Bullismo. «Sei grassa». Dodicenne picchiata a scuola

Allarme bullismo tra i giovanissimi

Allarme bullismo tra i giovanissimi

«Sei grassa». Da qualche tempo per una dodicenne di una scuola media di Augusta (Siracusa), andare a scuola era diventato un inferno. Le prese in giro, da parte di un compagno di classe, erano all’ordine del giorno finché la situazione non è degenerata e dalle parole offensive il bullo è passato alle mani. La ragazzina è stata colpita ripetutamente da pugni in faccia ed è dovuta ricorrere alle cure del Pronto soccorso. Il fatto è avvenuto nei giorni scorsi, in classe, davanti agli altri compagni e all’insegnante di sostegno, che ha subito chiamato la mamma dell’alunna aggredita. La famiglia della ragazzina ha sporto denuncia ai carabinieri che hanno informato l’autorità giudiziaria.

«Un caso al giorno»

La recrudescenza di episodi di bullismo a scuola, preoccupa chi lavora nel campo della prevenzione del bullismo. Nel suo ultimo rapporto sul fenomeno, Telefono azzurro segnala «una media di un caso al giorno di bullismo», intercettato dagli operatori della linea telefonica dedicata ai minori 19696. «Le segnalazioni di episodi di bullismo e cyberbullismo – si legge in una nota – riguardano il 10% delle richieste di aiuto rivolte a Telefono Azzurro e provengono per la maggior parte dal Nord (il 46%), il 31% dal sud e isole, dal centro il 23. Addirittura il 35% degli studenti dichiara di essere stato oggetto di bullismo psicologico a scuola».

Ancora baby gang

Intanto, a Napoli si è verificato un altro caso di violenza riconducibile a baby gang. Alcuni adolescenti, armati di coltelli, si sono sfidati davanti ad una scuola di Pozzuoli. Identificati e sottoposti a controllo un 14enne di Giugliano in Campania, due 13enni di Pozzuoli e un 14enne sempre di Pozzuoli, tutti appartenenti allo stesso gruppo. I primi tre sono stati trovati dai carabinieri in possesso di coltelli a serramanico con lame di 9 e 7 centimetri. Due i gruppi che si sono fronteggiati per intimidirsi mostrando le armi. La scena ha allarmato un cittadino che non ha esitato a chiamare il 112. I carabinieri di Licola, nonostante i ragazzi si fossero allontanati, sono riusciti a rintracciarne tre a poche centinaia di metri. Un ragazzo è stato denunciato per porto illegale di armi da taglio mentre gli altri due, minorenni, sono stati segnalati alla Procura per i minori di Napoli. Tutti sono stati affidati ai genitori.

da Avvenire

L’ineffabile luce di Dio per noi mendicanti di senso. Commento al Vangelo II Domenica di Quaresima Anno B

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. […]

La Quaresima ci sorprende con il Vangelo della Trasfigurazione, pieno di sole e di luce, che mette ali alla nostra speranza. Una pagina di teologia per immagini: si tratta di vedere Gesù come il sole della nostra vita, e la nostra vita muoversi sotto il sole di Dio. Gesù chiama di nuovo con sé i primi chiamati: tutto è narrato dal punto di vista dei discepoli, di ciò che accade loro, del percorso che loro e noi possiamo compiere per giungere a godere la bellezza della luce. Li porta su di un alto monte e fu trasfigurato davanti a loro: i monti nella Bibbia sono dimora di Dio, ma offrono anche la possibilità di uno sguardo nuovo sul mondo, colto da una nuova angolatura, osservato dall’alto, da un punto di vista inedito, il punto di vista di Dio.
La nostra comprensione, la nostra intelligenza, la nostra luce non ci bastano, le cose attorno a noi non sono chiare, la storia e i sentieri del futuro per nulla evidenti. Come Pietro e i suoi due compagni, anche noi siamo mendicanti di luce, mendicanti di senso e di cielo. E la fede che cerchiamo è «visione nuova delle cose» (G. Vannucci), «vedere il mondo in altra luce» (M. Zambrano).
Pietro ci apre la strada con la sua esclamazione straordinaria: maestro che bello qui! E vorrei, balbettando come il primo dei discepoli, dire che anch’io ho sfiorato, qualche volta almeno, la bellezza del credere. Che anche per me credere è stato acquisire bellezza del vivere. La fede viva discende da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» che trema negli occhi e nella voce. La forza del cuore di Pietro è la scoperta della bellezza di Gesù, da lì viene la spinta ad agire (facciamo, qui, subito…). Succede anche a me: la vita non avanza per ordini o divieti, ma per una seduzione. E la seduzione nasce da una bellezza, almeno intravista, anche se per poco, anche solo la freccia di un istante: il volto bello di Gesù, sguardo gettato sull’abisso di Dio. Guardano i tre, si emozionano, sono storditi: davanti a loro si è aperta la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare. Un Dio da godere, un Dio da stupirsene. E che in ogni figlio ha seminato la sua grande bellezza.
Venne dal cielo una nube, e dalla nube una voce: ascoltate lui. Gesù è la Voce diventata volto. Il mistero di Dio è ormai tutto dentro Gesù. E per noi cercatori di luce è tracciata la strada maestra: ascoltatelo, dare tempo e cuore alla Parola, fino a che diventi carne e vita. E poi seguirlo, amando le cose che lui amava, preferendo coloro che lui preferiva, rifiutando ciò che lui rifiutava. Allora vedremo la goccia di luce nascosta nel cuore vivo di tutte le cose, vedremo un germoglio di luce spuntare e arrampicarsi in noi.
(Letture: Genesi 22,1-2.9.10-13.15-18; Salmo 115; Romani 8,31-34; Marco 9,2-10)

