CONVEGNO CEI Scuola: don Sala, “è un mondo missionario, luogo in cui si incontrano i giovani”

“Mondo missionario, Chiesa in uscita, luogo in cui si incontrano i giovani, quelli vicini e quelli lontani”. Così don Rossano Sala, segretario speciale del Sinodo, ha definito la scuola che “a volte è anche l’unica esperienza di chiesa che i ragazzi fanno entrando in contatto con persone che hanno un mandato come gli insegnanti di religione”. “La scuola è il primo ambiente citato dai giovani come luogo di incontro, perché è lì che passano la maggior parte del loro tempo”, ha spiegato facendo riferimento alle risposte al questionario inviate come contributo al documento preparatorio del Sinodo. “I giovani chiedono alla Chiesa una svolta relazionale, in quanto la mancanza di relazioni induce a fuggire”, ha detto don Sala intervenendo al Convegno nazionale dei responsabili diocesani e regionali della pastorale della scuola e dell’Irc. “La Chiesa – ha scandito – è sollecitata ad offrire una controcultura profetica della buona relazione”. E su questa frontiera, ha osservato il sacerdote, “gli insegnanti di religione sono in prima linea”. “I ragazzi – ha aggiunto – chiedono una qualità degli adulti, ci dicono che non sono le dottrine a cambiarli, ma narrazioni di vita vissuta: per questo chiedono un confronto con persone credibili”. Secondo don Sala, dunque, occorre “prendere coscienza della distanza, fare un ponte, costruire legami, fare il primo passo, senza aspettare che sia l’altro a venire da noi”. “C’è bisogno – ha concluso – non di una Chiesa ospitale, ma che sappia andare e in questo senso la scuola è un mondo missionario, è Chiesa in uscita”.

sir

Enzo Bianchi: Gaudete et Exsultate aiuta il cammino ecumenico

Papa Francesco riceve in udienza Enzo Bianchi (Foto d'archivio)

Un documento che può aiutare l’ecumenismo, perché pone al centro la domanda essenziale per tutti i cristiani, quella sulla santità. Enzo Bianchi, sottolinea così – in un’intervista a Vatican News – il significato profondo dell’Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate. Per il fondatore della Comunità Monastica di Bose, grande merito del documento di Papa Francesco è quello di farsi comprendere da tutti su un tema così decisivo come la chiamata universale alla santità.

R. – Mi sembra importante che Papa Francesco abbia posto ai cristiani la domanda essenziale e cioè se loro hanno davanti a sé come obiettivo la santità, non come qualcosa da acquistare, ma come dono che il Signore vuole fare ai cristiani attraverso la vita battesimale e poi attraverso tutta la vita cristiana di sequela. E in questo, mi sembra che la novità di questa Esortazione è che il Papa parla della “santità della porta accanto”, usa questa formula, per parlare della santità di tanti sconosciuti, di tanti cristiani quotidiani che non sono molto visibili, non si impongono per grandi azioni eroiche ma che quotidianamente a caro prezzo della carità vivono il Vangelo e lo vivono concretamente.

Possiamo dire che anche su questo tema, la “santità della porta accanto”,  Francesco si richiama fortemente al Concilio Vaticano II, alla Lumen Gentium in particolare?

R.- Certamente là è il fondamento laddove si dice la “universale chiamata alla santità”, perché la santità non è riservata a quelli che un tempo venivano canonizzati e soltanto loro che erano i religiosi, i monaci o il clero. No, la santità è veramente quotidiana, è qualcosa che tutti i cristiani possono ottenere da Dio come dono, certo collaborando con la loro disponibilità alla sequela di Cristo. E il Papa ricorda questo in una maniera che è comprensibile da tutti! Non è un trattato sulla Santità. Non sono delle parole difficili da comprendere. Le può comprendere un cristiano dell’Africa, come un cristiano dell’Europa come un campesinos. Tutti possono capire questa chiamata alla santità questo dono che Dio fa e lo fa attraverso la vita quotidiana nell’amore. Perché poi, quello che Francesco mette in evidenza è che se è una santità senza amore, senza questa partecipazione a quelle che sono le sofferenze, i dolori del mondo, allora questa è una santità astratta, che rischia di essere da manuale ma che non è la santità cristiana.

