I 70 anni del Seminario urbano di Reggio Emilia

Settant’anni or sono, era il 24 novembre 1954 – festa del patrono San Prospero – il vescovo Beniamino Socche inaugurava il nuovo Seminario urbano edificato in viale Timavo.

Il presule dava così piena attuazione al progetto da lui delineato nella memorabile “ispirata omelia” – come la definì il Bollettino Diocesano del giungo 1946 – pronunciata nel pontificale celebrato in piazza del Duomo per il suo ingresso in diocesi il 12 maggio 1946.

1954, una foto storica dell'ala sud ovest del Seminario Vescovile di Reggio Emilia
1954, una foto storica dell’ala sud ovest del Seminario Vescovile di Reggio Emilia

Mons. Socche affermò: “Voi sapete che una grande impresa ci sta sommamente a cuore e da compiersi subito con la più stringente urgenza: il Seminario Diocesano in Città; ne abbiamo bisogno e non possiamo farne a meno; abbiamo già deciso di metterci all’opera perché Reggio abbia il suo grande Seminario quale si conviene ad una grande Diocesi”.

Inoltre il presule annunciava l’inizio dei lavori per la costruzione della chiesa votiva di Regina Pacis nell’immediata periferia cittadina.

Il progetto del moderno edificio fu firmato dall’arch. Enea Manfredini e i lavori furono affidati all’impresa Benassi Pierino di Castellarano.

Si trattò di uno sforzo immane sotto il profilo finanziario che coinvolse sacerdoti e fedeli, ma nel giro di pochissimi anni la costruzione era conclusa.

Infatti in occasione della festa di San Prospero, il 24 novembre 1954 – anno mariano – il vescovo Beniamino poteva procedere all’inaugurazione dell’edificio alla presenza del cardinale Giacomo Lercaro, dei presuli della regione, delle autorità.

Lo stemma episcopale del vescovo Socche campeggia sulla facciata dell’edificio. Il 2 gennaio 1967 il vescovo Gilberto Baroni fece incidere sul marmo dell’atrio un riconoscente ricordo del predecessore.

lapide comemorativa di Socche fatta apporre dal vescovo Baroni
lapide comemorativa di Socche fatta apporre dal vescovo Baroni

Da allora il Seminario – voluto tenacemente dal vescovo Socche – ha curato la formazione di centinaia di sacerdoti sotto la guida di docenti di altissimo spessore – alcuni dei quali elevati alla porpora cardinalizia e alla dignità episcopale.

Inoltre è stato sede di incontri, conferenze, corsi di formazione, assemblee di Azione Cattolica – a cui il vescovo Socche non mancava.

Il vescovo Socche interviene alla Assemblea Azione Cattolica in Seminario
Il vescovo Socche interviene alla Assemblea Azione Cattolica in Seminario

Ora il grande edificio di viale Timavo 93 è avviato ad una nuova destinazione, quella di sede universitaria, pur mantenendo ancora in un’ala la presenza dei seminaristi; ma resta pur sempre un centro di formazione in particolare per chi vuole dedicarsi all’impegnativo campo dell’educazione delle nuove generazioni.

Perché allora, una volta finiti i lavori, non intitolarlo a mons. Beniamino Socche che ne è stato l’artefice e perpetuare così la memoria di un vescovo che in tempi difficilissimi sotto tutti i profili – la guerra era appena finita – volle e realizzò con grande coraggio e tenacia questa importante struttura?

laliberta.info

Torna il Concorso Presepi nelle Case a Reggio Emilia

Natività

Cari lettori, torna il concorso presepi nelle case!
Protagonisti sono i vostri presepi domestici

In palio ci saranno 5 sostanziosi premi per i migliori presepi (uno fuori diocesi) giudicati da una giuria competente e che saranno visitati previo accordo entro il 6 gennaio 2025.

Novità di quest’anno il premio speciale «Bizzocchi»
per il presepe più originale in collaborazione con la Libreria Bizzocchi.

PER PARTECIPARE

È necessario compilare non oltre il 22 dicembre il form che si raggiunge inquadrando il QR code.

laliberta.info

Disabilità. Inclusione lavorativa e reti comunitarie, ecco cosa si muove

A Pescara il 25 novembre una giornata a cura di due uffici nazionali (Pastorale delle persone con disabilità e Problemi sociali e lavoro) per conoscere cosa sta crescendo nelle imprese e nella società
Inclusione lavorativa e reti comunitarie, ecco cosa si muove
Avvenire

Insieme si può. Anzi, si deve. Non è un facile slogan, soprattutto se applicato al ruolo fondamentale che le reti comunitarie rivestono nell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Esse offrono infatti un supporto integrato che va oltre l’ambito occupazionale. Così la creazione di solidi legami tra istituzioni, aziende, associazioni, famiglie e persone con disabilità contribuisce a creare un ambiente di lavoro più inclusivo e sensibile alle esigenze di tutti i lavoratori. Nessuno escluso.

