«Voci e volti della Parola nell’età dei media digitali»

Da questo punto di vista il Messaggio, inserendosi nella scia del Sinodo sulla Parola, e in attesa dell’esortazione apostolica che il Papa sta preparando, può aiutarci a riflettere attentamente su come la Parola vada calata nel nuovo contesto culturale. In particolare i sacerdoti non possono prescindere da questo nuovo ambiente, che da una parte rafforza i canali tradizionali di comunicazione, dall’altra apre orizzonti sconfinati di dialogo e di incontro. Anche con persone lontane dalla vita della comunità cristiana.
 
Possiamo dire con Paolo VI che le tecnologie sono i nuovi tetti?
 
Sicuramente sono i tetti ma anche le nuove strade. Da sempre la Chiesa ha vissuto con grande entusiasmo e generosità l’impegno a portare il Vangelo ovunque. Questo ovunque oggi è meno geografico e molto più digitale e quindi la Chiesa non può sottrarsi alla necessità di affrontare la nuova sfida. Il Convegno Testimoni digitali ci ha offerto una mappatura del nuovo contesto e ci ha messo di fronte ad analisi molto accurate, oltre che ad esperienze già positivamente avviate per incarnare la missione della Chiesa e l’annuncio del Vangelo in questo nuovo contesto.
 
Si può dire che la Chiesa italiana sia all’avanguardia nel settore?
 
Per molti versi direi di sì.
Abbiamo dedicato un decennio alla comunicazione in un mondo che cambia, ci siamo dotati di strumenti come il Direttorio per una pastorale più efficace, abbiamo sviluppato una progettualità di ampio respiro con il Progetto culturale e attraverso mezzi di comunicazione che vanno dal quotidiano alla tivù, passando per radio, agenzia di stampa, settimanali e web. Nell’insieme dunque la Chiesa italiana è certamente all’avanguardia. Non mancano però nel mondo altre esperienze valide anche tra i sacerdoti.
 
Ai sacerdoti che cosa si può dire?
 
Che anche in questo settore è importante la formazione. I nuovi media non sono un’esclusiva dei preti giovani, anzi spesso i sacerdoti più avanti negli anni sono più duttili rispetto alle innovazioni tecnologiche. Tuttavia già a partire dai Seminari deve esserci una maggiore attenzione alla conoscenza di questo nuovo contesto e una competenza nell’utilizzo degli strumenti. È auspicabile che tutto ciò si traduca anche in percorsi stabili nell’iter di formazione dei sacerdoti.
 
L’attenzione sui nuovi media non rischia di far dimenticare quelli tradizionali?
 
Il Convegno stesso e le analisi di cui disponiamo ci dicono di no.
Di fatto i media tradizionali sono arricchiti e sviluppati, non cancellati. Le notizie continuano a venire dalla carta stampata, variamente veicolate nel fiume digitale. Dunque una continuità nella novità.
 
Qual è il miglior modo di celebrare la Giornata?
 
Non ridurla solo a un richiamo nel corso della Messa domenicale. Il Direttorio ci dice con chiarezza che la Giornata deve essere l’occasione per una serie di iniziative da programmare nell’arco di una settimana o del mese. Magari un film sul tema che aiuti a discutere, una conferenza, una proposta dei giovani attraverso i nuovi media, un’iniziativa con gli sms o l’apertura del sito della parrocchia, cioè una serie di iniziative ed eventi che valorizzino la tematica.
 
Che cosa pensa dell’azzeramento delle agevolazioni sulle tariffe postali per la stampa?
 
Ci sono due considerazioni da fare. È abbastanza evidente che il mondo della comunicazione oggi è legato in modo particolare alla raccolta pubblicitaria e questa risorsa deve essere meglio distribuita. In secondo luogo, se la comunicazione è un bene che favorisce la crescita della società, va considerata come servizio da sostenere e da promuovere anche con agevolazioni. E quindi ci auguriamo che nelle forme più opportune non venga meno il sostegno dello Stato e degli enti preposti. E che la diffusione dei media locali – e in particolare dei giornali e delle radio che nascono da iniziative sul territorio, della comunità ecclesiale o di altri soggetti – possa trovare adeguato riconoscimento e sostegno.
 
MIMMO MUOLO
 
Da “Avvenire” del 15 maggio 2010