Su Tv2000. Come seguire il viaggio di papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord

Come seguire il viaggio di papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord

Avvenire

Tv2000, in collaborazione con Vatican Media, dedica una programmazione speciale da domenica 5 dalle ore 8.50 a martedì 7 maggio al viaggio apostolico di Papa Francesco in Bulgaria e nella Repubblica di Macedonia del Nord. Collegamenti con gli inviati Cristiana Caricato e Paolo Fucili, servizi e interviste a cura della redazione del Tg2000. Approfondimenti negli speciali della trasmissione ‘Il diario di Papa Francesco’ condotta da Gennaro Ferrara.

Tra gli appuntamenti: domenica 5 maggio la preghiera in silenzio davanti al trono dei Santi Cirillo e Metodio nella Cattedrale Patriarcale di San Alexander Nevsky, la Messa nella Piazza Knyaz Alexandar; lunedì 6 la Messa con le Prime Comunioni nella Chiesa del Sacro Cuore di Rakovsky, l’incontro con la Comunità Cattolica nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Rakovsky, l’incontro per la Pace alla presenza degli esponenti delle varie confessioni religiose in Piazza Nezavisimost a Sofia; martedì 7 la visita al Memoriale Madre Teresa alla presenza dei leader religiosi, l’incontro con i poveri e l’incontro ecumenico e interreligioso con i giovani nel centro pastorale.

Domenica 5 e lunedì 6 in seconda serata in onda l’instant film di Tv2000 sul viaggio del Papa. E martedì 7 alle 23.35 in onda la conferenza stampa di Papa Francesco sul volo di ritorno dal viaggio in Bulgaria e nella Repubblica della Macedonia del Nord.

Gli orari delle dirette di Tv2000

Domenica 5 maggio
08.50 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
09.00 Arrivo di Papa Francesco all’aeroporto di Sofia e accoglienza ufficiale
09.40 Cerimonia di benvenuto
10.30 Incontro con le autorità e corpo diplomatico nella Piazza Atanas Burov
11.50 Preghiera davanti al trono dei santi Cirillo e Metodio nella Cattedrale Patriarcale di San Alexander Nevsky
12.00 Regina Coeli di Papa Francesco
15.15 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
15.20 Santa Messa nella piazza Knyaz Alexandar I
23.05 Instant film di Tv2000 sul viaggio del Papa in Bulgaria

Lunedì 6 maggio 
09.10 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
09.50 Santa messa celebrata da Papa Francesco con le prime comunioni nella Chiesa del Sacro Cuore di Rakovsky
14.00 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
14.30 Incontro con la Comunità Cattolica nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Rakovsky
17.00 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
17.15 Preghiera per la pace presieduta da Papa Francesco alla presenza degli esponenti delle varie confessioni religiose in Bulgaria in Piazza Nezavisimost a Sofia
22.55 Instant film di Tv2000 sul viaggio del Papa in Bulgaria

Martedì 7 maggio 
08.00 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
08.15 Accoglienza ufficiale all’Aeroporto internazionale di Skopje
09.00 Cerimonia di benvenuto, visita di cortesia al Presidente, incontro con il Primo Ministro, incontro con le autorità e il corpo diplomatico
10.20 Visita al memoriale ‘Madre Teresa’ alla presenza dei Leader Religiosi e l’incontro con i poveri
11.05 Santa Messa celebrata da Papa Francesco
15.20 Speciale ‘Il diario di Papa Francesco’
16.00 Incontro ecumenico e interreligioso con i giovani nel Centro Pastorale
17.00 Incontro con i sacerdoti le loro famiglie e religiosi
18.15 Cerimonia di congedo all’Aeroporto Internazionale di Skopje
23.35 Conferenza stampa di Papa Francesco sul volo di ritorno dal viaggio in Bulgaria e Macedonia


Tra gli ospiti in studio: Moni Ovadia; l’attrice bulgara Eljana Popova; il direttore de ‘Il Sismografo’ Luis Badilla; i giornalisti Venéta Nenkova, Iacopo Scaramuzzi, Nello Scavo, Marina Ricci, la saggista e critica d’arte Anna Amendolagine; il teologo ortodosso Dimitar Arnaudov; i religiosi Fratel Michel Van Parys, padre Innocenzo Gargano, fratel Adalberto Mainardi; la responsabile dell’ufficio Europa della Caritas italiana Laura Stopponi, i docenti ed esperti di Storia dell’Europa Orientale Rita Tolomeo (Università La Sapienza di Roma) e Roberto Morozzo Della Rocca (Università Roma Tre); il co-direttore del centro internazionale per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari Roberto Catalano; i missionari padre Angelo Gabriele Giorgetta e Josip Matek.