di Ermes Ronchi – Avvenire


Il prossimo 10 maggio al Salone del Libro di Torino, si svolgerà la premiazione del primo concorso letterario dedicato ai detenuti

Scrivere per essere liberi, perché la fantasia porta lontano, certamente oltre quelle sbarre e quei muri all’interno dei quali si è stati condannati a vivere, ma anche la scrittura e la lettura come strumento di educazione e rieducazione: sono anche questi i sentimenti e gli obiettivi con cui, ormai sette anni fa, è stato creato il Premio Goliarda Sapienza, concorso letterario nazionale rivolto alle persone detenute,  curato dalla giornalista Antonella Bolelli Ferrera, e promosso dalla onlus Inverso, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dalla Siae.

Oltre 60 i racconti arrivati al Premio

A partecipare, quest’anno, sono stati 60 detenuti (15 donne e alcuni delle sezioni Alta Sicurezza) di quattro istituti penali: Rebibbia femminile, Rebibbia reclusione, Santa Maria Capua Vetere e Saluzzo, tra i quali sono stati selezionati i 15 finalisti esaminati da una giuria di esperti e giornalisti presieduta da Elio Pecora. Ma la grande novità di questa settima edizione è che a decretare il vincitore che verrà premiato il 10 maggio nell’illustre cornice del Salone del Libro di Torino, tra le manifestazioni letterarie più importanti del panorama nazionale, saranno anche grandi lettori, studenti, ma soprattutto gli ascoltatori di Radio Vaticana Italia, che iscrivendosi attraverso il portale Vaticannews.va potranno leggere e votare il proprio racconto preferito on line, entro l’11 marzo prossimo.

Per iscriversi, leggere i racconti e votare, si può cliccare qui ]

Un laboratorio con tutor d’eccezione

Per arrivare al fatidico appuntamento del 10 maggio a Torino – per la prima volta un luogo “fuori” dal carcere e per questo molto simbolico – gli aspiranti scrittori hanno affrontato un percorso piuttosto lungo, composto da 15 lezioni svoltesi settimanalmente tra ottobre 2017 e gennaio 2018 con tutor letterari d’eccezione: oltre all’ormai habitué Dacia Maraini, da sempre madrina del Premio, anche Erri De Luca, Nicola Lagioia, Gianfranco Carofiglio, Cinzia Tani, Romana Petri, Serena Dandini, Paolo Di Paolo, Antonio Pascale, Maria Pia Ammirati, Marcello Simoni, Pino Corrias, Andrea Purgatori, Federico Moccia, Massimo Luglio e Giulio Perrone. E sarà proprio pubblicato da Giulio Perrone editore la raccolta con i 15 racconti giunti in finale, sotto il titolo “Racconti dal carcere”.

L’esperimento dell’e-Writing, la “scrittura a distanza”

Tra le novità di quest’anno, rispetto alle passate edizioni, c’è sicuramente quella dell’eWriting, cioè della scrittura a distanza. Le lezioni, infatti, si sono svolte in diretta web dalla sede dell’Università telematica eCampus, partner dell’iniziativa, dove si trovavano i docenti, e quattro aule allestite per l’occasione all’interno delle strutture prescelte e dotate di schermi, microfoni e computer.  “Rispetto agli anni precedenti – sottolinea Antonella Bolelli Ferrera – abbiamo voluto far precedere il premio da un laboratorio di scrittura, per aiutare i detenuti ad acquisire una base letteraria per scrivere i loro racconti”. I partecipanti alle lezioni, così, ogni settimana per due ore, hanno avuto la possibilità di potersi confrontare con professionisti della scrittura “I racconti che sono venuti fuori – continua la curatrice – sono stati tutti molto belli. Alla fine abbiamo scelto i 15 finalisti, facendo attenzione allo stile e alla capacità d’intreccio nella narrazione. Tanti di loro si sono ispirati alle proprie situazioni personali, ma c’è anche chi ha preferito scrivere, ad esempio, un racconto di fantascienza, molto realistico in realtà…”.

