Siria. Scontro Israele-Iran sui cieli di Damasco

Soldati israeliani hanno preso posizione vicino alla zona di confine con la Siria dopo le tensioni di stamani (Ansa)

Soldati israeliani hanno preso posizione vicino alla zona di confine con la Siria dopo le tensioni di stamani (Ansa)

Non è finita la guerra in Siria. La tensione sulla regione rischia anzi di aumentare dopo che stamani un drone iraniano lanciato dal territorio siriano avrebbe sconfinato in Israele. L’aviazione israeliana, dopo averlo abbattuto, ha colpito la postazione iraniana in Siria da dove era partito. Tre combattenti delle forze filoregime sono rimasti uccisi. Subito è scattata la risposta di Damasco, che ha sparato missili antiaerei verso la zona di confine del Golan, facendo suonare le sirene di allarme nel nord di Israele. Ma soprattutto ha abbattuto un aereo F16 israeliano diretto in Siria: l’azione è avvenuta nei cieli di Israele, i due piloti si sono lanciati dall’abitacolo e sono atterrati in Galilea. Uno dei due è ferito gravemente.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato una riunione d’emergenza al ministero della Difesa diTel Aviv. Presenti anche il ministro della Difesa Avigdor Lieberman e il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot.

L’Iran «gioca con il fuoco» ha detto Jonathan Conricus, portavoce militare delle forze armate con la stella di David. Lo Stato ebraico, ha precisato, non vuole una escalation.

Teheran: accuse «ridicole»

Per l’Iran le accuse di Israele «sono troppo ridicole perché se ne possa parlare», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Bahram Ghassemi, come riporta l’iraniana Press Tv. Teheran, ha ribadito Ghassemi, è coinvolto in Siria solo «a livello di consulenza militare». Le forze siriane e il governo di Damasco, ha aggiunto, hanno il «diritto legittimo di difendere l’integrità territoriale» della Siria e di «reagire a qualsiasi aggressione straniera».

Secondo la televisione al Mayadin, vicina all’Iran e che trasmette da Beirut, il drone non si trovava nello spazio aereo israeliano ma sorvolava le Alture del Golan, rivendicate dalla Siria e controllate da Israele dal 1967. L’emittente ha citato fonti militari siriane.

Il luogo dello schianto, in territorio israeliano, dell'Air Force F-16 abbattuto dalla contraerea russo-siriana (Ansa)

Il luogo dello schianto, in territorio israeliano, dell’Air Force F-16 abbattuto dalla contraerea russo-siriana (Ansa)

EDITORIALE Perché non finisce la guerra in Siria: il mosaico insanguinato di Fabio Carminati

Un attacco «su larga scala»

L’esercito israeliano ha definito «su larga scala» l’attacco condotto in Siria. L’aviazione israeliana ha colpito dodici obiettivi, comprese tre batterie di difesa antiaerea e quattro obiettivi iraniani non precisati ma «appartenenti al dispositivo militare iraniano in Siria», afferma l’esercito in un comunicato.

Secondo fonti di Damasco, nel bombardamento israeliano sulla provincia centrale di Homs è stato distrutto un deposito di munizioni ed è stata colpita un’auto. La base attaccata, nota come aeroporto militare T4, è una struttura utilizzata dalle forze di governo e dalle milizie sue alleate, iraniane e russe.

L’Onu: negli ultimi giorni «possibili crimini di guerra»

I raid dei giorni scorsi dell’aviazione siriana e dell’alleato russo sui sobborghi di Damasco in mano ai ribelli hanno ucciso 230 civili e potrebbero costituire crimini di guerra. Lo ha detto l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Zeid Ràad al-Hussein, aggiungendo che di avere ricevuto documentazione, anche video, sul possibile utilizzo di «agenti tossici» il 4 febbraio scorso contro la città ribelle di Saraqeb, nella provincia di Idlib. «Dopo sette anni di paralisi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu – ha detto l’Alto commissario – la situazione in Siria grida l’urgenza di essere portata davanti alla Corte penale internazionale, oltre che di uno sforzo più concentrato degli Stati per la pacificazione».

da Avvenire

Intervista. Cinque anni fa la rinuncia di Benedetto XVI. Il ricordo di Alfred Xuereb

L'ultima benedizione di papa Benedetto XVI, arrivato da Roma a Castel Gandolfo, il 1° marzo 2013 (Lapresse / Osservatore Romano)

L’ultima benedizione di papa Benedetto XVI, arrivato da Roma a Castel Gandolfo, il 1° marzo 2013 (Lapresse / Osservatore Romano)

Cinque anni fa papa Benedetto XVI rinunciava al ministero petrino. Una decisione storica, nel vero senso della parola, che suscitò, come ovvio grande clamore. Un gesto straordinario di amore alla Chiesa. Un atto pensato nel senso più pieno del servizio alla grande comunità mondiale che lo Spirito Santo lo aveva chiamato a guidare nel mare sempre tempestoso della storia.

