Emilia-Romagna, la sfida dell’annuncio Oggi i vescovi della regione incontrano Benedetto XVI

«La tematica centrale è la necessità di una forte evangelizzazione del popolo emiliano romagnolo. È andato sempre più erodendosi quel tessuto di tradizione cristiana che, nonostante tutto, la gente possedeva.

MassimoCamisasca_Udienza BXVI

Una preoccupazione, questa, che riguarda soprattutto i nostri giovani e, ancor di più, le persone adulte, che hanno responsabilità». Così il cardinale Carlo Caffarra, presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, ha parlato dell’agenda di problemi che i vescovi della sua regione ecclesiastica tratteranno con il Papa, nella visita ad limina che si tiene in due momenti, oggi e lunedì. In un colloquio con l’agenzia di informazione religiosa Sir, l’arcivescovo di Bologna ha fatto presente che «in questi anni si è poi confermato un calo, sempre più preoccupante, delle vocazioni sacerdotali, anche se in alcune diocesi si notano piccoli segnali di ripresa». Il cardinale ha aggiunto però altro: «Il nostro popolo per decenni è stato amministrato da un soggetto che ha diffuso una mentalità fortemente secolarizzata.

Tuttavia, la percezione e il senso di alcuni beni umani fondamentali, come il matrimonio e la famiglia, non sono mai venuti meno. Da un po’ di tempo, però, la percezione di questi valori si va oscurando: l’ideologia individualista sta pervadendo anche la coscienza morale del nostro popolo». Infine il dramma del terremoto, che se è svanito dai giornali è ancora ben presente nella coscienza collettiva: «Un fatto tragico, di fronte al quale la nostra gente ha rivelato il suo profondo coraggio di vivere, la voglia di non rassegnarsi mai, un forte senso di solidarietà».

Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola e segretario della Conferenza episcopale regionale, ricorda anche lui come la Chiesa emiliano-romagnola si sia «temprata» in un contesto culturale ostico, ma che ha cambiato di segno: «Ci portiamo dal passato un’eredità che si può misurare con la frequenza in Chiesa non molto alta.

Quello che oggi prevale è la “dittatura del relativismo”, che si è magari incontrata con epigoni dell’anticlericalismo repubblicano o marxista, ma è diventata altro. Per converso, c’è da notare che in alcuni centri in cui è stata aspra l’opposizione alla Chiesa, è cresciuta una comunità cristiana particolarmente vitale. Si può dire che molte parti dell’Emilia Romagna, avendo subito una secolarizzazione più precoce e vigorosa che altrove, hanno sviluppato in anticipo dei preziosi anticorpi».

Per quanto riguarda il lavoro sulla fede, Ghirelli ricorda l’impegno della Conferenza episcopale regionale in merito all’iniziazione cristiana e un congresso che si è tenuto sul tema a Bologna, lo scorso giugno: «Da un lato la catechesi è una delle attività più consolidate e standardizzate delle parrocchie, dall’altro è un ambito in movimento: il convegno di Bologna ha permesso di rendersene conto e di parlare delle esperienze nuove che stanno nascendo.

Cercando di andare oltre una catechesi legata esclusivamente ai sacramenti». Il presule fa anche presente un fenomeno che sembra in contrasto con la secolarizzazione circostante: «C’è un numero di adulti crescente nelle nostre diocesi che accede ai sacramenti dell’iniziazione cristiana e non è solo dovuto agli immigrati che non erano battezzati».

Un aiuto in questo senso viene anche dai movimenti – «dai cursillos di cristianità nei decenni scorsi ai neocatecumenali, in anni più recenti, e altre realtà» – e da iniziative dal basso, «a livello parrocchiale, nate da o per i giovani, come l’evangelizzazione di strada». Infine, sul terreno dei problemi sociali, Ghirelli ci tiene a segnalare, insieme allo choc del sisma, la crisi economica, che fa sentire i suoi morsi anche su una delle zone più industrializzate del Paese, «in particolare per quanto riguarda l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».

«Dopo il terremoto – spiega il presule – è stata ricordata la proverbiale laboriosità degli emiliani. Anche per questo risulta sempre più stridente il contrasto tra un’indubbia capacità lavorativa della nostra gente e la percentuale in costante aumento di giovani che non lavorano e magari nemmeno studiano. In ogni caso l’accesso al lavoro avviene molto tardi e questo rallenta l’acquisizione di professionalità e il rapporto con un mondo che fa fatica ad aprirsi e investire sulle nuove generazioni».

Andrea Galli – avvenire.it

I vescovi dell’Emilia-Romagna in visita “ad limina” dal Papa

È iniziata lunedì 14 gennaio la visita ad limina dei 223 vescovi italiani e terminerà il giovedì 23 maggio con il discorso di Benedetto XVI all’Assemblea generale della Cei.

