TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
S0806C ;


NOTA: Quando questa festa ricorre in domenica, si proclamano le tre letture qui indicate; se la festa ricorre in settimana, si sceglie come prima lettura una delle due che precedono il Vangelo; il Salmo responsoriale è sempre lo stesso.



La Trasfigurazione non era destinata agli occhi di chiunque. Solo Pietro, Giacomo e Giovanni, cioè i tre discepoli a cui Gesù aveva permesso, in precedenza, di rimanere con lui mentre ridava la vita ad una fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo. Proprio loro stavano per sapere, così, che il Figlio di Dio sarebbe risorto dai morti, proprio loro sarebbero stati scelti, più tardi, da Gesù per essere con lui al Getsemani. Per questi discepoli la luce si infiammò perché fossero tollerabili le tenebre della sofferenza e della morte. Breve fu la loro visione della gloria e appena compresa: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché fossero installate le tende! Sono apparsi anche Elia e Mosè, che avevano incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della Legge con Gesù.
La gloria e lo splendore di Gesù, visti dai discepoli, provengono dal suo essere ed esprimono chi egli è e quale sarà il suo destino. Non si trattava solo di un manto esterno di splendore! La gloria di Dio aspettava di essere giustificata e pienamente rivelata nell’uomo sofferente che era il Figlio unigenito di Dio.

Meditare sulla Trasfigurazione di Gesù, per trovare la luce che trasfigura il nostro sguardo, illumina le esperienze, guarisce le relazioni

Nel mondo orientale l’icona della trasfigurazione ha un’importanza tutta particolare. Con essa, un tempo, l’iconografo doveva iniziare la sua attività pittorica. Essa è la madre di tutte le icone, nel senso che in ogni icona deve riflettersi la stessa luce che brillò sul Tabor.

Iniziare ogni giorno da qui. Dalla Trasfigurazione. Perché la sua luce si rifletta sui pensieri, sulle esperienze.

Per la seconda volta, nel cammino di Quaresima, veniamo condotti in un luogo appartato, per pregare. Ma stavolta è un monte, non un deserto: mi accorgo che fare strada con Gesù significa dirigersi verso l’alto, spesso arrampicarsi, con tutto l’impegno e la fatica che questo comporta. Ma una volta raggiunta la vetta? Lo spettacolo toglie il fiato. Si vede in modo nuovo, lo sguardo abbraccia l’orizzonte, si dischiude una prospettiva ‘altra’ sullo spazio e anche sul tempo, sul cammino percorso e sul suo senso.

Gesù è andato nel deserto e ora ci accompagna sul monte con il medesimo scopo: la preghiera. È così importante la preghiera? Non le mie solite preghiere, recitate a volte meccanicamente, quasi per assolvere un dovere. Ma la Preghiera, che è spazio aperto coltivato nelle profondità del cuore, luogo d’incontro e di dialogo, nello Spirito, con l’Altro, con gli altri e le altre. Quella preghiera capace di spostare le montagne, o di trasfigurare la realtà. Tanto preziosa da chiedere di lasciare le abitudini, di staccare dalla quotidianità, di darle tempo, e luogo.

Cosa accade quando, davvero, si prega? Mentre Gesù prega – non prima, non dopo – mentre prega accanto ai suoi amici, abitando insieme il luogo scelto, accade qualcosa. Lì è una luce sfolgorante, un volto che cambia d’aspetto, un dialogo che si apre e trascende i confini tra cielo e terra.

E qui? Cosa accade qui? Cosa cambia? Di certo cambia chi prega, cambio io, cambiamo noi. Cambiamo nell’atteggiamento e nelle azioni, la preghiera illumina i pensieri, dona uno sguardo diverso, trasforma le relazioni.

Già, le relazioni. “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo”: non è solo stavolta, Gesù. Ha con sé i suoi amici, quegli amici un po’ scalcagnati che tante volte mostreranno i loro limiti e le loro paure. Fino a Pasqua.

Eppure lui li prende con sé. Non li sceglie perché sono i migliori, ma perché li ama. Così come sono. Scommette su di loro, e su di me, su di noi: “Gesù ci sfida giorno per giorno con una domanda: credi? Credi che sia possibile che un esattore si trasformi in un servitore? Pensi che sia possibile che un traditore diventi un amico? Pensi che sia possibile che il figlio di un falegname sia il Figlio di Dio? Il suo sguardo trasforma il nostro sguardo, il suo cuore trasforma il nostro cuore” (papa Francesco, Holguin, 21 settembre 2015).

