Mons. Gianotti e il viaggio pastorale in Uruguay

Il vescovo di Crema e l’équipe che l’ha accompagnato (il vicario don Maurizio Vailati, don Francesco Ruini e il presidente della Commissione per la Pastorale missionaria Enrico Fantoni con la moglie) sono tornati dall’Uruguay. Catapultati dal caldo torrido (in Sudamerica è estate), al freddo della nebbiosa pianura. Sorridenti comunque e soddisfatti.
Eccellenza, contento del viaggio? Calorosa l’accoglienza del vescovo Arturo e della gente?

“Senz’altro un viaggio positivo sotto tutti i punti di vista. Un’accoglienza molto fraterna e calorosa da parte del vescovo Arturo, dei preti della diocesi e delle comunità incontrate. Avevano preparato tutto, tutto era stato programmato anche se in itinere è stata necessaria qualche modifica. Notevole attenzione anche da parte dei mezzi di comunicazione laici, interessati alla vita della Chiesa: il che ha anche un po’ smontato l’idea che il laicismo sia l’unica realtà in Uruguay. Forse bisogna distinguere tra ciò che succede nella capitale e ciò che capita nel resto del Paese. Nella diocesi del vescovo Arturo c’è un interesse e un’attenzione per le cose della Chiesa che i media presentano anche in modo obiettivo.”
agensir

Digiuno e preghiera per la pace: la Diocesi raccoglie l’appello del Papa il 23 Febbraio alle ore 19 in S. Stefano

Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, Papa Francesco invita tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima.
Digiuno e preghiera saranno, in particolare, per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan.
Come in altre occasioni simili, il Papa ha invitato anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme.

“Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: «Che cosa posso fare io per la pace?». Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente «no» alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”.

La nostra Diocesi si mobilita per rispondere a questo invito del Papa con le seguenti proposte:
giovedì 22 febbraio ore 21 santa Messa missionaria in San Girolamo (Reggio Emilia) presieduta da don Giovanni De Robertis, direttore della Migrantes nazionale;
nella giornata del 23 febbraio si invita tutti al digiuno e alla preghiera e le parrocchie a organizzare momenti di preghiera comunitari (la Caritas diocesana invierà nei prossimi giorni una traccia per la preghiera);
venerdì 23 febbraio alle ore 19, a Reggio Emilia in Santo Stefano, la Veglia di preghiera ecumenica.

tratto da la liberta.info

Disabilità. Nasce lo Sportello che aiuta a trovare lavoro

Nasce lo Sportello che aiuta a trovare lavoro

Secondo l’Istat solo il 20% dei disabili con patologie gravi accede al mondo del lavoro, il 12,6% cerca attivamente mentre il 23% ha abbandonato o ha rinunciato all’idea di avere un’occupazione. Dati e percentuali che dimostrano quanto sia necessario incrementare iniziative per creare una cultura dell’inclusione lavorativa delle cosiddette “categorie protette”.
Si tratta di un tema sentito anche sul territorio della provincia di Torino, dove gli iscritti alle liste di collocamento mirato sono 3.486 lavoratori con disabilità. Per rispondere a questa esigenza il Centro Servizi per il Volontariato Vol.To e l’Agenzia del lavoro Synergie hanno aperto uno sportello per favorire l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, in ottemperanza della legge 68/99.

Nella città metropolitana di Torino, si tratta del primo sportello di questo tipo e sarà aperto su appuntamento due giorni a settimana (lunedì dalle 9 alle 13, venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18). Il servizio rappresenta un punto di incontro tra due esigenze diverse ma complementari. Da un lato i lavoratori iscritti alle categorie protette, che potranno usufruire di un servizio di consulenza “sensibile” e personalizzata, per creare un buon curriculum vitae, imparare ad affrontare un colloquio, capire quali sono le specifiche caratteristiche e potenzialità da offrire a livello occupazionale, anche in base alle posizioni aperte nelle aziende.

Dall’altro i datori di lavoro troveranno nello sportello ospitato nella sede di Vol.To (via Giolitti 21 a Torino) e gestito da Synergie, personale adatto alle necessità e preparato sul tema dell’inserimento lavorativo di categorie protette. Dal 2018 infatti, per effetto del Jobs Act, le aziende pagheranno una sanzione amministrativa pari a euro 153,20 al giorno – contro i 63 precedenti – se non ottemperano agli obblighi di assunzione del lavoratore disabile: pagare e far finta di niente, per non affrontare un potenziale problema, non è più conveniente.

«A noi piace dare risposte concrete alle necessità delle persone in difficoltà, come in questo caso, perché mettiamo in contatto
diretto le potenzialità di un singolo lavoratore con le richieste specifiche di una singola azienda – commenta il presidente del Csv Silvio Magliano -. Questo è il classico argomento su cui si sprecano fiumi di parole e di buoni propositi, ma poi è meglio pagare una multa che accollarsi una situazione vissuta come problematica. Noi vogliamo superare questa mentalità rinunciataria, e nel contempo vogliamo che le persone in difficoltà escano da una mentalità assistenzialista».

