La liturgia dedica la prima domenica dopo Natale alla riflessione sul significato religioso della famiglia , offrendo come esempio concreto la famiglia di Gesù

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La famiglia di Gesù ci illumina molto sulla strada da scegliere in momenti pieni di difficolta’ , ci insegnano con quale atteggiamento un cristiano debba affrontare le vicende della vita familiare .
Certo , i problemi di oggi sono particolarmente difficili, ma guardiamo un momento alla Santa Famiglia , alle difficoltà che ha incontrato e allo spirito con cui le ha affrontate.
A pochi giorni dal parto non teme di intraprendere un viaggio aspro , faticoso , pieno di pericoli. Affronta la situazione con animo sereno e deciso , non si lamenta ma tace e agisce.
Dai suoi genitori Gesù ha ottenuto quanto voleva: una vera educazione religiosa , con la parola e con l’esempio , per il resto era ben felice di non avere neppure una pietra dove potesse posare il capo . La compattezza della famiglia di Gesù , la sua grande forza morale spirituale la vediamo soprattutto nel momento della persecuzione , della fuga frettolosa in Egitto e nell’esilio . È nella prova che si può misurare se le nostre famiglie sono costruite sulla sabbia o sulla roccia . Certo , le prove non ce le dobbiamo augurare , ma prima o poi arrivano sempre .
La Santa famiglia ha saputo affrontare le tante prove nel modo che sappiamo , con dignità e coraggio , senza imprecazioni , perché noi non dovremmo saper fare altrettanto nei nostri momenti di dolore?
Questi genitori comprendono Gesù anche quando lascia la loro casa, diventando anch’essi suoi discepoli. Alla radice di tutto c’è in questi genitori un atteggiamento essenziale e irrinunciabile per la formazione di una famiglia Cristiana.
La famiglia è una vocazione e una missione che comporta da parte di chi prende questa strada un impegno consapevole e duraturo . È una scelta che va ponderata proprio perché tale da coinvolgere l’intera vita di un uomo . Certo , è un impegno che a volte pesa , ma che dà le migliori soddisfazioni proprio a chi lo sa vivere con dedizione .
La famiglia di Gesù è anche oggi per noi uno stimolo per vivere le nostre scelte , come una missione , consapevole piena di significato.

Liturgia 28 Dicembre 2025 DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SANTA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE, FESTA – ANNO A

Colore Liturgico  Bianco

Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – Anno A | Cappuccine
Antifona
I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe
e il bambino adagiato nella mangiatoia. (Lc 2,16)

Si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, che nella santa Famiglia
ci hai dato un vero modello di vita,
fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore,
perché, riuniti insieme nella tua casa,
possiamo godere la gioia senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Oppure:

O Dio, nostro creatore e Padre,
tu hai voluto che il tuo Figlio
crescesse in sapienza, età e grazia
nella famiglia di Nazaret;
ravviva in noi la venerazione
per il dono e il mistero della vita,
perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Prima Lettura
Chi teme il Signore onora i genitori.
Dal libro del Siràcide
Sir 3,3-7.14-17a (NV) [gr. 3.2-6.12-14)

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà
e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno,
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 127 (128)

R. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. R.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! R.

Seconda Lettura
Vita familiare cristiana, secondo il comandamento dell’amore.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,12-21

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

La pace di Cristo regno nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. (Col 3,15a.16a)

Alleluia.

Vangelo
Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,13-15.19-23

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Parola del Signore.

Si dice il Credo.

Sulle offerte
Ti offriamo, o Signore, il sacrificio di riconciliazione
e, per intercessione della Vergine Madre e di san Giuseppe,
ti preghiamo di rendere salde le nostre famiglie
nella tua grazia e nella tua pace.
Per Cristo nostro Signore.

Antifona alla comunione
Il nostro Dio è apparso sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini. (Cf. Bar 3,38)

*A

Giuseppe si ritirò nella regione della Galilea
e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret,
perché si compisse il detto dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno». (Cf. Mt 2,22-23)

Dopo la comunione
Padre clementissimo, che ci nutri con questi sacramenti,
concedi a noi di seguire con fedeltà gli esempi della santa Famiglia,
perché, dopo le prove della vita,
siamo associati alla sua gloria in cielo.
Per Cristo nostro Signore.

