I santi del 29 Dicembre 2017

San TOMMASO BECKET   Vescovo e martire – Memoria Facoltativa
Londra, Inghilterra, c. 1118 – Canterbury, Inghilterra, 29 dicembre 1170
Nato a Londra verso il 1117 e ordinato arcidiacono e collaboratore dell’arcivescovo di Canterbury, Teobaldo, Tommaso fu nominato cancelliere da Enrico II, con il quale fu sempre in rapporto di amicizia. Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di…
www.santiebeati.it/dettaglio/30550

Beato JOSè APARICIO SANZ   Sacerdote e martire
Enguera, Spagna, 12 marzo 1893 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936
Eresse associazioni eucaristiche nelle parrocchie in cui esercitò il suo ministero, propagando la devozione delle Quaranta Ore. Fu giustiziato dai miliziani, durante la Guerra Civile Spagnola….
www.santiebeati.it/dettaglio/93256

San TROFIMO DI ARLES   Vescovo
www.santiebeati.it/dettaglio/83330

San LIBOSO   Vescovo e Martire
www.santiebeati.it/dettaglio/83335

San MARTINIANO DI MILANO   Vescovo
V secolo
www.santiebeati.it/dettaglio/83340

San MARCELLO L’ACEMETA   Abate
www.santiebeati.it/dettaglio/83345

San DAVIDE   Re e profeta
Davide è il personaggio che dominò la storia di Israele dalla prima metà dal X sec. a.C. Abbattè il gigante Golia, ridiede fiducia alle tribù d’Israele e le raccolse in un unico popolo forte e rispettato. Davide è l’uomo che peccò gravemente davanti al Signore, ma che seppe riconoscere le sue colpe…
www.santiebeati.it/dettaglio/83350

Sant’ EBRULFO (EBROLFO) DI OUCHE   Abate
www.santiebeati.it/dettaglio/83355

Santi BENEDETTA HYON KYONG-NYON E SEI COMPAGNI   Martiri
www.santiebeati.it/dettaglio/83360

Santa ELISABETTA CHONG CHONG-HYE   Vergine e martire
Majae, Corea del Sud, 1797 – Seul, Corea del Sud, 29 dicembre 1839
Elisabetta Chong Chong-hye fu vittima delle persecuzioni contro i cristiani in Corea del XVII secolo: dapprima indirettamente, quando i suoi familiari vennero privati dei loro beni a seguito della morte del capofamiglia Agostino Jeong Yak-jong, poi in maniera diretta, quando venne messa in carcere. Sopportò con fermezza le torture e le percosse per am…
www.santiebeati.it/dettaglio/96720

Beato GIOVANNI BATTISTA FERRERES BOLUDA   Sacerdote gesuita, martire
Ollería, Spagna, 27 novembre 1861 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936
Padre Juan Bautista Ferreres Boluda nacque a Olleira (Valencia) il 27 novembre 1861 ed entrò nella Compagnia di Gesù nel 1888, ove divenne sacerdote. Fu professore di Teologia Morale e di Diritto Canonico nel teologato di Sarriá. Morì a Valencia in località “Picadero de Paterna” il 29 dicembre del 1936 in seguito ai maltrattamenti ricevuti. Aveva 75 anni….
www.santiebeati.it/dettaglio/93199

Beato GUGLIELMO HOWARD   Visconte di Stafford, martire
30 novembre 1614 – 29 dicembre 1680
www.santiebeati.it/dettaglio/93211

Beato ENRICO (ENRIQUE) JUAN REQUENA   Sacerdote e martire
Aielo de Malferit, Spagna, 2 marzo 1907 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936
Enrique Juan Requena nacque a Aielo de Malferit, in Spagna, il 2 marzo 1907 e divenne sacerdote dell’arcidiocesi di Valencia. Allo scoppio della guerra civile e della feroce persecuzione religiosa che attraversò la Spagna, fu chiamato a testimoniare con il sangue la sua fede in Cristo. Fu ucciso dunque presso Picadero de Paterna il 29 dicembre 1…
www.santiebeati.it/dettaglio/93247

Beato GIUSEPPE (JOSé) PERPINA NACHER   Giovane laico, martire
Sueca, Spagna, 22 febbraio 1911 – Picadero de Paterna, Spagna, 29 dicembre 1936
www.santiebeati.it/dettaglio/93248

Beato FRANCESCO RUIZ   Martire mercedario
Rioja, Spagna, 1546 – Santa Cruz de la Sierra, Perù, 1590
Nato a Rioja in Spagna nel 1546, il Beato Francesco Ruiz, entrò nel convento mercedario di Logrono dove preso il santo abito, andò poi nel 1569, missionario in Cile. Costruita la chiesa di Portoviejo in Ecuador passò al convento del Cusco in Perù dove si dedicò tutto all’apostolato per portare la parola del Signore ai popoli idolatri. Mentre annunciava il va…
www.santiebeati.it/dettaglio/94828

