Londra. «Julian Assange morirà se estradato negli Usa». E Roma gli dà la cittadinanza

Il fondatore di Wikileaks attende in carcere a Londra il verdetto sull’estradizione. L’appello della moglie il giorno in cui diventa cittadino onorario di Roma

Stella Assange lancia un appello contro l'estradizione del marito Julian a Londra

Stella Assange lancia un appello contro l’estradizione del marito Julian a Londra – ANSA

Julian Assange «morirà» se estradato negli Stati Uniti, dove potrebbe andare «tra qualche giorno» se verrà respinto il suo appello alla Corte suprema i prossimi 20 e 21 febbraio. È l’allarme della moglie Stella in una conferenza stampa in centro a Londra nel giorno in cui l’assemblea comunale di Roma ha deciso di concedere al giornalista australiano la cittadinanza onoraria.

Descrivendo una «situazione estremamente grave. Potrebbe essere messo su un aereo a giorni», Stella Assange ha spiegato che «la sua salute sta peggiorando sia dal punto di vista fisico, sia psicologico. La sua vita è a rischio ogni giorno che resta in carcere e, se estradato, morirà», ha aggiunto Stella Assange. «Ma non si tratta solo dell’estradizione. Julian non dovrebbe essere in carcere», ha sottolineato.

Il giornalista ex caporedattore di Wikileaks, 52 anni, è detenuto dal 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a sud est della capitale del Regno Unito per aver pubblicato file riservati del governo americano. «Sono molto preoccupata per come sta. Fisicamente è invecchiato prematuramente», ha aggiunto Stella Assange in lacrime, temendo di «non vederlo mai più» se verrà estradato. Nel caso in cui l’appello dovesse essere respinto dalla Corte suprema, ha aggiunto, Assange si rivolgerà alla Corte europea per i diritti dell’uomo contro quello che definisce «un caso politico».

Da 5 anni Julian Assange è detenuto nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh. Washington accusa il giornalista australiano di aver diffuso migliaia di dossier riservati, reato per cui rischia una reclusione fino a 175 anni. È grazie alla pubblicazione di quei documenti, tuttavia, che il mondo ha aperto gli occhi sull’orrore delle guerre in Iraq e Afghanistan.

Assange, 52 anni, affronterà la prossima settimana un’udienza dalla quale dipende la sua sorte: due giudici britannici sono chiamati a riesaminare, il 20 e 21 febbraio, la decisione del 6 giugno scorso con cui l’Alta Corte di giustizia di Londra ha detto che non poteva ricorrere in appello all’estradizione decisa dal governo britannico nel giugno 2022.
 
Se gli sarà data ragione, il suo appello avrà diritto a un esame approfondito, altrimenti avrà esaurito tutte le possibilità di ricorrere contro l’estradizione negli Usa. I suoi sostenitori hanno fatto sapere che in quel caso si rivolgerebbe alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

La direttrice di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, ha sottolineato che l’estradizione di Assange creerebbe un precedente dalle «implicazioni gravi e buie per la libertà di stampa attraverso il mondo». Assange era stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019 dopo 7 anni di reclusione nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione verso la Svezia nell’ambito di un’imputazione per violenza sessuale, successivamente archiviata.

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