A Reggio Emilia. Una guida per sapere dove chiedere aiuto

Una guida per sapere dove chiedere aiuto

Crescono le persone e le famiglie in difficoltà, che hanno bisogno d’aiuto. Ma spesso non sanno a chi chiedere aiuto, non conoscono gli strumenti per far valere i propri diritti e addirittura che c’è chi è disponibile ad aiutarle. Nasce così a Reggio Emilia la guida “Dove chiedere aiuto?”, che in oltre cento pagine raccoglie e descrive più di 170 servizi cittadini, pubblici e del volontariato, che possono rispondere concretamente a questa domanda. Una delle prime in Italia così completa. Un’iniziativa ideata e promossa dal presidente del Consiglio comunale, Matteo Iori, proveniente proprio dal mondo associativo.

«Facendo tanti incontri coi cittadini – ci spiega – mi sono reso conto che molte delle risorse che esistono in una città generosa come Reggio Emilia, sono sconosciute ai più. Durante la pandemia ho poi scoperto che ben il 60% di coloro che chiedevano aiuto non erano conosciuti dai servizi e che molte persone in difficoltà non erano in contatto con il sistema dei servizi. Da allora ho iniziato a lavorare a questa guida mettendo insieme le grandi ricchezze del nostro territorio: la consistente rete degli esperti Servizi comunali, le professionali opportunità dell’Ausl, i generosi servizi svolti da Caritas o dalle tante Associazioni di volontariato rappresentate dal Csv, le opportunità offerte da Provincia, Regione, Patronati». Ne è uscito un lavoro che copre tutte le aree problematiche del territorio: anziani, disabili, famiglie, minori, studenti, persone con dipendenze patologiche, persone con problemi di salute mentale, immigrati, vittime di violenza di genere, persone in povertà e con difficoltà di inclusione, persone con problemi abitativi, persone non consapevoli di avere diritto ad agevolazioni o contributi. Per ognuna si spiegano in modo facile e chiaro norme, diritti, agevolazioni, indirizzi, servizi, e tutto quanto può essere utile a chi chiede o ha bisogno di aiuto. Davvero un lavoro completo e prezioso, consultabile anche sul sito www.dovechiedereaiuto.it, che sarà costantemente aggiornato. Oltre che in italiano è in inglese e in russo per i tanti stranieri presenti sul territorio. «Spero di poter aggiungere presto anche una versione in arabo ma dipende dall’aiuto volontario che potrò trovare» aggiunge Iori, sottolineando come la guida sia stata realizzata «a costo zero per la città e per i suoi i contribuenti, quindi senza utilizzo di fondi pubblici». Così la stampa delle 7mila copie e il sito internet sono stati possibili grazie agli sponsor. E anche questa è una buona notizia.

Il numero zero della guida è stato donato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in una recente visita alla città. «Mi ha detto di averla trovata “un’ottima idea”, quindi si parte sotto i migliori auspici!», riferisce Iori. E anche dal prefetto, Iolanda Rolli, che ha fortemente sostenuto l’iniziativa, sono venute parole di plauso. «È un lavoro utilissimo. Il valore di questa guida va oltre, perché veramente entra nei bisogni delle persone più vulnerabili, ed è importante tenerla aggiornata. Farla oggi non significa chiuderla, significa tenerla aperta e tenerla sempre viva, perché è uno strumento che può essere di grande grande aiuto, ed è veramente lo spirito di Reggio a tenerla sempre viva: lo spirito di lavorare assieme, di trovare sempre risposte per tutti, avere la possibilità di farlo con una comunità così forte, così coesa è davvero importante».

Una richiesta subito raccolta da Iori. «Il mio impegno sarà quello di continuare a lavorare con tutti coloro che hanno collaborato, per cercare di promuovere la conoscenza della Guida e per portarla a chi ha bisogno di aiuto. Non mi interessa una bella Guida che resti in qualche scaffale, mi interessa uno strumento che arrivi a chi possa averne bisogno».

avvenire.it

Più integrazione scolastica, più apprendimento, più successo educativo, sono l’antidoto migliore all’emarginazione e alle tensioni interetniche