Parte da queste riflessioni il terzo seminario di studio promosso da due uffici Cei (Pastorale delle persone con disabilità, guidato da suor Veronica Donatello, e Problemi sociali e lavoro, diretto da don Bruno Bignami) in programma Pescara lunedì 25 novembre presso la sede dell’azienda di trasporto pubblico Tua Abruzzo con il titolo “Un altro punto di vista: la forza delle reti comunitarie”, un seminario in presenza, accessibile in lingua dei segni e sottotitolazione.

Secondo Bignami «se vogliamo risolvere e accentuare dei cambi di paradigma culturali come per esempio il modello che non misura il valore delle persone in base alla quantità di lavoro ma in base alla qualità relazionale, allora capiremo che le persone con disabilità possono essere non un fattore trainato dell’economia ma un fattore trainante» perché «sono in grado di arricchire le comunità di lavoro della loro presenza, spirito, della loro visione delle cose. La persona con disabilità è in grado di suscitare un cambio di paradigma sociale e culturale. Anche nel mondo del lavoro». Il pensiero di suor Donatello è che «l’inclusione di persone con disabilità nelle aziende favorisce una cultura di diversità e rispetto che arricchisce l’intero ambiente di lavoro, migliorando il clima organizzativo e aumentando la produttività».

Il programma della giornata prevede al mattino la voce di una prima rete, quella delle università abruzzesi, poi dati, persone e prospettive dal rapporto Cbm su disabilità e povertà nelle famiglie in Italia. Segue una riflessione su lavoro e persone con disabilità nel pensiero sociale della Chiesa. Questa sezione del convegno si conclude con Nico Acampora, “motore” di PizzAut, esperienza capace di cambiare la vita di tanti ragazzi autistici, dimostrando che l’inclusione lavorativa non solo è possibile, ma è anche una risorsa per l’azienda.

Ne daranno prova nel pomeriggio i workshop sull’architettura che include, il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, e poi l’artigianato come dimensione relazionale e produttiva nel terzo settore, che ha nel giovane Eustachio “Uccio” Santochirico, maestro cartapestaio e animatore di comunità, il promotore di un’esperienza da conoscere: nella sua Matera, Uccio mette insieme ogni giorno arte e animazione sociale. Gli altri workshop richiamano i temi della dignità lavorativa e delle tecnologie di inclusione. Tutto questo è possibile grazie alla tenuta delle reti comunitarie che permettono di abbattere barriere culturali, pratiche e normative, spesso ostacolo per l’accesso delle persone con disabilità al mondo del lavoro, e garantire un inserimento lavorativo più agevole e sostenuto con continuità.

Il seminario di Pescara è quindi un’occasione imperdibile per approfondire le buone pratiche già adottate dalle aziende più sensibili e per sviluppare nuove sinergie tra il mondo imprenditoriale, le istituzioni e le organizzazioni di supporto. Solo attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti della comunità – fanno notare a una voce i due uffici Cei organizzatori dell’evento – è possibile costruire un sistema che non solo valorizza le persone con disabilità ma fa anche sentire tutti e ciascuno parte integrante, attiva e creativa della nostra società.

Annuncio. Il Papa: Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati santi durante il Giubileo 2025

Acutis il 27 aprile nella Giornata degli adolescenti, Frassati in estate in quella dei giovani. Il prossimo 3 febbraio in Vaticano l’incontro mondiale sui diritti dei bambini
Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis: papa Francesco ha annunciato che saranno proclamati santi nel 2025

Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis: papa Francesco ha annunciato che saranno proclamati santi nel 2025 – –

Nel corso del Giubileo 2025 verranno canonizzati i beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Mentre il prossimo 3 febbraio in Vaticano si terrà un importante Incontro Mondiale sui diritti dei bambini. Il duplice annuncio è stato dato da Papa Francesco questa mattina, nel corso dell’udienza generale del mercoledì. Insieme ad un nuovo accorato appello per porre termine alla guerra nella «martoriata» Ucraina, «sciagura vergognosa» per l’umanità. «L’anno prossimo, durante la Giornata degli adolescenti, canonizzerò il beato Carlo Acutis, e nella Giornata dei giovani canonizzerò il beato Piergiorgio Frassati», ha detto a sorpresa il Papa durante il saluto ai fedeli di lingua italiana davanti a migliaia di fedeli presenti in piazza San Pietro. Nel Calendario dell’Anno Santo il Giubileo degli adolescenti è programmato tra il venerdì 25 e la domenica 27 aprile e quello dei giovani dal lunedì 28 luglio alla domenica 3 agosto. Circa le date precise, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino ha scritto che la canonizzazione di Acutis sarà domenica 27 aprile alle 10.30 in Piazza San Pietro.