Parrocchia dei Santi Agostino, Stefano e Teresa in Reggio Emilia. CALENDARIO DELLE FESTE FINO AL 1° GENNAIO

CALENDARIO DELLE FESTE FINO AL 1° GENNAIO

SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE


Venerdì 19 dicembre                     dalle 17.30 alle 19.30      S. Stefano      don Luca

Domenica 21 dicembre                 dalle 16.30 alle 18.30     S. Teresa         don Luca
Lunedì 22 dicembre                      dalle 10.00 alle 12.00     S. Stefano      don Luca
                                                          dalle 16.30 alle 18.00     S. Agostino    don Mauro

Mercoledì 24 dicembre                dalle 09.00 alle 13.00   S. Agostino    don Luca
                                                          dalle 15.00 alle 18.30     S. Agostino    don Mauro

                                      CELEBRAZIONI DELLE SOLENNITA’


Mercoledì 24 dicembre                                  ore 24.00     Messa di Natale di mezzanotte

Giovedì 25 dicembre – S. Natale                  Orario Festivo

                                                                             ore  8.45       S. Agostino

                                                                             ore 10.00     S. Stefano

                                                                             ore 11.00       S. Teresa

                                                                             ore 11.30       S. Agostino

Venerdì 26 dicembre – S. Stefano                ore  8.45       S. Agostino

                                                                             ore 10.00     S. Stefano

                                                                             ore 11.00       S. Teresa

Sabato 27 dicembre – S. Messa prefestiva  ore 18.30 S. Agostino

Domenica 28 dicembre – Santa Famiglia    Orario Festivo

                                                                             Nel pomeriggio chiusura dell’anno giubilare con il Vescovo

Mercoledì 31 dicembre                                    ore 18.30 S. Messa con Te Deum – unica messa

Giovedì 1 gennaio Santa Madre di Dio          Orario Festivo

«Ma quand’è che è nato Gesù? Precisamente». L’oggi di Dio

di: Antonio Torresin

natività

Da un po’ di tempo ho ripreso a fare il catechismo ai bambini. I piccoli, lo sapete, sono spontanei, curiosi, ma anche tremendi nelle loro domande.

L’altro giorno ho fatto l’incontro con i più piccoli, quelli di seconda, che hanno sette anni. Mentre gli raccontavo la nascita di Gesù, e cercavo di farli entrare nel clima magico di quella notte santa, a un certo punto un bambino ha alzato la mano e mi ha chiesto: «ma quand’è che è nato Gesù? Precisamente». Ho dovuto fermare il racconto e ho iniziato a provare a spiegare.

L’ho fatto come farebbe un adulto, un po’ razionalista, cresciuto in una mentalità storico-critica, che non vuole raccontare favole, storie che storicamente non abbiano un fondamento scientifico. Ho provato a spiegargli che in realtà noi non conosciamo la data precisa della nascita di Gesù. Certo, sappiamo all’incirca l’anno, 2025 (più o meno) anni fa, ma non conosciamo il giorno esatto. Poi, ho continuato, convenzionalmente, abbiamo scelto la data del 25 Dicembre, in concomitanza con il solstizio d’inverno, per celebrare il compleanno di Gesù.

Ma la mia risposta non è sembrata sufficiente e lui, e anche altri bambini hanno continuato a chiedermi: «ma quando è nato Gesù?». Non ricordo come sia riuscito ad uscire dall’inghippo, ma so che qualche giorno dopo ho capito che avevo sbagliato tutto. Non dovevo cercare una risposta storico-scientifica, che alla fine non interessa veramente ai bambini, ma neppure a noi.

***

Serviva una risposta più profonda. Bastava che prendessi in mano di nuovo il racconto della nascita e prestassi ascolto alle parole. Così ho fatto, e ho scoperto che in realtà lì c’è scritto «quando è nato Gesù». Gli angeli, infatti, dicono ai pastori: «oggi è nato per voi un salvatore». Allora, quando è nato Gesù? Oggi!!!

Da questa intuizione mi si è aperto un mondo. Perché quest’oggi di Dio risuona più volte nel Vangelo di Luca, come a spiegarmi quando accade l’oggi di Dio, ovvero la nascita di Gesù. Il primo è proprio l’oggi ai pastori, i quali non devono fare altro che cercare il segno di un bambino.

