Torino. La storia della Sindone in una web serie. «Testimone di una Chiesa vivente»

Giovani davanti al telo della Sindone durante l'ostensione dello scorso luglio

«Il grande interesse che c’è nei confronti della Sindone non viene tanto dal Telo in se stesso: ma dal fatto che da duemila anni c’è nel mondo il racconto di Gesù Cristo, la testimonianza dei primi discepoli e della Chiesa vivente». L’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, ha presentato così la nuova webserie «La Sindone di Torino», realizzata da Officina della Comunicazione in collaborazione con l’arcidiocesi del capoluogo piemontese. È l’avventura della fede il cuore del «mistero» della Sindone: le questioni scientifiche e storiche passano in secondo piano di fronte a una immagine che interroga le coscienze, dei credenti come di ogni uomo.

Il documentario è un prodotto pensato e realizzato per essere disponibile su piattaforme diverse, dalla televisione ai siti. In quattro puntate di nove minuti ciascuna vengono affrontate le principali problematiche religiose e scientifiche collegate al Telo, avendo sempre presente la sua realtà primaria: essere cioè un’immagine, un oggetto che rimanda ad altro. Alle porte della Quaresima, i contributi sulla Sindone possono fornire un utile «cammino » per riprendere le fila di una riflessione su Gesù Cristo.

Nei video il custode pontificio della Sindone, che è appunto l’arcivescovo di Torino, e il professor Gian Maria Zaccone, direttore del torinese Centro studi sulla Sindone, conducono una riflessione che esplora i vari aspetti del Telo, mentre le riprese in alta qualità permettono di entrare a contatto con l’immagine.

Zaccone ha evidenziato come la storia della Sindone si sia «fatta» attraverso un percorso di fede e devozione che ha incrociato sempre là ricerca scientifica, soprattutto dopo la scoperta del «negativo» emerso dalla prima fotografia di Secondo Pia nel 1998.

La Fondazione bancaria Ctr (Cassa di Risparmio di Torino) ha sostenuto il progetto: il suo presidente Giovanni Quaglia ha ricordato l’impegno della fondazione per valorizzare quegli aspetti e quei percorsi che sul territorio piemontese raccontano una religiosità radicata e profonda.

La prima puntata è stata presentata venerdì al Polo teologico torinese: oltre agli interventi di Repole e Zaccone, è stato presentato un videomessaggio di monsignor Dario Edoardo Viganò, attualmente vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, che ha collaborato all’elaborazione del progetto.

Presenti a Torino anche il regista Omar Pesenti e i produttori Nicola Salvi ed Elisabetta Sola. Il lavoro di Officina della Comunicazione viene veicolato primariamente attraverso Vativision, la piattaforma di streaming on demand che mette a disposizione un’ampia gamma di contenuti su tematiche culturali e religiose, come ha sottolineato il presidente Luigi Tornari. La prima puntata è già disponibile, oltre che su Vativision, sui siti dell’arcidiocesi di Torino e di altre diocesi italiane (fra cui quella di Milano), oltre che sul web de La Stampa e sulla rete della Fisc, la Federazione dei settimanali cattolici

avvenire.it

Torino. Riapre la chiesa della Sindone

da Avvenire

Un particolare della volta della chiesa del Santo Sudario a Torino

Un particolare della volta della chiesa del Santo Sudario a Torino

Una chiesa che riapre è sempre una bella notizia. Tanto più se si tratta di un gioiello del Barocco torinese; e ancor più se la chiesa non è solo un “museo” ma un luogo vivo di incontro, preghiera, cultura. Oggi alle 12 si inaugurano i restauri al soffitto nella chiesa del Santo Sudario, in via San Domenico angolo via Piave: l’edificio fa parte del complesso che ospita la Confraternita del Sudario, il Centro internazionale di studi sulla Sindone e il museo della Sindone: è il “quartier generale” di quanti a Torino si occupano del Telo, conservato nella Cattedrale, che si trova a meno di un chilometro. Il dipinto centrale della volta è la Trasfigurazione di Cristo firmata da Michele Antonio Milocco, mentre gli affreschi laterali sono di Pietro Alzeri e risalgono al 1742. Più volte rimaneggiati anche nel secolo scorso, i lavori che decorano la volta erano stati attaccati dall’umidità e dalle muffe. I restauri sono stati progetti ed eseguiti dal Centro per il restauro della Venaria Reale.