Beato GERARDO CAGNOLI   Francescano
Valenza, Alessandria, 1267 – Palermo, 29 dicembre 1342
Nato a Valenza Po, in Piemonte, verso il 1267, dopo la morte della madre, avvenuta nel 1290 (il padre era già morto), Gerardo Cagnoli abbandonò il mondo e visse da pellegrino, mendicando il pane e visitando i santuari. Fu a Roma, a Napoli, a Catania e forse ad Erice (Trapani); nel 1307, colpito dalla fama di santità del francescano Ludov…
www.santiebeati.it/dettaglio/83325

Povertà. In Italia un bambino su dieci abita in case fatiscenti e gelide

Freddo e pioggia sono tornate a farsi sentire, ma non tutti i bambini hanno la possibilità di rifugiarsi in case calde e accoglienti. Secondo un report di Save the children, l’11,2% dei minori italiani sta affrontando questo inizio inverno in condizioni di «severo disagio abitativo», un dato superiore di ben quattro punti alla media dell’Unione Europea del 7,2%. Nell’Ue peggio di noi fa soltanto la Polonia.

Tante case fredde

Quando ci sono, poi, le case non sono adeguatamente riscaldate, come ben sa il 14,8% delle famiglie con bambini. Nuclei che fanno parte di quella fetta, sempre più grossa, di popolazione in condizione di «povertà assoluta», che, per quanto riguarda i minori, è aumentata del 14% in un solo anno, interessando 1 milione e 292mila under 18, oltre un terzo dei quali ha meno di 6 anni. Dal 2008, inoltre, il numero dei bambini che vivono in condizioni di disagio abitativo è cresciuto del 15,5%, mentre il 20,3% abita in case con gravi problemi di umidità, pareti gocciolanti e infissi rotti. Il 5,3%, infine, vive in abitazioni scarsamente luminose. Particolarmente preoccupante, annota Save the children, il dato relativo alle famiglie con bambini impossibilitate a riscaldare l’abitazione in modo sufficiente, che supera la media dell’Unione europea di oltre 6 punti percentuali e che, dal 2008, ha registrato un incremento del 28,7%.

Sfratti in aumento

Oltre a condizioni ambientali e «climatiche» difficili, queste famiglie povere devono fronteggiare anche l’incremento esponenziale degli sfratti esecutivi, ben 35.336 nel 2016 (+8% rispetto all’anno precedente). Le richieste di esecuzione di sfratto sono state invece 158.720 (+3%) e si stima che, in almeno il 70% delle famiglie soggette a sfratto siano presenti minori.

«Povertà minorile, vera emergenza»

«In un paese dove la povertà minorile rappresenta una vera emergenza – commenta Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children – tantissimi bambini vivono in alloggi fatiscenti, senza la possibilità di crescere in salute e sicurezza. I dati sul disagio abitativo, già così preoccupanti, sono sottostimati: tengono conto delle sole famiglie con residenza, escludendo quei nuclei con minori in emergenza abitativa che vivono, per esempio, in rifugi di fortuna. Sempre più spesso – aggiunge Milano – al Nord come al Sud, nei quartieri più svantaggiati, ci troviamo a fronteggiare, con le associazioni e i servizi sociali territoriali, casi di emergenza abitativa che colpiscono i bambini, con conseguenze molto gravi per la loro salute, il percorso scolastico, la vita familiare. È indispensabile rafforzare gli strumenti di protezione per scongiurare il ripetersi di queste situazioni».

«Sindaci più sensibili»

Per tutelare la salute e la serenità di tanti minori in condizioni disagiate, Save the children chiede ai sindaci di applicare le deroghe, previste dalla legge, iscrivendo alle anagrafi comunali anche le famiglie, dove sono presenti minori, che vivono in strutture abusive. In questo modo, anche queste famiglie potranno avere accesso ai servizi sociali e a servizi vitali come la luce e il riscaldamento. «Chiediamo che il 2018 sia un anno decisivo nel contrasto alla povertà estrema dei minori – conclude Raffaella Milano -. Nel 2017 è stato introdotto uno strumento importante per le famiglie in povertà socio-economica, il «reddito d’inclusione», ma alle famiglie non iscritte all’anagrafe è preclusa la possibilità di presentare la domanda per il beneficio. Chiediamo quindi ai sindaci di applicare la deroga prevista dalla legge per consentire sempre alle famiglie in difficoltà socioeconomica l’accesso ad un sostegno e, allo stesso tempo, chiediamo che si attivi, a livello nazionale, un piano di contrasto alla povertà abitativa, a partire dalle famiglie con bambini e dalle persone più vulnerabili».

