Jobvalet. Barman a Roma e addetto al marketing nel Bresciano

da Avvenire

Barman a Roma e addetto al marketing nel Bresciano

La piattaforma Jobvalet segnala le seguenti ricerche nel settore turistico:

Hotel 4 stelle a Roma seleziona barman, addetto alla prima colazione e al bar. Si richiede:
– Conoscenza fluente della lingua inglese;
– Forte orientamento al cliente;
– Disponibilità immediata.
I cv vanno inviati al seguente link:
https://www.jobvalet.com/annuncio/auream-srl_food-beverage_commis-de-bar-barista__828.

Catena alberghiera cerca addetto/a, possibilmente con esperienza, da inserire nel proprio ufficio revenue di Limone sul Garda (Brescia). Si richiede la conoscenza delle lingue tedesca e inglese, parlate e scritte. Si richiede serietà, professionalità, dinamicità e voglia di crescere. Automunito. Assunzione a tempo determinato x 11 mesi con successiva possibilità di impiego a tempo indeterminato. Inviare cv a:https://www.jobvalet.com/annuncio/bellatrix-s-r-l-_sales-marketing_revenue-yield-manager__825.

Lavoro / Kelly Services. Somministrazione, la flessibilità buona

Somministrazione, la flessibilità buona

Presente in Italia dal 1997, ma con una lunga storia a livello internazionale, Kelly Services, è stata una delle prime società ad avere ottenuto dal ministero del Lavoro l’autorizzazione a operare sul territorio nazionale. È stata proprio Kelly Services a collocare il primo lavoratore temporaneo nel nostro Paese, l’8 gennaio 1998.

In questi 20 anni, l’Agenzia ha collocato 73.466 lavoratori, attivando complessivamente 116.366 missioni. Dal 2013 a oggi, grazie al servizio di search&selection, Kelly Services ha aiutato le aziende a trovare 3.500 professionisti da inserire nel proprio organico, mentre solo nel corso del 2017 Kelly Services ha dato lavoro a 2.900 persone. Il settore più interessato è stato l’It, con una media di assunti mese del 13%. Da sempre Kelly Services supporta i professionisti nel proprio percorso di carriera, grazie ad un network di 130 consulenti specializzati presenti sull’intero territorio nazionale. Nel mondo, il gruppo Kelly occupa circa 8mila dipendenti diretti e nel 2017 ha dato opportunità di lavoro a più di 500mila professionisti.

Secondo i dati di Assolavoro, l’associazione di categoria che riunisce 46 Agenzie per il lavoro (Apl) che producono l’85% del fatturato complessivo del settore, solo nel 2017 i lavoratori assunti in somministrazione sono stati 439.373, in aumento del 24,6% sull’anno precedente. 36.300 sono, invece, i somministrati assunti a tempo indeterminato, mentre 52mila sono stati quelli assunti direttamente dall’azienda dopo essere stati selezionati da un’Agenzia. In totale, nel 2017, le persone che hanno avuto accesso ad un contratto di lavoro dipendente tramite Agenzia sono state 702mila. Inoltre, dai dati emerge che almeno un lavoratore su tre, dopo aver lavorato tramite ApL, accede a una occupazione stabile.

Le Apl rappresentano un esempio concreto di flessibilità “buona” e garantiscono ai somministrati gli stessi diritti, le stesse tutele e la stessa retribuzione dei lavoratori assunti direttamente dall’azienda presso la quale sono stati inviati in missione. Nate con lo scopo di offrire un sistema integrato di servizi a favore delle aziende e soprattutto dei lavoratori, vantano una fitta presenza sul territorio nazionale, con una rete di oltre 2.500 sportelli per mettere a disposizione le propria esperienza e il proprio know-how nei servizi di ricerca, selezione, formazione e ricollocamento professionale delle risorse umane.

La formazione è una leva e un punto di forza formidabile. Attraverso il fondo Forma.Temp, le Apl destinano il 4% delle retribuzioni erogate al finanziamento di percorsi formativi gratuiti, utili per aggiornare le competenze dei professionisti e fondamentali per offrire reali opportunità di lavoro a chi deve ricollocarsi e per i giovani che muovono i primi passi nel mondo del lavoro.

