonia il corpo, abbraccio potentissimo nel sollecitare la percezione. L’amore per la veste testimonia l’amore per il corpo.

Complemento tracciabile della veste è la geometria del pavimento: il progetto del cammino, la visione statica del percorso dinamico. Invito a seguire un percorso, non come istruzione ma come seduzione. La geometria del pavimento completa l’avvolgimento del corpo unico e complesso che è la chiesa, ne è sistema circolatorio e linfa che scorre attraverso i suoi organi vitali. Meravigliosa qualità della scrittura che è motore attraverso i segni.

La cattedrale di Reims, realizzata a cavallo tra il XIII e XIV secolo, è un grande esempio di unità stilistica, audacia costruttiva e vertigine gotica. Con una componente che riesce a far vibrare tutti i suoi materiali, già di per sé tutt’altro che inerti: la commistione tra colore e luce, attraverso le meravigliose complesse vetrate che ne costellano la superficie. Vetrate antiche e moderne, quelle forse più famose eseguite per una chiesa dal grande Marc Chagall. In questo caso il manto, la veste, è veste luminosa.

Le vetrate di Marc Chagall nella cattedrale gotica di Reims

Le vetrate di Marc Chagall nella cattedrale gotica di Reims

Oggi sappiamo che la luce è materia, è corpo, ma allora lo si poteva solo intuire. Eppure la presenza dei vetri colorati e la luce che ne viene filtrata e addensa volumetricamente lo spazio, riescono a sfiorare la pelle come una carezza presente e vibrante.

Se vi è un esempio nella modernità che fonde colore, luce e geometrie, materiali urbani e complessità delle relazioni spaziali e formali, è il convento domenicano di La Tourette, capolavoro di Le Corbusier. In una maniera totalmente originale colori, geometrie e luce lavorano alternandosi, sommandosi e sottraendosi in uno spartito unico come se non fossero categorie eterogenee. Il percorso che ne viene delineato è chiaro pur mantenendo le caratteristiche della permutabilità. Uno spazio solido, ma non fisso. Estremamente dinamico e vitale.

Non è un caso che tra coloro con cui Le Corbusier ha collaborato a La Tourette ci fosse Iannis Xenakis, compositore/ architetto proiettato verso una dinamicità che riunisse, anche nei suoni e nel modo di trattare gli strumenti più classici, le frequenze eterogenerate in un complesso sistema sinfonico unitario. Chi ha familiarità con la musica di Xenakis ne riconoscerà nei pattern e nei processi di La Tourette la rappresentazione visiva e visionaria. Da un punto di vista linguistico, l’attraversamento dei codici in La Tourette assume in maniera intelligente una delle più controverse caratteristiche del procedere compositivo di Xenakis, ossia la disinvoltura nel rendere “complanari” e dialoganti il telaio sintattico su cui la scrittura si muove e la scrittura stessa, operazione affascinante e rischiosa.

Le Corbusier mostra perfettamente come la veste non debba essere necessariamente una superficie senza soluzione di continuità. Può essere invece un gioco di contrappunti compiuti e al tempo stesso vibranti di un rimando continuo, come a costruire una rete mobile di percezione che si compone una volta per tutte solo nell’apparato sensoriale del visitatore.

Gli altari laterali nella chiesa conventuale di La Tourette, di Le Corbusier

Gli altari laterali nella chiesa conventuale di La Tourette, di Le Corbusier

Su questo tema è impossibile non citare l’esperienza di Dan Flavin nella “Chiesa Rossa” a Milano. Credo che chiunque altro sarebbe stato incapace di sottrarsi alla freddezza concettuale e a-corporea del neon per ammantare di luce e colore le superfici. Invece la sottile trama di diffusione e la scelta cromatica hanno permesso a Dan Flavin di comunicare presenza e corporeità in un modo forse impensabile prima. Meno complesso di La Tourette dal punto di vista della articolazione eterodossa di forme e materiali, ma altrettanto raffinato. Il tema del colore è unito a quello dei materiali.

