Diocesi: Reggio Emilia, mons. Morandi ha incontrato la comunità cattolica Tamil dello Sri Lanka

Il vescovo Monsignor Giacomo Morandi ha incontrato la comunità Tamil di  Reggio Emilia

Domenica 4 giugno, festa della Santissima Trinità, l’arcivescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, ha incontrato la comunità cattolica reggiana Tamil dello Sri Lanka. Nella chiesa parrocchiale cittadina di Santo Stefano ha presieduto la messa; hanno concelebrato don Claryan Fernando, parroco della comunità Tamil; don Luca Grassi, parroco dei Santi Agostino, Stefano e Teresa; padre Sakayadhas, della comunità servita della Ghiara; hanno partecipato i diaconi Raffaele Caruso e Francesco Braghiroli, direttore dell’Ufficio pastorale “Migrantes”. La folta comunità reggiana srilankese, riferisce la diocesi, è dedicata a Maria invocata sotto il titolo di “Madre Velankanni”, particolarmente venerata in un santuario indiano. Domenica è stata incoronata una statua raffigurante la Vergine e portata dall’Oriente. Mons. Morandi ha introdotto la liturgia eucaristica con l’accensione di un lume, gesto compiuto poi dai componenti del comitato. Secondo la tradizione dello Sri Lanka la luce è icona di gioia, prosperità, nascita e vita; per questo è usanza aprire tutte le cerimonie accendendo un lume.

agensir.it

Il presidente dello Sri Lanka ha lasciato il paese

Ci aveva già provato dopo aver annunciato le proprie dimissioni a causa della crisi in corso: ora è fuggito alle Maldive

 

Nella notte tra martedì e mercoledì il presidente dimissionario dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa è riuscito a lasciare il paese, come aveva già provato a fare tra lunedì e martedì, dopo aver aver annunciato le proprie dimissioni a causa della gravissima crisi in corso ormai da mesi.

È da tempo che i manifestanti accusano il presidente e la sua potente famiglia di nepotismo, corruzione e di non aver fatto abbastanza per evitare la crisi peggiore dal 1948, l’anno in cui lo Sri Lanka ottenne l’indipendenza dal Regno Unito. Fintanto che è capo dello stato, Rajapaksa gode dell’immunità presidenziale: si pensa che sia fuggito dal paese prima di formalizzare le proprie dimissioni per evitare di essere arrestato.

Mercoledì mattina il governo del paese ha dichiarato lo stato d’emergenza per l’assenza del suo presidente. Tramite un comunicato, lo stesso Rajapaksa ha poi chiesto di trasferire i propri poteri all’attuale primo ministro, Ranil Wickremesinghe, come prevede la Costituzione dello Sri Lanka in caso di assenza del presidente.

Rajapaksa ha lasciato il paese a bordo di un jet militare assieme alla moglie e a due agenti di sicurezza, arrivando attorno alle 3 del mattino ora locale (mezzanotte in Italia) nell’arcipelago delle Maldive, nell’oceano Indiano, circa mille chilometri a sud-ovest dello Sri Lanka. Lunedì sera era stato bloccato dagli addetti alla frontiera di un aeroporto – non è chiaro quale – mentre cercava di imbarcarsi su un volo diretto a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti; il Guardian scrive che il governo dell’India, lo stato più vicino allo Sri Lanka, si era rifiutato di concedere il permesso per farlo arrivare nel paese con un jet militare.

Rajapaksa era scappato dalla propria residenza e non si sapeva dove fosse da sabato, quando centinaia di persone avevano assaltato il palazzo presidenziale nella capitale Colombo per protestare contro la crisi. I manifestanti avevano assaltato anche la residenza di Wickremesinghe, nominato a inizio maggio in seguito alle dimissioni del primo ministro uscente, Mahinda Rajapaksa, fratello del presidente.

Dopo le grosse proteste di sabato Gotabaya Rajapaksa aveva annunciato che si sarebbe dimesso oggi, mercoledì 13 luglio. Al momento però le dimissioni non sono state formalizzate.