Forse il Vangelo vuole dirci che noi possiamo incontrare l’oggi di Dio, il giorno natale di Gesù, quando, come i pastori, restiamo semplicemente stupiti di fronte al miracolo della vita che nasce, davanti all’incanto di un bambino che dorme, che sorride, che piange… il miracolo della vita che nasce è il luogo prescelto da Dio per nascere in mezzo a noi. Dio sa bene che i bambini possono liberarci dai pensieri cupi, che molti nostri giorni tristi vengono salvati quando ci lasciamo coinvolgere nei giochi dei bambini, quando ci prendiamo cura di loro, come Maria e Giuseppe con il loro figlio appena nato. Nella cura dei piccoli succede un miracolo: l’oggi di Dio il giorno in cui è nato Gesù, accade di nuovo, Il Signore nasce oggi.

***

Luca racconta di un altro «oggi di Dio». Un giorno, nella sinagoga di Nazaret, Gesù ha preso in mano il libro del profeta Isaia, e leggendo quella pagina ha detto: «oggi si compie per voi questa parola». L’oggi di Dio, quando nasce Gesù, accade quando ascolto la Parola, ed essa genera in me qualcosa. Si compie, nell’attimo stesso dell’ascolto, una grazia, prende corpo la presenza stessa di Dio. L’oggi di Dio, quando è nato Gesù, è legato alla sua Parola accolta nel nostro cuore. Se presto ascolto alla Parola, essa genera in me la vita stessa di Dio, nasce nell’oggi dell’ascolto. Il Signore visita la vita di chi si lascia plasmare dalla Parola.

E poi, ancora, c’è un bellissimo incontro nel Vangelo di Luca. Quando Gesù incontra un pubblicano di nome Zaccheo, un esattore delle tasse odiato dai suoi concittadini di Gerico, e gli dice: “oggi voglio venire a casa tua”. Magari l’oggi Dio, quando nasce Gesù, accade quando apro il cuore della mia casa negli incontri più inaspettati della vita. Ci sono incontri che bussano alla mia porta e chiedono di entrare nella mia vita: e quando apro veramente il cuore ad un incontro, ecco che lì Dio stesso entra, accade l’oggi di Dio, la nascita di Gesù.

Infine, l’oggi Dio l’ultimo oggi nel Vangelo di Luca è l’oggi del paradiso. Sulla croce, uno dei due ladroni sente dire da Gesù parole sorprendenti: «oggi sarai con me in paradiso!». Come sarebbe bello se la nascita di Gesù coincidesse con l’ultimo respiro della mia vita. Chiedo la grazia che la morte mi trovi come quel ladrone che da peccatore si affida a quell’uomo che trova al suo fianco. Basterebbe che come quell’uomo, sapendo di non meritare nulla, trovassi la fede di dire a Gesù: «ricordati di me». L’oggi di Dio, il giorno in cui nasce Gesù, è il momento in cui la morte diventa una nascita, e morire non è la fine, ma è nascere pienamente in Cristo. Il suo Natale può diventare il mio Natale, la mia rinascita definitiva.

***

Natale allora, il momento preciso quando è nato Gesù, è oggi, anche questa notte. La grazia da chiedere è di non lasciarci sfuggire l’oggi di Dio, che può accadere in qualsiasi momento: nell’incontro con un bambino, nell’ascolto della Parola, nell’aprire la casa ad un’ospite, nell’ora della nostra morte.

Dio mi conceda di non perdere quest’oggi, il momento preciso in cui nasce Gesù.

settimananews

Diventa film la luce di un Dio bambino

Diventa film la luce di un Dio bambino

Vittorio Storaro firma con Carlo A. Martigli “Il romanzo del piccolo Messia”, da cui nascerà anche una pellicola: un racconto favolistico e documentato sui primi anni di Gesù