DA Avvenire

I santi del 28 Dicembre 2017

Santi INNOCENTI   Martiri – Festa
sec. I
Gli innocenti che rendono testimonianza a Cristo non con le Parole, ma con il sangue, ci ricordano che il martirio è dono gratuito del Signore. Le vittime immolate dalla ferocia di Erode appartengono, insieme a santo Stefano e all’evangelista Giovanni, al corteo del re messiniaco e ricordano l’eminente dignità dei bambini nella Chiesa. (Mess. R…
www.santiebeati.it/dettaglio/22150

San GASPARE DEL BUFALO   Sacerdote, Fondatore
Roma, 6 gennaio 1786 – 28 dicembre 1837
Nato a Roma il 6 gennaio 1786 fin da piccolissimo fu dedito alla preghiera e alla penitenza. Suo padre era cuoco del principe Altieri, sua madre si occupava della famiglia e gli assicurò una buona educazione cristiana. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808 si specializzò nell’evangelizzazione dei «barozzari», carrettieri e contadini …
www.santiebeati.it/dettaglio/35900

San TEONA (TEONE) D’ALESSANDRIA   Vescovo
www.santiebeati.it/dettaglio/83310

Sant’ ANTONIO DI LERINS   Monaco
www.santiebeati.it/dettaglio/83320

Santa CATERINA VOLPICELLI   Vergine, Fondatrice
Napoli, 21 gennaio 1839 – 28 dicembre 1894
Nata a Napoli in una famiglia dell’alta borghesia, Caterina Volpicelli fu la prima zelatrice dell’Apostolato della Preghiera nella sua città. Colta e intelligente, fece della casa paterna un circolo dedito alla preghiera, alla diffusione della stampa cattolica e del culto al Sacro Cuore di Gesù. Sotto l’impulso dell’arci…
www.santiebeati.it/dettaglio/90246

Beata MATTIA NAZAREI (NAZZARENI)   Badessa clarissa
Matelica, Macerata, 1 marzo 1253 – 28 dicembre 1320
La beata Mattia dei nobili de Nazareni di Matelica, ricusato il matrimonio si ritirò in monastero e professò la regola di santa Chiara. Per la sua grande prudenza e per le sue elette virtù fu per 40 anni Madre Abbadessa, diventando il modello e la madre buona delle sue consorelle. Il suo digiuno fu quasi per perpetuo. Devotissima della p…
www.santiebeati.it/dettaglio/90390

Beato HRYHORIJ KHOMYSYN   Vescovo e martire ucraino
Hadynkivtsi, Ternopil, 25 marzo 1867 – Kiev, 28 dicembre 1945
Nacque il 25 marzo 1867 nel villaggio di Hadynkivtsi (regione di Ternopil, in Ucraina). Dopo gli studi compiuti presso il seminario di Lviv, il 18 novembre 1893, venne ordinato sacerdote. Nel 1902 fu nominato rettore del seminario; il 19 giugno 1904 venne ordinato vescovo dell’Eparchia di Stanislaviv oggi Ivano-Frankivsk. Fu arrestato dalle autorità comunist…
www.santiebeati.it/dettaglio/90656

Beato GREGORIO DA CHAORS   Mercedario
XV secolo
Maestro in Sacra Teologia, il Beato Gregorio da Cahors, di origine francese fu un mercedario di stimata notorietà. Inviato nel 1462 in terra d’Africa per redimere, liberò 184 schiavi da una grave prigionia dei barbari oppressori. Ritornato poi in patria nel convento di Santa Maria in Tolosa si dedicò completamente alla preghiera e contemplazione celeste fino…
www.santiebeati.it/dettaglio/94827

Il Papa all’Udienza generale: non snaturiamo il Natale, Gesù è il vero dono

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Gesù è “il dono di Dio per noi” e, se lo accogliamo, anche noi possiamo “essere dono di Dio per gli altri”, prima di tutto per coloro che non hanno mai sperimentato “attenzione e tenerezza”, “i piccoli e gli esclusi”. Così Papa Francesco si sofferma, nell’Udienza generale in Aula Paolo VI, sul significato del Natale del Signore, che in questi giorni stiamo vivendo “nella fede e nelle celebrazioni”.

Quanta gente nella propria vita mai ha sperimentato una carezza, un’attenzione di amore, un gesto di tenerezza…Il Natale ci spinge a farlo.

In atto snaturamento del Natale
Ai nostri tempi, specialmente in Europa, nota il Pontefice, assistiamo a una specie di “snaturamento” del Natale:

In nome di un falso rispetto che non è cristiano, che spesso nasconde la volontà di emarginare la fede, si elimina dalla festa ogni riferimento alla nascita di Gesù. Ma in realtà questo avvenimento è l’unico vero Natale! Senza Gesù non c’è Natale; c’è un’altra festa, ma non il Natale. E se al centro c’è Lui, allora anche tutto il contorno, cioè le luci, i suoni, le varie tradizioni locali, compresi i cibi caratteristici, tutto concorre a creare l’atmosfera della festa, ma Gesù al centro. Se togliamo Lui, la luce si spegne e tutto diventa finto, apparente.