“ Francesco spiega la santità cristiana in un modo comprensibile a tutti ”

Le Beatitudini sono il cuore dell’Esortazione di Papa Francesco. Come farle diventare vita quotidiana?

R. – Basta ricordare che le Beatitudini non sono quel che si dice normalmente, un dire la beatitudine, la felicità di persone eroiche. E’ invece la felicità di quelle persone che ogni giorno fanno la loro battaglia, combattono per essere poveri anche nel cuore, per essere miti nei rapporti con gli altri, per essere uomini di pace all’interno delle loro famiglie e delle situazioni umane. Quelli che sono perseguitati e che non minacciano vendetta e che continuano a mantenere uno spirito che è quello davvero di Cristo povero. Le Beatitudini sono quelle che proclamano che Gesù Cristo è il Beato per eccellenza: Lui è il povero per eccellenza, Lui è il mite! Quindi, il cristiano  attraverso le Beatitudini ha un cammino di conformazione a Cristo che non trova certamente così sintetizzato in altre pagine del Vangelo o della Scrittura.

Un documento come questo può aiutare il cammino ecumenico?

R.- Forzatamente, perché io sono convinto che l’ecumenismo si nutre certamente di relazioni tra le Chiese ma, come diceva un grande ecumenista all’inizio del secolo scorso, l’ecumenismo è quel cammino che si deve fare all’interno di una ruota: dal cerchio verso il centro! Se i cristiani, dalle varie Chiese vanno verso il centro che è Gesù Cristo, sempre più conformi a Lui, si sentiranno sempre più vicini come i raggi della ruota sono percorsi che portano ad avvicinare quelli che stanno sul cerchio sempre più al centro. E più vicini troveranno più unità, più comunione.

vaticannews

Scuola: Corte dei Conti, sì al rinnovo del contratto

– La Corte dei Conti ha certificato l’ipotesi di rinnovo del contratto del comparto del settore Istruzione e Università – che comprende Scuola, Università, Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), Ricerca – siglata il 9 febbraio. La certificazione riguarda l’attendibilità dei costi quantificati per il rinnovo del contratto e la compatibilità con le risorse disponibili. A breve seguirà la firma definitiva del nuovo contratto collettivo nazionale da parte dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) e le Organizzazioni sindacali: per circa 1,2 milioni di dipendenti entreranno così in vigore le novità previste dal nuovo contratto. “Siamo molto soddisfatti per il traguardo raggiunto – commenta la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli
– che ci consente di dare il giusto riconoscimento professionale
ed economico, dopo oltre 8 anni di attesa, a tutti coloro che lavorano con passione e serietà nel comparto della conoscenza”.(ANSA).

Il Papa in Puglia sulle orme di don Tonino Bello

Don Tonino Bello

“La visita di Papa Francesco alla Chiesa di Ugento – Santa Maria di Leuca e la sua sosta orante sulla tomba del servo di Dio don Tonino Bello è un dono inatteso e speciale”, un tributo a un testimone fedele del Vangelo, una “figura emblematica”, che ha reso “la Chiesa più vicina alla gente”. Con queste parole don Beniamino Nuzzo, rettore del Seminario vescovile di Ugento, commenta l’attesa per l’arrivo del Pontefice, che venerdì sarà ad Alessano, paese natale di mons. Tonino Bello, per una preghiera privata sulla tomba del presule e per in contrare i fedeli, e a Molfetta, diocesi di cui è stato vescovo il servo di Dio, per la concelebrazione eucaristica.