Racconti per sorridere, riflettere e commuoversi

Ed è proprio tra queste insormontabili mura, tra un incontro su come sviluppare un soggetto e come rendere brillante un dialogo, una lezione tra la differenza fra romanzo e racconto e una sull’autobiografia, che sono nate e cresciute le 15 perle che avrete il piacere di leggere e il privilegio di votare. Ci sono storie di amore puro e di amore rubato con la violenza; il dramma di una faida familiare il cui odio è capace di coinvolgere perfino due giovani di 15 anni, età che dovrebbe essere spensierata per definizione; altri ragazzini, stavolta riuniti in una gang, che s’illudono di conquistare il mondo con furti e rapine senza capire che il mondo, invece, bisogna cambiarlo. E ancora: c’è chi si cimenta con un testo teatrale, cantando ribellione e follia, chi sposa l’ambientazione futuristica per tornare poi all’oggi, e chi descrive la realtà carceraria perché è l’unica che abbia mai vissuto. C’è spazio per ridere, anche, nel primo giorno di permesso premio – una delle poche occasioni che si hanno di essere felici quando si è reclusi – o con la storia del narcotrafficante che parte per il Marocco con il suo carico di hashish… ma solo con l’immaginazione.

Scrivere è gettare un ponte tra “dentro” e “fuori”

Tante storie, dunque, di vita vissuta o di fantasia, tanti modi di intendere la scrittura, come unico veicolo di evasione, come sfogo catartico che ci fa immaginare, anche solo per poco e davanti a un foglio bianco, di essere qualcun altro, come doloroso modo di fare i conti con il proprio passato e venirne a patti. Comunque si tratta di gettare un ponte, tra la realtà “dentro” e quella “fuori”, tra chi vive “dentro” e chi vive “fuori”, uno di quei “ponti e non muri” tante volte invocati anche da Papa Francesco. “In carcere – conclude Antonella Ferrera – si scrive moltissimo, un po’ per non sentire la solitudine, ma anche per far passare quel tempo che tra quelle mura sembra eterno. È un atto di libertà, alla fine, e mi piace ricordare le parole di Erri De Luca, anche lui tra i tutor, che definisce la scrittura come un atto di evasione che non contravviene ad alcuna regola”.

Radio Vaticana

 

#24febbraio #ColosseoRosso: l’iniziativa per i cristiani perseguitati nel mondo

All’evento di sabato, organizzato da ACS, saranno presenti i parenti di Asia Bibi e una giovane nigeriana fuggita dalla schiavitù dei Boko Haram. Nella mattinata, l’incontro con Papa Francesco

Sabato 24 febbraio alle ore 18:00, il più famoso simbolo di Roma, il Colosseo, si illuminerà di rosso come segno di solidarietà con tutti i perseguitati a causa della fede. L’iniziativa è promossa da ACS – Aiuto alla Chiesa che Soffre – la Fondazione Pontificia che supporta i cristiani oppressi in 140 Paesi di tutto il mondo.

Contemporaneamente, la Cattedrale maronita di Sant’Elia ad Aleppo in Siria, e la Chiesa di San Paolo a Mosul in Iraq, saranno illuminate di rosso, simbolo del sangue dei  Cristiani recentemente martirizzati.

radiovaticana

Papa Francesco riceve gli artisti della Diaconia della Bellezza

Il Papa incontra gli artisti del Movimento della Diaconia della Bellezza invitando a testimoniare con la loro arte l’amore di Dio

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“I doni che avete ricevuto sono per ognuno di voi una responsabilità e una missione”. E’ quanto ha affermato Papa Francesco ricevendo, stamani, i membri del Movimento “Diaconia della Bellezza”, un servizio ecclesiale nato nel 2012 con l’obiettivo di costruire un ponte tra gli artisti e Dio, per farli divenire testimoni della sua bellezza.

Tutelare le oasi di bellezza

I doni e i talenti – ha detto il Papa – non devono essere impiegati “per la ricerca di una vana gloria o di una facile popolarità”.