La luce svela azioni e pensieri che fanno rimordere coscienza
Attraverso l’annuncio della Chiesa, come i pastori del Vangelo – ricorda – siamo guidati a “cercare e trovare” la vera luce, “quella di Gesù” che, fattosi uomo come noi, “si mostra in modo sorprendente”: nasce da una “povera ragazza sconosciuta”, che lo dà alla luce in una stalla, col solo aiuto del marito.  

Il mondo non si accorge di nulla, ma in cielo gli angeli che sanno la cosa esultano! Ed è così che il Figlio di Dio si presenta anche oggi a noi: come il dono di Dio per l’umanità che è immersa nella notte e nel torpore del sonno. E ancora oggi assistiamo al fatto che spesso l’umanità preferisce il buio, perché sa che la luce svelerebbe tutte quelle azioni e quei pensieri che farebbero arrossire o rimordere la coscienza. Così, si preferisce rimanere nel buio e non sconvolgere le proprie abitudini sbagliate.

Il vero dono è Gesù
Il Pontefice esorta quindi a chiederci cosa significhi “accogliere il dono di Dio che è Gesù”, cioè diventare quotidianamente “un dono gratuito per coloro che si incontrano sulla propria strada”: ecco perché – spiega Francesco – “a Natale si scambiano i doni”. Il vero dono per noi “è Gesù” e così “vogliamo essere dono per gli altri”. I doni, rimarca, sono un “segno” dell’atteggiamento insegnatoci da Gesù che, “inviato dal Padre”, “è stato dono per noi e noi siamo doni per gli altri”.

Ripercorrendo gli insegnamenti dell’apostolo Paolo, il Pontefice evidenzia che la grazia di Dio “è apparsa” in Gesù, volto di Dio, che la Vergine Maria ha dato alla luce come ogni bambino di questo mondo, ma che non è venuto “dalla terra”, bensì “dal Cielo”. In tal modo, Dio “ci ha aperto la via della vita nuova, fondata non sull’egoismo ma sull’amore”: la nascita di Gesù – aggiunge – “è il gesto di amore più grande del nostro Padre del Cielo”.

Dio coinvolge emarginati della società
Nel Natale possiamo vedere come la storia umana, quella mossa dai potenti di questo mondo, viene visitata dalla storia di Dio. E Dio coinvolge coloro che, confinati ai margini della società, sono i primi destinatari del suo dono, cioè – il dono – la salvezza portata da Gesù. Con i piccoli e i disprezzati Gesù stabilisce un’amicizia che continua nel tempo e che nutre la speranza per un futuro migliore.

Un’amicizia che continua nel tempo
La “grande luce”, prosegue, apparve ai pastori di Betlemme.

Loro erano emarginati, erano malvisti, disprezzati, e a loro apparve la grande notizia per prima. A queste persone, con i piccoli e i disprezzati, Gesù stabilisce un’amicizia che continua nel tempo e che nutre la speranza per un futuro migliore. A queste persone, rappresentate dai pastori di Betlemme, apparve una grande luce, che li condusse dritti a Gesù. Con loro, in ogni tempo, Dio vuole costruire un mondo nuovo, un mondo in cui non ci sono più persone rifiutate, maltrattate e indigenti.

L’esortazione allora è ad aprire “la mente e il cuore” ad accogliere tale grazia, perché Gesù “viene a nascere ancora nella vita di ciascuno di noi” e, attraverso di noi, continua ad essere “dono di salvezza”: “Dio non ama a parole”, conclude nei saluti finali, ma il suo amore lo porta “ad abbracciare la nostra debolezza e la nostra condizione umana” per sollevarci alla “dignità filiale perduta”.

Lo spettacolo dei circensi
A chiusura, una breve esibizione degli artisti del Golden Circus di Liana Orfei, applauditi e ringraziati da Francesco:

L’arte circense come la bellezza sempre ci avvicina a Dio! E voi, con il vostro lavoro, con la vostra arte, avvicinate la gente a Dio. Grazie per quello che fate!

