Una rilettura del «Martín Fierro» di José Hernández come grande metafora del presente

in uscita nelle edicole italiane un’edizione del poema epico Martín Fierro di José Hernández inserito nella collana «La biblioteca di Papa Francesco», curata da Antonio Spadaro (edizioni Rcs per il «Corriere della Sera», in collaborazione con «La Civiltà Cattolica»).

Un gaucho in un disegno di fine Ottocento

Anticipiamo stralci della prefazione di Jorge Mario Bergoglio tratta da Educar: exigencia y pasión. Desafíos para educadores cristianos (Buenos Aires, Claretiana, 2006) È curioso, comincia la prefazione. Solo a vedere il titolo del libro, ancora prima di aprirlo, trovo stimolanti spunti di riflessione riguardo al nucleo della nostra identità in quanto nazione. El gaucho Martín Fierro, titolo con cui fu pubblicato il primo libro del poema, in seguito conosciuto come La ida (“La partenza“). Che cos’ha a che vedere il gaucho con noi? Se vivessimo nella Pampa, e badassimo al bestiame, o almeno in un paesino di campagna, a contatto con la terra, sarebbe facile capirlo. Nelle nostre grandi città, sicuramente a Buenos Aires, molti ricorderanno i cavalli della giostra o i recinti della Feria de Mataderos come quanto di più vicino all’esperienza equestre abbiano conosciuto in vita loro.

È necessario sottolineare che l’ottantasei per cento degli argentini vive nelle grandi città? Per la maggior parte dei nostri giovani e dei nostri bambini il mondo del Martín Fierro è più lontano degli scenari mistico-futuristi dei fumetti giapponesi.

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