La visita ad limina, cioè alla soglia – sottinteso: delle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo – è l’occasione in cui i Vescovi si recano a Roma per incontrare personalmente il Papa, confrontarsi con i dicasteri vaticani (le Congregazioni o i Pontifici Consigli) e pregare – appunto – sulle tombe degli Apostoli.
I vescovi italiani aprono il secondo ciclo delle visite ad limina di Benedetto XVI. Il Santo Padre, infatti, in quasi sette anni di Pontificato ha incontrato uno alla volta tutti e cinquemila i Vescovi del mondo. Il Diritto Canonico prescrive che ogni Vescovo si rechi a Roma dal Papa almeno ogni cinque anni, ma l’aumento del numero dei vescovi ha obbligato a dilatare maggiormente i tempi. E l’avanzata età del Papa ha suggerito di ricevere i vescovi non singolarmente, ma a piccoli gruppi.
Dopo l’Abruzzo (col Molise), la Basilicata, la Calabria e la Campania, la prima regione ecclesiastica (in ordine alfabetico) che incontrerà il Papa sarà la nostra dell’Emilia-Romagna, dal 4 al 6 febbraio: un gruppo di sei vescovi della nostra Regione sarà in udienza dal Papa, con due giorni di anticipo, il sabato 2 febbraio, alle 11, e un secondo gruppo di otto, tra i quali il nostro vescovo Massimo Camisasca e l’arcivescovo di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni, sarà ricevuto lunedì 4 febbraio alle 11.
Rispetto alla visita ad limina del gennaio 2007, il volto della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna è notevolmente modificato: solo tre vescovi (quelli di Bologna, Faenza, Imola) erano già nelle attuali sedi, inviati dal beato Giovanni Paolo II; gli altri undici sono stati elevati alla dignità dell’episcopato o trasferiti in una sede della nostra Regione da Benedetto XVI; una diocesi, quella di San Marino-Montefeltro, è attualmente vacante.
Per la nostra Regione, gli incontri coi dicasteri saranno concentrati nei giorni 4-5-6 febbraio; mentre le concelebrazioni previste saranno lunedì 4 alle 16 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura; martedì 5, alle 8, nella Basilica Vaticana, presso l’altare della tomba di San Pietro; e mercoledì 6, sempre alle 8 nella Basilica Vaticana, presso l’altare del Beato Giovanni Paolo II. Il programma della visita si conclude con la partecipazione all’udienza generale del mercoledì nell’Aula Paolo VI.
A differenza del 2007, data la ristrettezza dei tempi, non sarà possibile organizzare un pellegrinaggio in giornata da Reggio. Siamo quindi tutti invitati a preparare e ad accompagnare la visita ad limina con la preghiera delle nostre comunità, nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 3 febbraio; con la nostra preghiera personale, possibilmente davanti al Santissimo Sacramento o nell’adorazione eucaristica, che si terrà con questa intenzione nella cripta della Cattedrale durante i giorni della Visita; e con la preghiera dei nostri monasteri, del Seminario e delle comunità religiose, dei nostri fratelli e sorelle ammalati:
“Dona, Signore, salute, grazia, sapienza e forza al nostro Papa Benedetto; illumina e assisti col tuo Spirito il Vescovo Massimo e tutti i pastori dell’Emilia-Romagna, per intercessione di sant’Apollinare, patrono della nostra Regione”.

diocesi.re.it

LA VISITA AD LIMINA. La Chiesa italiana incontra Benedetto XVI

Inizia lunedì in Vaticano la visita “ad limina” dei vescovi italiani, ovvero il periodico incontro di ciascuno di loro con il Papa. Preceduta giovedì dall’udienza al cardinale vicario per la diocesi di Roma Agostino Vallini, al vice gerente Iannone e ai 5 vescovi ausiliari dell’Urbe, la visita ad limina è articolata in ben 29 incontri fino al 22 aprile durante i quali i vescovi di tutte le 226 diocesi italiane, organizzati in 16 regioni ecclesiastiche, potranno dialogare in gruppo e individualmente col Papa. Una vera “radiografia” della Chiesa italiana, che ogni Conferenza episcopale affronta con una cadenza temporale di almeno cinque anni (l’ultima visita ad limina dei vescovi del nostro Paese è del 2006-2007) e che nel caso dell’Italia sarà conclusa dall’intervento del Papa il 23 maggio durante l’assemblea della Cei.

Appuntamento straordinario ma allo stesso tempo del tutto normale nella vita di una Chiesa nazionale, la visita ad limina assume per l’Italia un rilievo del tutto particolare visto che avviene nel corso dell’Anno della fede. Benedetto XVI ha appena concluso il suo primo giro d’orizzonte tra le conferenze episcopali di tutto il mondo: come ha ricordato in un’intervista all’Osservatore romano l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i vescovi , nel 2013 il Papa ha in agenda solo gli incontri con i vescovi italiani. “Visita ad limina apostolorum´ significa “visita alle soglie degli Apostoli´, per “videre Petrum”, incontrare Pietro, “compiere un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa di Roma, ed esprimere e rafforzare l’unità e la collegialità della Chiesa”.

avvenire.it