DA RADIO VATICANA

I santi del 27 Dicembre 2017 San GIOVANNI Apostolo ed evangelista – Festa

San GIOVANNI   Apostolo ed evangelista – Festa
Betsaida Iulia, I secolo – Efeso, 104 ca.
L’autore del quarto Vangelo e dell’Apocalisse, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo maggiore, venne considerato dal Sinedrio un «incolto». In realtà i suoi scritti sono una vetta della teologia cristiana. La sua propensione più alla contemplazione che all’azione non deve farlo credere, però, una figura “eterea”. …
www.santiebeati.it/dettaglio/22100

Santi TEODORO E TEOFANE   Grapti
www.santiebeati.it/dettaglio/83290

Santa FABIOLA DI ROMA   Matrona romana
m. 399
Nel Sabato santo di un anno imprecisato Fabiola si presenta, vestita con tela di sacco, nella basilica di San Giovanni in Laterano, chiedendo di essere accolta nella Chiesa. Discende da un casato illustre nella storia romana, quello dei Fabi, e alle spalle ha già due matrimoni finiti il primo con un divorzio, il secondo con la morte del marito. Facendosi cri…
www.santiebeati.it/dettaglio/83300

Santa NICARETE (NICERAS) DI COSTANTINOPOLI   Vergine
Morta intorno al 504. Nata a Nicomedia, ma residente a Costantinopoli, dove divenne una leale amica e sostenitrice di san Giovanni Crisostomo condividendone le sofferenze e l’esilio….
www.santiebeati.it/dettaglio/94059

Beato GIUSEPPE MARIA (JOSé MARIA) CORBIN FERRER   Giovane laico, martire
Valencia, Spagna, 26 dicembre 1914 – Nave-Prigione “Alfonso Pérez”, 27 dicembre 1936
www.santiebeati.it/dettaglio/93245

Beato ODOARDO FOCHERINI   Padre di famiglia, martire
Carpi, Modena, 6 giugno 1907 – Hersbruck, Germania, 27 dicembre 1944
Odoardo Focherini, nato a Carpi da genitori trentini, si formò all’apostolato tramite l’adesione all’Azione Cattolica, nella quale ricoprì molti incarichi, ultimo quello di presidente diocesano. Sposo di Maria Marchesi, che gli diede sette figli, lavorava come assicuratore, ma in parallelo collaborava con varie testate d&rsquo…
www.santiebeati.it/dettaglio/92228

Beata SARA SALKAHAZI   Vergine e martire
Kassa-Kosice, Repubblica Slovacca, 11 maggio 1899 – Budapest, Ungheria, 27 dicembre 1944
Sara Salkahazi, religiosa professa dell’Istituto delle Suore dell’Assistenza, nacque l’11 maggio 1899 a Kassa-Kosice, in terra allora ungherese ed oggi in territorio slovacco, e fu uccisa in odio alla sua opera di difesa degli ebrei il 27 dicembre 1944 a Budapest (Ungheria). La rapidissima causa di canonizzazione sul suo conto, avviata con …
www.santiebeati.it/dettaglio/92766

Beato ALFREDO PARTE   Sacerdote scolopio, martire
Cirraluelo de Bricia, Spagna, 2 giugno 1899 – Santander, Spagna, 27 dicembre 1936
Nacque in Spagna a Cirraluelo de Bricia (Burgos) il 2 giugno 1899; entrò fra gli Scolopi vestendone l’abito il 1° agosto 1915 ed emettendo i voti religiosi il 13 agosto del 1916. Diventò sacerdote a Palencia il 3 marzo 1928. Svolgeva il suo ministero calasanziano nel Collegio delle Scuole Pie di Villacarriedo, sin dal 1922. Da qui fu estrom…
www.santiebeati.it/dettaglio/91745

Beato FRANCESCO SPOTO   Sacerdote e martire
Raffadali, Agrigento, 8 luglio 1924 – Erira, Congo, 27 dicembre 1964
Nato l’8 luglio 1924 a Raffadali in provincia di Agrigento, nel 1936, Francesco Spoto entra nel seminario dei padri Bocconisti a Palermo e il 22 Luglio 1951 viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel Capitolo generale del 1959, ad appena 35 anni, i confratelli lo eleggono superiore generale. Il 4 Agosto 1964 si reca a Biringi, nello Zaire, n…
www.santiebeati.it/dettaglio/90217

Beato RAIMONDO DE BARELLIS   Mercedario
Nel convento di Sant’Eulalia in Lérida (Spagna), il Beato Raimondo de Barellis, fu un modello di vita religiosa dell’Ordine Mercedario. Dopo aver accumulato infiniti meriti, decorosamente lasciò questo mondo per raggiungere la pace in Cristo Signore.L’Ordine lo festeggia il 27 dicembre….
www.santiebeati.it/dettaglio/94825

Celebrazioni eucaristiche del Tempo di Natale. Orari in Santo Stefano fino al 12 Gennaio

