Verbale del Consiglio Pastorale Parrocchiale Dicembre 2012

Comunità parrocchiale di S. Stefano e S. Zenone

Verbale n. 6 del Consiglio Pastorale Parrocchiale – Dicembre 2012

Il giorno 3 Dicembre 2012, alle ore 21.00, nei locali della Parrocchia di S. Stefano, si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale presieduto dal parroco Don Fabrizio Crotti, con il seguente ordine del giorno:

  • relazione sulla scheda 1 “Vattene dalla tua terra” una promessa che mette in cammino del sussidio Risvegliare la Fede. Sui passi di Abramo a cura di Sr. Assunta delle Paoline;

  • sintesi dei contenuti della relazione da presentare alla Comunità;

  • Varie ed eventuali.

Sono presenti i Signori: diacono Grassi Enrico, Lodi Federico, Monica Fabrizia, Meza Delcy, Moretti Maura, Mussini Elena, Ori Davide, Prandi Franco, Rossi Lorenzo, Ruci Albana, Ruozi Giuseppe, Serrone Giuseppe, Valeriani Alberto, Sr. Marilisa (Figlie di Gesù), Sr. Assunta (Paoline).

Varie ed eventuali

– Si sottolinea la necessità di dare rilievo alle riflessioni sul “Credo” di Don Daniele Gianotti,  inserite nel foglietto della S. Messa domenicale, per invitare i fedeli a leggere consapevolmente tali contributi riflettendo sulle tematiche proposte.

– Viene illustrato ai membri del Consiglio Pastorale il contenuto della locandina che verrà esposta in Chiesa sul quarto campeggio per famiglie organizzato dalla Parrocchia nel periodo 29 giugno-6 luglio 2013.

Riflessione sulla scheda 1 Vattene dalla tua terra” una promessa che mette in cammino(Genesi 11,27-12,19)

Dopo la recita del Padre Nostro, il Parroco lascia la parola a Sr. Assunta delle Paoline che illustra le riflessioni raccolte nella sua comunità circa la scheda 1 contenuta nel sussidio Risvegliare la Fede. Sui passi di Abramo.

La scheda è stata fornita a ogni sorella affinché ci riflettesse nei momenti di preghiera di una settimana; al termine della settimana, la domenica, dopo i Vespri, ognuna ha esposto le sue riflessioni.

I verbi che hanno maggiormente colpito le suore nella frase “Vattene dalla tua terra e vai in un paese che io ti mostrerò” sono stati il verbo “vattene” riferito ad Abramo e il verbo “mostrerò” riferito a Dio: questi verbi stanno infatti ad indicare che è Dio che sceglie per Abramo, come fa per noi (e in particolare per le suore) conducendoci verso un nuovo cammino fisico e interiore e la risposta a questa chiamata richiede piena fiducia nei suoi progetti e l’abbandono dei propri progetti. Le suore hanno fatto questa esperienza all’inizio della loro chiamata, ma ogni giorno è diverso dall’altro e rappresenta una nuova chiamata a vivere in pienezza con il Signore. Questo vale per ogni cristiano che non vuole offuscare la bellezza di essere di Cristo, anche se ciò comporta talvolta fatica. Nello specifico Dio ha chiamato le suore alla vita paolina, ma la chiamata è anche universale e vale per tutti i credenti in forza del Battesimo. La chiamata è motivo di gioia perché è voluta da  Dio, che è paziente nei nostri confronti, ma è anche fatica perché Dio ci chiede di lasciare la nostra terra (per le suore la casa e la famiglia) per la missione “che io ti mostrerò”, cioè di lasciare il certo per l’incerto. Questa risposta richiede dunque fiducia e abbandono e anche dinamismo interiore, nutrito di Parola ed Eucarestia, che diventa operativo e quotidiano nella testimonianza e nell’evangelizzazione che rendono nuovo ogni giorno. La testimonianza nell’evangelizzazione deve avvenire per ciascuno secondo la propria chiamata, uomini e donne a parità pur nella diversità, disposti come Abramo e Sara a spostare la propria “tenda interiore” accogliendo Dio, gli eventi quotidiani, personali, famigliari, comunitari, etc.

Questo richiede anche capacità di ascolto e disponibilità a servire nella gratuità, ma nello stesso tempo ci dona la certezza, visto che come cristiani sappiamo che è Dio che conduce per primo la nostra vita. Questo è importante soprattutto nei momenti di sfida, perché le sfide per vivere nel mondo di oggi sono tante: per esempio la mancanza di veri valori, il non senso di molte cose, la voglia di agi e comodità, la difficoltà a rinunciare alle idee che non seguono il Vangelo. Oggi prima vogliamo vedere e sapere e poi, se ci fa comodo, agiamo. È importante accogliere le persone, che sono tante e diverse per etnia, cultura, esperienza. Questo spesso ci può costare fatica, ma se guardiamo l’altro con gli occhi di Dio, accoglierlo diviene un arricchimento. La “chiamata” e la “missione” sono grandi, ma Dio è dalla nostra parte, perciò, con la preghiera vitale e con l’aiuto reciproco si può fare bene il cammino d’Avvento per accogliere il Signore che viene e iniziare al meglio il nuovo Anno Liturgico.

In conclusione  oggi c’è tanto da vivere, da fare vivere e da testimoniare con la nostra persona e con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, anche con quelli legati alle nuove tecnologie, attraverso cui possiamo trasmettere i valori umani e cristiani in tutto il mondo, come fanno le Paoline con il proprio sito.