«In occasione della Giornata Internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza che si celebra oggi, – ha poi rivelato Francesco – desidero annunciare che il prossimo 3 febbraio si svolgerà qui in Vaticano l’incontro Mondiale dei diritti dei bambini intitolato “Amiamoli e proteggiamoli” con la partecipazione di esperti, di personalità di diversi Paesi». «Sarà l’occasione per individuare nuove vie volte a soccorrere e proteggere milioni di bambini ancora senza diritti, che vivono in condizioni precarie, vengono sfruttati e abusati e subiscono le conseguenze drammatiche delle guerre», ha sottolineato il Pontefice aggiungendo con un sorriso: «C’è un gruppo di bambini che sta preparando questa giornata. Grazie a tutti voi». E subito un gruppo di bambini, accompagnati da padre Enzo Fortunato ed Aldo Cagnoli – i promotori della Giornata Mondiale dei Bambini – è andato dal Papa per salutarlo e ringraziarlo. In piazza San Pietro questa mattina era presente anche Olena Zelenska, consorte del Presidente dell’Ucraina, che ha avuto una udienza con Francesco. E il Papa nei suoi saluti ha rinnovato il suo appello per la pace. «Ieri – ha detto – si sono compiuti mille giorni dall’invasione dell’Ucraina. Una ricorrenza tragica per le vittime e per la distruzione che ha causato. Ma allo stesso tempo una sciagura vergognosa per l’intera umanità». «Questo però – ha sottolineato – non deve dissuaderci dal rimanere accanto al martoriato popolo ucraino, dall’implorare la pace e dall’operare perché le armi cedano il posto al dialogo, lo scontro all’incontro».

Nell’Udienza di oggi Francesco, riprendendo il ciclo di catechesi “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”, ha incentrato la meditazione sul tema “ I doni della Sposa. I carismi, doni dello Spirito per l’utilità comune”. Dopo aver parlato nei mercoledì passati dell’opera santificatrice dello Spirito Santo che si attua nei sacramenti, nella preghiera e seguendo l’esempio della Madre di Dio, Francesco ha affrontato il tema dei carismi personali e comunitari. Questo secondo modo di operare dello Spirito Santo nella Chiesa, ha spiegato, «non è destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma è destinato al “servizio” della comunità». Il carisma poi è «il dono dato “a uno”, o “ad alcuni” in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti». I carismi sono insomma «i “monili”, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la Sposa di Cristo». Per Francesco la riscoperta dei carismi avvenuta sulla scia del Concilio Vaticano II fa sì che «la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale». I laici, infatti, «non sono una specie di collaboratori esterni o delle truppe ausiliari del clero, ma hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa». Non solo. Quando si parla dei carismi «bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari – ognuno di noi ha il proprio carisma – che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore».

E una tale interpretazione del carisma è importante, perché «molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza e delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B». Infatti «non ci sono cristiani di serie B ognuno ha il suo carisma personale o comunitario». L’udienza si è conclusa con il cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare ai partecipanti al Convegno internazionale promosso dalla Famiglia Agostiniana, la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, i volontari de “Il Testimone del volontariato Italiano”. Un saluto «con affetto» Francesco lo ha riservato gli Allievi Carabinieri della Scuola di Velletri, che hanno ricevuto la cresima («li incoraggio nel loro cammino di fede a servizio della collettività»). Quindi un pensiero ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. Francesco ha ricordato che domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo, re dell’Universo, con l’invito a ciascuno «a riconoscere la presenza del Signore nella propria vita, così da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace». Domani poi la Chiesa farà memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, e si celebrerà la Giornata pro Orantibus. «Alle sorelle claustrali chiamate dal Signore alla vita contemplativa, – ha detto il Papa – assicuriamo la nostra vicinanza. Non manchi ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale della comunità ecclesiale».

Avvenire

Sport & inclusione. Plenitude e Olimpia in campo contro la violenza sulle donne

Una campagna di sensibilizzazione #Ballshit che inizia giovedì al Unipol Forum per la partita di Eurolega tra Olimpia Milano e Maccabi
Plenitude e Olimpia in campo contro la violenza sulle donne
Avvenire

“Le donne hanno le mani bucate”, “I soldi li gestisco io”, “Non ha bisogno di lavorare, a lei ci penso io” sono espressioni discriminatorie che mostrano alcune forme, ancora troppo diffuse, di violenza economica sulle donne. E sono state rappresentate e raffigurate su cinque palloni da basket per il progetto #Ballshit. A essere coinvolte cinque artiste: Costanza Starrabba, Elisa Puglielli, Isabella Bersellini, Martina Filippella e Shut Up Claudia.