Unità Pastorale Santi Crisanto e Daria

Comunità parrocchiale di S.Stefano e S.Zenone

Domenica 24 dicembre ore 24

S.Messa della Natività

Lunedì 25 dicembre ore 10

S.Messa festiva del giorno di Natale

La S.Messa festiva delle ore 19 è sospesa

Martedì 26 dicembre ore 10

S.Messa nella festa di S.Stefano primo martire

La S.Messa delle ore 19 è sospesa

Da mercoledì 27 a venerdì 29 dicembre ore 19

S.Messa feriale

Sabato 30 dicembre ore 19

S.Messa festiva anticipata – Sacra Famiglia

Domenica 31 dicembre ore 10

S.Messa festiva – Sacra Famiglia

Domenica 31 dicembre ore 19

S.Messa festiva anticipata-Maria SS Madre di Dio

con il canto del Te Deum

Lunedì 1 gennaio ore 10

S.Messa festiva – Maria SS Madre di Dio

La S.Messa festiva delle ore 19 è sospesa

Da martedì 2 a giovedì 4 gennaio ore 19

S.Messa feriale

Venerdì 5 gennaio ore 19

S.Messa festiva anticipata – Epifania del Signore

Sabato 6 gennaio ore 10

S.Messa festiva – Epifania del Signore

Sabato 6 gennaio ore 19

S.Messa festiva anticipata – Battesimo del Signore

Domenica 7 gennaio ore 10

S.Messa festiva – Battesimo del Signore

La S.Messa festiva alle ore 19 è sospesa

Da lunedì 8 a venerdì 12 gennaio

la S.Messa feriale delle ore 19 è sospesa

Iconografia. Tra miracoli e avventura: la Fuga in Egitto nell’arte

Nicolas Poussin, “Riposo durante la fuga in Egitto”, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage (Wikicommons)

Nicolas Poussin, “Riposo durante la fuga in Egitto”, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage (Wikicommons)

La base canonica scritturale della Fuga in Egitto è tanto esigua che la potente eco dell’arte suona quasi assordante. Questa Fuga, diventata tanto famosa, è menzionata esplicitamente solo in uno dei quattro Vangeli, quello di Matteo. E se è possibile metterla in relazione (talvolta in modo fragile, è necessario dirlo) con alcuni testi profetici dell’Antico Testamento che annunciarono tale evento, l’episodio non ebbe riscontro manifesto nel resto del Nuovo Testamento. I più recenti dizionari di patristica specificano che la Fuga in Egitto non fu oggetto di riflessione nei primi secoli cristiani. È marginale l’unico versetto del Corano che si riferirebbe all’Egitto come rifugio di Gesù e di sua madre, interpretazione dibattuta tra gli esegeti. Inoltre, è uno dei rari eventi del ciclo dell’infanzia di Cristo, salvo errori, che non è mai stato celebrato da una festa nel calendario liturgico, tranne quello della Chiesa Ortodossa Copta, tra cui figura come “le piccole feste di Cristo”. Infine, la riflessione teologica su questo episodio non sembra essere stata molto abbondante, almeno nella tradizione occidentale, e la ricerca storico-critica attuale sul tema è quanto meno discreta: Erode, infatti, era al soldo dei Romani e l’Egitto fu provincia romana dalla conquista da parte dell’imperatore Augusto nel 25 a.C. Politicamente parlando, che la Santa Famiglia abbia cercato rifugio proprio in Egitto non è scontato. Allo stesso tempo, però, in Egitto vivevano diverse comunità ebraiche fin dal VI-V secolo a.C.

D’altro canto, il numero di opere d’arte che questo episodio, che fu considerato come indubbiamente storico, ha suscitato, fu notevole. Questo si può verificare in ogni epoca e su ogni supporto immaginabile, come le miniature medievali o i gruppi scultorei dei Sacri monti italiani. Senza raggiungere le vette inaccessibili che nell’arte hanno toccato alcuni arci-soggetti come la Natività, la Madonna con il Bambino o la Crocifissione, il numero di opere dedicate alla Fuga in Egitto è davvero considerevole.

Questo successo, questa “popolarità” duratura nel corso dei secoli merita qualche parola di commento e spiegazione. Dobbiamo innanzitutto precisare che ciò che abbiamo appena detto vale solo per l’arte occidentale. Infatti, tale episodio nell’iconografia degli Orienti cristiani ha goduto fino ai secoli centrali del Medioevo di un certo peso nell’arte monumentale bizantina o bizantineggiante, soprattutto nella decorazione di chiese con mosaici (Cappella Palatina, Palermo) o affreschi ( Visoki Decani). Con il passare dei secoli tale tendenza mutò: la Fuga in Egitto non ha mai fatto parte del Dodecaorton, né del calendario liturgico ortodosso se non della Chiesa copta e non è un soggetto iconografico rappresentato nelle icone, se non accanto ad altri episodi del ciclo dell’infanzia.