Secondo una fonte sentita da BBC Rajapaksa non intenderebbe rimanere alle Maldive, ma vorrebbe andare in un altro paese, forse appunto gli Emirati Arabi Uniti. In queste ore ha lasciato lo Sri Lanka anche Basil Rajapaksa, altro fratello del presidente ed ex ministro dell’Economia, che si dice sia diretto verso gli Stati Uniti.

Con la notizia della fuga del presidente ci sono state nuove proteste da parte dei manifestanti, secondo cui starebbe evitando di assumersi le proprie responsabilità. Centinaia di persone si sono radunate davanti alla residenza del primo ministro e alcune decine sono riuscite a scavalcarne le recinzioni.

Allo stesso tempo la sua assenza rischia di complicare ulteriormente la situazione politica ed economica del paese.

Anche Wickremesinghe è molto impopolare, e peraltro dopo gli eventi di sabato aveva detto che si sarebbe a sua volta dimesso, senza però specificare quando. Se Rajapaksa confermerà le proprie dimissioni, è previsto che il Parlamento si riunisca venerdì e voti per eleggere un nuovo presidente entro la metà della settimana prossima.

ilpost.it

CRISI Economia a picco, la folla caccia il presidente Sri Lanka, l’assalto ai palazzi del potere

Migliaia di manifestanti spinti dalla rabbia per la grave crisi economica, nella capitale Colombo, hanno preso d’assalto la residenza del presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa (nella foto), costringendolo alla fuga e all’annuncio delle dimissioni. Lascia il premier Ranil Wickremesinghe dopo le richieste dei partiti che intendono formare un governo di unità nazionale.

Avvenire

Asia. Sri Lanka, governo al capolinea. Anche le suore in piazza contro la corruzione

l clan familiare dei Rajapaksa alla guida del Paese sembra avere i giorni contati. Scarseggia ormai tutto e lo Stato è esposto per 51 miliardi di dollari. In piazzai anche le religiose cattoliche
Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione – Reuters

Ieri, il giorno dopo il rimpasto governativo con la sostituzione di quattro ministri, l’esecutivo ha rischiato nuovamente la crisi. In Parlamento, 12 esponenti del partito Alleanza per la libertà del popolo unito di cui fanno parte il presidente Gotabaya Rajapaksa e il primo ministro Mahinda Rajapaksa hanno ritirato il loro appoggio minando la maggioranza. Come se non bastasse, ha rassegnato le dimissioni il neo ministro delle Finanze, Ali Sabri, che aveva prestato giuramento soltanto 24 ore prima in sostituzione di Basil Rajapaksa, un altro dei nove fratelli del clan tornato al potere con le elezioni del 2019 ma di fatto gestore della vita pubblica dai primi anni Duemila.

 

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione – Reuters

 

I nove consanguinei ai vertici del Paese (dieci, contando Namal, figlio di Mahinda al quale era stato affidato il ministero dello Sport) sono indicati all’interno e all’estero come i responsabili della situazione attuale. Il compito dell’Alleanza che cerca di mediare una soluzione politica davanti al rifiuto dei Rajapaksa di uscire di scena è estremamente difficile.

 

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione – Reuters

Le proteste proseguono, soprattutto a Colombo e a Kandy, e nella capitale ha partecipato in silenzio anche un gruppo di sacerdoti e suore cattolici. Alla preoccupazione e alle tensioni espresse nelle piazze, il governo ha risposto con misure coercitive, come il coprifuoco e la censura. «Siamo preoccupati che queste misure siano dirette a prevenire o scoraggiare la partecipazione della popolazione a espressioni spontanee di malcontento attraverso proteste pacifiche (…). Ricordiamo alle autorità srilankesi che le misure connesse all’emergenza devono aderire alla legislazione internazionale sui diritti umani», ha indicato ieri l’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti umani.

 

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione

Un gruppo di suore cattoliche in piazze contro la corruzione – Reuters

Gravissima la situazione economica. Esposto con i creditori internazionali per 51 miliardi di dollari lo Sri Lanka non riesce a rifornirsi di beni essenziali e scarseggiano carburanti, elettricità e generi alimentari. Ieri l’Associazione nazionale dei medici ha dichiarato l’emergenza sanitaria, segnalando la mancanza di farmaci essenziali e chiesto la solidarietà internazionale per evitare anzitutto una diffusione incontrollata dell’epidemia di Covid-19.

Avvenire