Tempo e arte sono i temi centrali sottolineati dalla città portoghese scelta come capitale europea della cultura 2012

di EUGÉNIA TOMAZ

Culla della nazione portoghese, la città di Guimarães è diventata, quest’anno, il paradigma culturale europeo. La proposta, ratificata dal Consiglio dei ministri della cultura dell’Unione europea nel maggio 2009, racchiude una grande sfida rispetto al contesto politico, economico e sociale di un mondo che sta vivendo un processo accelerato di globalizzazione, e a un’Europa in crisi d’identità.
Gli eventi si svolgeranno nel corso dell’anno attorno a due concetti strutturali: il tempo e l’arte. Su questa base sono previsti quattro periodi diversi che coniugheranno il ritmo delle stagioni con il tempo-vita di ogni essere umano: il “Tempo per incontrare” (dal 21 gennaio al 23 marzo), che corrisponde all’età dell’infanzia e all’inverno; il “Tempo per creare” (dal 24 marzo al 23 giugno), che equivale “alla giovinezza, alla creazione e alla primavera della vita”; il “Tempo per sentire” (dal 24 giugno al 22 settembre), rivolto “alla maturità e all’estate, quando già si sa chi siamo e che cosa vogliamo”; infine il “Tempo per rinascere” (dal 23 settembre al 21 dicembre), “un momento per riflettere, per scegliere, un incontro tra il passato e il futuro in autunno”.
L’obiettivo principale è mettere in evidenza il potenziale dei talenti umani, considerati come “pietre vive”, elementi attivi nell’edificazione del futuro. Tutti sono invitati a partecipare attivamente al fine di stabilire un dialogo profondo – sotto molteplici prospettive – tra città, abitanti e visitatori.
La connessione tra i diversi periodi è realizzata dalla compagnia catalana multimediale La Fura dels Baus che coniuga, in modo trasversale, teatro, musica, danza e arti plastiche e si propone di unire il passato al presente attraverso il linguaggio e la rappresentazione simbolica, “celebrando così la rinascita della città nel reimmaginare la sua storia”. Reinventare la città diventa il primo dei grandi obiettivi.
Contemporaneamente a questa programmazione si terranno altri due eventi: la Giornata Europea della Gioventù 2012 (tra Madrid e Rio de Janeiro) e l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo.
Il primo evento ha come ambito geografico e rappresentativo la città di Braga ed è sorretto dalla gioia cristiana, “Rallegratevi sempre nel Signore” (Filippesi, 4, 4). Lungi dal presentarle come realtà isolate, o giustapposte, tutto confluisce nello stesso obiettivo: la ristrutturazione congiunta dell’Europa.
Così, nella nota pubblicata dal segretariato nazionale della Pastorale della cultura, la Chiesa in Portogallo ha salutato con grande aspettativa, entusiasmo e speranza, la capitale europea della cultura 2012: “In questo momento salutiamo in modo particolare gli artisti e gli organizzatori culturali. La nostra società ha bisogno degli artisti. Tutti abbiamo un debito di gratitudine verso coloro che, attraverso le loro opere, danno corpo alle grandi aspirazioni umane. In un tempo di crisi economica, che coinvolge tutti, è fondamentale che il lavoro degli artisti venga considerato nella sua dignità”.
Essendo il tempo e l’arte gli assi portanti della capitale della cultura, ha senso presentarli in una visione congiunta tra le dinamiche della cultura e quelle della fede cristiana: la posta in gioco è il futuro e il senso della storia.
Se risaliamo alle origini di Guimarães, scopriamo le sue radici cristiane. La fondazione di un convento, nella tenuta di Vimaranes, diede vita a un villaggio che, sviluppandosi, fece nascere la città. A giudicare dalle personalità invitate all’apertura di “Guimarães capitale europea della cultura”, tra le quali figurano il nuovo cardinale portoghese monsignor Manuel Monteiro de Castro e l’arcivescovo di Braga monsignor Jorge Ortiga, il convergere degli obiettivi diviene evidente.
Nel messaggio di monsignor Jorge Ortiga sul programma pastorale per la Quaresima, c’è una certa preoccupazione circa il modo di coniugare le iniziative. Per esempio, mentre la capitale della cultura propone la festa della Primavera come “risorgere della vita” e si concentra sulla forza creatrice del potenziale umano, la proposta quaresimale pone l’enfasi sulla “cultura della condivisione” invitando alla sobrietà e alla rinuncia. Allo stesso modo, in simultanea si svolgerà la quarantaseiesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il 20 maggio, con l’appello di Benedetto XVI al silenzio per un migliore ascolto della Parola. Come coniugare tutte queste tematiche?
Ritorniamo ai due temi centrali di Guimarães 2012: il tempo e l’arte. Il concetto di tempo che sottende la programmazione della capitale della cultura coniuga una concezione sequenziale della temporalità con l’effetto sorpresa. Ricorda così l’effetto del tempo emergente nella scienza contemporanea, dove il tempo quantico si coniuga con la relatività. È quello che lascia intuire la densa programmazione, in parte simultanea, dei circa seicento eventi che si svolgeranno nel corso dell’anno. Essendo il barometro del progresso scientifico e tecnologico, la cultura si sviluppa sulla base dei concetti nati da questo stesso progresso. Perciò tutta la programmazione è stata concepita in una dinamica di tempo sequenziale, ma trasversalmente unito dall’atemporalità dell’arte.