I lavoratori somministrati beneficiano, inoltre, del welfare di settore erogato da Ebitemp, che offre molteplici servizi, quali sostegno al reddito, maternità, asilo nido, piccoli prestiti a tasso nullo, tutela sanitaria, rimborsi e molto altro. Nel 2017, Ebitemp ha erogato oltre dieci milioni per le prestazioni previste dal contratto nazionale e le richieste presentate all’ente hanno registrato un aumento del 65% rispetto all’anno precedente.

Cristian Sala, Country Manager di Kelly Services Italia, dichiara: «Una fotografia che parla chiaro, quella scattata da Assolavoro: ad oggi, le Agenzie per il Lavoro sono uno dei veicoli migliori e più tutelanti per trovare un impiego. In questi anni, le Agenzie hanno garantito un lavoro dignitoso a moltissimi professionisti e hanno offerto concrete opportunità, soprattutto ai giovani. Basti pensare che, ad oggi, il 41% dei professionisti collocati da noi ha meno di 29 anni e il 44% ha tra i 29 e i 45 anni, per una media di 33 anni di età. Inoltre, il 25% dei nostri somministrati a tempo determinato ha una missione più lunga di 12 mesi, con una media di 20 mesi, mentre il 50% ha una missione più lunga di 6 mesi, con una media di 13,5 mesi. Una forma di flessibilità “buona”, che deve essere favorita per contrastare il precariato e l’illegalità, ancora fortemente presenti sul mercato italiano. Quasi tre milioni di lavoratori, infatti, vengono “assunti” in nero, senza alcuna garanzia, per non parlare di tutte le distorsioni dei servizi effettuate attraverso le cooperative, che con una “somministrazione irregolare”, non garantiscono le stesse tutele delle agenzie e offrono una retribuzione inferiore rispetto a quella prevista dai contratti collettivo di settore».

da Avvenire

Francesco a sorpresa in un quartiere di Roma per salutare un’anziana impossibilitata ad uscire di casa

La Stampa

Nuova sorpresa di Papa Francesco che oggi pomeriggio, intorno alle 18.30, si è recato in Via Alessandria, a Roma, per andare a trovare una anziana signora che conosce ma che è impossibilitata a muoversi. Il Pontefice conosce bene il quartiere: a poche centinaia di metri, in piazza Buenos Aires, c’è infatti la Chiesa argentina di Santa Maria Addolorata dove da cardinale si recava in autobus a trovare i confratelli.

 

La notizia della improvvisata papale è riportata da Dire e rilanciata dall’agenzia Sir.Il Pontefice è giunto a bordo di una Ford blu davanti al Palazzo dove, prima di entrare, ha salutato i presenti del tutto increduli di vedere arrivare all’improvviso il Papa sotto le loro case.

 

Bergoglio ha stretto la mano a tutti, ha accarezzato un bambino in carrozzina e gli ha chiesto come si chiama, ha abbracciato un uomo malato. Ad una donna  commossa che gli diceva: «Un piacere immenso Santo Padre», il Papa ha risposto: «Anche per me». Un altro signore gli ha regalato un crocifisso che è stato benedetto sul momento. L’ultimo abbraccio è per chi, avvertito all’ultimo momento, è sceso da un palazzo di fronte nonostante stesse male, proprio per ricevere un saluto dal Papa.

 

Francesco è andato poi a salutare la sua amica per uscire dopo un’ora. Rientrato in macchina e continuando a salutare tutti dall’auto, si è infine diretto verso il Vaticano.

Come si sono mossi gli occhi di Gesù dentro la luce solare? Quale traccia del Padre è stato capace di cogliere dentro le cose create?

Quale possibilità di parlare di lui con efficacia ne ha tratto? Il primo a scrivere il vangelo è stato Marco. Egli non ha dedicato all’insegnamento di Gesù tanta attenzione quanto i suoi due colleghi Matteo e Luca. Le parabole da lui riportate sono dunque particolarmente preziose. Tra esse si trova quella del seme che cresce da solo (4,26-29). Gesù la apre parlando del Regno di Dio, cioè di tutto l’impegno che Dio mette in campo per liberare l’uomo dal male. Da ciò che succede in campagna, il Maestro ha potuto indicare che l’azione di Dio per sgominare il male è segreta e inesorabile quanto la crescita del seme nel terreno. Bisogna fidarsi come fa il contadino. Subito dopo Gesù narra la parabola del granello di senape (4,30-32). Il seme di questa pianta è inferiore a quello di un puntino lasciato su un foglio da una matita. La partenza è modestissima, ma il risultato finale grandioso. Chi avrebbe potuto immaginare che da una cosa tanto minuscola sarebbero venuti ombra e solidità che invitano gli uccelli a nidificare? Oltre naturalmente alla gradita spezia con cui l’uomo insaporisce il suo cibo. Erbe e alberi sono per Gesù il primo alfabeto con cui si può parlare del Padre.