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – che ricorre ogni 25 novembre – Plenitude e Olimpia Milano hanno scelto di scendere in campo con questo nuovo progetto artistico, sviluppato in collaborazione con EY+M&C Saatchi. Il messaggio lanciato #Ballshit, che prende il nome da un gioco di parole, vorrebbe sensibilizzare il pubblico sugli stereotipi di genere e sulla violenza economica che ancora subiscono le donne in Italia.

Il 21 novembre all’Unipol Forum di Assago durante il riscaldamento del match di EuroLeague che vedrà l’Olimpia affrontare la squadra israeliana Maccabi Tel Aviv, i giocatori dell’Olimpia Milano useranno proprio i cinque palloni da basket dipinti a mano dalle cinque illustratrici, scelte per rappresentare, attraverso le loro opere, alcune delle più note espressioni discriminatorie che si rifanno a diverse forme di violenza di genere, in particolare quella economica.

Le illustrazioni dei palloni diventeranno anche delle magliette che verranno distribuite al Forum.

Con l’obiettivo di coinvolgere una platea sempre più ampia, #Ballshit proseguirà anche dopo la partita di giovedì 21 novembre e da lunedì 25 a sabato 30 novembre i palloni da basket e le magliette verranno esposti nel Flagship Store Plenitude di corso Buenos Aires a Milano.

Anche quest’anno Plenitude rinnova la collaborazione con Olimpia Milano ricoprendo il ruolo di Main partner della squadra di pallacanestro 31 volte campione d’Italia per le partite di Eurolega della stagione 2024-2025. Con questa partnership Plenitude intende contribuire ulteriormente, attraverso lo sport, alla diffusione dei principi di inclusività e diversità, valori che fanno parte anche della propria mission di Società Benefit.

Afghanistan. Il Premio per la Pace dei bambini va all’attivista Nila Ibrahimi

La diciassettenne si batte per i diritti delle ragazze del suo Paese: “Vincere significa che le voci delle donne e delle ragazze afghane risuoneranno in tutto il mondo”
La diciasettene Nila Ibrahimi (a destra) riceve il Premio Internazionale per la Pace dei Bambini 2024

La diciasettene Nila Ibrahimi (a destra) riceve il Premio Internazionale per la Pace dei Bambini 2024 – ANSA

Nila Ibrahimi, la diciassettenne afghana che si batte per i diritti delle ragazze in Afghanistan ha ricevuto il Premio Internazionale per la Pace dei Bambini 2024, che le è stato consegnato nel corso di una cerimonia alla De Nieuwe Kerk di Amsterdam, presenti tra gli altri Ann Skelton (Presidente del Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia), Tawakkol Karman (Premio Nobel per la Pace), rappresentanti di istituzioni e Ong di tutto il mondo. In precedenza il premio era andato all’attivista per il clima Greta Thunberg e all’attivista per l’istruzione delle ragazze Malala Yousafzai.

Ibrahimi ha ricevuto l’onorificenza per il suo “coraggioso lavoro di lotta per i diritti delle ragazze in Afghanistan, dove le donne vengono messe a tacere dalle regole oppressive stabilite dai taleban”. La ragazza ha guidato un movimento di protesta canora nel suo Paese, dove alle donne non è consentito far sentire la propria voce. È stata anche premiata per aver fondato “Her Story”, un’iniziativa che fornisce una piattaforma sicura per le ragazze afghane per condividere le loro storie. Attraverso Her Story, Nila ha messo in luce il potenziale e la resilienza delle ragazze afghane, sia all’interno che all’esterno dell’Afghanistan per continuare a lottare per il diritto all’istruzione di tutte le ragazze e le donne afghane.

“Vincere il Premio Internazionale per la Pace dei Bambini – ha dichiarato Nila Ibrahimi – significa che le voci delle donne e delle ragazze afghane risuoneranno in tutto il mondo. Dobbiamo tutti continuare a dare loro forza e speranza nei momenti più bui”. A Ibrahimi ha espresso le sue congratulazioni Malala Yousafzai: “Sono così orgogliosa di te per aver resistito ai taleban e per aver lottato per l’istruzione delle ragazze afghane. Il tuo coraggio è fonte di ispirazione per le ragazze e un esempio per i leader di tutto il mondo”.

