Via Crucis con Charles de Foucauld

Charles de Foucauld sarà canonizzato il prossimo 15 maggio, più di cento anni dopo la sua morte (1 dicembre 1916), anch’egli vittima nascosta e ‘marginale’ di un conflitto sanguinoso. La sua vita – dalla conversione in Francia alla Trappa, dalla Palestina al deserto algerino – le sue parole, la sua scelta di sequela del Cristo, la sua spiritualità di Nazareth, la sua fratellanza universale come meta da raggiungere nel servizio e nella quotidianità erano profetici un secolo fa e sempre più dimostrano la loro attualità, in questo XXI secolo, bagnato da guerre, divisioni, disuguaglianze, sopraffazioni. Una vita continuamente spesa, la sua, per l’Altro e per gli altri, fino all’estremo dono di sé.
Se ci sono dei ‘modi’ per essere cristiani nel tempo di oggi, Charles de Foucauld senz’altro li ha intravisti, li ha vissuti, li ha intuiti quasi tutti.
Facciamoci guidare da lui nella meditazione della via crucis di oggi.

I stazione

Gesù nell’orto degli ulivi

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora. E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu».  Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
(Mc 14, 32-42)

15 luglio 1904, Amra (in viaggio, in terra tuareg)

Ho questo come regola: fare le cose che ritengo assai utili alle anime e che le circostanze non permettono ad altri di fare… Penso quindi di rimanere in questo paese finché vi sarò tollerato, finché non verrò sostituito, finché vi potrò lavorare utilmente per il regno di Gesù… in questo momento sono nomade, sotto la tenda, e cambio continuamente di luogo; ciò va molto bene per iniziare, giacché mi fa vedere molte persone e molti posti; ma appena potrò stabilirmi in una residenza fissa in qualche luogo, io lo farò, perché credo che è la mia vocazione, e perché i viaggi devono essere per me solamente eccezioni: condurrò allora, in un angolo di terra tuareg, la vita di Nazareth, fino a quando sarò tollerato e non sarò più utile altrove, benché utile non lo sia da nessuna parte. Rimarrò finché crederò che è questa la volontà di Gesù e finché mi tollereranno.
Amatissimo padre, nessuno meglio di voi vede quanto è grande il bene da fare qui; nessuno meglio di voi conosce la miseria del vostro povero figliolo così fiacco, così debole, così indolente, così egoista, così vuoto, così sensuale, così poco interiore, ahimè! così tiepido, così poco fedele…
(Lettera a don Huvelin)

Amiamo Gesù,
che ci ha tanto amati,
che ci ha amati per primo,
Lui assolutamente amabile che ci ama,
noi miserabili,
più di quanto nessun altro cuore umano possa amarci.
(Meditazione sulla Passione)

II stazione

Gesù è condannato a morte

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
(Gv 19,14-16)

Tamanrasset, 20 luglio 1914

Non posso dire che desidero la morte; me l’auguravo in altri tempi; ora vedo tanto bene da fare, tante anime senza pastore, che vorrei soprattutto fare un po’ di bene e lavorare un poco per la salvezza di queste povere anime. Ma il buon Dio le ama più di me, e non ha bisogno di me. Sia fatta la sua volontà.
(Lettera a Maria de Bondy)

Amiamo Dio,
poiché ci ha amati per primo.
La Passione, il Calvario,
è una suprema dichiarazione d’amore.
Non è per redimerci che Tu hai sofferto tanto, Gesù!
Il più piccolo dei tuoi atti ha un valore infinito,
poiché è l’atto di un Dio,
e sarebbe stato sufficiente, anzi sovrabbondante,
per redimere mille mondi,
tutti i mondi possibili…
È per santificarci, è per indurci,
per spingerTi ad amarTi liberamente,
poiché l’amore è il mezzo più potente
per attirare l’amore,
poiché amare è il mezzo più potente
per farsi amare.
(Meditazione sulla passione)

III stazione
Gesù cade sotto la croce

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
(Is 53, 7-8)

