Un chirografo di 15 righe e Francesco rivoluziona la stampa cattolica, a partire dalla riforma della Chiesa

Nel breve testo ai gesuiti della “Civiltà Cattolica”, la più antica rivista italiana, il papa riassume l’essenziale di una rivoluzione informativa capace di interpretare il suo modo di intendere la riforma della Chiesa per una società a misura d’uomo.

Un chirografo di 15 righe e Francesco rivoluziona la stampa cattolica

di Carlo Di Cicco. notizie.tiscali.it

Una volta si restava sbalorditi davanti al forbito ragionare dei gesuiti che, per obbedienza al papa, erano capaci di difendere brillantemente una tesi e anche il suo contrario. Ora anche i gesuiti, sono cambiati rispetto al passato dal momento che è cambiato in modo stabile la scelta di campo della Chiesa. E il peso della loro saggezza e determinazione per una Chiesa povera per i poveri invocata da Francesco sta sotto gli occhi di tutti. Concludendo il concilio Vaticano II, san Paolo VI chiedeva ai padri conciliari cosa fosse avvenuto con il concilio, riassumendo in una riga i 4 anni di lavori: “L’antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del concilio”. Un simpatia immensa verso l’uomo, un “nostro nuovo umanesimo” e una speranza per l’umanità intera “che qui abbiamo imparato ad amare di più ed a meglio servire”.

Il nuovo indirizzo conciliare accolto da Francesco

Papa Francesco ha accolto sul serio questo nuovo indirizzo conciliare. E i gesuiti con lui. Non è un caso che un grandissimo riformatore nel dopo concilio sia stato il generale dei gesuiti, quel Pedro Arrupe che da giovane aveva visto brillare l’orrido bagliore della bomba di Hiroshima. La direzione di marcia segnata, in questo fine anno è stata rilanciata da Francesco con 15 straordinarie righe autografe inviate alla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, in occasione dei 170 anni dalla nascita voluta da Pio IX nel 1850. E’ la rivista più antica italiana diventata ora di respiro internazionale poiché viene pubblicata in 5 lingue. Il “chirografo” (così si chiama un documento autografo del papa) è un concentrato del pensiero di Francesco e del suo modo di vedere la Chiesa considerata fin dai primi giorni di pontificato un “ospedale da campo” per soccorrere le difficoltà dell’uomo moderno, specialmente se povero e indigente vittima di ingiustizia. Per farlo ha scelto un evento minore, ma che invece, trattando di una rivista, acquista un respiro e un orizzonte che non si ferma a una rivista particolare dei gesuiti.

Stimolo e indicatore per tutta l’informazione cattolica

E’ uno stimolo e un indicatore per tutta l’informazione del mondo alle prese con un passaggio di epoca piuttosto complicato e pieno di incognite. Civiltà Cattolica ha valutato talmente importante il breve rescritto del papa da aprire il primo numero del 2020 con il chirografo di Francesco stampato in copertina. Ma cosa dicono le 15 righe? Anzitutto che fin dalla fondazione la rivista “accompagna fedelmente il papa” e Francesco ringrazia per l’aiuto offerto a lui stesso. E poi spalanca la finestra del futuro: “Continuate a vivere la dinamica tra vita e pensiero con occhi che ascoltano, sapendo che la “civiltà cattolica” è quella del buon samaritano”. Una riga per ribadire l’identità cattolica nel nostro tempo, ereditata dal concilio e attende di essere messa in pratica. L’informazione richiesta a una rivista è dunque un’informazione che deve ispirarsi all’etica deontologica del servizio alla verità sull’uomo che oggi non può che riferirsi all’icona del buon samaritano. Per salvarlo occorre la medicina della misericordia come aveva indicato in apertura del concilio papa Giovanni al quale molto si richiama il primo papa gesuita. Francesco infatti ha rilanciato la misericordia come architrave della pastorale della Chiesa popolo di Dio.

“Vi auguro di essere creativi in Dio”

Di qui l’augurio agli scrittori della Civiltà Cattolica, intesi come professionisti della comunicazione oggi: “Vi auguro di essere creativi in Dio esplorando nuove strade, anche grazie al nuovo respiro internazionale che anima la rivista: si sentono salire dalle pagine le voci di tante frontiere che si ascoltano”. Se il richiamo a Dio può valere specialmente per i gesuiti, quanto aggiunge subito dopo vale per tutti gli operatori dell’informazione vista dalla parte della gente e non del palazzo: “ Fate discernimento sui linguaggi, combattete l’odio, la meschinità e il pregiudizio. E soprattutto non accontentatevi di fare proposte di rammendo o di sintesi astratta: accettate invece la sfida delle inquietudini straripanti del tempo presente, nel quale Dio è sempre all’opera”. La frase di Francesco sul discernimento, secondo i gesuiti della rivista “esprime la consapevolezza di come oggi sia necessario un discernimento non soltanto sui contenuti, ma anche sul linguaggio. È un tema sul quale Francesco è tornato più volte. Ma oggi ci colpisce soprattutto il fatto che ci chieda di combattere la meschinità. […] Francesco vuole che la nostra scrittura abbracci la vita umana, non abbia i «paraocchi», non si nasconda dietro a ovvietà, non giudichi per norme rigide e sorde”.
Non male per sperare in una informazione capace di resistere a ogni manipolazione sull’uomo e sulla casa comune, anche quando ciò richieda il costo della vita. E questo hanno testimoniato con la vita anche nell’anno che chiude decine di giornalisti in ogni parte del mondo.