Avvenire

Iran. «È malata di mente», Teheran ha rilasciato la giovane che si era spogliata

Il suo ricovero in ospedale era stato ritenuto una forma di “tortura” dal Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e da molte associazioni di difesa dei diritti umani
La giovane che si è spogliata all'Università di Teheran è stata scarcerata perché ritenuta "malata di mente"

La giovane che si è spogliata all’Università di Teheran è stata scarcerata perché ritenuta “malata di mente” – ANSA

Avvenire

Le sue immagini in biancheria intima avevano fatto il giro del mondo: lei, giovane donna, aveva osato sfidare le rigide regole di abbigliamento imposte dagli ayatollah, sparendo poi in un’auto degli agenti di sicurezza. Le autorità avevano spiegato che la dottoranda trentenne di letteratura francese soffriva di disturbi psichici e che era stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. Ieri la magistratura ha confermato che contro di lei non è stata avanzata alcuna accusa, e che è stata ritenuta “malata di mente” e affidata alle cure della famiglia.

Identificata come Ahoo Daryaei, la ragazza all’inizio di novembre era stata redarguita perché non indossava correttamente l’hijab mentre si trovava all’Università Azad di Teheran. In quello che è stato interpretato come un gesto di protesta, la giovane si è poi parzialmente spogliata e ha iniziato a vagare nel cortile dell’ateneo.

Le immagini della sua passeggiata in biancheria intima colorata, tra le altre studentesse velate di nero, avevano fatto il giro del mondo, ispirando i movimenti femministi e i critici del regime degli ayatollah, ma subito il silenzio era calato sulla vicenda dopo che la ragazza era stata portata con la forza in un ospedale psichiatrico su ordine dell’intelligence dei Guardiani della Rivoluzione.

Mentre si trovava in ospedale, il suo gesto era stato definito “immorale” dal ministro della Scienza, Hossein Simai Saraf, secondo il quale la ragazza aveva infranto la legge non portando il velo, obbligatorio nel Paese fin dal 1979. Al contrario, la protesta della giovane è stata salutata come un clamoroso gesto di coraggio contro la Repubblica islamica da tante voci della diaspora iraniana all’estero.

Il suo ricovero in ospedale era stato invece ritenuto una forma di “tortura” dall’attivista iraniana Shirin Ebadi. La Premio Nobel per la Pace, che dal 2009 vive in esilio a Londra, aveva attaccato il governo di Teheran affermando che costringere dissidenti in ospedale “è un vecchio metodo del sistema di repressione”, mentre Amnesty International aveva denunciato casi in cui manifestanti ricoverati con la forza in ospedali psichiatrici statali avevano subito torture e abusi di ogni tipo.

L’assenza di notizie dopo il ricovero in ospedale di Ahoo Daryaei aveva fatto crescere preoccupazione e angoscia, soprattutto dopo la violenza subita due anni fa da Mahsa Amini, la 22enne che morì per le percosse subite – sebbene la causa ufficiale del decesso sarebbe una malattia di cui era affetta fin da giovane – dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non portava correttamente il velo. Una morte a cui seguirono mesi di proteste anti governative, duramente represse dalle forze dell’ordine.

Il caso di Ahoo Daryaei non ha invece provocato, per ora, dimostrazioni di massa in Iran, ma in Europa l’immagine della studentessa parzialmente spogliata mentre cammina con le braccia incrociate nel cortile dell’ateneo è stata utilizzata durante proteste femministe, molto condivisa sui social media ed è diventata un nuovo simbolo della lotta contro l’hijab obbligatorio.

Giornata dell’Infanzia. Mattarella: «Dobbiamo proteggere i bambini da guerre e abusi»

Save the Children: ogni anno un miliardo di minori colpito da violenze. Unicef: il futuro dell’Infanzia è in bilico. Bordignon (Forum Famiglie): i diritti dei bambini al centro delle politiche
Mattarella: «Dobbiamo proteggere i bambini da guerre e abusi»
Avvenire