Tamanrasset, 1 agosto 1910

Gli uomini sono inesorabili verso le colpe perché sono impotenti a riparare il male compiuto; Dio è misericordioso perché può ridare alle anime la loro primitiva bellezza e, per quanto in basso siano precipitate, può renderle così pure come se non avessero mai fatto delle cadute.
(Lettera a Maria de Bondy)

Dimenticarmi,
non pensare che a me e al prossimo,
a me soltanto in vista di Dio
e nella stessa misura che agli altri,
così come si addice a colui che ama Dio sopra ogni cosa
e il prossimo come se stesso.
(Meditazioni sul Pater)

IV stazione

Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
(Lc 23, 26)

Tamanrasset, 22 luglio 1907

La mia esistenza è molto semplice: è la vita monastica con preghiere, letture, lavori, con tutti i momenti della giornata regolati e con tutte le cose fatte ad ora fissa; il lavoro manuale è sostituito dagli studi di lessico tuareg. Come il fratello portinaio d’un convento, vengo spesso interrotto da qualcuno che mi chiama dal di fuori. Sono le uniche interruzioni della mia solitudine. Esse non sono lunghe.
In questo momento il paese si trova in piena carestia: non è piovuto, qui, da 18 mesi, e per un paese che vive soprattutto, spesso unicamente di latte, è un disastro; tutte le capre e cammelle sono magre e senza latte e i poveri soffrono in un modo che si legge loro sul viso. Sono essi che vengono a bussare di quando in quando alla mia porta: non ho altre visite in questo momento.
(Lettera a Maria de Bondy)

Essere ricco, a mio agio,
vivere dolcemente con i miei beni,
quando Tu sei stato povero, in ristrettezze,
vivendo penosamente di un faticoso lavoro,
in quanto a me non lo posso, o mio Dio…
io non posso amare così.
(Ritiro fatto a Nazareth, 1897)

V stazione

Gesù è spogliato delle vesti

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: “Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte”. E i soldati fecero proprio così.
(Gv 19, 23-24)

Abbracciare la povertà con tutto il nostro cuore; le ricchezze non soltanto sono un bagaglio ingombrante, ma sono anche un pericolo: esse difficilmente sono compatibili col perfetto amore di Dio, di Gesù, perché sono diametralmente opposte all’imitazione di Gesù; esse difficilmente sono compatibili col perfetto amore del prossimo, perché ciò che si conserva per sé non lo si dà agli altri, e non si ama il proprio prossimo «come se stesso» quando si tengono le ricchezze per sé e si lascia il fratello morire di fame, quando non si divide quel che si ha con coloro che soffrono privazioni.
(Estratti dai santi Evangeli, 1899)

Non disprezziamo i poveri,
i piccoli, gli operai; non soltanto
essi sono nostri fratelli in Dio,
ma sono anche quelli che nel modo
più perfetto imitano Gesù
nella sua vita esterna.
Per noi, essi rappresentano perfettamente Gesù.
(Meditazioni sui santi Evangeli 1897-1899)

VI stazione
Gesù è crocifisso

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
(Lc 23, 33 34)

Nostra Signora delle nevi, 14 agosto 1901.

Non appena credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo fare altro che vivere per Lui: la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede. Dio è così grande! C’è una tale differenza tra Dio e tutto quello che non è Lui… Agli inizi, la fede dovette superare molti ostacoli; io, che avevo tanto dubitato, non ci misi un giorno solo a credere; a volte i miracoli del Vangelo mi sembravano incredibili, altre volte volevo intercalare le mie preghiere con brani del Corano. Ma la grazia divina e i consigli del mio confessore dissiparono queste nubi… Desideravo essere religioso, vivere solo per Dio e fare ciò che era più perfetto, a ogni costo… Il mio confessore mi fece attendere tre anni; io stesso, pur desiderando «esalarmi davanti a Dio nella pura perdita di me stesso», come dice Bossuet, non sapevo quale Ordine scegliere. Il Vangelo mi insegnò che «il primo comandamento è amare Dio con tutto il cuore» e che bisognava racchiudere tutto nell’amore; tutti sanno che l’amore ha come primo effetto l’imitazione. Bisognava dunque entrare nell’Ordine in cui avrei trovato la più esatta imitazione di Gesù. Non mi sentivo fatto per imitare la Sua vita pubblica nella predicazione: dovevo dunque imitare la vita nascosta dell’umile e povero operaio di Nazareth.
(Lettera a Enrico de Castries)

