Vaticano A un mese dalla Riunione episcopale in Vaticano sugli abusi sessuali nella Chiesa e sulla protezione dei minori. Le aspettative e gli obiettivi dell’incontro

(a cura Redazione “Il sismografo”) 
Le grandi aspettative sull’incontro non sono una sfida alla Chiesa e al Papa. Sono invece una speranza e rivelano alla fine fiducia e sostegno.

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(Luis Badilla – Roberto Calvaresi) In pratica manca un mese all’importante incontro in Vaticano, voluto da Papa Francesco, con tutti i Presidenti delle Conferenze episcopali dei cinque continenti, 130 circa, e altri suoi collaboratori, dal 21 al 24 febbraio, sulla “protezione dei minori nella Chiesa”, ossia, in altre parole più familiari all’opinione pubblica mondiale, sugli abusi sessuali da parte del clero su minori e persone vulnerabili.
La decisione del Santo Padre, che ha voluto fortemente questa riunione, è arrivata alla fine di un anno, il 2018, piuttosto drammatico e sconvolgente in questa materia, in particolare per via delle vicende di due chiese particolari in grave crisi: quella del Cile e quella degli Stati Uniti.
L’incontro pur essendo inedito sotto ogni punto di vista sarà molto simile ad un Sinodo, ovviamente minimo, una sorta di “sinodo bonsai”. Da settimane un agguerrito gruppo di esperti, grandi conoscitori della questione, lavora intensamente per preparare l’assemblea che in pratica lavorerà, in plenarie e gruppi minori o circoli, durante tre giorni: giovedì 21, venerdì 22 e sabato 23 febbraio. Si prevedono 7 ore di lavoro al giorno (4 al mattino e 3 al pomeriggio), quindi in un totale di 21 ore i partecipanti, con l’aiuto dei Relatori e delle Relazioni (che saranno pubblicate), dovranno arrivare alle conclusioni “operative” alle quali ha fatto riferimento giorni fa un comunicato della Santa Sede.
Questa Nota, molto chiara e puntuale, con riferimento ai desideri, progetti e intenzioni di Francesco, sottolinea: il Santo Padre “vuole che l’Incontro sia una riunione di Pastori, non un convegno di studi. Un incontro di preghiera e discernimento, catechetico e operativo. Per il Santo Padre, è fondamentale che tornando nei loro Paesi, nelle loro diocesi, i vescovi venuti a Roma siano consapevoli delle regole da applicare e compiano così i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato.
Questo passaggio sulla consapevolezza delle “regole da applicare” e quindi sul bisogno (perentorio e non più discrezionale) di eseguire “i passi necessari per prevenire gli abusi, per tutelare le vittime, e per far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato“, non ha fatto altro – giustamente – che accrescere le aspettative sulla riunione di febbraio.

E su queste aspettative non ha senso discutere o polemizzare poiché è pacifico che la complessa e tragica realtà degli abusi sessuali nella Chiesa, nel passato ma anche oggi, è del massimo interesse per tutti, per la comunità ecclesiale anzitutto ma anche per chi non fa parte della Chiesa Cattolica. Gli abusi sono un dramma dell’intera società umana e la chiesa, colpita in modo terribile da questo flagello, nella sua lotta contro questa piaga — che con successi e fallimenti va avanti da almeno 15 anni — può essere di grande aiuto al mondo e alle sue diversi società nell’ambito del contrasto e della prevenzione.
Le grandi aspettative sull’incontro non sono una sfida alla Chiesa e al Papa. Sono invece una speranza e rivelano alla fine fiducia e sostegno. Dunque al posto di accrescere artificiosamente il profilo della riunione, oppure di abbassarlo, la cosa più lungimirante e intelligente è una sola: far sì che l’incontro si concluda con una sorta di Vademecum anti-pedofilia che contenga nero su bianco le risposte urgenti, inderogabili e necessarie che la Chiesa ha dato in questi anni, sta dando oggi e che deve dare nel futuro.
Come evidenzia il comunicato sopracitato, per il Papa, e per tutta la chiesa pellegrina nei cinque continenti, gli obiettivi sono precisi, circoscritti e non negoziabili: (1) prevenire gli abusi, (2) tutelare le vittime e (3) far sì che nessun caso venga coperto o insabbiato.