«Milioni di bambini e adolescenti nel mondo affrontano ancora povertà, esclusione sociale, disuguaglianza e negazione di diritti fondamentali. Proteggerli da guerre, violenza, sfruttamento e ogni forma di abuso non è solo un obbligo giuridico, è un dovere morale che chiama tutti a fare della tutela dei giovani una priorità collettiva». Il monito di Sergio Mattarella è forte. Quel «proteggere i bambini è un dovere morale», fa riflettere. Il capo dello Stato ricorda una data: 20 novembre 1989. Quel giorno, trentacinque anni fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, «trattato internazionale di importanza storica che ha riconosciuto in capo ai bambini la titolarità di diritti specifici, concepiti sui loro bisogni di crescita, protezione e sviluppo», ricorda Mattarella che rilancia l’allarme: «La ratifica della Convenzione da parte di un numero considerevole di Paesi non ha risolto tuttavia le criticità esistenti». I numeri messi in fila dal rapporto dell’Unicef sono impietosi. Come sarà il mondo nel decennio 2050? Quasi la metà dei bambini del mondo – circa 1 miliardo – vive in Paesi ad alto rischio climatico e ambientale. Dal 2022, 400 milioni di studenti in tutto il mondo hanno sperimentato chiusure scolastiche a causa di condizioni meteorologiche estreme. Rispetto agli anni 2000, nel 2050 si prevede che i bambini esposti alle ondate di calore saranno circa 8 volte di più; 3,1 volte più bambini esposti alle inondazioni. «Il futuro dell’infanzia è in bilico se non si interviene con urgenza per salvaguardare i diritti dei bambini in un mondo che cambia», avverte Unicef.

Serve un grande patto politica-società. Mattarella insiste. «L’incremento di episodi di violenza tra i giovanissimi impone di mantenere alta l’attenzione sia nell’attività di ascolto sia nella vigilanza, per poter intercettare anche il più piccolo segnale di disagio o sofferenza. La mancanza di un sostegno adeguato – sottolinea ancora il capo dello Stato – può rendere i bambini e i ragazzi più vulnerabili e inclini a comportamenti violenti, con il rischio di spingerli anche ad avvicinarsi a contesti criminali che offrono una falsa percezione di potere e appartenenza». Il presidente della Camera Lorenzo Fontana va avanti in quel solco. «In questa Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il pensiero va a tutti i bambini che affrontano le devastazioni della guerra, la sofferenza e le difficoltà della povertà. Ogni bambino merita di crescere in pace, protetto e con opportunità per un futuro migliore. La pace è un impegno che dobbiamo innanzitutto a loro». Poi i dati e le analisi di Save the Children. «…Non ci fermeremo finché i bambini e le bambine non saranno rispettati, sostenuti e protetti in tutto il mondo. Dobbiamo continuare ad ascoltare tra loro coloro che alzano la voce e condividono idee costruttive per il futuro che vogliono vedere», dice la direttrice generale Daniela Fatarella che offre un numero drammatico: ogni anno un miliardo di minori e colpito da violenza. Parla anche Adriano Bordignon, Presidente Forum delle Associazioni Familiari: «Ancora oggi, milioni di bambini in Italia e nel mondo affrontano sfide gravissime: povertà, esclusione sociale, violenza e mancanza di accesso ai servizi essenziali. Dai dati Istat relativi al 2023 emerge che il 13,5% dei minori di 16 anni in Italia (1,13 milioni) si trova in una condizione di deprivazione materiale e sociale specifica, mentre il 14,% di minori vive in povertà assoluta (+4,6 dal 2014). Inoltre, il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha interrotto il percorso formativo con la licenza media. Come Forum delle Associazioni Familiari siamo impegnati a collaborare con le istituzioni, le organizzazioni e le comunità affinché i diritti dei bambini siano al centro delle politiche pubbliche. Ogni bambino ha diritto a un’istruzione di qualità, a cure sanitarie adeguate, a un ambiente sicuro e soprattutto, a essere ascoltato e rispettato»

Parlamento. Via libera del Senato al nuovo Codice della strada. Ecco le novità

Il ddl approvato con 83 voti favorevoli e 47 contrari. Inasprite le pene per chi guida sotto l’effetto di alcol, ritiro della patente per 15 giorni per chi usa il cellulare
Via libera del Senato al nuovo Codice della strada. Ecco le novità

Ansa

Nell’Aula del Senato è stato approvato con 83 si, 47 no e un astenuto la riforma del Codice della Strada. Il provvedimento, che lo scorso marzo aveva già ricevuto il via libera dalla Camera, diventa quindi definitivo. Sono stati respinti tutti gli oltre 350 emendamenti presentati dalle opposizioni. «Il nuovo Codice della Strada è finalmente legge. Più sicurezza e prevenzione, contrasto ad abusi e comportamenti scorretti, norme aggiornate ed educazione stradale vera», ha commentato Matteo Salvini. «È un risultato frutto di un lungo confronto durato più di un anno con associazioni, enti locali, realtà dell’automotive ed esperti (esperti veri, non quelli che nelle ultime ore hanno diffuso fake news sulle maxi-multe per eccesso di velocità), con un obiettivo comune: ridurre le stragi sulle strade italiane. Avanti così».

Tra le principali novità previste dal ddl c’è l’inasprimento delle misure per il contrasto alla guida sotto l’effetto di alcol e di stupefacenti. Nel caso di assunzione di droghe, il reato scatterà a prescindere dalla verifica dello stato di alterazione psicofisica al momento del controllo. Il che significa che si incorrerà nell’illecito anche se lucidi ma positivi al test antidroga a causa di un’assunzione nei giorni precedenti la verifica degli agenti preposti.