Avvenire

Una vita che vale non pretende un affanno continuo

Di fronte a me un folto bosco di larici e pini, fitto nel suo verde cupo, aspetta i raggi del sole del mattino che lo riscaldino dall’umidità della notte. Queste ore oscure che non fanno dormire aumentano la misura del problemi del giorno passato. Non ragionano i sogni, ma regalano soluzioni che al mattino scompaiono, si rivelano impossibili o inadatti alla nostra vita. Allora ti scopri solo nelle decisioni e vorresti quasi non avere scelta ed essere costretto a prendere l’unica strada che ti sembra vedere davanti a te. Più passano gli anni, più la via sembra stringersi e, più ti viene chiesto, meno ti sembra facile rispondere, così i piccoli malanni del corpo rendono aspro il carattere. Bisogna scoprire di ogni età la propria bellezza e saper scegliere tra ciò che si amerebbe fare, quello che ancora ci è possibile. La vita, questa cosa che non sappiamo racchiudere in confini precisi, né descrivere con parole che diano risposta certa, ci renderà interessante ogni nostro giorno fino alla sua fine se avremo saputo rispettarla. Quante volte ne gettiamo via le ore migliori, non ascoltando quello che la sua voce ci suggerisce mentre, come diceva nelle sue poesie Cardarelli, «facciamo orge di tempo». Una vita che vale non pretende un affanno continuo, un’attività senza pace, ma fermarsi ad ammirare i petali di un fiore di campo o ad ascoltare il respiro delle onde del mare, ci insegna il valore che ha ogni istante che passa. E di questo dovremmo renderei conto quando ci lamentiamo delle nostre piccole cose, dei guai di famiglia, delle difficoltà del lavoro senza guardare a chi soffre nella povertà senza limiti che troppo spesso questo tempo offre a chi perde anche il senso dell’esistenza. L’abbandono della terra, degli amici, della propria lingua, di una comunità nella certezza di trovare una civiltà migliore, spinge intere popolazioni a lasciare i luoghi dove sono nati e affrontare quel mare che spesso ingoia la loro vita. E qui nasce agli uomini di fede il problema dell’accettare o meno l’arrivo di questi profughi che cercano un futuro che in realtà neppure noi possiamo loro offrire. Fino a che punto è giusto mandare indietro le barche che gridano pietà e qual è il confine entro il quale dobbiamo accettare di perdere anche una parte delle nostre comodità per condividere la pena, il dolore di aver lasciato la propria gente senza speranza di un possibile ritorno? Quanti di noi hanno avuto i propri nonni così sofferenti per la povertà e l’incertezza di un futuro possibile, da essere pronti ad affrontare viaggi difficili per ottenere un pezzo di terra dove dar da mangiare ai propri figli. E non parlo di un tempo antico, ma dei primi mesi dopo questa nostra guerra perduta quando la politica stessa del nostro Paese incitava i più poveri a cercare lavoro anche lontano, fuori d’Italia pur di sopravvivere alla povertà del momento. Quella di oggi è un’epoca difficile da affrontare se non sappiamo, nemmeno noi popoli europei, trovare una conclusione accettabile a un problema così vasto e difficile che non ha un suo limite nella volontà politica, ma pretende un suo spazio anche nel senso profondo della pietà.
avvenire

Storia. Archimede, Siracusa riscopre il suo genio

da Avvenire

Archimede, Siracusa riscopre il suo genio

Non se n’è mai andato, ma in qualche modo è come se fosse tornato. Ritrovato. Dopo secoli di silenzio, di abbandono, di indifferenza, Siracusa sembra finalmente riscoprire e riappropriarsi del suo concittadino più illustre di sempre. A prendere coscienza del suo genio, a mostrarlo con orgoglio, a studiarlo, a promuoverlo, a farlo conoscere alle nuove generazioni. Parliamo del più grande scienziato dell’antichità, l’inventore del Pi greco, di macchine e di strumenti che usiamo ancora oggi. Parliamo di Archimede. Il “padre” di Galileo e di Leonardo. Eppure Siracusa ha incredibilmente dimenticato di onorare il suo genio nel tempo, per millenni potremmo dire – visto che Archimede è morto, ucciso da un soldato romano durante la presa di Siracusa, nel 212 a.C.. Una morte ancora avvolta dal dubbio: fu errore o delitto di stato? Come per la sua tomba, su cui persiste un atteggiamento al limite dell’imbarazzo, considerato che si continua – vox populi – a indicare come tale un sepolcro romano nel parco archeologico della Neapolis, alle Grotticelle, di due secoli dopo. Quella vera, quella che descrive Marco Tullio Cicerone nel primo secolo a.C. quand’era questore in Sicilia, non si è in realtà mai trovata. E forse mai veramente cercata.