Avvenire

Università Cattolica. Cei: «Servono giovani protagonisti per essere eredi e innovatori»

Cei: «Servono giovani protagonisti per essere eredi e innovatori»

L’università è il luogo dove si vive una particolare tensione tra il patrimonio di conoscenze da tramandare e le necessarie innovazioni che consentono di mettere a frutto quanto ricevuto per costruire un futuro migliore. Si tratta di declinare in modo armonico e fecondo lo straordinario bagaglio di conoscenze accumulate con le problematiche del nostro tempo che esigono un di più di sapienza e discernimento. Il secondo elemento non può prescindere dal primo, come non ci sono frutti senza radici. In un’epoca che tende a rendere evanescente il senso del tempo e della storia, assorbiti nell’assolutizzazione mediatica e consumistica del presente, l’Università Cattolica rappresenta per la comunità ecclesiale e per la società civile italiana un luogo privilegiato dove formare le nuove generazioni non ad estraniarsi dalla realtà o a perseguire solo il loro interesse, ma a diventare protagonisti di un cammino che sia capace di operare un discernimento profondo sulla loro vita e sul corso della storia.

Fin dalla sua nascita, secondo le intenzioni di padre Agostino Gemelli e dei suoi collaboratori, l’Ateneo dei cattolici Italiani doveva assolvere al compito di custodire e trasmettere il patrimonio di sapere coltivato nei secoli passati da illustri istituzioni accademiche e da straordinarie figure di studiosi che hanno saputo coniugare la scienza con la fede, la ricerca con l’impegno concreto. Da questa solida fondazione del sapere e dalla capacità di misurarsi con le innovazioni deriva la più grande risorsa per garantire un utile e fecondo contributo allo sviluppo futuro dell’umanità, alle prese con sfide epocali. «Questo ingente e non rinviabile compito chiede, sul livello culturale della formazione accademica e dell’indagine scientifica, l’impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma, anzi – afferma papa Francesco– verso una coraggiosa rivoluzione culturale» (Costituzione apostolica, Veritatis gaudium, n. 3).

Questo obiettivo può essere raggiunto sviluppando in modo ancora più incisivo tre condizioni che appartengono all’identità e alla missione dell’Università Cattolica. La prima condizione è quella di rispondere in modo efficace e appropriato alle attese profonde di chi si accosta all’Università Cattolica cercando una formazione integrale capace di dare qualificate conoscenze umane e scientifiche utili ad elaborare una sapiente visione della vita, di promuovere un’alta professionalità che sia in grado di contribuire alla costruzione del bene comune, di far maturare un impegno generoso di testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale, familiare e sociale. L’accompagnamento degli studenti nel loro discernimento vocazionale, inteso in senso ampio come capacità di riconoscere e mettere a frutto i doni ricevuti, esprime lo spirito e la missione dell’Ateneo dei cattolici italiani. La fedeltà a questo impegno è alla base dell’alto e crescente interesse verso l’Università Cattolica che in questi ultimi anni si è tradotto in un rilevante aumento delle immatricolazioni, ancor più indicativo se consideriamo la difficile stagione che sta vivendo il mondo universitario nel nostro Paese.

La seconda condizione per fare tesoro dell’eredità ricevuta e affrontare con decisione le necessarie innovazioni è quella di saper tendere nel migliore dei modi l’arco dell’impegno nel presente tra memoria e profezia, usando tutti gli strumenti attraverso cui non solo si favorisce la trasmissione del sapere da generazione a generazione, ma si sviluppano le condizioni per una visione della realtà capace di incidere sulle grandi questioni del nostro tempo. La crescente mobilità umana con le sue attese e le sue tragedie, la cura della casa comune che richiede un radicale cambiamento di mentalità per contrastare il degrado dell’ambiente, l’uso saggio e responsabile delle conoscenze tecnico-scientifiche in ambito medico per assicurare a tutti la salute e un corretto approccio etico alle problematiche del nascere e del morire, la necessità di ripensare l’economia e la finanza per un sistema più equo che riconosca e tuteli il primato del diritto al lavoro, soprattutto per i giovani. Sono solo alcune delle problematiche che possono trovare nell’Università Cattolica un’efficace risposta attraverso la ricerca, l’alta formazione delle nuove generazioni e qualificati contributi sul piano culturale e sociale. Sfide così importanti non possono essere affrontate da una singola istituzione. È possibile farlo – ed è la terza condizione – in un contesto vitale e dinamico come quello del cattolicesimo italiano da cui l’Università Cattolica del Sacro Cuore nasce e a cui offre il suo prezioso contributo.