In una lunga intervista rilasciata alla Radio Vaticana monsignor Alfred Xuereb, che fu suo segretario in seconda per 5 anni e mezzo e oggi è segretario generale della Segreteria per l’Economia, ricorda con emozione quei giorni sorprendenti, ma anche tratteggia l’immagine di un Papa capace di offrire tutto se stesso, compresa la propria fragilità, alla Chiesa di Cristo.

Benedetto XVI con monsignor Alfred Xuereb (Vatican News)

Benedetto XVI con monsignor Alfred Xuereb (Vatican News)

«Ricordo benissimo il 5 febbraio del 2013, quando Papa Benedetto mi invita ad accomodarmi nel suo studio e mi annuncia la grande decisione della sua rinuncia – dice Xuereb -. A me, lì per lì, quasi veniva spontaneo di chiedergli: “Ma perché non ci pensa un po’?”. Ma poi mi sono trattenuto perché ero convinto che aveva pregato a lungo». Una decisione meditata, presa con sofferenza certo, ma alla luce di tanta preghiera e meditazione davanti al Crocifisso.

«Poi – continua l’ex segretario -, ovviamente, un altro momento forte è stato l’annuncio pubblico durante il Concistoro dell’11 febbraio 2013. Io piangevo tutto il tempo e anche durante il pranzo lui ha capito che ero molto emozionato. Gli ho detto: “Santo Padre, ma lei era tranquillo, era sereno?”. E lui dice un deciso “sì”, perché il suo travaglio lo aveva già fatto. Lui era sereno proprio perché era sicuro di aver vagliato bene la cosa e che era nella pace, nella volontà di Dio!»

Poi, nell’intervista, monsignor Xuereb racconta molte altre cose, compreso il rapporto tra il nuovo Papa, Francesco, e il Papa emerito. Di una cosa si dice certo l’ex segretario di Ratzinger: «Ha fatto un atto eroico, secondo me, perché pensava piuttosto alla Chiesa, all’amore per la Chiesa che era molto più grande dell’amore per se stesso, per il suo ego».

>>> Ascolta l’intervista integrale di monsignor Alfred Xuereb alla Radio Vaticana <<<

Leggi l’articolo su Vatican News: Monsignor Xuereb: rinuncia Benedetto XVI, atto eroico per amore della Chiesa

L'abbraccio di Benedetto VI a Francesco (Ansa)

L’abbraccio di Benedetto VI a Francesco (Ansa)

Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano Non mi avete fatto niente vincono il 68/o festival di Sanremo

Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano Non mi avete fatto niente vincono il 68/o festival di Sanremo. Al secondo posto Lo Stato Sociale con Una Vita in vacanza, terza Annalisa con Il mondo prima di te.

“Undici anni fa dedicai la vittoria tra le Nuove Proposte con Pensa a mio padre, oggi dedico la vittoria a mio figlio, che sta a casa: ciao Libero”. E’ la dedica di Fabrizio Moro, subito dopo la vittoria al Festival di Sanremo. “Un’emozione indescrivibile”, dice Ermal Meta che dedica la vittoria alla Mescal, la sua casa discografica “che ha creduto in me, quando nessun altro lo faceva”.

Le esibizioni degli artisti – LE FOTO

Ron vince Premio della Critica Mia Martini – E’ Ron con il brano Almeno Pensami a vincere il Premio della Critica intitolato a Mia Martini – Sezione Campioni. Ron ha conquistato 25 voti su 132. Diciannove i voti per Ornella Vanoni-Bungaro-Pacifico, 18 Max Gazzè. Centotrenta i voti validi, 2 le schede nulle.

Stato Sociale vince Premio sala stampa Lucio Dalla – E’ Lo Stato Sociale con il brano Una vita in vacanza a vincere il Premio della Sala stampa Radio-Tv-Web “Lucio Dalla” – Sezione Campioni.