da Avvenire

Studenti stranieri nelle scuole italiane: questa espressione già suona come una forzatura, e di certo non piacerà a gran parte dei diretti interessati. I due terzi di loro infatti sono nati in Italia, e molto probabilmente il loro percorso educativo si è svolto sempre in Italia e in lingua italiana. Che siano considerati stranieri è una scelta politica, che neppure questa volta il Parlamento ormai disciolto è riuscito a correggere. Nei fatti però la loro integrazione avanza, giacché la loro carriera scolastica assomiglia sempre di più a quella dei ragazzi con cittadinanza italiana, come mostrano i dati dell’ultimo rapporto del Ministero dell’Istruzione sull’argomento (2020-2021): chi è nato in Italia raggiunge risultati migliori, è meno esposto ad abbandoni e ritardi, frequenta più spesso i licei (circa uno studente delle superiori su tre), rispetto a chi è nato all’estero. Ancora meglio vanno le ragazze, riflettendo una tendenza generale, ma smentendo lo stereotipo della sottomissione a famiglie oppressive. Le ragazze di origine immigrata stanno costruendo il loro destino a forza di impegno nella scuola e di buoni risultati. Impossibile ignorare poi un dato più generale: mentre l’allarme invasione ritorna a infiammare la campagna elettorale, il numero degli alunni con cittadinanza straniera è in realtà per la prima volta diminuito. Nessuna sostituzione etnica alle viste. Un po’ perché malgrado le norme più restrittive dell’Europa occidentale ogni anno un certo numero d’immigrati acquisisce la sospirata cittadinanza italiana (133.000 nel 2020). Molto perché nell’ultimo decennio non sono soltanto diminuiti drasticamente i nuovi ingressi, ma pure i ricongiungimenti familiari: un’Italia economicamente stagnante ha smesso di essere attrattiva. E questa, malgrado le apparenze, non è una buona notizia. Anche le classi ad alta concentrazione di alunni di origine immigrata diminuiscono, attestandosi poco sopra il 3%. Il fenomeno dell’alta concentrazione non è positivo e va contrastato con politiche scolastiche mirate, ma prima di tutto va ricondotto alle sue effettive dimensioni. Ammesso che sia giusto parlare di scuole-ghetto, si tratta di rare eccezioni. Malgrado i miglioramenti, alcuni seri problemi rimangono. Si chiamano ritardo, abbandono, canalizzazione. Gli studenti ‘stranieri’ fanno più fatica a tenere il passo, specialmente quando hanno frequentato un tratto del percorso scolastico in altri Paesi. In parte perché vengono inseriti in classi inferiori alla loro età anagrafica, in parte perché non raggiungono risultati sufficienti, soprattutto nel primo biennio delle scuole superiori. Il ritardo scolastico spesso si traduce in abbandono precoce. In un Paese che nel complesso non brilla per la capacità di mantenere i ragazzi nel sistema educativo, gli alunni di origine immigrata classificabili come ELET ( Early Leaving from Education and Training), ossia usciti senza un titolo più alto della licenza media, sono più di uno su tre. In entrambi i casi, ritardi e abbandoni, sono i maschi a denotare maggiori difficoltà.

Rimane ancora molto consistente infine, malgrado i progressi, la canalizzazione nei rami meno prestigiosi dell’istruzione superiore: mentre tra gli studenti con cittadinanza italiana uno su due frequenta un liceo, tra gli studenti con cittadinanza straniera il dato si colloca poco sopra il 30%. Gli altri dopo le medie vengono in vario modo orientati verso l’istruzione tecnica e professionale. Si tratta in parte di realismo e di suggerimenti ben intenzionati, in parte di sottovalutazione delle capacità dei ragazzi e delle ragazze che provengono da famiglie straniere. La conseguenza è un precoce inquadramento in occupazioni esecutive, con poche prospettive di crescita.

Non deve dunque sfuggire il significato di questi dati: nei numeri della partecipazione scolastica leggiamo l’anticipazione delle prospettive future di questa componente della nostra società. Più integrazione scolastica, più apprendimento, più successo educativo, sono l’antidoto migliore all’emarginazione e alle tensioni interetniche. Sono un investimento per loro, ma anche per noi tutti.

Corsi di italiano per stranieri 2012/2013

Al via i corsi di lingua italiana per cittadini di origine straniera organizzati dalla Rete  ”Diritto di parola – associazioni in rete per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana” per l’anno 2012-2013. I corsi sono gratuiti e sono distribuiti in diversi luoghi della città e in diversi orari della giornata per permettere a tutti di frequentare con più facilità.

La scuola Statale del Ministero alla pubblica istruzione è il Centro Territoriale Permanente (CTP) che si trova in Via Turri, 69.
Le iscrizioni si tengono il lunedì, mercoledì e sabato dalle 9.00 alle 12.00 e il mercoledì pomeriggio dalle 15.30 alle 17.00.

Oltre al Centro Territoriale Permanente diverse associazioni del territorio organizzano corsi di primo approccio linguistico da perfezionare poi con l’approfondimento del CTP. I  corsi prevedono anche l’aiuto di volontarie/i per i genitori che portano i propri figli. E’ possibile iscriversi telefonando o andando direttamente nelle sedi delle associazioni.

Per maggiori dettagli scarica

volantino-CTP-2012-13
diritto parola 2012_2013

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