Voi siete chiamati, mediante i vostri talenti e attingendo alle fonti della spiritualità cristiana, a proporre ‘un modo alternativo di intendere la qualità della vita, [e incoraggiare] uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionato dal consumo’, e a servire la creazione e la tutela di “oasi di bellezza” nelle nostre città troppo spesso cementificate e senz’anima. Voi siete chiamati a far conoscere la gratuità della bellezza.

Contribuire ad una conversione ecologica

Il Papa ha esortato gli artisti “a sviluppare i talenti per contribuire a una conversione ecologica che riconosca l’eminente dignità di ogni persona, il suo valore peculiare, la sua creatività e la sua capacità di promuovere il bene comune”. Dal Pontefice anche l’incoraggiamento “a promuovere una cultura dell’incontro, a costruire ponti tra le persone, tra i popoli, in un mondo in cui si innalzano ancora tanti muri per paura degli altri”.

Abbiate a cuore anche di testimoniare, nell’espressione della vostra arte, che credere in Gesù Cristo e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove.

Rendere percepibile la bellezza dell’amore di Dio

La Chiesa – afferma infine il Papa – conta su di voi “per rendere percepibile la Bellezza ineffabile dell’amore di Dio e per permettere a ciascuno di scoprire la bellezza di essere amati da Dio, di essere colmati del suo amore, per vivere di esso e darne testimonianza nell’attenzione agli altri, in particolare a quelli che sono esclusi, feriti, rifiutati nelle nostre società”.

Diaconia della Bellezza

I componenti della “Diaconia della Bellezza” sono musicisti, poeti o cantanti, pittori, architetti o cineasti, scultori, attori o ballerini. Cercano di vivere in maniera comunitaria la loro ricerca della Verità e la loro passione. Il Movimento si articola attorno a cinque pilastri: preghiera, testimonianza, formazione, solidarietà, creazione di casa d’artisti e di eventi.

L’udienza con il Papa avviene in occasione del Simposio, in corso a Roma dal 18 al 25 febbraio, organizzato dalla “Diaconia della Bellezza” in occasione della memoria liturgica del Beato Angelico che ricorre il 18 febbraio. Il Simposio è stato inaugurato da una Santa Messa presieduta da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Patrona degli Artisti, dove è sepolto il Beato Angelico.

Radio Vaticana

Per «Phos hilarón» c’è il Barocco. Concerto domenica 25 febbraio alle 18 a Montericco

Da La Libertà del 21 febbraio

Riprendono domenica 25 febbraio alle ore 18, nella chiesa Madonna dell’Uliveto annessa all’Hospice di Montericco, gli appuntamenti della rassegna Phos hilarón che la Casa Madonna dell’Uliveto organizza in collaborazione con l’IDML “Don Luigi Guglielmi” di Reggio Emilia. Ospiti del concerto due straordinari interpreti: Claude Hauri al violoncello e Daniel Moos al clavicembalo, il primo già ospite della rassegna con il Trio des Alpes.
Il programma dal titolo “Il Barocco tra Venezia, Lipsia, Londra e Khöten” prevede brani molto noti e di più raro ascolto di Vivaldi, Marcello, Haendel, Bach.

Claude Hauri, già primo violoncello nella Youth World Orchestra della Jeunesses Musicales, quale solista e in gruppi da camera svolge un’intensa attività concertistica che lo vede esibirsi intensamente in tutta Europa, in Australia e in Sud America. Le ultime pubblicazioni discografiche lo vedono impegnato con la violinista Bin Huang (Brilliant Classics) e con il Trio des Alpes (Dynamic). Suona uno splendido violoncello di Gian Battista Zanoli, liutaio italiano del ’700.

Daniel Moos, pianista, direttore e produttore si è diplomato presso il Conservatorio della Svizzera italiana nel 1989. Ha poi studiato con Irwin Gage presso la Musikhochschule di Zurigo e ha frequentato corsi di perfezionamento a Vienna, Bayreuth e Roma.
Le sue più recenti incisioni sono “The Pearls of Baroque”, registrata dal vivo al castello di Rapperswil, e “I virtuosi di Milano”, realizzata con una formazione di musicisti internazionalmente noti.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Cimeli del calcio, da Perugia mostra Esposti rari cimeli, anche pallone prima partita internazionale