Premio Sergio Endrigo a Vanoni-Bungaro-Pacifico – Il premio Sergio Endrigo per la migliore interpretazione del 68/o festival di Sanremo va a Ornella Vanoni, con Bungaro e Pacifico, con il brano Imparare ad amarsi.

A Mirkoeilcane il Premio Bardotti per miglior testo – E’ la Nuova Proposta Mirkoeilcane per il brano “Stiamo tutti bene” a vincere il Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo, assegnato dalla Giuria degli esperti.

A Gazzè Premio per miglior composizione musicale – E’ Max Gazzè per il brano La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno a vincere il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale, assegnato dall’Orchestra del Festival.

A Meta-Moro Premio TIMmusic per brano più ascoltato – Sono Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano Non mi avete fatto niente a vincere il Premio TIMmusic, assegnato alla canzone più ascoltata sulla app musicale TImusic.

LA SERATA FINALE

E’ stata un’avventura interessante, appassionante, difficile e facile al tempo stesso“.Claudio Baglioni apre in giacca di raso rossa la serata finale di Sanremo. “Il festival è andato bene, oggettivamente, anche se era partito un po’ storto, specie il mio farfallino la prima sera, che ha fatto più scalpore della farfallina di Belen, anche se erano in posizioni diverse della persona”. Poi la gaffe sul titolo della canzone di Ultimo, vincitore delle Nuove Proposte che si esibisce all’inizio della serata: ‘Il ballo delle apparenze’, dice Baglioni presentando il brano, che si intitola ‘Il ballo delle incertezze’.

La prima superospite della finale del festival di Sanremo è Laura Pausini, guarita dalla laringite che l’aveva costretta al forfait la prima sera, quando era intervenuta al telefono durante la performance di Fiorello. Lo scambio di ruoli, lei è sul palco, lo showman è al telefono. “Laura sei perfetta, Claudio sei perfetto, l’unica cosa che stona è il rossonero”, scherza l’interista Fiorello. Fa i complimenti a Baglioni per il successo del festival: “Mi viene da pensare a chi l’anno prossimo deve condurre Sanremo: gira voce che la Rai abbia già contattato il Papa e Melania Trump”.

Sorpresa durante l’esibizione di Laura Pausini: dopo aver raccolto la standing ovation dell’Ariston con il duetto con Claudio Baglioni sulle note di Avrai, l’artista è uscita sul red carpet e ha cantato Come se non fosse stato mai amore coinvolgendo il pubblico. In abito lungo nero accollato ma tempestato di strass, ha proposto sul palco anche Non è detto, singolo estratto dal nuovo album Fatti sentire, che esce a marzo.

Lavori in corso al teatro Ariston, con un flash mob di giovani che smontano il palco: è il pretesto per lanciare SanremoYoung, il nuovo programma di Antonella Clerici al via venerdì 16 febbraio su Rai1.

Claudio Baglioni, dopo aver fatto il replicante e imitato Virginia Raffaele nei panni di Belen Rodriguez, fa il sosia di se stesso, seduto in prima fila con vistosi baffi grigi. “Sono il sosia di Baglioni – spiega – mi esibisco in battesimi, cresime, compleanni, soprattutto funerali. I baffi? Prima non li avevo, ma da quando è iniziato il festival ho iniziato a farli crescere perché mi vergogno di essere il sosia di Baglioni, non vogliono che mi scambino più per lui”.

Il sorprendente Piefrancesco Favino sa fare anche ‘l”uomo della parola’: porta sul palco dell’Ariston un brano da La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltès, storia di estraneità e di esclusione, appena andata in scena all’Ambra Jovinelli di Roma.

Un pezzo che l’attore, in un crescendo di pathos, recita con le lacrime agli occhi. Sul finale entrano in scena Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni, che intonano insieme Mio fratello che guardi il mondo di Ivano Fossati. E la commozione contagia anche Baglioni.

Tutti in piedi a cantare Strada facendo: una delle hit più amate di Claudio Baglioni, interpretata dal cantautore insieme al trio Nek-Max Pezzali-Francesco Renga, trascina nel coro il pubblico in platea (compresa la presidente Rai Monica Maggioni), in galleria e i giornalisti in sala stampa.

Prima un tacco le si incastra nel tulle dell’ampio abito (con Michelle Hunziker a salvarla), poi – nonostante Piefrancesco Favino le porga il braccio – inciampa e finisce in terra ridendo: l’entrata in scena di Sabrina Impacciatore finisce tra le comiche.

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