Avvenire

L’infanzia di Gesù resta uno dei grandi silenzi del Vangelo. Poche righe, un’unica annotazione decisiva – «cresceva in sapienza, età e grazia» – e poi il racconto si interrompe fino alla scena, potentissima, del dodicenne che discute con i dottori nel Tempio. In quello spazio vuoto si sono insinuate nei secoli leggende, narrazioni apocrife, devozioni popolari. Ma anche una domanda legittima e profondamente umana: come è cresciuto Gesù? Quale mondo ha abitato, quali volti, quali paesaggi hanno formato lo sguardo del Messia bambino?
È da questa domanda che nasce Il romanzo del piccolo Messia (Solferino, pagine 384, euro 21,00), firmato da Vittorio Storaro insieme allo scrittore Carlo A. Martigli, e destinato a diventare anche un film. Un progetto coltivato a lungo dal maestro della fotografia cinematografica, tre volte premio Oscar, che da credente ha sentito il bisogno di tornare all’origine, là dove tutto ha avuto inizio.
scheda Libro qui
«La figura di Gesù è stata il fondamento della mia vita, umana oltre che professionale», raccontava Storaro ad Avvenire anticipando il progetto, presentato poi al Lecco Film Festival, promosso dalla Fondazione Ente dello Spettacolo. «Mi ha sempre affascinato la sua storia, che ho approfondito in tutte le sue sfaccettature, studiandola attraverso le arti: dalla pittura alla scultura, fino al cinema». Ora quel percorso confluisce in un racconto che ha come filo conduttore la luce: non solo quella fisica, cifra inconfondibile del suo cinema (quello che ha dato colore ai film di Allen, Coppola, Bertolucci, Montaldo), ma quella teologica di un Dio che si fa bambino per illuminare il mondo.
Il romanzo sceglie una chiave favolistica, senza ambizioni biografiche, ma con un’attenzione rigorosa al contesto storico e religioso. I nomi sono quelli aramaici: Maria è Myriam, cresciuta giovanissima nel Tempio di Gerusalemme sotto la protezione dello zio Zekaryàh; Giuseppe è Yusaf, non un anziano ma un uomo adulto, forte e premuroso. Al centro c’è la tenerezza del loro legame, un amore casto e determinato, chiamato a custodire un mistero più grande di loro.
La storia si apre con la luce abbagliante della stella, interpretata come una rarissima congiunzione planetaria, che irrompe nella notte di Betlemme e accompagna la nascita di Yeshua in una grotta. «Furono abbagliati da quella stessa luce», si legge, «che scendeva all’interno della grotta e illuminava il neonato adagiato nella culla di paglia». Da qui prende avvio il racconto dell’infanzia e della prima giovinezza di Gesù, segnato dalla fuga in Egitto, dall’inseguimento dei sicari di Erode, dal rifugio presso le comunità essene, in un continuo alternarsi di pericolo e protezione.
Il passo è già cinematografico: deserti, monasteri, paesaggi attraversati dalla violenza del potere e dalla paura della morte. Erode appare come un sovrano feroce e malato, incapace di accettare il proprio declino; Roma, con Cesare Augusto, incarna la supponenza di un impero che non immagina di essere alle soglie di una svolta irreversibile. In mezzo, una famiglia in cammino, accompagnata – nella dimensione simbolica del racconto – dall’ombra vigile dell’arcangelo Gabriele, visibile solo al Bambino e agli animali.
Il romanzo immagina anche il rapporto con il cugino Giovanni, futuro Battista, compagno di formazione nel monastero esseno del Monte Carmelo, su consiglio del prozio Giuseppe di Arimatea. Il racconto avventuroso si intreccia con l’attesa da parte del mondo di un Messia che man mano si rivela attraverso le antiche profezie. «Mi sono accorto che nei Vangeli c’è un vuoto tra i 6 e i 12 anni di Gesù», spiega Storaro. «Un’età fondamentale, che invece è raccontata poco o nulla. Il Vangelo si ferma con “crebbe in sapienza”, ma noi vogliamo esplorare il significato di quella sapienza». Una crescita fatta di studio, di silenzio, di osservazione, ma anche di gesti prodigiosi e parole sorprendenti, che rivelano una consapevolezza fuori dal comune.
Un progetto che Storaro ha voluto condividere con la Chiesa confrontandosi con monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. «È una legittima curiosità personale dell’autore», osserva Milani, «che immagina una storia tra la fantasia e la possibile realtà, basandosi sui Vangeli apocrifi e su altre tradizioni. Ma non è un romanzo con preoccupazioni biografiche: tende piuttosto a sottolineare il Mistero di questo bambino. Il positivo è mettere in luce un Dio che si incarna, che diventa accoglienza, vita, rifiuto della potenza. Una storia attraversata da una tenerezza diffusa».
Da qui nascerà anche il film, diretto da Rashid Benhadj, con il coinvolgimento del figlio di Storaro, Giovanni, come produttore esecutivo. «Il mio linguaggio non è quello della parola, ma dell’immagine», spiega ancora il direttore della fotografia. «Vogliamo una narrazione che parta da un’intuizione pittorica e arrivi dritta al cuore dei giovani, con un tono non drammatico ma favolistico».
Ed è proprio ai ragazzi che Il piccolo Messia guarda con maggiore attenzione. «Oggi molti giovani si sentono persi, senza punti di riferimento», conclude Storaro. «Vorrei proporre una figura alternativa: un Gesù bambino che cresce, studia, apprende, si forma. Una presenza reale e vicina, capace ancora di ispirare». In quella luce antica, che continua a interrogare il presente.