C’è una prassi dei materiali che ne dimentica la potenza simbolica ed espressiva. Non è un fatto solo recente. Pensiamo ad esempio al gruppo delle cosiddette “chiese leonine” dell’Umbria, dovute alla campagna di riqualificazione architettonica o costruzione ex novo voluta tra il 1846 e il 1878 dall’allora vescovo di Perugia Vincenzo Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII (da cui il nome). In queste chiese la costante ricorrenza di laterizio e pietra serena si ascrive più alla riconoscibilità di una comunanza di stile che alla forza espressiva autonoma del singolo materiale.

Se ci pensiamo bene una delle caratteristiche fondanti del nostro essere corpo è la materia di cui è costituito. Ossa, muscoli, articolazioni, pelle, sangue… Nel simbolo tutto questo è incarnato dai materiali. La forma è il pensiero che organizza ma la materia è la sostanza presente, quella che comunica senza intermediari. Ogni singola scelta di materiale parlerà per sé dentro la forma che lo contiene.

Questo apre a una infinita possibilità di scelte, che può trovare risposta coerente solo se alla base c’è una ispirazione forte. Si è abdicato invece in favore di descrizioni e didascalie per mancanza di energia ispiratrice e di effettiva convinzione. Si riempiono presbiteri e pilastri di striscioni e slogan per l’incapacità di confidare sulla potenza della materia e della forma artistica; e peggio ancora sulla forza icastica della liturgia. Quando si cede alla spiegazione significa che non si sa quale altra strada scegliere. È come se per un incontro scegliessimo di inoltrare un bugiardino descrittivo al posto del contatto diretto.

Materiale, colore, geometrie: su tutti questi tre elementi si possono prendere due strade, quella decorativa e quella di significato. Non sempre è facile individuare il confine. Ma ci sono esempi magistrali, come le geometrie del pavimento del Duomo di Firenze, dove la potenza espressiva, il totale superamento delle questioni funzionali, la complessità e la mirabile capacità tecnica rendono inscindibile il significato dall’ispirazione e dall’abilità artigianale.

Il pavimento della crociera di Santa Maria del Fiore, a Firenze

Il pavimento della crociera di Santa Maria del Fiore, a Firenze

Generalmente impeto decorativo e urgenza di significato portano a risultati differenti, persino opposti. La via della decorazione sceglie sulla base del gusto e non del significato. Il compiacimento estetico fine a se stesso, le opere citazioniste, la coazione a ripetere di un artigianato stucchevole e oleografico – ma anche quello che scimmiotta il contemporaneo –, l’oggettistica da chiesa prodotta in modo seriale, non creano spostamento alcuno, alcuno invito al cammino. D’altro canto il significato in sé non basta a giustificare l’opera. Essere credenti ispirati non serve a nulla per realizzare opere potenti, anche nel sacro. La bellezza non nasce dalla fede. Sono la capacità della forma e il talento le componenti essenziali che poi, se incontrano l’ispirazione, possono raggiungere risultati eccelsi.

La festa. Il Perdono di Assisi, quella «porta per il Paradiso» nella Porziuncola

da Avvenire

I pellegrini alla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

I pellegrini alla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

Si respira aria di Paradiso nella minuscola chiesa che è custodita all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli e che il mondo conosce come la Porziuncola. Perché l’indulgenza plenaria che san Francesco chiese al Signore e alla Vergine e che papa Onorio III gli concesse non è altro che un anticipo di Paradiso nel mondo. La cittadina umbra dove si trova questa «piccola porzione di terra» (è ciò che vuol dire Porziuncola) è pronta – come ogni anno – a vivere la festa del Perdono di Assisi che si tiene dall’1 al 2 agosto. Riconciliazione e misericordia, conversione e indulgenza plenaria sono le “bussole” dello speciale dono che il Signore elargì al santo quando nella Porziuncola Francesco lo pregò «che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe». E, a Onorio III che gli domandò per quanti anni volesse l’indulgenza, il Poverello rispose: «Padre Santo, non domando anni, ma anime».