Mio Signore Gesù,
falla splendere davanti al mio sguardo,
questa dottrina della croce,
e fa’ ch’io l’abbracci,
così come Tu vuoi da me…
Fa’ che anche io possa dire
di non sapere che una cosa:
“Gesù e Gesù crocifisso”.
(Meditazione sulla Passione)

VII stazione
Gesù e la madre

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
(Gv 19, 25-27)

Abbiamo verso la Vergine una fiducia assoluta ed invochiamola, senza esitare, con questa fiducia, in tutte le nostre necessità, in tutti i nostri desideri, in tutte le nostre azioni. […] È evidente d’altra parte che noi, che aspiriamo ad essere i fratelli di Gesù, non possiamo diventarlo se non a condizione di mostrare e di essere veramente i figli di Maria: per essere fratelli di Gesù, è assolutamente necessario essere figli di Maria.
(Meditazione sulla passione, 1897-1899)

Quelli che cercano
di far regnare la pace in mezzo agli uomini,
di essere in pace con tutti,
sono quelli che sanno
ciò che sono gli uomini:
una sola famiglia
nella quale tutti sono fratelli,
della quale Dio come creatore è il Padre.
(Meditazioni sui santi Evangeli relative alle cinque virtù, 1897-1898)

VIII stazione

Gesù muore in croce

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.
(Lc, 23, 44-45)

Tamanrasset, 1 settembre 1910.

È la solitudine che aumenta. Ci si sente sempre più soli al mondo. Gli uni sono partiti per la patria, gli altri hanno la loro vita sempre più separata dalla nostra; ci si sente come l’oliva rimasta sola in cima a un ramo, dimenticata, dopo il raccolto. Alla nostra età, questo paragone della Bibbia torna spesso alla mente… ma Gesù rimane: Gesù, lo sposo immortale che ci ama come nessun cuore umano può amare; rimane ora, rimane sempre.
(Lettera a Maria de Bondy)

Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa’ di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto,
purché la tua volontà si compia in me
e in tutte le tue creature.
Non desidero niente altro, mio Dio.
Rimetto l’anima mia nelle tue mani,
Te la dono mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è per me un’esigenza d’amore il donarmi
il rimettermi nelle tue mani senza misura
con una confidenza infinita
perché Tu sei il Padre mio.

IX Stazione

Gesù è deposto nel sepolcro

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
perché con l’offerta della tua vita hai redento il mondo

In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
(Gv 12, 24)

1 dicembre 1916
Il nostro annientamento è il mezzo più potente che abbiamo per unirci a Gesù e fare del bene… Quando si può soffrire e amare, si può molto, si può il massimo che è possibile in questo mondo. Si sente che si soffre; non sempre si sente che si ama ed è una grande sofferenza in più! Però si sa che si vorrebbe amare, e voler amare è amare.
(Lettera a Maria de Bondy)

Prega perché io ami,
prega perché ami Gesù,
prega perché ami la sua croce
non per se stessa,
ma come l’unico mezzo,
la sola via
per glorificare Gesù:
“Il chicco di grano porta frutto
solo morendo”
(Lettera alla sorella Maria de Blic, 27 febbraio 1903)

Conclusione

In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld.
Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese». Voleva essere, in definitiva, «il fratello universale». Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti. Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi. Amen.
(Papa Francesco, Fratelli tutti, 286-287)

Per i meriti della Sua Passione e Croce
il Signore ci benedica e ci custodisca. Amen

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