Una buona notizia che unisce Italia, Perù e Palestina

 di Giovanni Nicolini in “Jesus” n. 6 del giugno 2010

Ho consultato due vocabolari della Lingua italiana, ma entrambi non portano la parola "badante" anche là dove esaminano tutti i termini derivati dal verbo "badare". Così posso dire con più decisione quanto sia orribile questa parola, sia per la persona che con essa viene designata, sia, forse ancor più volgarmente, per quella che riceve il servizio della cosiddetta badante. Invece, molti lettori di Jesus hanno sicuramente osservato come tra queste signore straniere e i nostri nonni nasca e si sviluppi un rapporto di affetto, di comprensione, di cura, spesso più intenso e più profondo del legame che questi anziani hanno con i loro stessi figli. In questi anni sono stato più volte richiesto per aiutare famiglie italiane a regolarizzare la situazione di donne straniere, che giorno e notte sono vicine ai loro cari. Tra l’altro, guardo con preoccupazione un futuro ormai vicino, quando queste persone straniere potranno finalmente uscire da una vicenda difficile che le strappa dai loro affetti famigliari e dai luoghi importanti della loro vita, che le requisisce per un lavoro senza soste in un ambito di modi e consuetudini lontani dalla loro tradizione. Quando queste persone verranno a mancare, noi ci troveremo davanti alla perdita di un aiuto difficilmente sostituibile, e al quale ci siamo pericolosamente abituati. Sarebbe bello che il lavoro presso gli anziani cominciasse a uscire da un privato spesso irregolare per essere riconosciuto come risorsa sociale riconosciuta e sostenuta dalle istituzioni. E sono contento di potervi raccontare la bella storia di una donna straniera che ho conosciuto per merito di Martino, un mio confratello che da anni cura il collegamento tra donne straniere che cercano lavoro e i nostri anziani che chiedono aiuto per la loro fragilità. Viene dal Perù la nostra amica Anita. Sono molti gli anziani che hanno ricevuto i suoi preziosi servizi e il segno profondo del suo amore. Quando trascorre un periodo di riposo e di visita al suo Paese ritorna sempre con regali per tutti, a partire da Martino, che in questi giorni sfoggia un maglioncino peruviano di gran lusso. Anita è venuta a sapere dei due nostri fratelli che vivono a Gerusalemme e che con frequenza regolare si recano a Gaza, dove portano aiuti per i più disastrati. Nella casa dove lavora la nostra amica ha dovuto rinunciare alle ore di riposo che le spettano, perché la persona che assiste non può essere abbandonata. Per questo riceve un supplemento di compenso dalla famiglia che l’ha assunta. E lei mette da parte i soldi di quello "straordinario" e li porta a Martino perché arrivino a Gaza per chi ne ha bisogno. Tutto questo nel silenzio sereno della sua fede cristiana. Desidero ringraziare Jesus e i suoi lettori che mi consentono di esprimere la mia gioia commossa per un evento che rimarrebbe segreto e che diventa qui «buona notizia» di Gesù che si è fatto povero per noi, e che viene celebrato nella piccola preziosa solidarietà che attraverso l’Italia unisce il Perù alla Palestina, e ci consente di gioire per questo splendido «tesoro del campo» di cui possiamo rendere partecipi tante altre persone.