Don Tonino educava all’entusiasmo

Vicerettore dal 1958 e rettore dal 1976, don Tonino Bello stesso guida il Seminario vescovile di Ugento, anni fondamentali che mettono a nudo ulteriormente le sue capacità educative e pastorali, il suo impegno senza sosta, la sua cultura senza confronti. Per “molti ragazzi e adolescenti”, ricorda don Beniamino Nuzzo, “gli anni vissuti in seminario furono un’esperienza speciale, possiamo dire rivoluzionaria”, durante la quale “l’oggetto principale dell’insegnamento fu uno stile di vita”, “l’educazione all’entusiasmo”, che è il “frutto prezioso di un’esistenza vissuta pienamente in Dio”. Da Tonino, ricorda ancora l’attuale rettore del Seminario vescovile di Ugento, abbiamo appreso che il vero “credente è l’uomo dalle mani aperte, perché non trattiene mai nulla e nessuno; è l’uomo dalle mani protese, perché ha il colpo d’occhio per vedere e soccorrere le necessità, i bisogni e le sofferenze di ogni uomo”.

Essere protagonisti della vita ed evitare una fede senza sfide

“Don Tonino è stato un uomo, un cristiano, un sacerdote e un vescovo speciale – sottolinea il rettore – perché speciale è stato il suo amore a Cristo, alla Chiesa, all’uomo, soprattutto al povero, emarginato, ultimo, a colui che non ha voce, dignità, diritti, alle pietre di scarto”. “Don Tonino – aggiunge – ci ha sempre insegnato a rifuggire da una fede senza sfide”. E le “variegate tentazioni della logica del mondo vecchio, da cui il prete deve stare in guardia”, prosegue don Beniamino, “ce le ricorda spesso e con coraggio anche Papa Francesco: ricchezza e vanità sono le due tentazioni dalle quali devono guardarsi vescovi e preti”.

“ Ci ha sempre insegnato a rifuggire da una fede senza sfide ”

Suonava la fisarmonica e parlava della bellezza del Creato

Don Beniamino Nuzzo conosce don Tonino Bello durante l’esperienza estiva del pre-seminario di Tricase Porto, nel 1971, rimanendo colpito del suo modo gioioso e raccolto di pregare al mattino. “Era commuovente – ricorda nell’intervista – quando ci parlava del Creato”, magari “la sera durante la preghiera del rosario” o quando qualche volte ci portava “in barca e suonava la fisarmonica”, invitandoci “a contemplare la luna”. Per motivi familiari, don Beniamino Nuzzo ritarda l’ingresso in Seminario, mantenendo, tuttavia, i contatti con don Tonino. “Ora i disegni di Dio – conclude – mi hanno portato a essere il rettore del Seminario di Ugento, ormai da sei anni. E qui ancora tutto parla del genio umano di don Tonino”.

vaticannews

La ricorrenza. Cinture di sicurezza, da 30 anni un obbligo per la vita

L'immagine di una campagna per la sicurezza stradale

L’immagine di una campagna per la sicurezza stradale

L’11 aprile del 1988 arrivava in Gazzetta Ufficiale il decreto che disciplinava, a partire poi dal 26 aprile successivo,l’obbligatorietà delle cinture di sicurezza nelle auto degli italiani. Entrava così in vigore la legge 111 del 18 marzo 1988 che introduceva anche nel nostro Paese l’obbligo di installare e di usare le cinture di sicurezza di tipo omologato a bordo dei veicoli. In effetti l’applicazione del decreto attuativo lasciò allora ancora 12 mesi di tempo per adeguare tutte le auto immatricolate dopo il primo gennaio 1978, in quanto la scadenza definitiva venne fissata dall’allora ministro dei Trasporti Giorgio Santuz, come previsto dalle norme, per il 27 aprile del 1989. La loro introduzione ha fornito un importante contributo al miglioramento della sicurezza sulle strade, visto che è stato calcolato che da sole – senza l’aiuto aggiuntivo degli airbag – hanno negli anni salvato il 27%-28% delle persone coinvolte in incidenti altrimenti mortali.