La pala con l'annuncio del Perdono di Assisi da parte di san Francesco

La pala con l’annuncio del Perdono di Assisi da parte di san Francesco

Se quindi la Porziuncola è una «porta sempre aperta» per tutti nella quale durante l’anno è possibile ottenere ogni giorno l’indulgenza plenaria, nella festa del Perdono – che ricorre nel giorno in cui il santo annunciò l’indulgenza della Porziuncola gridando: «Voglio portarvi tutti in Paradiso» – il “miracolo” di misericordia è esteso a tutte le chiese parrocchiali del mondo. A Santa Maria degli Angeli la festa richiama ogni anno migliaia di pellegrini, giovani e meno giovani, che varcano la «porta della vita eterna» per ricevere il dono dell’indulgenza plenaria. Quest’anno la ricorrenza è contrassegnata dall’arrivo alla Porziuncola del saio delle stimmate di san Pio da Pietrelcina. Dal 29 luglio (accoglienza alle 10.45) al 2 agosto l’abito che il frate cappuccino indossava il giorno in cui ricevette le stimmate sarà accessibile alla venerazione dei fedeli.

I pellegrini alla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

I pellegrini alla Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

Il 29 luglio alle 19 inizierà il Triduo in preparazione al Perdono con le meditazioni del vescovo di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini. Mercoledì 1° agosto sarà il giorno dell’apertura della solennità del Perdono. Alle 11padre Michael Perry, ministro generale dell’Ordine dei frati minori francescani, presiederà la Messa solenneche terminerà con la processione di “Apertura del Perdono” perché da quel momento, cioè dalle 12 del 1 agosto fino alle 24 del 2 agosto l’indulgenza plenaria concessa alla Porziuncola quotidianamente si estende a tutte le chiese parrocchiali sparse nel mondo, e anche a tutte le chiese francescane. Alle 19 i Primi Vespri saranno presieduti dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, l’arcivescovo Domenico Sorrentino. Seguirà l’offerta dell’incenso da parte del sindaco di Assisi, Stefania Proietti.
La tradizionale Veglia di preghiera alle 21.15, con la processione aux flambeaux, sarà guidata da padre Giuseppe Renda, custode della Porziuncola. Il 2 agosto sono numerose le celebrazioni eucaristiche, tra cui quelle delle 9, 11 e 19 presiedute rispettivamente da Domenico Sorrentino, Luciano Paolucci Bedini e da padre Claudio Durighetto.

L'interno della Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

L’interno della Porziuncola nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi

A partire dalle 14.30 i giovani della XXXVIII Marcia Francescana, provenienti da tutte le regioni d’Italia e anche dall’estero, varcheranno la porta della Porziuncola dopo aver camminato per oltre una settimana guidati dal tema “Con un nome nuovo”. Il ministro provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, padre Claudio Durighetto, presiederà alle 19 i Vespri solenni del Perdono. Durante i due giorni di festa la Basilica rimarrà aperta l’intera giornata per permettere ai pellegrini di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

L'arrivo della Marcia francescana a Santa Maria degli Angeli per il Perdono di Assisi

L’arrivo della Marcia francescana a Santa Maria degli Angeli per il Perdono di Assisi