Dietro il restauro della chiesa c’è un progetto culturale di ampia portata, che ha cercato di coinvolgere tutte le componenti della vita torinese: finanziatori sono infatti la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt, principali riferimenti per le attività di cultura e rilancio del patrimonio culturale torinese. Ma a fianco delle fondazioni bancarie un contributo importante è venuto dal Niaf (National italian american foundation), con sede a Washington, che raccoglie contributi e anima progetti per gli Italiani residenti negli Stati Uniti. Un rappresentante del Niaf sarà a Torino per presenziare all’inaugurazione dei restauri. Sono previsti anche gli interventi dei rappresentanti delle fondazioni bancarie e del direttore del Centro del restauro Stefano Trucco. Ovviamente non mancano rappresentanze della Chiesa torinese e della città, che hanno seguito e incoraggiato l’intero percorso. Il costo complessivo dell’intervento è poco al di sotto dei 100mila euro.

La riapertura della chiesa significa prima di tutto tornare a un’offerta completa per i visitatori del museo della Sindone, che occupa sia alcune sale della Confraternita sia la cripta della chiesa stessa e che ospita documenti, reperti, immagini riguardanti l’intera storia del Telo, dalle stampe relative alle ostensioni in epoca sabauda fino alla macchina fotografica di Secondo Pia per la prima fotografia (1898) e alla cassa che ha contenuto la Sindone arrotolata quando si trovava nell’altare del Bertola, al centro della cappella guariniana (che ha riaperto il 27 settembre scorso: i restauri dell’altare dovrebbero cominciare nella prossima primavera).

Per la Confraternita e le altre istituzioni “sindonologiche”, il restauro della chiesa rappresenta anche la conferma di un ruolo di «servizio alla città» svolto da ormai cinque secoli. Il primo nucleo della Confraternita del Sudario nacque infatti come società di assistenza per i “pazzerelli”, i malati di mente. E ancora oggi qui opera “Casa Bordino”, un braccio della Confraternita che si occupa di assistenza a persone con disagi psichici. Il programma della giornata di festa prevede la cerimonia di riapertura con le autorità alle 12; nel pomeriggio alle 17 la riapertura al pubblico e alle 18 la Messa celebrata da monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente d’onore della Commissione diocesana per la Sindone. Alle 20.30, dopo una breve visita ai restauri, un concerto a cura dell’associazione “Musicaviva” e della Camerata strumentale di San Pancrazio. In programma i Salmi di Benedetto Marcello. L’“immagine” centrale della chiesa del Sudario è, naturalmente, quella della Sindone, e degli studi su di essa. Ancora recentemente (“Avvenire” ne ha riferito il 4 gennaio) sono uscite notizie relative a nuove “scoperte” riguardanti il Telo. Il professor Gian Maria Zaccone, storico e direttore del Centro internazionale di Sindonologia, osserva che «in questi ultimi anni il Centro si è battuto per affermare la necessità che l’approccio scientifico alla Sindone rispetti tutte le procedure e i protocolli richiesti per la validazione e condivisione dei risultati, così come accade abitualmente per qualsiasi seria e corretta ricerca scientifica. Non ci dovrebbe essere necessità di ribadire un principio ovvio, che troppo spesso tuttavia nel campo sindonico è stato disatteso, per tanti motivi, ai quali non sono alieni personalismi e preconcetti. Nel caso in questione, anche per rispetto verso gli autori, la sezione competente per materia della nostra Commissione scientifica internazionale commenterà i risultati della ricerca, ma potrà farlo solo allorquando saranno disponibili tutti gli elementi scientifici attraverso la dovuta pubblicazione su rivista accreditata, che evidentemente non può essere sostituita da annunci giornalistici».

Sindone, l’Uomo dei dolori in 3D

Riproduzione in 3D della Sacra Sindone

Presentato in questi giorni a Padova, il modello tridimensionale dell’Uomo dei dolori. Il risultato, dopo due anni di lavoro del gruppo multidisciplinare dell’Università e dell’ospedale della città guidato dal professor Giulio Fanti. “La Sindone rimane una sfida per la scienza”, spiega Paolo Di Lazzaro, vicedirettore del Centro Internazionale di Sindonologia.

Emanuela Campanile – Città del Vaticano

“Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria”. Con semplice delicatezza, Matteo descrive la sepoltura del Cristo che apre al grande mistero della Resurrezione e di quel “candido lenzuolo”, davanti al quale la scienza si misura fino a sfidare se stessa.

Le domande irrisolte

Studi, analisi, polemiche, ricerche, non hanno ancora dato spiegazione di come quel corpo martoriato si sia potuto sfilare dal Sacro lino senza lasciare sbavature di sangue; del perchè vi siano rimasti impressi i segni delle ferite dovute alla crocefissione e al martirio, ma non quelli che la medicina si aspetterebbe a distanza di alcune ore dalla morte. Soprattutto, come si è impressa l’immagine dell’intero corpo, del volto sul lenzuolo se ancora oggi non esistono tecniche in grado di riprodurla?

vaticannews