E se cambia il cuore, allora sì, anche le cose possono cambiare. Credo che la nostra preghiera possa trasformare la guerra in pace?

vinonuovo.it

6 Agosto Trasfigurazione del Signore. Siamo luce per il mondo. Viviamo nell’amore

Siamo luce e la nostra vita è un inno alla gloria di Dio, perché tutte le cose, anche le ferite e le sofferenze, nel grande abbraccio del suo amore diventano i passi che ci portano alla vita eterna. Questa prospettiva verso l’alterità assoluta si aprì davanti agli occhi di Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte dove Gesù rivelò loro il proprio destino di luce. Lì essi ebbero la grazia di ascoltare la voce del Padre che chiedeva loro di ascoltare il Figlio amato, come aveva già fatto subito dopo il Battesimo sul Giordano. La liturgia oggi ricorda quell’avvenimento, la Trasfigurazione del Signore, e ci spinge così a guardare l’intera nostra esistenza come un percorso la cui meta è il cuore stesso di Dio. La strada passa dall’ascolto di Gesù, la cui vicenda rappresenta il culmine della rivelazione, cioè di quel dialogo speciale tra Dio e il suo popolo avviato fin dal tempo dei patriarchi e dei profeti di Israele. Ed è questo il senso della presenza sul monte Tabor di Mosè ed Elia: in Cristo tutto il tempo, il passato come il futuro, acquisisce un significato nuovo.

Altri santi. Sant’Ormisda, papa ( VI sec.); beato Gezzelino, eremita (XII sec.).

Letture. Romano. Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Mc 9,2-10.

Ambrosiano. 2Pt 1,16-19; Sal 96 (97); Eb 1,2b-9; Mc 9,2-10.

Bizantino. 2Pt 1,10-19; Mt 17,1-9.

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE  Festa del 6 Agosto

06 Agosto 2018
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TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE    – Festa

La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all’episodio della trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: «Sei giorni dopo» (cioè dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della passione), «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce». C’è in questo episodio una netta contrapposizione all’agonia dell’orto del Getsemani. La trasfigurazione, che fa parte del mistero della salvezza, è ben degna di una celebrazione liturgica che la Chiesa, sia in Occidente come in Oriente, ha comunque celebrato in vario modo e in date differenti, finché papa Callisto III elevò di grado la festa, estendendola alla Chiesa universale. (Avvenire)

Martirologio Romano: Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Figlio Unigenito, l’amato dell’Eterno Padre, davanti ai santi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l’immagine di Dio, secondo la quale l’uomo fu creato, sebbene corrotta in Adamo, era stata ricreata in Cristo.

Il 6 agosto la Chiesa fa memoria della Trasfigurazione di Nostro Signore. Gesù scelse di prendere con sé il primo Papa e «i figli del tuono» («Boanèrghes», Mc 3, 17) per salire sul Monte Tabor a pregare. Sei giorni prima aveva detto ai suoi discepoli: «vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno» (Mt 16, 28) ed ecco che Pietro, Giacomo e Giovanni furono scelti per assistere all’ineffabile: Cristo apparve nel suo Corpo glorioso.

Infatti, mentre pregava, «il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9, 29) e due uomini, anch’essi apparsi nella loro gloria, parlavano con Lui del compimento in Gerusalemme del suo sacrificio: erano Mosè ed Elia che rappresentavano la Legge e i Profeti.

Sant’Agostino spiega, nel Discorso 78, che i suoi vestiti sono la sua Chiesa. «Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l’indossa, cadrebbero. Che c’è di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, lì farò diventare bianchi come neve (Is 1, 18)?». Dunque anche se i peccati commessi dagli uomini di Chiesa fossero di colore rosso scarlatto, la sua Sposa avrebbe comunque un abito candido e rilucente grazie al Sole, Cristo.

A tale visione Pietro esprime sentimenti soltanto umani, senza pensieri soprannaturali: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia» e, a questo punto, l’evangelista Luca precisa: «Egli non sapeva quel che diceva»; Pietro, la pietra sulla quale Cristo avrebbe edificato la sua Chiesa, seppure di fronte alla bellezza della maestà del Salvatore, utilizza canoni di carattere terreno. Spiega ancora sant’Agostino: «È bello per noi, o Signore – dice – stare qui. Era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell’anima.

Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gl’ispiravano perciò una santa condotta? Voleva star bene». Di fronte a Cristo glorioso Pietro aveva trovato la felicità e non avrebbe più voluto muoversi da quel luogo. La risposta giunse mentre egli ancora parlava: arrivò una nube e li avvolse e da essa uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo», la stessa voce che si era udita quando San Giovanni Battista aveva battezzato Gesù sulle rive del Giordano: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,9-11).

E quando la voce cessò Gesù rimase solo. Il Vescovo di Tagaste afferma che Pietro cercava tre tende, ma la risposta venuta dal Cielo mostrò invece «che noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, o Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre tende: devi comprendere ch’è una sola!». Sempre vere, sempre attuali le parole di questo Padre della Chiesa, il Papa è chiamato a non dividere Cristo: «Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d’insegnare.

Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch’è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell’elogio della carità, letto nella lettera dell’Apostolo, abbiamo sentito: Non cerca i propri interessi (1 Cor 13, 5). Non cerca i propri interessi perché dona quel che possiede».

Su quel monte il Padre si manifestò nella voce, il Figlio nella sua carne trasfigurata, lo Spirito Santo nella nube luminosa. E Pietro desiderava fare una tenda per il Re che non volle possedere neanche una pietra su cui posare il capo? Il Salvatore non venne per preparare case temporanee nella logica del mondo, ma per predisporre una splendida e perenne dimora nel Suo Regno, dove il grano ondeggerà nel Dio Uno e Trino.


Autore:
Cristina Siccardi

santiebeati.it