Un po’ di storia…

L’invenzione delle cinture di sicurezza invece di anni ne compie 60, ed è merito dell’impegno di Volvo che, appunto nel 1958, fece sviluppare all’ex ingegnere aeronautico Nils Bohlin il primo modello a tre punti, ma anche ad un progetto della Vattenfall, la compagnia elettrica nazionale svedese, che fece progettare e utilizzare le cinture diagonali per proteggere i suoi dipendenti. Come riferisce il magazine statunitense Road and Track, Vattenfall aveva in quel periodo un grosso problema, cioè il tasso di mortalità della sua forza lavoro a causa di incidenti automobilistici. A quel tempo la compagnia disponeva di 1.500 veicoli gestiti direttamente e i dipendenti ne usavano altri 15.000 personali. Il compito di rendere più sicure le vetture dei dipendenti venne affidato a due ingegneri della compagnia elettrica, Bengt Odelgard e Per-Olof Weman. Sulla base di ricerche dell’US Air Force, Odelgard e Weman giunsero alla conclusione che un cintura diagonale, piuttosto che quella semplice addominale, avrebbe migliorato notevolmente la sicurezza.

Nel 1956, Vattenfall iniziò a dotare le proprie auto di cinture di sicurezza diagonale (detta anche a due punti). Si trattava, va specificato, di sistemi molto diversi dagli attuali, con cinture fisse (prive cioè degli attuali arrotolatori e soprattutto del moderno pretensionatore che entra in funzione al momento dell’impatto) e posizionate all’altezza dello sterno. L’invenzione venne notata dal nuovo capo di Volvo, Gunnar Engellau su segnalazione di Stig Lindgren, un medico consulente dell’azienda. Convinto della funzionalità delle “Vattenfall Seat Belts”, Engellau nel 1958 collocò per lo sviluppo di questo innovativo progetto Nils Bohlin, un ex ingegnere aeronautico, a capo della sicurezza di Volvo. Bohlin sviluppò rapidamente la soluzione creata dalla compagnia energetica e – combinando la cintura addominale usata negli aerei con quella diagonale inventata da Odelgard e Wemana – realizzò la cintura di sicurezza a tre punti da cui derivano quelle attuali.

La cintura di sicurezza a tre punti fu introdotta per la prima volta da Volvo tra il 1958 e il 1959 su PV544 e Amazon e, sorprendentemente, la Casa che pur deteneva il brevetto del modello a tre punti, autorizzò altri costruttori concorrenti a usare gratuitamente questo sistema sapendo che avrebbe contribuito a salvare un grande numero di vite umane.

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Dibattito. Che fine hanno fatto gli intellettuali?

Il famoso dipinto di Mario Mafai del 1954 dal titolo: “Il caffè degli intellettuali”

Il famoso dipinto di Mario Mafai del 1954 dal titolo: “Il caffè degli intellettuali”

Che fine hanno fatto gli intellettuali, oggi, nel nostro paese? Qual è il loro ruolo nel dibattito pubblico? E, più specificamente, che spazio c’è per i filosofi in questo quadro? Si tratta certamente di domande complesse. Esse tuttavia debbono essere poste, perché oggi è radicalmente cambiato il modo in cui la cultura può incidere nella mentalità comune. Soprattutto sono mutate le forme in cui la cultura stessa può essere comunicata e diffusa. Più ancora: è diversa la percezione del suo ruolo nella società. Un primo sintomo è dato proprio dall’imbarazzo nell’uso di certe categorie. Di “intellettuali” si parla con sospetto, o con un mezzo sorriso. Quanto ai filosofi, essi da sempre sono considerati l’immagine dell’astrattezza. Ciò si ripropone a maggior ragione, oggi, in Italia: in un paese nel quale un rapporto proficuo fra le varie componenti della società, in vista del bene comune, si è ormai disgregato; in una realtà in cui le varie categorie, economiche o professionali, sono state oggetto di delegittimazione e si sentono in conflitto con le altre. È l’applicazione dell’antico motto “ divide et impera”. Ma si tratta di un’arma a doppio taglio: chi fa questo gioco, alla fine ne viene anche lui travolto, vittima della stessa delegittimazione che vuole infliggere.