La festa del Perdono sarà accompagnata da una serie di eventi artistici fra musica, teatro e danza. Cinque sono gli spettacoli che si svolgeranno nel sagrato della Basilica. Domenica 29 luglio alle 21 è in programma “Gloriosus Franciscus” con Michele Placido e Anonima Frottolisti che propongono un viaggio attraverso musica e letteratura dedicato a san Francesco.
Lunedì 30 luglio alle 21 torna ad Assisi, presso il sagrato della Cattedrale di San Rufino, la grande Orchestra sinfonica russa per un concerto diretto da Leonardo Quadrini. Ad accompagnarli fra’ Alessandro (tenore) oltre a Felicia Bongiovanni (soprano), Mauro Trombetta (baritono) e Giorgia Gazzola (mezzosoprano), il Coro Lirico di Craiova e quattro cori umbri.
La Porziuncola dedica la serata di martedì 31 luglio, alle 21, alla Vergine attraverso un tributo dal titolo “In viaggio con Maria”, un percorso che si sviluppa attraverso i secoli, la musica e i versi di grandi poeti, da Jacopone da Todi ad Alda Merini. La voce recitante è di Riccardo Leonelli.
Giovedì 2 agosto alle 21 è previsto il tradizionale Concerto del Perdono, organizzato dalla Pro Loco di Santa Maria degli Angeli, con la banda musicale del Corpo della Gendarmeria vaticana.
Infine venerdì 3 agosto alle 21 la compagnia Rondine Balletto di Assisi, in co-produzione con il Teatro Stabile dell’Umbria, presenta la prima nazionale del balletto “Le due vie” che avrà come interpreti quali Anbeta Toromani e Alessandro Macario. In scena con loro l’attore umbro Rodolfo Mantovani. Le coreografie di Valerio Polverari e i testi di Padre Giuseppe Renda raccontano il cammino di ogni essere umano che solo nella riconciliazione con se stesso e con il Padre può dare senso e pace alla propria vita. Il balletto di Assisi nasce con il intento di essere ambasciatore nel mondo dello “Spirito di Assisi” attraverso il linguaggio della danza.

Roma. Papa Francesco ai chierichetti: «Chiedetevi: ‘cosa farebbe Gesù al mio posto?’»

da Avvenire

(Le foto sono di Romano Siciliani)

(Le foto sono di Romano Siciliani)

Quasi 100mila ministranti, di età compresa tra i 13 e i 23 anni, hanno incontrato oggi Papa Francesco in Piazza San Pietro. Una grande festa più che un’udienza che ha rappresentato il culmine del loro XII Pellegrinaggio internazionale che quest’anno si svolge sotto il motto: “Cerca la pace e perseguila!”, tratto dal Salmo 34,15. I ragazzi hanno accolto con grande entusiasmo Bergoglio in piazza San Pietro. E lui ha ricambiato con lo stesso atteggiamento compiendo un lungo giro tra i settori gremiti della piazza e spingendosi con la jeep fino a metà di via della Conciliazione, gremita come anche piazza Pio XII.

Il video della giornata:

“Siete coraggiosi, con questo caldo…”, ha esordito Francesco Papa, che ha poi ripreso il motto della giornata,rispondendo alla domanda di un chierichetto lussemburghese: «L’impegno concreto per la pace è la prova del fatto che siamo veramente discepoli di Gesù… La ricerca della pace comincia dalle piccole cose. Per esempio, a casa, dopo un litigio tra fratelli, mi chiudo in me stesso, facendo l’offeso, o provo a fare un passo verso l’altro? Sono pronto a domandarmi in ogni situazione: ‘Che cosa farebbe Gesù al mio posto?’. Se facciamo questo, e cerchiamo di metterlo in pratica con decisione, porteremo la pace di Cristo nella vita di ogni giorno e saremo costruttori e strumenti di pace».

Il Papa, che si è detto «pellegrino con voi che venite dal tanti Paesi del mondo», ha invitato i ragazzi e le ragazze presenti a non avere «paura di chiedere un buon consiglio quando vi domandate come poter servire Dio e le persone che hanno bisogno di aiuto nel mondo. Ricordatevi che quanto più vi donate agli altri, tanto più riceverete in pienezza voi stessi e sarete felici!».