Al termine dell’intervento gli altri membri del Consiglio pastorale commentano riportando le proprie riflessioni:

  • Elena Mussini sottolinea la difficoltà per un laico a individuare la propria chiamata e a seguirla, in un mondo ostile ai valori cristiani, dove spesso ci si sente abbandonati. Sr. Assunta risponde che anche le suore hanno bisogno di tanti aiuti spirituali e si ritagliano quotidianamente almeno un’ora di adorazione eucaristica per favorire la preghiera e la meditazione. La donna laica ha la sua prima vocazione in famiglia e a quella chiamata è tenuta a rispondere.

  • Federico Lodi sottolinea come la chiamata ad abbandonare le proprie abitudini e comodità giunta ad Abramo in tarda età lo colpisca molto. Oggi questa chiamata, in un mondo abitudinario e pieno di agi, è difficile da riconoscere e ancora di più da seguire. In particolare si sofferma sull’ultima domanda della scheda: “cosa impedisce la nostra chiamata a un vero cammino di fede”? Ovvero si chiede come possiamo aprire le orecchie e il cuore, come ha fatto Abramo, per cogliere l’invito del Signore, perché nella vita quotidiana vorremmo certezze concrete a cui aggrapparci e fatichiamo a vivere nell’incertezza di qualcosa che dovrà realizzarsi in futuro.

  • Giuseppe Ruozi, meditando su questa scheda, si è chiesto cos’è per lui la fede e in quale promessa lui crede. La risposta è: nella promessa della vita eterna. Dio ha voluto avere bisogno di noi e ci ha creato e oggi ci parla attraverso il Vangelo, l’Eucarestia, i Santi, la Madonna, i Sacramenti. Gesù ci parla ancora e ai risultati della nostra chiamata ci pensa Lui, ma noi dobbiamo impegnarci a seguire il primo comandamento, cioè l’amore verso Dio, da cui deriva l’amore verso il prossimo. Noi siamo pellegrini nel mondo e il nostro cammino deve essere di pace e di amore, ma spesso non lo è. Il male esiste nel mondo, ma si può dare giustizia al male? Solo Dio dà giustizia agli atti malvagi. L’esistenza è un continuo trasformarsi: si trasformano i rapporti con le persone, si trasformano gli eventi, ma l’amore di Dio e del prossimo è un punto fermo. Come facciamo ad accettare i cambiamenti? Adottando come unità di misura l’amore che non cancella i dolori, ma aiuta ad accettarli; donandosi agli altri senza desiderare niente per noi, ma mettendosi a disposizione del prossimo.

  • Il diacono Enrico Grassi  contesta questo modo di procedere e di riflettere del Consiglio Pastorale, a suo parere assai poco produttivo.

  • Don Fabrizio ribatte che è compito del Consiglio Pastorale dare testimonianza e che queste riflessioni verranno trasmesse alla comunità e condivise con quanti vorranno farlo e non rimarranno un patrimonio per pochi. Aggiunge che noi, come Consiglio Pastorale, dobbiamo fare una riflessione seria a partire da queste schede, che offrono buone suggestioni e domande,  e giungere a una riflessione conclusiva, che poi pubblicheremo sul sito della Parrocchia.

Conclude dicendo che la vocazione cristiana è alla fede, al Battesimo, alla famiglia, poi, in espressioni particolari, al servizio della Chiesa. Laici e consacrati sono cristiani allo stesso modo e ognuno ha un proprio modo per rispondere alla chiamata.

Riflette inoltre sull’annuncio del Vangelo, che viene dato a chi ascolta, il quale ascolta la Parola di Dio, non del Parroco o del Vescovo, che sono solo un tramite, perché al centro sta la Parola di Dio, che viene proclamata dall’ambone ufficialmente.

  • Alberto Valeriani riflette su come la difficoltà di testimoniare la fede accomuni laici e consacrati, perché il mondo è difficile per tutti. La nostra vita deve essere vissuta nel donarsi, cioè guardare agli altri più che a se stessi, l’importante  è vivere nella prospettiva dell’amore e della fede verso Dio e verso il prossimo. L’importante è non essere ipocriti, cioè non confondersi, camuffarsi, avere paura di testimoniare. Noi non dobbiamo negare la nostra appartenenza.

  • Delcy Meza aggiunge infine che nella riflessione sulla Casa di accoglienza di via Guasco viene in mente il passo di Abramo, dal momento che anche lei, scegliendo di coordinare la casa come responsabile, ha risposto a una chiamata e sottolinea la ricchezza della nostra comunità nel rispondere all’esigenze dell’altro, soprattutto dei bisognosi.

Comunica inoltre che ora la sua chiamata la porta ad affrontare un viaggio verso Israele e che la Casa sarà pertanto chiusa dal 22 dicembre al 4 gennaio, dal momento che i volontari non se la sentono di gestire l’accoglienza in assenza dei responsabili.

Il Consiglio Pastorale si riunirà nuovamente martedì 8 gennaio 2013 alle ore 21; la relazione sulla scheda 2 è affidata a Fabrizia Monica e Maura Moretti.

Non restando altri argomenti di cui discutere, dopo la preghiera di gloria e ringraziamento al Signore, la seduta è tolta alle ore 22.35.

Il presidente

Don Fabrizio Crotti

Il segretario  Elena Mussini