A dispetto di ciò, tuttavia, la filosofia in Italia è ben viva. Lo dimostrano vari filoni di ricerca, che interagiscono con il dibattito internazionale. Pensiamo per esempio al cosiddetto “Italian Thought” proposto e sviluppato da Roberto Esposito. Pensiamo al filone del “nuovo realismo”, nato come correttivo a un’idea di «interpretazione » spinta fino al proprio stesso dissolvimento. Pensiamo alla riflessione di Emanuele Severino, che sfida l’approccio metafisico sul suo stesso terreno. Pensiamo a quelle ricerche che recuperano e declinano in modi nuovi concetti e autori del passato (come accade con il tomismo analitico, con la filosofia della relazione, con la ripresa di alcuni temi centrali della tradizione umanistica). Pensiamo alle etiche applicate, che offrono orientamenti di fondo a decisioni concrete. E tuttavia, proprio in questo quadro, il riconoscimento del contributo di chi riflette, di chi fa un “lavoro intellettuale” (come una volta si diceva), sembra essere venuto meno. E proprio quando esso sarebbe più utile: in un momento cioè, come il nostro, di grande confusione civile e sociale. Gli uomini politici, infatti, non sembrano avere più bisogno di prospettive e di consigli critici, perché ciò che serve loro sono soprattutto buoni comunicatori, capaci di seguire i mutevoli gusti del pubblico. Ma non servono a molto neppure le opinioni degli opinionisti: tanto più che solo il 20% degli italiani legge regolarmente un giornale. Oggi, poi, le opinioni sono tutte sullo stesso piano, indipendentemente dalle competenze che uno ha. Ognuno può essere un opinionista. È sufficiente che abbia l’accesso a un Social per esprimersi ed essere gratificato da un “mi piace”.

Insomma: serve ancora ragionare, argomentare in maniera competente, serve sapere come altri lo hanno fatto, serve imparare dal passato? Serve analizzare i problemi, porci di fronte ai grandi dilemmi della vita con una visione di fondo, proporre strategie di lungo termine, confidare ancora nel buon senso e nell’intelligenza delle persone? Certo che sì: visto che l’opinione pubblica non è affatto composta da stupidi. Vanno semmai cambiate le forme in cui questo contributo viene offerto. Non si tratta solo di mutare stile di comunicazione: è una questione di contenuti. Basta con gli intellettuali “organici”, quelli almeno superstiti, che solo per abitudine qualcuno ancora ascolta. Basta con coloro che ritengono che sia sufficiente una bella immagine, o un’efficace presenza in un talk show, per essere seguito. Si tratta invece di far sì che la cultura sia messa davvero al servizio dello sviluppo del paese, e di mostrare concretamente i modi in cui ciò può avvenire. Si tratta d’integrare nella coscienza civile il contributo di sviluppo e di ricerca di coloro che lavorano sulle questioni di fondo, senza isolarli e senza permettere loro d’isolarsi in comode torri d’avorio. Condannare questo contributo all’irrilevanza, infatti, è uno spreco per l’intera società.

avvenire

Dal Brutto Anatroccolo al Piccolo Principe: i «classici» rivisitati

La fiaba è quella classica e arcinota scritta da Hans Christian Andersen, pubblicata per la prima volta l’11 novembre 1843. In questa versione pubblicata da Uovonero, Il brutto anatroccolo (18 euro) ha però molto altro da raccontare considerando che questo editore ha nel proprio dna un’attenzione particolare a chi ha difficoltà di lettura di vario genere.