Domenica 30 Marzo gita a Roma e Angelus con Papa Francesco

PARROCCHIA   S.  STEFANO

VIENI  IN  GITA  CON  NOI?

  • dove?  ROMA

  • quando? domenica  30  MARZO

  • programma:

Viaggio andata e ritorno in treno alta velocità (orario da definire)

     Ore 12: Angelus in Piazza  S. Pietro con Papa  Francesco

     Ore 12,30: Santa Messa presso la Chiesa S. Spirito in Sassia (circa 250 metri da piazza san Pietro)

    Pranzo e pomeriggio libero, rientro in serata.

  • note:

Il costo del viaggio in treno sarà determinato e comunicato agli iscritti in base al numero dei partecipanti e alla miglior offerta che ci faranno Italo o Trenitalia.

  • iscrizioni:

per e-mail a: davide.ori@libero.it

oppure cell. 338/8267643

entro Domenica 9 Febbraio.

si richiede per i soli adulti una caparra di Euro 20,00.

 

VI ASPETTIAMO NUMEROSI

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Il Volto di Dio nella storia al centro di una mostra al Meeting di Rimini… Soggiorno presso Hotel Rosabianca

per soggiornare a Rimini

V.le Tripoli, 195 – 47921 Rimini – Marina Centro (Rn)
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Di Luca Marcolivio

ROMA, 25 Luglio 2013 (Zenit.org) – Vedere il Volto di Dio nel Cristo vivente è un’esperienza che si può compiere già su questa terra. Non solo nella preghiera e nel rapporto di conoscenza con Gesù, che è essenziale nella spiritualità di ogni cristiano. Il Volto di Cristo, infatti, è sempre stato un oggetto di pellegrinaggio, una reliquia che tanti fedeli hanno voluto toccare o, quantomeno vedere.

Partendo dal Volto della Veronica (vera-eikon, “vera immagine”, in greco) la donna che secondo la tradizione asciugò il Volto di Gesù durante la via crucis, il Meeting di Rimini ha elaborato un percorso tematico che si concretizzerà in una mostra, in programma a Rimini Fiera, dal 18 al 24 agosto prossimo.

L’iniziativa, intitolata Il Volto Ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo è stata realizzata con il patrocinio dell’Istituto Francescano di Spiritualità Pontificia dell’Università Antonianum, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia di Pescara e dell’Associazione Temporanea di scopo “Culto e Cultura in Abruzzo. Il Cammino dell’Apostolo Tommaso”.

Raffaella Zardoni, membro dello staff organizzativo della mostra ha fornito a ZENIT alcune anticipazioni sull’esposizione.

Come sarà strutturata la mostra?

Raffaella Zardoni: Obiettivo della mostra Il Volto Ritrovato è far conoscere le storie degli antichi ritratti di Cristo “acheropiti”, cioè non fatti da mani d’uomo: la Camulia, il Mandylion e la Veronica romana; e di presentare il Volto Santo di Manoppello, un misterioso ritratto di Cristo su velo conservato da quattro secoli in Abruzzo. Nell’Anno della Fede, con questa mostra, il Meeting vuole anche rispondere all’invito che prima Benedetto XVI e ora papa Francesco ci hanno rivolto a «guardare e lasciarsi guardare da Cristo».

La mostra sarà divisa in quattro sezioni storiche/geografiche in cui saranno presentate le storie di queste immagini che, leggendarie o meno, sono state l’autorevole modello del volto di Cristo, i cui tratti sono inconfondibili in Oriente come in Occidente. I percorsi tra le diverse sezioni vogliono ricordare le vie di pellegrinaggio medievale con le riproduzioni di alcune tra le più belle “veroniche” (copie del sudario di Cristo, conservato in San Pietro, che il popolo chiamava Veronica).