In quando al servizio in parrocchia Francesco ha detto: “Impegnarvi nella vita parrocchiale e stare in silenzio alla presenza del Signore: così, in questo intreccio di azione e di contemplazione, si riconosce anche il disegno di Dio su di noi”. In questo modo, ha osservato ancora, “si vede quali sono i talenti e gli interessi che Dio ci mette nel cuore e come svilupparli; ma soprattutto ci si mette umilmente davanti a Dio, così come siamo, senza truccarci e senza travestirci, con i pregi e i limiti, chiedendo a Lui come meglio poter servire Lui e il nostro prossimo”.

Cercate di essere amici, con gratuità, di chi è attorno a voi, perché un raggio della luce di Gesù possa arrivare a loro attraverso il vostro cuore innamorato di Lui. Non c’è bisogno di tante parole, sono più importanti i fatti, la vicinanza, il servizio”. Ha poi detto papa Francesco, aggiungendo: “I giovani, come tutti, del resto, hanno bisogno di amici che danno un buon esempio, che fanno senza pretendere, senza aspettarsi qualcosa in cambio. E in questo modo voi fate sentire anche com’è bella la comunità dei credenti perché il Signore abita in mezzo a loro, com’è bello far parte della famiglia della Chiesa”.

Sempre rispondendo a domande dei ragazzi, ha anche sottolineato che “la fede è come l’aria che respiriamo“. “La fede ci aiuta a cogliere il senso della vita: c’è qualcuno che ci ama infinitamente, e questo qualcuno è Dio”, ha spiegato. “Non possiamo credere in Dio e pensare di essere figli unici! – ha aggiunto – Tutti siamo figli di Dio. Siamo chiamati a formare la famiglia di Dio, cioè la Chiesa, la comunità di fratelli e sorelle in Cristo”.

E poi: “Per concretizzare il comandamento dell’amore, Gesù ci ha indicato le opere di misericordia. Sono una via impegnativa ma alla portata di tutti. Basta che ciascuno di noi cominci a chiedersi: ‘Che cosa posso fare io, oggi, per venire incontro ai bisogni del mio prossimo?‘. E non importa se sia amico o sconosciuto, connazionale o straniero. Credetemi, così facendo potete diventare davvero santi, uomini e donne che trasformano il mondo vivendo l’amore di Cristo“. Certo, secondo Francesco, “ci vuole fatica per fare sempre il bene e diventare santi”, “la strada per la santità non è per i pigri, ci vuole fatica”: ma “il Signore Gesù ci ha dato un programma semplice per camminare sulla via verso la santità: il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo”.

“Il santo di oggi – ha concluso infine il papa, che viene dai gesuiti, ricordando il fondatore dell’ordine Ignazio di Loyola – da giovane soldato pensava alla propria gloria, al momento buono è stato attirato dalla gloria di Dio, e ha scoperto che lì è il centro e il senso della vita. Facciamoci imitatori dei santi; facciamo tutto per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli“.

I numeri

I partecipanti all’incontro sono stati molti di più dei 60mila previsti. Ufficialmente sono 19 i Paesi che partecipano a questa iniziativa della CIM (Coetus Internationalis Ministrantium). In prima linea la Germania, con 60mila chierichetti accompagnati dal presidente della Commissione per i giovani della Conferenza Episcopale Tedesca, il vescovo Stefan Oster, ma anche Belgio, Francia, Gran Bretagna, Croazia, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Russia, Svizzera, Serbia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, Ungheria e gli Stati Uniti e due delegazioni persino da Antigua e Barbuda. “Il mondo, segnato da populismi e nazionalismi invoca la pace a gran voce e noi vogliamo contribuire a questa causa universale a partire proprio dalle giovani generazioni perché possano vivere un mondo senza muri né barriere”, ha detto mons. Ladislav Nemet, presidente della CIM, nella conferenza stampa di presentazione.

