Un momento di relax al circolo Auser di Bolzano
Avvenire
Feste, gite fuori porta, iniziative culturali, intrattenimenti musicali e serate danzanti, pranzi e cene in compagnia o anche soltanto una telefonata con qualcuno che dall’altra parte ti chiede «Come stai?» o «Ti serve qualcosa?»: sono questi alcuni degli ingredienti che possono salvare gli anziani da isolamento e solitudine soprattutto d’estate, quando le città si svuotano e diventa ancora più urgente garantire opportunità di svago e assistenza ai più vulnerabili che vogliono continuare a vivere una vita piena e significativa. Opportunità di socializzazione rese possibili dai tanti volontari che si alternano anche nel periodo di ferie e dalle varie realtà del Terzo Settore che organizzano tali attività, spesso in collaborazione con i Comuni.
Ce lo racconta, per esempio, Domenico Pantaleo, presidente di Auser, l’Associazione per l’invecchiamento attivo che da Nord a Sud, dalle grandi città alle aree interne, ha più di 1.680 sedi e oltre a organizzare questo tipo di attività, raccoglie dati sul fenomeno attraverso il proprio Centro studi: «D’estate il problema della solitudine si amplifica perché gli anziani sono tra coloro che subiscono di più la rottura delle relazioni sociali, in questa società che invecchia rapidamente, ma al contempo non può più contare sulla solidarietà che c’era un tempo dentro i nuclei familiari né sul welfare, che arretra proprio adesso che ci sarebbe maggiore bisogno di sistemi socio-assistenziali per una fetta di popolazione che cresce». Secondo i dati Istat, infatti, l’Italia è uno dei Paesi più anziani al mondo, con un quarto della popolazione di 65 anni e più e oltre 4,5 milioni di individui over 80. Si stima che circa il 40% degli ultra 75enni viva da solo, con una prevalenza femminile. Dal vivere soli al sentirsi soli il passo è breve. «Durante questa stagione la sensazione di abbandono può peggiorare perché insieme alle città si svuotano i servizi e gli anziani tendono a chiudersi in casa, spesso senza aria condizionata perché non se lo possono permettere. Pure la mobilità, con questo caldo e l’assenza di trasporti dedicati, diventa più faticosa», aggiunge il presidente, che sottolinea poi come più pulmini e più volontari, ognuno con quello che può dare, potrebbero essere un buon punto di partenza per ampliare il bacino di utenza: «I nostri centri in giro per l’Italia registrano ogni anno una maggiore richiesta rispetto all’anno precedente». Auser, con la campagna “Aperti per ferie”, mette in campo diverse opportunità di incontro in luoghi refrigerati o all’aperto. Si va dall’appuntamento per mangiare un’anguria insieme, come fanno per esempio nel circolo Auser di Bolzano, alle colazioni gratuite e in compagnia come al “Bar Auser” di Castelnuovo Sotto (Reggio-Emilia), ma si organizzano anche gite al mare o in montagna e serate di teatro, cinema e burraco.
Tra coloro che stanno a fianco dei comuni in tutta Italia, nel contrasto alla solitudine degli anziani, c’è sicuramente la Caritas, con iniziative come il “Punto di refrigerio” per anziani soli a Foggia, il progetto “Prossimità a tutte le età” di Udine o il “Giro nonni” a Rimini, dove «portiamo il pasto a circa 80 persone anziane sole che diversamente farebbero fatica», racconta Mario Galasso, direttore della Caritas Diocesana di Rimini. Ma il pranzo «diventa l’occasione per chiacchierare con i nostri volontari, creare una relazione, sconfiggere la solitudine che riguarda sempre più persone». Il servizio non si ferma mai: «In modo particolare, nel periodo estivo capita che ci aiutino anche studenti e insegnanti che di mattina, durante l’anno scolastico, non possono. Sostituiscono così i volontari che invece in questa stagione vanno a lavorare in Riviera», aggiunge. Tra i volontari vengono inserite anche altre persone ai margini, come quelle in percorsi socialmente utili come alternativa al carcere o i migranti: «Ricordo in particolare un immigrato volontario che è stato subito accettato dagli anziani assistiti. Lo aspettavano, lo abbracciavano, lo riempivano di domande. È solo un esempio che dà la misura dell’aspettativa e del bisogno di accoglienza che c’è».
Capillare è anche la presenza della Comunità di Sant’Egidio che in diverse zone d’Italia ha attivato già dal 2003 il programma “Viva gli anziani”, un progetto di prossimità dedicato agli over 80, che solo a Roma assiste circa 50 mila anziani. «Siamo partiti dalla Capitale, in quell’anno che fu uno dei primi caratterizzato dalle grandi ondate di calore, proprio perché intuimmo subito che a uccidere tutte quelle persone colpite da malori non era il caldo ma l’isolamento sociale – spiega il coordinatore nazionale del programma, Giancarlo Penza –. Una condizione di solitudine che negli anni è peggiorata costituendo sempre più un vero fattore di rischio per la vita delle persone». Il progetto punta a creare una rete di quartiere che coinvolga tutti, dal portinaio, che allerta gli operatori se nota un problema all’anziano nel suo stabile, al personale sanitario, che assiste a domicilio chi fa fatica ad accedere alle prestazioni. Molti anziani autonomi poi diventano a loro volta volontari del programma, «per esempio scambiando quattro chiacchiere al telefono con altri ultra 80enni per fargli compagnia». L’idea «è creare una città che non consideri gli anziani un peso, ma una risorsa anche per i giovani, che dal rapporto con i più grandi possono imparare tanto». Il messaggio di tutte le realtà ascoltate è che la solitudine non va in vacanza e già ora si vede una maggiore richiesta di aiuto che con il tempo, dato l’andamento demografico, aumenterà necessariamente. «Negli ultimi anni, per esempio, sono cresciute le richieste d’aiuto sia da parte degli anziani sia dai loro figli che si rivolgono a noi quando sono all’estero o vivono in un’altra città», aggiunge Penza. Occuparsi degli anziani soli, conclude, «salva tutti noi dall’impoverimento del tessuto della comunità e loro dal rischio di una sorta di “eutanasia sociale”, chiusi in casa sempre soli o in degli istituiti, lontani dai già scarni contatti che gli sono rimasti».