PERUGIA – “In viaggio con la storia del Calcio”: è Perugia – fino al 9 marzo al Centro servizi “Galeazzo Alessi” ad ingresso gratuito – la prima delle 15 tappe della più grande mostra diffusa dei cimeli del calcio. In esposizione 200 oggetti storici, tra cui palloni e scarpini dei Mondiali dal ’30 ad oggi e le maglie originali dei campioni, da Pelé e Maradona fino a Buffon. Uno straordinario percorso tra rari cimeli che vanno dal pallone originale della prima partita internazionale mai giocata, quella tra Scozia e Inghilterra del 1872, alle maglie originali dei campioni che hanno fatto la storia del calcio, da El Charro a Pelé, da Maradona a Baggio o Buffon, passando per la collezione unica dei palloni e degli scarpini dei Mondiali di calcio dal 1930 ad oggi. Per l’occasione sono esposte anche le maglie di Renato Curi, dal suo esordio in Abruzzo a quelle indossate a Perugia. Ad organizzare la mostra è l’Aics – Associazione italiana cultura Sport insieme al Museo del calcio internazionale.
“Promuovere lo sport oggi è più che mai promuovere l’educazione, il rispetto per sé e per gli altri, i valori della condivisione e della coesione sociale” ha commentato il presidente di Aics, Bruno Molea, per poi aggiungere: “Se per fare cultura è necessario diffondere il sapere anche attraverso buone pratiche di socialità, fa al caso nostro il Museo del calcio internazionale: una gloriosa raccolta dei cimeli del calcio attraverso i quali poter raccontare la storia dello sport più amato e più seguito al mondo. Aics ha deciso di portarlo gratuitamente in giro per l’Italia per mettere a disposizione di tutti, specie i giovani, questo patrimonio unico, ben sapendo come il calcio ancora oggi sia in grado di unire generazioni e nazionalità diverse”.
La prestigiosa raccolta, mai riunita prima e composta da ben 200 cimeli unici, è frutto dell’estro e della passione dei tre collezionisti Aldo Rossi Merighi, Luigi Carvelli e Renato Mariotti. Dopo Perugia seguiranno poi le tappe di Rieti, Foggia, Padova, Cremona, Bergamo, Pisa, Firenze, Trapani, Napoli-Salerno, Vicenza, Mantova, Potenza, Ancona. (ANSA).

Eventi per Palermo capitale cultura 2018 Regione presenta calendario iniziative. Gemellaggio con Taormina

PALERMO – Dalle opere di Antonello da Messina, riunite in unico spazio a Palermo, al dipinto di donna Florio, da una antologica sul fotoreporter Robert Capa, alla mostra sulla dea di Morgantina al museo archeologico Salinas, dai “Fiamminghi in Sicilia” alla produzione di un corto sulle meraviglie della Sicilia e un evento dedicato ai palermitani con proiezioni sulla facciata del teatro Massimo. Sono solo alcuni degli oltre 50 eventi organizzati dalla Regione per “Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, che coinvolgeranno anche la città di Taormina, gemellata per l’occasione. Il programma è stato presentato dall’assessore regionale dei Beni culturali, Vittorio Sgarbi, all’albergo delle Povere a Palermo, alla presenza dell’assessore comunale alla Cultura Andrea Cusumano.
In data da definire la ricostruzione dell’altare del Gagini e la collocazione della riproduzione dello Spasimo di Raffaello, in collaborazione con il Comune di Palermo e Factum art. Altre anteprime riguarderanno la mostra su Francesco Laurana a Palazzo Abatellis e quella su Van Dyck, in un itinerario tra Palazzo Alliata di Villafranca e l’Oratorio del Santissimo Rosario di San Domenico. Tra gli eventi specifici a Taormina la mostra fotografica “Magnum on the Set” (in data e luogo da definire, l’ipotesi è Palazzo dei Congressi) e la mostra sul pittore e incisore Piero Guccione (probabile sede Palazzo Ciampoli).Dal 16 aprile, poi, Palermo ospiterà l’edizione 2018 di Bias, biennale di arte contemporanea sacra.
Nell’organizzazione sono coinvolti la Regione, i Comuni di Palermo e Taormina, l’Università, l’Accademia delle Belle Arti, la Fondazione Federico II, la Fondazione Banco di Sicilia.
A rappresentare le iniziative un logo formato da quattro “P” come le lingue incise sulla stele conservata alla Zisa, arabo, ebraico, fenicio e greco.
“In meno di tre mesi siamo riusciti con il governo regionale a fare un programma non solo molto ricco ma di grande qualità – ha detto Sgarbi – cospargere di eventi culturali un territorio significa farlo respirare, seminare cultura. È questo il senso del mio agire, educare alla bellezza degli occhi come deterrente e medicamento contro le brutture delle mafie, delle violenze, dell’ignoranza e abbrutimento”.

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