Verso la Gmg di Panama 2019

Tante le iniziative previste per questo Pellegrinaggio internazionale che si concluderà il 3 agosto prossimo: i ragazzi vivranno, insieme ai loro vescovi, un programma molto vario, articolato in celebrazioni liturgiche e preghiere comunitarie, visite e gite, merende all’aperto, confessioni e colloqui di vita e oltre 300 luoghi di Roma ospiteranno i momenti di condivisione. Ma il culmine dell’evento resta l’incontro, sotto il cielo di San Pietro con Papa Francesco, che quest’anno coincide felicemente con la memoria liturgica di Sant’Ignazio di Loyola fondatore dei Gesuiti, ordine a cui appartiene il Pontefice. Ma avviene anche con uno sguardo rivolto al prossimo Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani e alla GMG di Panama 2019.

IDML: ecco l’inno dell’incontro di agosto del Papa coi giovani

Ecco il testo dell’inno ufficiale “made in Reggio” per l’incontro dei giovani italiani con papa Francesco dell’11-12 agosto, ‘Siamo Qui!’. Proteggi Tu il mio cammino – questo il titolo dell’inno – è stato scritto dall’Istituto diocesano di Musica e Liturgia di Reggio Emilia, diretto dal Maestro Giovanni Mareggini.

Il testo è un’invocazione di protezione verso i pellegrini, quelli che percorreranno la strada per arrivare a Roma, ma anche tutti coloro che attraversano la vita cercando di dirigere al meglio i propri passi.

Proteggi il mio cammino
(tratto dal Salmo 138 – 139)

1) Questo mio cammino, ogni sentiero,
la mia sofferenza, il riposo
li presento a Te, Maestro e Signore,
fa’ che io non ceda, mi ristoro in Te.
Fammi indossare le ali dell’aurora
Fammi raggiungere l’estremità del mare.

RIT
Non ho paura, dirigi Tu i miei passi
Non sono solo, Tu vegli su di me.
La Tua parola è il faro dei miei occhi,
sul mio cammino è luce.
Sono con Te, mi scruti e mi conosci,
proteggi Tu il cammino ed il riposo.
Ti sono note tutte le mie vie,
meravigliose le tue opere.

2) Ogni mio pensiero, le preoccupazioni,
le mie delusioni, la felicità
io le porto in me, e quando sono solo
cerco Te Gesù, portami con te.
Fammi indossare le ali dell’aurora
Fammi raggiungere l’estremità del mare.

RIT

Intermezzo
Indicami il sentiero della vita,
sia gioia piena nella Tua presenza,
dolcezza senza fine alla Tua destra

3) Strada d’amore, sentiero di pace,
abbraccio dello Spirito, libertà,
seguo Te Gesù, via diritta,
fonte di speranza, portami con Te.
Fammi indossare le ali dell’aurora
Fammi raggiungere l’estremità del mare.

RIT

Proteggi Tu il mio cammino,
meravigliose le tue opere.

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L’ISTITUTO DI MUSICA E LITURGIA
L’IDML di Reggio Emilia, nato 40 anni fa per opera di don Luigi Guglielmi sacerdote e musicista reggiano già Direttore della Caritas Diocesana a cui oggi è intitolato.
Fin dalla fondazione oltre ai compiti istituzionali di “…promuovere, al servizio della Diocesi, la formazione di animatori della assemblea liturgica e di musicisti per la liturgia…” l’equipe dell’istituto si occupa di ricercare e sperimentare nuovi linguaggi e repertori che favoriscano la partecipazione “piena attiva e consapevole” delle nostre assemblee ed in particolare dei giovani, al dito.
Tutto questo, cercando di integrare il già ricco repertorio nazionale proposto dall’ULN e i repertori di movimenti, gruppi ecc…
Tre i criteri fondamentali a cui si ispira il lavoro di ognuno dei collaboratori è che si collocano nel solco della tradizione del canto nel culto Cristiano: massima attenzione al rito, alla qualità dei testi, alla assemblea celebrante.
Si è sempre valorizzata la cantabilità delle melodie ma, al contempo, l’uso di ogni strumento, senza preclusioni, nella certezza che non esistono strumenti inutilizzabili nella liturgia ma, nel caso, utilizzi scorretti.

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