Ultima uscita della collana “I pesci parlanti”, che raccoglie fiabe rivolte ai bambini che hanno voglia di leggere ma per qualche motivo faticano a farlo, Il brutto anatroccolo, come tutti quelli della serie, si presenta come un volume robusto, dalla pagine cartonate con una particolare sagomatura che lo rende facile da sfogliare. Sulla pagina di destra le preziose tavole di Arianna Papini sceneggiano con tenerezza e poesia la fiaba dell’anatroccolo ripetutamente bullizzato da chi ne avverte e disprezza solo la diversità, mai la sua unicità. Nelle pagine di sinistra un testo sintetico in maiuscolo si accompagna alla traduzione nel sistema di simboli PCS (Picture Communication Symbols). Tutto a cura di Enza Crivelli. Dello stesso editore vanno segnalati i pregevoli libri diCamilla – la collana di Albi Modificati Inclusivi per Letture Liberamente Accessibili ), riproposizioni di albi illustrati già noti e apprezzati, identici agli originali con l‘unica differenza rappresentata dal testo, ad alta leggibiltà e arricchito dei simboli WLS. Dai 3 anni

È ormai un classico anche Il piccolo Principe, la storia dell’incontro tra un pilota, precipitato con il suo aereo nel deserto del Sahara, e un bambino arrivato da un altro pianeta. Raccontato dall’autrice francese Agnès de Lestrade e illustrato dall’artista argentina Valeria Docampo, un sodalizio professionale più che collaudato, arriva in libreria grazie all’editore Terre Di Mezzo, una nuova riscrittura del capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry che da oltre settant’anni appassiona un pubblico senza età.

Un albo malinconico e scenografico sul mistero dell’amore e dell’amicizia, sulla necessità di legami profondi e autentici tra le persone. Con il suo tratto inconfondibile, Valeria Docampo porta il lettore in un mondo onirico, dove le forme sono sinuose e i colori morbidi e vivaci. Una fiaba moderna da condividere con i più piccoli. Dai 5 anni

Immaginare è un po’ come sognare. Tutto come per magia può concretizzarsi. Si può accendere il sole per risarcirsi dal vento impetuoso e dalla neve che gela le dita. Si può giocare, ridere e ballare con un amico immaginario, fare l’altalena su uno spicchio di luna in mezzo alle stelle e poi ruggire come una tigre.

La bimba protagonista di questo albo illustrato ha una fantasia sterminata al punto che per qualsiasi situazione o qualsiasi problema ha pronto uno scatto d’immaginazione. Scritto dall’autrice olandese Mieke van Hooft, Io sono una tigre (Clavis edizioni; 14,95 euro) è un inno al potere dell’immaginazione. Marieke van Ditshuizen ha tradotto in immagini il testo pensando a quel che dicono e fanno i suoi figli quando giocano. Vivian Lamarque infine ha ritrasformato a sua volta i disegni in parole di poesia. Per bambini sognatori dai 5 anni in su.

avvenire

Dichiarazione dei redditi. Trenta milioni di modelli precompilati: ecco le novità

Trenta milioni di modelli precompilati: ecco le novità

Dichiarazione dei redditi, scatta l’ora X per i modelli pre-compilati. Dal 17 aprile i cittadini possono visualizzare via web i modelli predisposti dall’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con il partner tecnologico Sogei. Circa 30 milioni di moduli, con oltre 1 miliardo di dati già inseriti dal fisco. Molte le novità. Per la prima volta sono inserite le spese sugli asili nido e c’è la possibilità di fare modifiche con una compilazione assistita sul web. Ma cambiano anche alcune norme: dal sisma bonus agli sconti per i celiaci, dalle norme per gli affitti brevi a quelle su asili e welfare aziendali, fino alla scomparsa del contributo di solidarietà del 3% che siapplicava ai Paperoni sopra i 300 mila euro di reddito.

L’avvio della precompilata è accompagnato, per la prima volta, anche dall’ operazione “consapevolezza fiscale” sull’utilizzo delle proprie tasse. Chi accede alla propriapagina telematica del fisco scoprirà come le tasse pagate lo scorso anno sono state spacchettate tra le diverse voci del bilancio statale: quanto è andato alla sanità e quanto alla scuola, quanto alla previdenza e quanto a pagare il debito pubblico. L’Agenzia delle Entrate – con l’ausilio della Sogei – preme sempre di più il pedale dei servizi telematici, ai quali si accede anche con la password telematica della Pa “Spid”. I 30 milioni di dichiarazioni saranno sia modelli 730 (20 milioni) sia modelli redditi (10 milioni). Ma già si pensa ad superare le vecchie modalità di compilazione e invio, strutturando dichiarazioni precompilate anche per le partite Iva.

