Crisanti, contare solo studenti che si ammalano falsa il dato

“L’esperienza di Israele e Francia hanno mostrato che le riaperture delle scuole sono potenzialmente in grado di aumentare i contagi. E’ chiaro che se noi andiamo a vedere solo la percentuale di studenti che si ammalano prendiamo un dato completamente falsato perché la maggior parte degli studenti non si ammalano, sono asintomatici ma possono portare il virus e infettare”. A spiegarlo ad Agorà, su Rai 3, è stato Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, commentando i dati relativi ai contagi nelle scuole resi noti dal ministro dell’Istruzione Azzolina e che riportano un numero molto basso di studenti positivi al coronavirus, ovvero 16492.

Andare invece a cercare i positivi, anche asintomatici, è uno degli obiettivi dei test di screening rapidi che partono da oggi nelle scuole del Lazio. Tuttavia, in merito alla loro utilità Crisanti avvisa: “i test salivari e altre tipologie di test rapidi sono molto utili per analizzare le grandi comunità, e rapidamente. Però bisogna dire che questi test hanno una sensibilità minore, quindi alcuni positivi sfuggono”. Nel momento in cui si decide quali usare quindi “bisogna chiedersi quale obiettivo vogliamo raggiungere e poi chiedersi se lo strumento è adatto”.

Nel concreto, prosegue l’esperto, “se in una scuola si trovano dei positivi vuol dire che in quella comunità il virus circola, e quindi bisogna ritestare tutti con il tampone normale. Se invece in una comunità sono tutti negativi, ci si ferma lì”. Ma nel momento in cui l’obiettivo è “spegnere un focolaio – ha concluso – bisogna usare test che hanno elevata sensibilità, perché l’obiettivo è non farci sfuggire nessuno”. (ANSA).