Il mosaico con la “Fuga in Egitto” nella Cappella Palatina a Palermo, in cui san Giuseppe porta in spalla il bimbo Gesù (Wikicommons)

Il mosaico con la “Fuga in Egitto” nella Cappella Palatina a Palermo, in cui san Giuseppe porta in spalla il bimbo Gesù (Wikicommons)

Tornando all’immensa eco che questo episodio ebbe nell’arte occidentale, tre caratteristiche della Fuga in Egitto, intrecciate a tal punto che è impossibile pensare di separarle, possono contribuire a spiegare tale successo. In primis vi sono l’importanza e l’ampia diffusione dei testi apocrifi che circolano nel mondo latino su questa fase del ciclo dell’infanzia di Cristo. Questi hanno fornito abbondanti dettagli al sobrio racconto del Vangelo di Matteo, rendendolo una narrazione viva, che i pittori hanno a loro volta raccontato secondo il proprio stile. La letteratura apocrifa ha fornito i nomi di città: la più celebre è Hermopolis o Sotine, con il suo tempio con 365 idoli (Pseudo Vangelo di Matteo), ma la letteratura copta ha costruito elaborati itinerari, talvolta in contraddizione tra loro. Gli apocrifi hanno arricchito il viaggio della Santa Famiglia di accompagnatori, spesso presenti nel-l’arte, in particolare bizantina ed etiope: Salomè, la levatrice di Gesù secondo il Protovangelo di Giacomo, o “cugina della Vergine” secondo il Sinassario alessandrino e Giacomo, uno dei figli del precedente matrimonio di Giuseppe. La letteratura apocrifa abbonda poi di dettagli sul percorso ( Historia monachorum in Aegypto): gli attraversamenti del Nilo, il moltiplicarsi di miracoli, leoni e leopardi che scortano la Santa Famiglia (Pseudo Vangelo di Matteo), alberi di palme che si piegano per offrire datteri a Maria particolarmente golosa, Gesù che accelera il viaggio per evitare ai genitori di soffrire troppo il caldo del deserto e un numero infinito di guarigioni spettacolari ( Vangelo arabo-siriaco dell’infanzia).

Le fonti apocrife, abbondanti di dettagli e particolari spesso fantasiosi, permetteranno a pittori, mosaicisti, scultori di “ricamare” racconti con sfumature adattate alla committenza e al gusto dei propri clienti. È la seconda caratteristica di questo episodio che lo distingue da altri momenti della vita di Gesù: la Fuga in Egitto vanta un ricco potenziale di interpretazioni inventive che non si riscontra altrove. Il Battesimo di Cristo nel Giordano o la sua Trasfigurazione sul monte Tabor sono eventi che si svolgono in un luogo e in un momento ben definito, mentre la Fuga in Egitto è, in rapporto ad altri episodi, esteso nello spazio e nel tempo, e così povero di precisioni inconfutabili su luoghi, eventi, date, che la fantasia dei pittori ebbe libero sfogo.

Magister Gislebertus, 'Fuga in Egitto', capitello nella cattedrale di Autun (Wikicommons)

Magister Gislebertus, “Fuga in Egitto”, capitello nella cattedrale di Autun (Wikicommons)

Questo margine di manovra senza precedenti fu utilizzato per una serie di fini teologici o politici. Pochi passi dalla vita di Gesù, per esempio, si sono prestati come la Fuga in Egitto a una dimostrazione del rapporto conflittuale e chiaramente antitetico tra sua presenza sulla terra e quella degli idoli. Pochi momenti della sua vita furono l’occasione di un numero così abbondante di miracoli, accaduti l’uno dopo l’altro, come quello del tronco che si apre, dei datteri, del grano… per non parlare della presenza di angeli e/o angioletti che scortano la Santa Famiglia, la riconfortano e la distraggono dalle fatiche del viaggio.

La fine del Medioevo fu il periodo privilegiato del tema del Riposo durante la Fuga, accompagnato da concerti di violino e flauto dolce, palme che si inclinano e spighe di grano che crescono con straordinaria rapidità per nascondere la Santa Famiglia dai suoi persecutori. Per i pittori, soprattutto nella pittura nordica del XVI secolo, pochi episodi della vita di Gesù, come la Fuga in Egitto, furono il puro pretesto per dimostrare la loro abilità nel dipingere la natura, la vegetazione, i paesaggi, in lontananza, di notte, ma anche scorci urbani e orizzonti ben studiati. Il terzo elemento del successo duraturo di questo episodio tra i pittori, i loro committenti e i fedeli è la capacità di trasmettere un’emozione contagiosa, una risonanza umana che ha un carattere universale, sperimentato o immaginato, dell’esperienza della delocalizzazione, del cambiamento, dell’esilio, della Fuga per restare in vita. Quale popolo, quale epoca non ha avuto timore o non ha sofferto a causa di questa esperienza? La Fuga in Egitto è probabilmente, con le tentazioni di Cristo nel deserto, l’agonia di Gesù nel Getsemani, per non parlare della sua Crocifissione, uno dei momenti della vita di Cristo in cui la sua solitudine e la durezza del suo destino si sono manifestati nel modo più eloquente e drammatico. Ma fu necessario attendere il XIX secolo per vedere moltiplicarsi opere consacrate all’isolamento della Santa Famiglia, che pongono l’accento sull’angoscia provata. L’impatto di tali opere d’arte sulla sensibilità comune fu notevole perché accosta la Santa Famiglia a una quantità di altre famiglie che, senza la pretesa di essere ‘sante’ come Maria, Giuseppe e Gesù, possono provare a sopportare prove simili o peggiori.