Per la prima volta ci sarà la possibilità di una guida telematica per modificare e correggere i dati delle detrazioni fiscali, magari inserendo spese mediche che non sono state contabilizzare. Ma chi non ha ancora la password si deve affrettare a richiederla, visto che una metà del codice viene spedita a domicilio e richiede tempo. Il cittadino che sceglie il “fai-da-te” fiscale non può inoltre prescindere dalle molte cose da sapere tra nuovi sconti e norme. Ecco le principali novità.

IL NUOVO CALENDARIO Il 730, anche nella forma della precompilata, allunga da subito i tempi di consegna: l’invio sarà possibile dal 2 maggio al 23 luglio. Per il modello Redditi si va dal 10 maggio al 31 ottobre.

AFFITTI BREVI, DA CEDOLARE A TASSA AIRBNB Si estende agli affitti brevi sotto i 30 giorni la cedolare secca, ma solo peri contratti dal primo giugno 2017. La dichiarazione dei redditi, poi, tiene conto dell’arrivo, sempre da giugno, della ritenuta del 21% che viene fatta dagli intermediari (anche quelli deiportali on line come Airbnb) sugli affitti brevi.

SISMA-BONUS Cambia e aumenta lo sconto sugli interventi dimessa in sicurezza contro i terremoti, ma solo se migliora la classe di rischio. La detrazione del 50%, da spalmare in 10 anni, sale al 70% se si scende di una classe di rischio e all’80% se il calo è di due “gradini”. Più alto ancora lo sconto, rispettivamente al 75 e 85%, se i lavori riguardano edifici condominiali. Si considerano anche le spese fatte per la classificazione e la verifica sismica.

ECOBONUS Rimane la detrazione 65%, sempre da applicare in10 rate annuali. Lo sconto fiscale sale al 70% nel caso di interventi sull’involucro del palazzo e al 75% per quelli che migliorano la prestazione energetica superando alcuni standard.

WELFARE AZIENDE E PREMI RISULTATO Sale da 2.000 a 3.000euro il limite dei premi di risultato da assoggettare a tassazione agevolata. Il limite è innalzato a 4.000 euro se l’azienda coinvolge pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro.

SPESE ASILI E SCUOLE PRIVATE È aumentato a 717 euro lasoglia per la detrazione al 19% delle spese sostenute perl’iscrizione a scuole d’infanzia, elementari,medie e superiori.

UNIVERSITÀ E DISTANZE Il requisito della distanza di 100chilometri, previsto per fruire della detrazione del 19 percento dei canoni di locazione pagati dagli studentiuniversitari, vale anche se l’Università è situata all’internodella stessa provincia ed è ridotto a 50 chilometri per glistudenti residenti in zone montane o disagiate

ALIMENTI SPECIALI Sono detraibili le spese sostenute perl’acquisto di alimenti a fini medici speciali previsti daun’apposita tabella del ministero della Sanità, riguarda – adesempio – i ciliaci. Esclusi di lattanti.

ADDIO CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ SUI PAPERONI Scompare ilprelievo del 3%, il “contributo di solidarieta”, introdottodal governo Monti sui redditi superiori a 300 mila euro.

ART.BONUS Dal 27 dicembre 2017 l’art bonus si estende anche per le donazioni a istituzioni concertistico-orchestrali, a teatri nazionali e di rilevante interesse culturale, ai festival, ai centri di produzione teatrale e di danza.

5 PER MILLE Da quest’anno è possibile destinare una quota pari al cinque per mille della propria imposta sul reddito a sostegno degli enti gestori delle aree protette.

avvenire