Chi è già stato condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico tra 0,5 e 1,5 dovrà rispettare lo 0 come nuovo limite per 2 o 3 anni e sarà obbligato a rinnovare la patente con una nuova visita medica. Nel caso di ulteriore infrazione del codice per lo stesso motivo le pene gli saranno aumentate di un terzo e sarà obbligato a circolare solo dopo aver installato nella sua vettura, e a sue spese, l’alcolock, il dispositivo che impedisce l’avvio del motore in caso di rilevamento di un tasso alcolemico superiore a zero.

Per chi guida usando il cellulare è previsto il ritiro della patente da 15 giorni fino a due mesi e una multa fino a 1.697 euro. Se poi dovesse incorrere nella stessa infrazione per una seconda volta sarà punito con una sanzione fino a 2.588 euro, la sospensione della patente fino a tre mesi e una decurtazione da 8 a 10 punti. A rischio sospensione anche chi guida contromano in punti di strada con visibilità ridotta o chi passa con il semaforo rosso.

Per quanto riguarda i neopatentati, nei primi tre anni dal conseguimento della patente B (e quindi non più per soli 12 mesi), non potranno essere utilizzate vetture di grossa cilindrata. Tuttavia, la potenza massima delle auto che i giovani utenti potranno sfruttare viene innalzata: per tutti i mezzi M1 (ossia autoveicoli adibiti al trasporto di persone, con massa complessiva entro 3,5 t) si passa da 70 a 105 kW, nonché da 55 kW/t di potenza/tara a 75 kW/t.

Per le zone a traffico limitato sarà istituito un principio di maggior tolleranza e chi circola abusivamente all’interno di una Ztl non potrà ricevere più di una multa al giorno. Allo stesso modo potrà essere previsto l’aumento del tempo di permanenza in caso di eventi straordinari o rallentamenti della circolazione legati al traffico. Disposta anche l’istituzione di Ztl al di fuori dei centri urbani e nelle zone Unesco per ragioni di tutela del patrimonio ambientale. Una norma questa, fortemente voluta dal voluta dal sottosegretario al Mit Tullio Ferrante (Fi), per il quale «rappresenta un punto di svolta per la mobilità in aree di così grande valore paesaggistico, perché favorirà viabilità e sicurezza migliorando la qualità dell’offerta turistica».

Stretta anche sui monopattini che dovranno obbligatoriamente essere dotati di targa, assicurazione e casco per i conducenti. Per chi circola senza i documenti necessari la multa sarà tra 100 e 400 euro. Obbligatori anche gli indicatori luminosi di svolta e freno, con sanzione tra 200 e 800 euro. Mentre i mezzi in sharing dovranno dotarsi di un sistema di bloccaggio automatico nel caso di uscita dall’area consentita.

Nutrito il capitolo autovelox, che però verrà disciplinato da un apposito decreto: chi prenderà più di una sanzione nello stesso tratto di strada nel giro di un’ora, dovrà pagarne solo una, quella più pesante aumentata di un terzo. Ma il testo proibisce anche l’utilizzo degli apparecchi di rilevazione fissi nei tratti di percorrenza in cui il limite di velocità è sotto i 50 chilometri all’ora (il che implica la cancellazione del limite di 30 km all’ora recentemente introdotto in alcuni centri urbani come quellodi Bolgona). Il macchinario dovrà essere riconoscibile e preceduto da un segnale.

Al di là della la soddisfazione pressoché unanime espressa dai partiti di maggioranza, non sono mancate le critiche al provvedimento da molti esponenti delle opposizioni. Per la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga, introdurrà «meno regole, meno tutele per ciclisti e pedoni, più tolleranza per chi viola regole e inquina». Mentre di «passo indietro sulla sicurezza» parla il responsabile Welfare di Azione, Alessio D’Amato. Luciano Cantone del M5s è invece convinto che con il testo approvato a Montecitorio Savini «strizzi l’occhio ai fleximen d’italia» e Francesca Ghirra di Avs critica le norme che rendono i mezzi meno inquinanti, come monopattini o bici, «i nuovi nemici» della maggioranza. «Il codice della strada approvato dalla Camera è un obbrobrio giuridico, che penalizza le persone normali e dà un lasciapassare all’Italietta che vuole sfrecciare con le auto nei centri urbani, alla faccia della sicurezza», dichiara invece il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