Anticipiamo qui alcuni passaggi dalla conclusione del volume “La Fuga in Egitto nell’arte d’Oriente e d’Occidente” (Jaca Book, pagine 158, euro 20,00) in cui i due autori compiono una inedita ricognizione attraverso i secoli di una iconografia diffusa e ramificata.

da Avvenire

Urbi et Orbi. Papa Francesco: nei volti dei bimbi sofferenti riconosciamo Gesù Bambino


Nei volti dei bambini, specie quelli che nel mondo patiscono guerra, violenza e migrazioni forzate, riconosciamo il Bambino di Betlemme: è il forte appello di papa Francesco nel Messaggio di Natale. Il Natale è la festa dell’Incarnazione, del Dio che, come un Padre tenero, “si fa piccolo e povero per salvarci”: accogliamo questo gesto di amore e “impegniamoci a rendere il nostro mondo più umano e più degno dei bambini di oggi e domani”. E’ questo il cuore del Messaggio natalizio che, in occasione della Benedizione Urbi et Orbi Papa Francesco ha pronunciato dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro dopo gli inni vaticano e italiano suonati dalla Banda della Gendarmeria e dall’Arma dei Carabinieri.

Nel Bambino di Betlemme riconosciamo i volti dei piccoli del mondo
Ai credenti di ogni tempo Francesco chiede di essere “umili e vigilanti” come i pastori di Betlemme, di non “scandalizzarsi” di fronte al “mistero di Gesù” e alla sua “povertà”, ma di “fidarsi” e contemplarne la “gloria”. E poi con forza richiama l’attenzione del mondo sul significato del Natale: «Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, ‘non c’è posto nell’alloggio’»(Lc 2,7).

Pace e coesistenza in Terra Santa, prevalga il dialogo
E i primi bambini su cui Francesco si sofferma, sono quelli del Medio Oriente “che”, afferma “continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi”: «In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende».

Dignità e unità per la Siria, soccorso allo Yemen
Il Natale, prosegue il Papa, ci porti a vedere Gesù nel volto dei bambini segnati dalla guerra anche in Siria, Iraq e nello Yemen: «Possa l’amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa. Vediamo Gesù nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni, e nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie».

Pace in Africa, nella Penisola coreana e stabilità in Venezuela
La preghiera del Papa abbraccia anche i più piccoli e sofferenti del continente africano- in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria- e tutti questi bambini che sono “ minacciati dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti”: «Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell’interesse del mondo intero. A Gesù Bambino affidiamo il Venezuela perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l’amato popolo venezuelano».

Pace in Ucraina e dignità ai bambini sfruttati
Il volto di Gesù è da riconoscere, prosegue Francesco, anche nei bambini che, “insieme alle loro famiglie, patiscono le violenze del conflitto in Ucraina e le sue gravi ripercussioni umanitarie”; nei piccoli “i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno, e in quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli”.

Appello per le minoranze in Myanmar e Bangladesh
Riprendendo l’immagine di Gesù Maria e Giuseppe migranti forzati, citata nell’omelia della Messa di Natale, Francesco torna sul volto delle piccole vittime dei trafficanti di esseri umani, dei bambini migranti e soli e dei bambini da poco visitati in Asia:
Papa: Gesù conosce il dolore di non essere accolto. «Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani – ha detto Francesco -. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia. Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata. Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto e la fatica di non avere un luogo dove poter poggiare il capo. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme».

Cristo rinnovi i cuori e susciti desiderio di futuro solidale
A tutti in questa giornata, conclude il Papa, “è indicato il segno del Natale:’un bambino avvolto in fasce…’ (Lc 2,12)”. Accogliamo questo segno dell’amore di Dio fatto uomo, è l’invocazione di Francesco, e “impegniamoci, con la sua grazia, a rendere il nostro mondo più umano, più degno dei bambini di oggi e di domani”. Quindi,dopo aver impartito dalla Loggia la benedizione Urbi et Orbi il Pontefice ha rivolto un saluto ai fedeli in Piazza San Pietro e a quanti sono collegati attraverso i mezzi di comunicazione: «La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale!»

(Gabriella Ceraso, Vatican News)