A Guimarães 2012 le due realtà si coniugano con il fine di rivelare le altre realtà possibili. S’intende così evidenziare che la finitezza del tempo storico viene superata quando si unisce all’eternità creativa dell’arte, intesa come motore ed esponente massimo della realizzazione umana.
Sebbene il simbolo della capitale europea sia un cuore stilizzato, è tuttavia nella rappresentazione dell'”Uomo universale”, di Leonardo da Vinci, che possiamo visualizzare questa pienezza intra-storica, in una supposta escatologia secolarizzata e immanente alla storia stessa.
Su questo sfondo si svolgeranno gli eventi della capitale della cultura 2012. Vediamo in ciò una concretizzazione delle sfide proposte dall’Unesco durante la conferenza mondiale, tenutasi in Portogallo nel 2006, sulle arti nell’insegnamento. Si tratta dell'”idea che ci sia un richiamo dell’attenzione mondiale sull’importanza dell’educazione artistica in quanto arma per il pieno sviluppo dell’individuo, per la lotta all’esclusione e alla povertà e per l’intesa tra i popoli (…) si dovrà definire una specie di road map sull’educazione artistica, che funzioni come direttiva per i governi e linea di orientamento per le stesse organizzazioni e per i professionisti che lavorano in quest’area”. La città di Guimarães si è assunta l’incarico culturale di mettere in atto tali direttive.
Anche nella nota emessa dal segretariato nazionale della Pastorale della cultura si parla dell’importanza dell’arte e del contributo imprescindibile degli artisti. Ma si riferiranno alla stessa realtà? Il messaggio quaresimale presentato da monsignor Jorge Ortiga va, in un certo senso, nella stessa direzione: “Lasciandosi conquistare dalla Parola, la Chiesa un tempo generò cultura come espressione di un umanesimo integrale e oggi deve continuare a essere spazio di apprezzamento e delizia per il bello e il meraviglioso”. L’umanesimo integrale diviene così il punto focale per lo sviluppo della cultura nel senso più lato del termine. È però evidente che ciò esige una chiarificazione dei concetti. Di fatto, è facile constatare che, nella prospettiva della cultura della fede, l’escatologia biblica – che apre al senso vero della storia – non è stata sufficientemente elaborata nella formazione dei laici. Stiamo perciò assistendo alla proiezione del carattere assoluto dell’arte come elemento redentore, aggregatore e purificatore dell’umanità.
Dinanzi a questa concezione eterna del mondo e della materia, Evdokimov afferma: “Prima o poi, il pensiero, l’arte, la vita sociale, si fermano entro i propri confini e allora s’impone una scelta: stabilirsi nell’infinito della propria immanenza, inebriarsi della propria vacuità, oppure superare le proprie limitazioni soffocanti e, nella trasparenza delle proprie acque chiarificate, riflettere il trascendente”. Non avendo la cultura un progresso infinito (come si vorrebbe dimostrare con la “reinvenzione” del reale raggiunto attraverso l’arte e l’estetica), non si può assolutizzare come fine a se stessa.
È in questo contesto che la cultura della fede è chiamata a intervenire proponendo l’apertura al senso della storia attraverso la conversione del simbolico al reale.
In effetti, siamo immersi in un mondo in mutamento al quale è urgente dare risposte concrete. Per questo lo sfondo che di fatto unisce la Capitale della cultura 2012 alla Giornata europea della gioventù e all’Anno europeo dell’invecchiamento attivo è, senza ombra di dubbio, la cadenza del tempo liturgico.
Nell’opera Introduzione allo Spirito della liturgia, Joseph Ratzinger mette in evidenza ciò che verrà dibattuto nella città europea della cultura: “Tutto il tempo è tempo di Dio. Nella sua incarnazione e adozione dell’esistenza umana, la Parola eterna ha adottato anche la temporalità, attraendo il tempo verso lo spazio dell’eternità. Cristo stesso è il ponte tra tempo ed eternità (…) L’eternità di Dio non è semplicemente esenzione del tempo nella sua negazione; essa è dominio del tempo che si realizza nella coesistenza e nell’immanenza al suo interno. Nel Verbo Incarnato, che resterà sempre persona, questa coesistenza diventa corporea e concreata”. È proprio questo il tema che verrà dibattuto in tutta la programmazione di Guimar?es 2012 e che la Chiesa in Portogallo deve sapere proporre nel dialogo con la cultura secolarizzata. L’arte, nel suo processo creativo, non può prendere il posto del Redentore nel cuore umano.
Per la cultura della fede l’arte cristiana non è performante ma ontologica, perché s’iscrive nelle categorie dell’essere. Solo nella misura in cui ci sarà identificazione con il Redentore può nascere il vero concetto di arte: “L’arte – scrive Joseph Ratzinger – non può essere “prodotta” come se si trattasse di ordinare e di produrre apparecchiature tecniche. Essa è sempre un dono. L’ispirazione non si può concepire, deve essere ricevuta, gratuitamente. Un’innovazione nell’arte non si ottiene né con il denaro né attraverso commissioni. Essa presuppone soprattutto il dono dello sguardo nuovo. Per questo dovremo fare il maggior sforzo possibile per ottenere una fede che sia contemplatrice. Dove questa esiste, anche l’arte troverà un’espressione certa”.

(©L’Osservatore Romano 13-14 febbraio 2012)