Intelligenza artificiale in classe: l’Europa è in ritardo sulla preparazione degli insegnanti

L'immagine è un'illustrazione generata con l'intelligenza artificiale che mostra un'insegnante affiancata da un robot, accanto a una lavagna. Entrambi stanno insegnando una materia scolastica agli studenti.

Avvenire

In meno di tre anni l’intelligenza artificiale ha scalato le gerarchie delle agende scolastiche europee. Ma il vero nodo che determinerà il successo o il fallimento della transizione digitale nella scuola è la formazione del corpo docente

In meno di tre anni l’intelligenza artificiale ha scalato le gerarchie delle agende scolastiche del Vecchio Continente, imponendosi come motore imprescindibile del cambiamento in tredici Paesi, Italia inclusa. È quanto emerge dalla nuova indagine di European Schoolnet, che analizzando ventitré sistemi educativi dell’Unione svela come l’accelerazione impressa da ChatGPT abbia costretto i governi a una corsa normativa senza precedenti.
La spinta di ChatGPT e la risposta normativa. Intelligenza artificiale e insegnamento: è arrivata nei giorni scorsi la fotografia scattata da European Schoolnet, un’indagine capillare che ha coinvolto i ventitré sistemi educativi dei paesi membri dell’unione europea. L’ente di ricerca ha pubblicato un rapporto di 48 pagine che traccia lo stato dell’arte dell’adozione dell’Ai nelle strutture scolastiche del vecchio continente. Lo scenario è radicalmente mutato rispetto al rilievo precedente (2021), infatti quella che pochi anni fa era considerata una curiosità per pochi pionieri è oggi una priorità politica assoluta per tredici paesi membri, tra cui Francia, Italia e Norvegia, mentre nessun paese la considera più un tema marginale. La spinta verso l’adozione dell’Ai nei processi di apprendimento è dettata prima di tutto da una motivazione pragmatica che vede nel miglioramento dell’insegnamento e dell’apprendimento il motore principale, citato da ben ventuno paesi su ventitré. L’accelerazione impressa dal lancio di ChatGPT e dalla conseguente diffusione dell’Ai generativa ha costretto i decisori politici a passare rapidamente dalla teoria alla regolamentazione pratica. La risposta istituzionale si è concretizzata in una corsa alla definizione di strategie nazionali: venti sistemi educativi dispongono oggi di politiche o linee guida specifiche che tentano di bilanciare le opportunità didattiche con la tutela dei dati e l’etica.
Questo sforzo normativo si intreccia inevitabilmente con l’AI Act dell’Unione Europea, la prima legge al mondo in materia, che classifica l’istruzione come un settore ad alto rischio; una classificazione che ha spinto quindici paesi ad avviare un processo di revisione delle proprie direttive per allinearsi ai nuovi standard di sicurezza e trasparenza. Sul fronte didattico, l’alfabetizzazione all’intelligenza artificiale sta entrando nelle aule, ma raramente come materia a sé stante: solo Croazia e Svezia la prevedono come disciplina autonoma, mentre la tendenza prevalente è quella di un approccio trasversale o integrato in moduli di competenza digitale, specialmente nell’istruzione secondaria. Paesi come la Repubblica Ceca e la Finlandia hanno scelto di incorporare l’Ai direttamente nel contesto di competenza digitale obbligatoria, intrecciandola con tutte le materie piuttosto che isolarla.
  Livello di inclusione dell'IA nei curricoli scolastici nazionali, Rapporto European Schoolnet.  
