Ucraina. Guerra giorno 48: i proclami di Putin e i dilemmi dell’Unione Europea sul gas

Cremlino non rinuncia alla sua verità rovesciata su conflitto e stragi. Gli appelli di Kiev perché la Ue non compri più energia di Mosca devono superare il test dell’effettiva utilità di tale mossa
Guerra giorno 48: i proclami di Putin e i dilemmi dell'Unione Europea sul gas

“Quello che sta succedendo in Ucraina è una tragedia, ma la Russia non aveva scelta”. Le parole del presidente russo Vladimir Putin, in una conferenza stampa con il leader bielorusso Alexander Lukashenko, sembravano, per quella parte, aprire a una consapevolezza di ciò che l’invasione russa ha comportato. Ma tutte le altre affermazioni del capo del Cremlino sono andate nella consueta direzione. “Semplicemente non c’era scelta, l’unica domanda era quando sarebbe iniziato. Questo è tutto”. Gli orrori di Bucha, non è difficile immaginarlo, sono soltanto “un falso”. Non bastano le foto satellitari, i racconti, le testimonianze, i resoconti e le immagini di molti giornalisti dei più autorevoli media internazionali che hanno potuto andare sul posto per constatare di persona. Tutti sono complici di una gigantesca montatura che ha come obiettivo screditare la Russia. Verosimile che queste uscite dello Zar siano finalizzate a rafforzare le convinzioni dell’opinione pubblica interna, qualora fosse sfiorata da qualche notizia filtrata attraverso la cortina della censura alzata a Mosca.

Lo stesso tenore nel bilancio della guerra: “L’operazione militare speciale sta andando secondo i piani”, ha ribadito Putin, affermando che la Federazione russa vuole raggiungere tutti i suoi obiettivi in Ucraina, riducendo al minimo le perdite. Non a caso il Il presidente ha poi ringraziato i militari impegnati sul campo: “Vorrei esprimere la mia gratitudine ai soldati e agli ufficiali russi per l’eroismo e il coraggio che mostrano nel servire la nostra patria. Svolgendo compiti complessi e pericolosi nel Donbass, in Ucraina, i nostri militari proteggono gli interessi della Russia, proteggono la Russia”. Non ci sono spiragli nelle esternazioni del presidente, né incrinature nel suo soliloquio bellico. La determinazione nel ribadire una realtà rovesciata e nel proseguire il conflitto sembrano purtroppo lampanti. Resta da capire se questa strategia ideologico-mediatica corrisponda anche alla convinzione che l’offensiva possa essere condotta con successo. Ovvero, se Putin perseveri nel descrivere anche a se stesso una situazione diversa da quella effettiva, la convinzione che l’ha portato a scatenare contro all’Ucraina una guerra totale che il suo esercito non poteva sostenere.

Di fronte a questa difficoltà nell’interpretare le mosse del Cremlino, l’Europa si trova spiazzata quando ascolta i continui appelli del presidente ucraino Zelensky affinché rinunci al gas russo per mettere in ginocchio Putin e convincerlo a cercare una tregua. Le continue scoperte di nuovi atroci massacri nelle zone che sono state controllate per poche settimane della forze di Mosca scuote le coscienze e interroga la politica. D’altra parte, la rinuncia all’energia russa sembra impossibile se non al prezzo di gravissimi contraccolpi sulle economie e gli stili di vita europei. Ma il punto principale, prima che etico e di fattibilità pratica, è fattuale. Un drastico stop agli acquisti di gas servirebbe davvero a mettere fine alle ostilità e a indurre gli invasori a una trattativa? Secondo alcuni analisti, anche di parte russa, sì. Molti altri nutrono invece una serie di perplessità sugli effetti a breve termine.

La carta dell’energia è l’arma finale nell’ambito delle sanzioni e delle forme di pressioni non armate. Va giocata bene e non sprecata. E’ già stato proposto che il suo uso sia prefigurato in abbinamento alla richiesta ultimativa di un negoziato serio e concreto. Ovviamente, la risposta di Putin potrebbe essere una sfida: non ne avete davvero il coraggio, proseguiamo la guerra fino al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati. A quel punto, l’Europa dovrebbe comunque agire, pena la perdita totale della sua credibilità come attore influente sulla scena internazionale. E se la scelta di privare Mosca di molte centinaia di milioni al giorno – il valore degli acquisti sospesi – non sortisse risultati? Ci saremmo penalizzati inutilmente. Questo dubbio mina alla base il dibattito sul potenziale stop all’energia proveniente da Mosca. E forse ci crea anche una giustificazione per conservare intatte le forniture mentre il bilancio delle vittime in Ucraina cresce a ritmi angoscianti.

Avvenire