VERSO LA RIPRESA Resta il “nodo” insegnanti: da coprire oltre 100mila cattedre

Mancate abilitazioni per 15mila precari delle paritarie: protesta l’Agorà. Alla Corte Costituzionale la questione del mancato riconoscimento del servizio pre-ruolo negli istituti non statali

Luglio sarà un mese decisivo per le assunzioni in ruolo degli insegnanti che dovranno essere in cattedra il 1° settembre, giorno di inizio del nuovo anno scolastico 20212022. Secondo i sindacati ci sono almeno 112mila cattedre libere da coprire e, quindi, sarà la solita corsa contro il tempo. Proprio in questi giorni, gli Uffici scolastici regionali stanno pubblicando gli avvisi per gli aspiranti docenti, mentre fino all’8 luglio sono in programma gli scritti del “concorso Stem”, per selezionare, con «procedura rapida», specifica una nota del ministero dell’Istruzione, 6.129 insegnanti di materie scientifiche (Matematica, Fisica, Scienze e Tecnologie informatiche), di cui c’è urgente necessità.

Ma il “nodo insegnanti” riguarda anche i tanti precari attualmente in servizio nelle scuole paritarie, che non hanno ancora avuto la possibilità di abilitarsi, in quanto l’ultimo percorso abilitante è stato il Tfa del luglio 2014. Si tratta di circa 15mila docenti che, in questo modo, non possono essere assunti a tempo indeterminato.

«Non è pensabile che nel 2021, a più di 20 anni dalla legge sulla parità scolastica, ci sia ancora un trattamento ingiusto e iniquo nei confronti dei docenti della scuola paritaria», protesta, in una nota, l’Agorà della parità (Agesc, Cdo-Opere educative, Cnos Scuola, Ciofs scuola, Faes, Fidae, Fism, Fondazione Gesuiti educazione), che rappresenta i gestori delle scuole non statali e le associazioni dei genitori.

«L’Agorà della parità – prosegue la nota – chiede che nel decreto sostegni bis, si prevedano prima di tutto i percorsi abilitanti iniziali che possano permettere a chi si avvicina alla professione di potere sapere quale futuro lo aspetta e quando potrà contare su una stabilità economica».

La discriminazione degli insegnanti delle paritarie prosegue anche quando questi transitano nei ruoli dello Stato. Il servizio pre-ruolo, prestato nelle scuole non statali, non viene infatti conteggiato per la ricostruzione della carriera e, quindi, per la determinazione dello stipendio. Secondo il Comitato per il riconoscimento del servizio pre-ruolo nelle paritarie, lo Stato avrebbe così risparmiato oltre 2,5 miliardi di mancati stipendi negli ultimi vent’anni. Ora la questione è arrivata sul tavolo della Corte Costituzionale, che dovrebbe decidere in questi giorni. «Migliaia di docenti attendono questa pronunzia per ottenere finalmente un diritto che ad alcuni è stato riconosciuto e ad altri no – sottolinea la portavoce del Comitato, Filomena Pinca – . Abbiamo posto la stessa questione a Bruxelles, sul cui tavolo vi è una petizione già dichiarata “ricevibile”».

Paolo Ferrario

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