L’ultima parte del percorso è dedicata al Velo di Manoppello. In occasione della mostra è stata completata la trascrizione della Relatione Historica di padre Donato da Bomba, autenticata nel 1646, che narra l’arrivo del velo in Abruzzo. Grazie a una ricerca effettuata in collaborazione con i frati cappuccini presso l’Archivio di Stato di Napoli e l’Archivio di Stato di Chieti, sembra che si possa confermare l’arrivo del velo nel corso del XVI secolo. A Rimini non ci saranno aggiornamenti circa le indagini ottiche tuttora in corso, esami che, se ancora non confermano nessuna ipotesi sulla natura del velo e sull’origine dell’impressione del volto, al momento neppure smentiscono la possibilità che il Volto Santo sia qualcosa di diverso da un dipinto. La sezione si chiude con la presentazione della ricerca iconografica sulla Veronica romana nelle copie degli artisti pellegrini a Roma e la comparazione di questi col Volto di Manoppello. La profonda corrispondenza avvalora l’ipotesi di padre Heinrich Pfeiffer, professore all’Università Gregoriana, che nel 1999 ha identificato nel Velo di Manoppello la perduta reliquia romana. Sembra difficile infatti ipotizzare l’esistenza di un secondo oggetto altrettanto raffinato e corrispondente alle descrizioni della Veronica medievale.

Qual è, in sintesi, la storia del Volto di Cristo come reliquia e come meta di pellegrinaggio?

Raffaella Zardoni: Dal V secolo la storia della Chiesa è attraversata dalla memoria di un volto di Cristo impresso su stoffa (testimonianze più antiche citano un sudario di Cristo che i pellegrini potevano vedere nell’attuale Giordania o a Gerusalemme). Cercando un criterio per ordinare le innumerevoli versioni di leggende e racconti, abbiamo privilegiato le acheropite attorno alle quali si è creato un movimento di popolo, liturgico o artistico. I risultati sono stati per me sorprendenti perché, se in parte conoscevo il valore che la Chiesa ortodossa attribuisce al Mandylion, mi ha sorpreso scoprire che ciò che muoveva da tutta Europa i pellegrini verso Roma era il desiderio di vedere il volto di Cristo. Lo scrive anche Dante nella Vita Nuova: «In quel tempo che molta gente andava per vedere quella imagine benedetta, la quale Gesù Cristo lasciò a noi per esempio della sua bellissima figura». Questa attrattiva è continuata lungo tutta la storia, come si è visto quando nel 1898 Secondo Pia fotografò la Sindone: l’impressione che il volto di Cristo suscitò in tutto il mondo fu fortissima. Ma per la storia del Volto di Cristo resta significativa la visita che nel 2006 Benedetto XVI fece a Manoppello. In quell’occasione il Papa ha ripetuto i gesti dei pellegrini medievali riproponendoli a tutta la cristianità: si è inginocchiato a pregare e ha sostato lungamente a contemplare il Volto Santo.

Le acheropite legano l’impressione del volto sulla tela a un contatto diretto con Gesù, come è evocato da due racconti significativi: in Occidente, quello del velo con cui Veronica avrebbe asciugato il volto di Gesù durante la Via Crucis; in Oriente, quello del Mandylion, sul quale Gesù avrebbe impresso la sua immagine rispondendo al desiderio del re Abgar di Edessa. È questa un’invenzione dell’uomo che desidera bruciare i secoli affinché il suo sguardo diventi contemporaneo allo sguardo di Cristo o veramente «Cristo stesso ha trasmesso la sua immagine alla Chiesa» come affermano i Padri orientali? È difficile rispondere a questa domanda. Ma la storia è piena delle tracce di questa immagine più volte perduta e ritrovata, e ancora nel 1947 una mistica portoghese, la beata Alexandrina Maria Da Costa, che non poteva conoscere l’esistenza del velo di Manoppello, parlando del velo della Veronica scrisse che «quel ritratto senza eguali sarà contemplato sino alla fine del mondo». A che ritratto si riferiva, essendo noto che il velo della Veronica rinchiuso in San Pietro è ormai illeggibile?

Il Volto di Cristo di Manoppello ha una rilevanza particolare. Per quale motivo?

Raffaella Zardoni: Penso che il velo di Manoppello possa mettere in discussione molto di ciò che sappiamo riguardo alle acheropite di Cristo che, nonostante la ricca documentazione nelle fonti storiche e liturgiche, sono considerate poco più che leggende. Il velo abruzzese, anche se si rivelasse essere solo una stupenda copia cinquecentesca della Veronica romana, per le sue caratteristiche uniche e “impossibili” (è il solo ritratto su velo giunto fino a noi, il volto è identicamente visibile sulle due facce, e su entrambe sembra sparire nella trama se osservato frontalmente) ci permette di affrontare le contraddizioni che troviamo nelle descrizioni delle acheropite con l’ausilio di qualche punto fermo. Ad esempio, la beata Giuliana di Norwich (1342-1416) a proposito della reliquia romana scrive: «Il volto impresso sul velo della Veronica, che si trova a Roma, muta di colore e di aspetto, apparendo talvolta vivido e consolante, talaltra più afflitto e come morto, secondo che tutti possono vedere». Questa descrizione perde tutta la sua enigmaticità se la Veronica romana fosse simile al velo di Manoppello: chiunque l’abbia visto ha potuto constatare  che, a seconda dell’illuminazione, appare luminoso e sereno oppure livido e atterrito.