Ad Archimede sono intitolate oggi due scuole, una piazza, ma al cui centro c’è la fontana dedicata a Diana, la dea della caccia, protettrice di Ortigia in epoca greca. Solo da qualche anno si può parlare di una riscoperta da parte della città. Come se uno spirito illuminato stesse risvegliando la sua memoria fra iniziative, mostre, pubblicazioni, nuovi monumenti, che riportano l’attenzione sullo scienziato di Siracusa e sulle sue innumerevoli e meravigliose scoperte. Una figura e delle invenzioni che Stefano Amato in Archimede di Siracusa(LetteraVentidue, pagine 96, euro 12,00) ripercorre in maniera documentata ed eclettica, dai testi antichi di Plutarco alla pellicola Assedio di Siracusa del 1960 di Pietro Francisci esportata anche in America: il tutto con l’obiettivo di dirci chi è veramente Archimede, l’«uomo in anticipo di 2500 anni».

Dal 2016 una statua di Archimede con il suo specchio ustore e lo Stomachion ai piedi accoglie i visitatori che percorrono il ponte Umbertino per entrare sull’isola di Ortigia, mentre nell’aiuola al centro di largo Calipari, alla fine di corso Gelone, è spuntata l’anno scorso la scultura di un grande Pi greco. All’ex convento del Ritiro in via Mirabella, troviamo – dopo la breve parentesi (2011-2014) dell’“Arkimedeion” – un nuovo museo: è quello dedicato a “Leonardo da Vinci e Archimede da Siracusa” voluto dalla famiglia mecena- te, Niccolai – Artisans of Florence, ha sostenuto la riproduzione delle macchine di Leonardo da Vinci e Archimede da Siracusa, tutte funzionanti nei minimi dettagli e ricostruite con procedimenti speciali: l’incontro di due geni in un’esposizione permanente curata da Maria Gabriella Capizzi, con le ricerche storiche di Gabriele Niccolai.

A 200 metri dal Teatro greco ecco poi il “Tecnoparco Archimede” dov’è possibile, attraverso un interessante percorso didattico all’aria aperta, vedere e provare le invenzioni e le macchine archimedee riprodotte in scala: un’idea nata nel 2008 e realizzata pian piano nel tempo, con passione e dedizione, dal professore Antonino Vittorio per ricordare e onorare il grande personaggio siracusano. La costruzione delle macchine è stata affidata a maestranze locali su disegni e schemi sviluppati dalla figlia, l’architetto Cinzia Vittorio, rileggendo le indicazioni di antichi scienziati e meccanici del periodo ellenistico- romano e seguendo le ricostruzioni fatte da Leonardo e da altri ingegneri vissuti fra il XV e il XVII secolo. È lei ora a occuparsi del parco, della sua promozione e della didattica, diventando di certo un interessante indirizzo per chi vuole scoprire Archimede e le sue creazioni: dalle gru alle mani ferree, dai vasi comunicanti alla vite, dalla livella alla catapulta, dalla coclea alla leva, senza dimenticare due orologi ad acqua, un torchio per la spremitura dell’uva e gli specchi ustori.