Editoriale. Il diritto di critica dei magistrati

Anche i più severi critici di certe improvvide esternazioni di alcuni magistrati dovrebbero fare un salto sulla sedia nel leggere la notizia che due consigliere del Csm avrebbero invocato una censura disciplinare per il magistrato Stefano Musolino (segretario nazionale di Magistratura democratica) per alcuni suoi interventi pubblici critici verso il ddl “sicurezza”. Lo stupore aumenta se si leggono le frasi incriminate: «Siamo molto preoccupati. Esiste un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali.… I conflitti possono essere deleteri se non si basano sul rispetto reciproco delle posizioni e possono essere invece molto fruttuosi se vengono gestiti e governati. Ma per farlo, non si può ricorrere allo strumento penale. Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e, addirittura, criminalizzarlo». E ancora: «Non esiste un’imparzialità come condizione pre-data, come stato del magistrato, l’imparzialità è qualcosa verso cui si tende».
Parecchi anni fa, in un contesto politico molto diverso, quando a essere criticata da alcuni magistrati era una riforma voluta da un governo di centro-sinistra, ci capitò di ricordare che Kant, in Che cos’è l’illuminismo, rivendicava, per chiunque sia inserito in un particolare meccanismo statale, il diritto di fare pubblicamente uso del proprio intelletto. E che, a ben vedere, il filosofo tedesco affermava qualcosa di più: è quasi un dovere, per il servitore dello Stato, mettere la sua esperienza e competenza tecnica a disposizione del miglior funzionamento dell’amministrazione, non rinunciando a parlare in prima persona.
Ma, chiarito questo punto, ricordavamo anche che il magistrato e storico Alessandro Galante Garrone ci rammentava che nell’espressione del proprio pensiero il magistrato deve «avere, nelle forme, un self control particolare». Spiegando che, nei suoi interventi esterni, «il giudice deve evitare qualunque atteggiamento che lo faccia apparire legato ad una piuttosto che ad un’altra parte, o che possa far sorgere, nella persona che da quel magistrato si trova ad essere giudicata, l’impressione, seppure erronea, di una pregiudiziale tendenza alla simpatia o all’antipatia». E – in piena epoca post “Mani pulite” – scriveva: «Soprattutto negli anni scorsi, ho trovato qua e là un’imprudente accentuazione di passione politica unilaterale da parte di qualche giudice» (Il mite giacobino, 1994, pp. 45-46). Esercitare il diritto di critica non può voler dire lanciare anatemi e interdizioni morali; atteggiamento che è sempre infruttuoso ma che è ancor più irritante se assunto da un magistrato, perché da troppi anni serpeggia, in un’ampia fascia dell’opinione pubblica, la tendenza a vedere i pubblici ministeri come tutori della morale più che come garanti dei diritti. Aggiungeva, il nostro maestro, che nel parlare in pubblico il magistrato deve rifuggire da atteggiamenti di schieramento, senza farsi trascinare in personalizzazioni. Senza trattare come “nemici della democrazia” coloro che sostengono tesi opposte. Senza pensare di dover fermare i “barbari alle porte”. Demonizzare chi la pensa diversamente da te può servire a suscitare l’applauso della platea. Ma non fa fare un passo avanti.
Ebbene, ci pare che le espressioni usate da Stefano Musolino non abbiano affatto superato questi limiti, delineati da Galante Garrone.
Le due consigliere del Csm che oggi vorrebbero censurare Musolino aggiungono una circostanza illuminante: evidenziano che in un caso egli ha pronunciato le sue critiche a un convegno di un’associazione «avente una spiccata connotazione antigovernativa». Domanda: se il magistrato fosse intervenuto ad un convegno “governativo”, tutto sarebbe andato bene? Si pretende che i magistrati aprano bocca solo in consessi “filogovernativi”? Alle due consigliere vorrei ricordare un fatto di 34 anni fa. Paolo Borsellino – che in gioventù era stato dirigente del Fuan, associazione degli universitari di estrema destra – nel settembre 1990 partecipò a Siracusa alla Festa nazionale del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Msi); salutando i giovani missini con queste parole: «Potrei anche morire da un momento all’altro, ma morirò sereno pensando che esistono giovani come voi a difendere le idee in cui credono». Il Msi, all’epoca, aveva una “spiccata connotazione” contraria al Governo (un “pentapartito”, Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli, presieduto da Giulio Andreotti). Il ministro della Giustizia dell’epoca era il grande antifascista Giuliano Vassalli; il quale neppure per un secondo pensò di esercitare l’azione disciplinare contro Borsellino. Avrebbe forse dovuto farlo? Attenzione a invocare le censure. Soprattutto, attenzione alla logica dei “due pesi, due misure”. E non dimentichiamo la lezione di uomini come Vassalli.

Avvenire