Oltre la burocrazia: efficienza e inclusione in aula. Tuttavia, l’integrazione curricolare rimane eterogenea: sebbene l’alfabetizzazione all’Ai sia presente in tutti i sistemi, essa viene raramente trattata come materia autonoma, preferendo un approccio trasversale o l’inserimento all’interno delle competenze digitali e informatiche. Il documento evidenzia come l’Ai venga percepita come un alleato strategico per il corpo docente, capace di migliorare l’efficienza nella pianificazione delle lezioni e nella correzione, alleggerendo così un carico di lavoro considerevole. Non meno importante è il potenziale inclusivo: l’uso di questi strumenti è percepito come una chiave per supportare l’accessibilità e garantire un’istruzione più equa, adattando i percorsi formativi alle diverse necessità degli studenti. Inoltre, i benefici si estendono alla struttura stessa della scuola, promettendo di ottimizzare i processi amministrativi e gestionali, liberando risorse preziose da reinvestire nella didattica.
Il fattore umano: l’urgenza delle competenze. In questo complesso mosaico di riforme e intenzioni, il vero nodo che determinerà il successo o il fallimento della transizione digitale del mondo della scuola è la formazione del corpo docente, un tema su cui il rapporto si sofferma con particolare attenzione. La preparazione degli insegnanti è stata universalmente indicata come una delle preoccupazioni più pressanti, citata da tutti i ventitré paesi coinvolti, superando persino i timori legati ai bias algoritmici. La consapevolezza che l’innovazione non possa prescindere dal fattore umano ha reso lo sviluppo professionale la priorità numero uno a breve e medio termine per quasi la totalità dei paesi del vecchio continente. Le strategie messe in campo per colmare questo divario di competenze mostrano un ecosistema formativo in rapida evoluzione, dove il confine tra pubblico e privato si fa sempre più labile: se i Ministeri dell’Istruzione mantengono il ruolo di registi principali, in sedici sistemi scolastici sono le aziende di tecnologia educativa (EdTech) a fornire direttamente il training necessario.
Le soluzioni europee e il gap universitario. Le iniziative formative spaziano da approcci strutturali a soluzioni più flessibili e mirate: la Slovacchia, ad esempio, ha istituzionalizzato la figura del coordinatore digitale scolastico, supportato dal progetto nazionale “DiTEdu”, per fornire una guida esperta all’interno degli istituti e facilitare l’uso di strumenti avanzati di intelligenza artificiale. In Grecia, una partnership pubblico-privata sta introducendo ChatGPT Edu in scuole pilota per potenziarne l’uso critico, mentre in Slovenia il progetto “GEN-UI” punta a creare scenari didattici concreti per l’uso dell’IA generativa. In Lituania, invece, la formazione assume i tratti di una partnership globale con il programma “Experience AI”, sviluppato in collaborazione con Google DeepMind e la Raspberry Pi Foundation, che offre ai docenti non solo corsi accreditati ma anche l’accesso a strumenti didattici d’avanguardia per le classi. Altrove, come nelle Fiandre belghe, si sperimentano format intensivi come i bootcamp sull’intelligenza artificiale, destinati a dirigenti e gruppi selezionati di insegnanti per creare nuclei di competenza diffusa. Nonostante l’abbondanza di webinar e corsi online, resta però evidente una frattura tra la formazione continua, ampiamente diffusa, e la formazione iniziale universitaria, che in molti paesi non è ancora coordinata a livello sistemico per includere l’Ai come elemento fondante della pedagogia moderna. La criticità che le scuole dovranno affrontare, quindi, non risiederà più nella disponibilità della tecnologia (come è avvenuto, per esempio, con l’introduzione dell’informatica nella scuola) ma nella capacità di formare educatori in grado di governarla, instaurando una pratica didattica quotidiana e consapevole.