Come la Sindone, il Volto di Cristo esercita un’attrazione particolare – quasi “nostalgica” – anche sull’uomo moderno. Esistono storie di conversioni davanti a questa sacra immagine?

Raffaella Zardoni: Grazie per questa domanda, vorrei rimanere sulla sua prima affermazione sintetizzata dal poeta Jorge Luis Borges: «Gli uomini han perduto un volto, un volto irrecuperabile, e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era, dunque, la tua faccia?». (J.L.Borges, L’artefice) Mi ha colpito leggere in un articolo di Horacio Morel un’altra espressione del poeta argentino: «Ho dubitato di Dio, ma non del suo volto». Cristo, il volto umano di Dio, esercita veramente un’attrattiva sul cuore dell’uomo, quasi come un “imprinting” che prescinda dalla storia e dall’educazione.

Una volta i frati di Manoppello mi dissero che c’è una strana discrezione nel parlare dei miracoli ottenuti per l’intercessione del Volto Santo (molti sono descritti nella Relatione Historica e il numero degli ex voto al Santuario è impressionante): è come se il Volto Santo invitasse innanzitutto a un tacito dialogo e il dono della guarigione passasse in secondo piano. Allora notai un particolare nei testi di Dante e Petrarca. Le ostensioni medievali della Veronica in San Pietro dovevano essere tumultuose: nelle cronache leggiamo resoconti di incidenti con morti e feriti a causa della calca. Eppure entrambi i poeti si soffermano sul desiderio e lo sguardo di un singolo pellegrino. Così ho capito che questa corrispondenza tra il cuore dell’uomo e Cristo appartiene a tutti i tempi.

Qual è colui che forse di Croazia

viene a veder la Veronica nostra,

che per l’antica fame non sen sazia,

ma dice nel pensier, fin che si mostra:

«Signor mio Iesù Cristo, Dio verace,

or fu sì fatta la sembianza vostra?

(Dante, Paradiso XXXI)

Movesi il vecchierel canuto et biancho

del dolce loco ov’à sua età fornita

et da la famigliuola sbigottita

che vede il caro padre venir manco;

[…]

et viene a Roma, seguendo ’l desio,

per mirar la sembianza di Colui

ch’ancor lassù nel Ciel vedere spera

(Francesco Petrarca, Canzoniere)

Il tema dell’incontro con Cristo è sempre stato uno dei motivi conduttori del Meeting di Rimini e un concetto assai caro a don Giussani. Che tipo di incontro si fa, in questo caso? Con il Cristo sofferente?

Raffaella Zardoni: Il volto di Manoppello porta i segni di sofferenza (gli stessi del volto sindonico: la guancia sinistra è deformata, il naso appare disassato, le labbra sono gonfie e insanguinate), guardandolo si intuisce che cosa significhi che Dio si fa specchio dell’uomo assumendo su di sé tutte le sue brutture, come disse una volta don Giussani (cfr. L. Giussani, L’attrattiva Gesù).  Cristo è veramente la misericordia del Padre e il punto d’incontro con l’uomo è nell’incrocio di sguardi che la contemplazione del Volto Santo attua. Sì, è lo sguardo come incontro ciò che mi è più caro nel Volto di Manoppello.

Nella mia prima visita a Manoppello partecipai alla processione di maggio che accompagna il Volto Santo dal Santuario al paese. Le colline di Manoppello somigliano alla Galilea e a Ain Karem, vicina a Gerusalemme.Quando il Volto Santo durante il percorso si fermò a benedire gli argini del torrente pensai – forse fu la prima volta – che potesse veramente essere qualcosa di diverso da una meravigliosa opera fiamminga. Il volto che sembra “affacciarsi” sorridente dal velo («Ma non è sempre così, a volte è severo» mi disse un uomo anziano) ricorda l’andare di Cristo per i villaggi. In fondo il velo di Manoppello – se l’ardita ipotesi di padre Heinrich Pfeiffer potrà un giorno essere confermata – abbandonando il tesoro di San Pietro ha soltanto anticipato l’invito di papa Francesco a «uscire verso le periferie esistenziali» tra gli uomini che lavorano, mangiano e vivono.

«Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo»: la suggestiva espressione con cui don Giussani concluse la sua testimonianza davanti a Giovanni Paolo II il 30 maggio 1998 dice di una reciprocità tra Cristo e l’uomo. Così abbiamo voluto che la mostra terminasse con due citazioni evocative dell’affetto che l’incontro di sguardi genera. A santa Brigida, giunta a Roma per il Giubileo del 1350, Gesù rivelò che «questo sudore uscì dal mio capo per la futura consolazione degli uomini»; nel 1937 alla beata Pierina De Micheli Gesù confidò: «Chi mi contempla mi consola».

Andateci per i pizzoccheri e il «mac»

C’è entusiasmo in bassa Valtellina, ovvero quella zona compresa tra lo svincolo di Colico e le porte di Sondrio. Un paese al quale sono particolarmente affezionato è Berbenno di Valtellina, che domenica 17 marzo ha celebrato la fiera “San Giusep tanti mestè”, ovvero un inno al proprio paese e alle risorse che si sono mantenute in vita. Francesca Traversi è il motore di questa bella iniziativa che annovera persino il premio al “profeta in patria”. E allora a Berbenno si comincia con la scoperta del formaggio a cura di una straordinaria esperta come Fides Marzi, oppure quella del mondo delle api, fino alla polenta che qui viene fatta col grano saraceno, oggi prodotto anche da Aldo Mambretti a Delebio. Un paese in festa è una cosa straordinaria e tutti i paesi dovrebbero essere come Berbenno dove, appena arrivi, c’è un bar con i juke box degli anni Cinquanta ancora funzionanti. Ma poi a Berbenno ci sono da scoprire i formaggi dell’azienda agricola La Teiada, quindi Luca Badorini straordinario produttore di mele e di succhi di mele che vanno letteralmente a ruba. Cercate anche la Latteria Sociale Turnaria per i formaggi e il pregiato burro (strepitosi), il Panificio Della Fonte per il tipico Pan de Fic, un dolce condito coi fichi, e il Consorzio Produttori del Vino Maroggia, per il Valtellina Superiore Maroggia e il Valtellina Sforzato. Per mangiare qui ci sono due aziende agrituristiche. In centro paese svetta la Singèla (tel. 3483054746), il cui nome significa «piccolo podere cintato da mura». E qui la sorridente Trime con il marito Pierluigi, che è anche sindaco del paese, fa una straordinaria cucina del territorio. Andateci per i pizzoccheri, naturalmente, per gli sciatt soavi che fa la figlia Magdala (i figli sono sei, e il primogenito è sacerdote) e poi per la specialità del paese che è il Mac, piatto in odore di denominazione comunale. Il mac, che altrove chiamano tarozz, si presenta come una purea piuttosto solida e viene preparato con patate, fagiolini, cipolla, burro e formaggio Latteria. Si fanno bollire le patate sbucciate e i fagiolini in abbondante acqua salata; una volta cotti, si scolano lasciandovi comunque abbastanza acqua di cottura e si ripongono sul fuoco; poi si sminuzzano fino a ottenere un impasto grossolano, quindi si aggiunge il formaggio a pezzetti, di grandezza in base alla stagionatura (è preferibile formaggio non troppo stagionato poiché si scioglie meglio). Si serve con un bel soffritto di burro e cipolla dorata. Poco più sopra, in frazione Regoledo, c’è poi l’agriturismo Semele (tel. 3391270190), anche qui con ottime preparazioni di sciatt, pizzoccheri e mac accanto alla züpa sücia realizzata con pane, verze, Casera, burro fuso e gratinata in forno. Scendendo giù da Berbenno, non perdetevi, ad Ardenno, Innocenti Alimentari, che seleziona e stagiona i migliori Bitto della zona nelle cantine sottostanti il negozio e, a Morbegno, i Fratelli Ciapponi, storici affinatori di Bitto, ma negozio valido anche per i salumi tra cui spiccano la slinzega, la bresaola, i violini e il lardo. Salumi anche a Cosio Valtellino presso l’Antica Salumeria Tonelli, che li produce artigianalmente da tre generazioni. Se invece volete salire, dirigetevi verso Gerola Alta dove c’è la sede dei produttori del Bitto storico. E su prenotazione fanno anche la polenta taragna, che è uno spettacolo!

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