Ora una ulteriore e importante vetrina: la mostra “Archimede a Siracusa” alla Galleria Montevergini (fino al 31 dicembre del 2019, catalogo Giunti), ideata dal Museo Galileo di Firenze e prodotta da Civita con Opera Laboratori Fiorentini e la collaborazione di UnitàC1 e dell’Inda (Istituto nazionale del dramma antico di Siracusa). L’esposizione – curata da Giovanni Di Pasquale con la consulenza scientifica di Giuseppe Voza e Cettina Pipitone Voza – dà ai visitatori, ai cittadini e alle migliaia di turisti che soprattutto nei mesi estivi affollano l’isolotto di Ortigia, l’occasione unica, di conoscere da vicino e in maniera inusuale una delle più geniali figure dell’intera storia dell’umanità. Un articolato percorso di approfondimento interattivo presenta oltre venti modelli funzionanti di macchine e dispositivi che la tradizione attribuisce ad Archimede. Ma a colpire è soprattutto una visione multimediale a 360 gradi, che conduce il visitatore in un vero e proprio viaggio nel tempo, a “immergersi” nella città di Archimede, nel terzo secolo avanti Cristo. Una ricostruzione spettacolare e filologicamente accurata mostra alcuni degli edifici simbolo (dal Castello di Eurialo al Teatro Greco e al tempio di Atena) che fecero di Siracusa, capitale della Magna Grecia, uno dei più importanti centri del Mediterraneo anche dal punto di vista artistico e culturale. Una serie di animazioni progettate da Lorenzo Lopane e realizzate con gli allievi dell’Inda rendono viva la presenza degli antichi siracusani e tra loro del grande scienziato.

Emerge così l’importanza della città e del contesto, troppo spesso trascurato, in cui si è formata la personalità di Archimede. Basata sulle fonti storiche e archeologiche, una suggestiva narrazione (disponibile in quattro lingue e affidata in italiano alla voce di Massimo Popolizio), consente di seguire gli eventi che portarono, sul finire della seconda guerra punica, allo scontro con Roma. Le sorprendenti macchine da guerra ideate da Archimede e messe in atto nella battaglia scoppiata nelle acque di fronte a Ortigia, diventano le protagoniste della parte terminale del viaggio, che si conclude con l’uccisione del «gigante della scienza dell’Antichità», come lo definisce lo studioso ed ex soprintendente ai Beni culturali e archeologici di Siracusa, Giuseppe Voza. Così dopo le celebrazioni dello scorso anno di “Siracusa 2750”, ecco che il 2018 – lo dice il neosindaco Francesco Italia – può certamente essere «l’anno di Archimede». Finalmente. Dopo due millenni. Come un ritorno a casa. Da profeta.

Afghanistan. Terroristi senza pietà: attaccata una scuola per ostetriche

Militari afghani nella zona dell'attacco a Jalalabad: sullo sfondo il fumo dell'esplosione seguita all'attacco terroristico (Ansa)

Militari afghani nella zona dell’attacco a Jalalabad: sullo sfondo il fumo dell’esplosione seguita all’attacco terroristico (Ansa)

Un commando di uomini armati ha attaccato una scuola per ostetriche a Jalalabad, nell’Afghanistan orientale. Il bilancio provvisorio dell’assalto, durato sei ore, è di almeno cinque morti e otto feriti. “L’attacco ha colpito il nostro centro di formazione per ostetriche“, ha confermato il portavoce del ministero della Salute provinciale, Inamullah Miakhil. Tra studenti e insegnanti, nel centro erano presenti poco meno di 70 persone.

Anche Ehsan Niazi, che lavorava nel dipartimento del Lavoro e degli Affari Sociali vicino alla scuola, ha raccontato di aver visto una colonna di fumo uscire dall’edificio. “Dopo la prima esplosione ne ho sentite altre tre e ho visto tre aggressori precipitarsi nella strada che portava al dipartimento“, ha detto. Un altro testimone, che ha preferito restare anonimo, ha aggiunto di aver sentito diversi colpi d’arma da fuoco. “Ho sentito sparare e ho visto assalitori che sparpagliano mine. Le forze afghane poi le stanno disinnescando”.

Secondo il portavoce del governatore di Nangarhar Attaullah Khogyani, l’esplosione è avvenuta alle 11.30 (intorno alle 8.30 italiane). “A questo punto, tre feriti sono stati mandati in ospedale, diverse ostetriche sono state salvate”, ha aggiunto senza specificare la natura dell’attacco. Jalalabad, la capitale regionale dell’Est, è spesso teatro di attacchi perpetrati dai taleban o dal Daesh che da tempo ha messo radici nella zona arruolando fuoriusciti dalle file dei taleban.

L’ultimo assalto era datato 11 luglio, contro un edificio del Dipartimento della Pubblica Istruzione.L’operazione, che non era stata rivendicata, era stata segnata da uccisi vittime. Il giorno prima, un attacco suicida del Daesh su un convoglio di servizi di intelligence afghani aveva ucciso 12 persone, per lo più civili incendiati in una stazione di servizio scatenata dall’esplosione.

Avvenire