Un tale legame, lungi dall’essere penalizzante, costituisce una risorsa formidabile per la formazione delle nuove generazioni e per la diffusione di una cultura d’ispirazione cattolica, in un clima di positiva collaborazione e di reciproco sostegno. La celebrazione della 94ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si svolgerà domenica 15 aprile 2018 si colloca pertanto all’interno di un’osmosi vitale e di uno scambio continuo nella consapevolezza che possiamo essere ‘eredi e innovatori’ solo nello spirito di chi operando per il Regno dei cieli «è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche » ( Mt 13,52). Il comune impegno per rendere i giovani protagonisti della storia è sollecitato e incoraggiato anche dal Sinodo dei vescovi che nel prossimo ottobre affronterà il tema « I giovani, la fede e il discernimento vocazionale ». In questo contesto di rinnovata e diffusa attenzione ai giovani, all’Università Cattolica è chiesto un particolare impegno per operare in sinergia con la comunità ecclesiale e la società civile perché – come ha affermato papa Francesco -: «la stretta interazione reciproca impedisce il divorzio tra la ragione e l’azione, tra il pensare e il sentire, tra il conoscere e il vivere, tra la professione e il servizio» ( Santiago, Università Cattolica del Cile, 17 gennaio 2018).

da Avvenire

Disabilità. Il grido di libertà delle sorelle Paolini: più fondi per l’assistenza

Il grido di libertà delle sorelle Paolini: più fondi per l'assistenza

«Noi, come molte altre persone, abbiamo bisogno di assistenza giorno e notte, ventiquattro ore su ventiquattro. Senza questo supporto, non possiamo vivere pienamente e vengono limitate la nostra libertà e la nostra autonomia ».

Sono le parole con cui Maria Chiara ed Elena Paolini, due sorelle poco più che ventenni della provincia di Ancona spiegano il senso del loro impegno e della lotta quotidiana. «Sul tema della disabilità c’è poca attenzione e sensibilità e senza un’adeguata informazione non è facile far capire agli altri le nostre esigenze», raccontano le due sorelle. Lo scorso ottobre decidono di pubblicare su Facebook una lettera aperta in cui spiegano il problema della mancata assistenza, dei fondi insufficienti, delle difficoltà e delle limitazioni a cui sono costrette. La lettera diventa virale, con oltre ventimila condivisioni e viene lanciato l’hashtag #liberidifare. Molte persone, che condividono gli stessi problemi o che sono state sensibilizzate dalle parole di Maria Chiara ed Elena, si mettono in contatto con loro anche attraverso il loro blog whittyweels.blogspot. com.

Un primo passo concreto sono le manifestazioni che si tengono in venti città d’Italia tra il 3 e il 5 novembre, in cui gli attivisti hanno fatto opera di sensibilizzazione, distribuendo volantini e chiacchierando con chi si fermava per chiedere informazioni. Diversi artisti hanno partecipato portando la loro musica e contribuendo a richiamare gente.

«Abbiamo riscontrato che la maggior parte delle persone non è a conoscenza di queste problematiche e resta davvero amareggiata quando comprende la nostra situazione e l’assenza di risposte da parte delle istituzioni». Dal clamore suscitato dalla lettera, che ha spinto la parlamentare marchigiana Beatrice Brignone a depositare un’interrogazione per far ripristinare i fondi destinati ai disabili, è nata una rete a livello nazionale. Quello che Maria Chiara ed Elena chiedono per se stesse e per tutti gli altri è di avere un contributo fisso, da stabilire in base all’esame degli specifici bisogni della persona, come accade ad esempio in Inghilterra.

Un contributo che permetta di pagare più figure professionali competenti, di fiducia, che possano rappresentare una chiave di volta per l’autonomia delle persone disabili, facendo assistenza anche di notte, nei fine settimana e nel periodo estivo. «Chi non ha la fortuna di avere il sostegno della famiglia e degli amici è destinato a restare solo, intrappolato nella sua disabilità. Vorremmo che in Italia si seguisse l’esempio dei Paesi del nord Europa, che hanno buone pratiche in materia», aggiungono le giovani. Grazie alla loro determinazione e alla loro voglia di vivere le due sorelle hanno sempre studiato con profitto.

Maria Chiara, che ha ventisei anni, ha una laurea magistrale in Lingue e un master conseguito in Inghilterra, mentre Elena, che di anni ne ha ventidue, a Londra ha conseguito una laurea in Relazioni internazionali. Ora vorrebbero lavorare, proseguire gli studi, ma hanno davanti un ostacolo che sembra insormontabile. Essere sorelle e condividere problematiche simili le aiuta a darsi sostegno reciproco, anche quando sembra che i loro appelli restino inascoltati. «Chiediamo solo di poter godere di un diritto che ci spetta, perché la salute è un diritto di tutti». In primavera ci saranno altre iniziative in tutta Italia per tornare a sensibilizzare su questo tema. Sino ad allora però, Maria Chiara ed Elena non vogliono restare ad aspettare e continueranno a impegnarsi per i diritti di tutti i disabili.

Avvenire