Servizio civile. Slitta di 10 giorni (20 febbraio) il termine per presentare la domanda

Volontario del servizio civile in un progetto di aiuto agli anziani soli

Dieci giorni di tempo in più per presentare la domanda per il servizio civile. È stata infatti prorogata dal 10 al 20 febbraio fino alle ore 14:00 la scadenza per aderire a uno dei tanti progetti di enti del Terzo settore o pubblici, in Italia o all’estero. A rendere nota la proroga è il ministero per lo Sport e Giovani, in riferimento al bando per la selezione di 71.550 operatori volontari . Una decisione che arriva in un momento di difficoltà del servizio civile, che proprio nell’anno del bando più grande di sempre vede confermare un calo di interesse da parte dei giovani, già manifestato negli ultimi anni. Il rischio concreto è che molti posti restino scoperti e diversi progetti non possano nemmeno decollare.

«Abbiamo voluto concedere qualche giorno in più ai giovani che vogliono candidarsi», dichiara il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi: «Il nostro obiettivo è quello di favorire la più ampia partecipazione al Bando di Servizio Civile più grande di sempre – spiega – garantendo la massima copertura territoriale, data la grande varietà di proposte da parte degli enti, e stimolando anche un’attivazione dei progetti in maniera più omogenea». La richiesta, dice Andrea Abodi, «è arrivata dagli stessi enti, e l’abbiamo accolta con favore in una prospettiva di collaborazione, nel comune interesse per i giovani e a beneficio dell’intero territorio nazionale».

La generale flessione delle domande si registra anche nei progetti della Caritas, terzo ente per grandezza tra quelli del Tesc, il Tavolo ecclesiale degli enti di servizio civile. Su 1.600 posti nel bando pubblicato a dicembre e che si svolgerà quest’anno, le domande sono state finora solo 1.222. Una flessione che potrebbe rendere problematico l’avvio di diversi progetti. Sono infatti 17 a oggi quelli con zero domande, e 21 i progetti con un solo candidato. Quindi 38 progetti che rischiano di non partire. Solo 55 progetti hanno un numero di domande uguale o superiore al numero di posti disponibili.

Resta da vedere poi chi realmente si presenterà ai colloqui. Negli ultimi due anni infatti non solo si è registrata una flessione nelle domande, ma è cresciuta anche la percentuale dei ragazzi che, dopo la richiesta online sul sito dedicato, poi non si presentano ai colloqui per essere avviati in servizio.

I posti degli enti del Tesc sono complessivamente 12.293 , il 17,2% dei 71.550 posti del bando. Oltre 3.300 sono riconducibili alla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, seguita dai 2.300 posti di Confcooperative, i 1.800 posti dei salesiani e i 1.600 di Caritas Italiana. Numeri più contenuti, ma comunque significativi, per la Focsiv con 880 posti (la maggior parte all’estero), oltre 600 per le Acli, e 300 a testa fra Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e l’Unitalsi.

Tra i tanti enti che hanno aderito quest’anno al bando c’è anche la Fondazione Lega del Filo d’Oro Onlus con 2 nuovi progetti – “Legami Speciali” e “Fammi sentire nel mondo” – per 40 volontari nei Centri di Lesmo (MB), Modena, Osimo (AN), Molfetta (BA) e Termini Imerese (PA) e le Sedi Territoriali di Padova, Pisa, Novara, Roma e Napoli. L’iniziativa rientra nell’ambito del programma ”Io faccio bene”, presentato anche quest’anno in collaborazione con Fondazione Don Carlo Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia e in coprogrammazione con Endofap Don Orione, Caritas e Anci Lombardia.
avvenire.it

Mini naja? Meglio il servizio civile. L’impegno che più serve

Per una curiosa coincidenza, la proposta di istituire la mini naja volontaria rilanciata dal presidente del Senato Ignazio La Russa cade proprio nei giorni in cui si ricordano i 50 anni della legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare. Un assist involontario, ma efficace per tornare a dibattere sul significato attuale del principio costituzionale di difesa della patria. Breve riepilogo: la seconda carica dello Stato domenica scorsa, al 150° anniversario della fondazione del Corpo degli Alpini ha annunciato di aver propiziato la presentazione a Palazzo Madama di un disegno di legge che consenta a giovani volontari di trascorrere sotto le armi 40 giorni. Tanti quanti, ai tempi della leva obbligatoria, erano quelli dedicati, con il Car, alla prima istruzione militare delle reclute. L’intenzione è stimolare «la volontà di aiutare la propria patria anche con un breve periodo». L’Italia formalmente ha già una legge, la 122 del 2010, approvata quando lo stesso La Russa era ministro della Difesa, che prevedeva per il triennio 2010-2012 l’organizzazione in via sperimentale di corsi di formazione a carattere teorico-pratico presso i reparti delle Forze armate, per non oltre tre settimane Ma non venne più finanziata.

Oggi si vogliono aggiungere alcuni bonus per i volontari quali i punti per la maturità e per la laurea e un punteggio aggiuntivo per i concorsi pubblici.

Piuttosto che l’addestramento di 40 giorni con bonus rilanciato dal presidente del Senato, servirebbe un serio e più forte investimento anzitutto sull’anno di volontariato sociale per ragazzi e ragazze già vigente e sempre alle prese con tagli ai bandi che ne limitano la diffusione (gli ultimi governi, interpellati ripetutamente anche dal dibattito e dagli appelli pubblicati su “Avvenire”, hanno invertito positivamente la tendenza). L’obiettivo, razionale e ambizioso, dovrebbe essere quello di istituire un periodo di servizio civile universale e obbligatorio. A cosa serve infatti puntare su una proposta di “naja bonsai” già bocciata 10 anni fa o tornare surrettiziamente a suggerire il ripristino della leva obbligatoria? Diciotto anni fa, il nostro Paese, quando era ministro della Difesa l’attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decise di sospenderla per ragioni strategiche e di bilancio puntando su un esercito più leggero e con una formazione molto più accurata. Si aggiunga che, all’epoca, la crisi del servizio militare obbligatorio era palese, dato che le domande di obiezione di coscienza avevano superato il numero dei militari che prendevano servizio a ogni scaglione.

Si può imparare a difendere la patria senza toccare le armi, esercitando un dovere di cittadinanza e di umanità imparando a trasformare le bibliche lance in aratri sin da giovani, lungo la via aperta dagli obiettori alle guerre di ogni tempo, anche quelle di oggi.

In Italia sono in tanti a pensarla così, in modo trasversale a riferimenti culturali, politici e religiosi, e pure alle generazioni. Perché tra boomers e generazione X – come ci chiamano ironicamente i ventenni di oggi – gli antichi obiettori al militare sono, appunto, trasversali e molto diffusi. E per parecchi di loro quell’esperienza di servizio fu determinante nel dare indirizzo alla propria vita privata, pubblica e professionale. Lunedì mattina, 12 dicembre, a Radio1 Rai si è potuto ascoltare uno di loro, Luca Zaia – presidente leghista della Regione Veneto – controproporre a La Russa, esponente di Fratelli d’Italia, la possibilità di far effettuare a chi lo volesse un servizio civile di 40 giorni. Il concetto di base è chiaro: istituire un servizio disarmato di difesa. Non per offrire manodopera a basso costo alla pubblica amministrazione e neppure per parcheggiare “imboscati”.

Anzi. L’obiettivo può e deve diventare l’istituzione di un servizio civile obbligatorio che raccolga il meglio dell’esperienza dell’anno di volontariato esistente, che possa durare un numero congruo di mesi (dieci come l’ultima naia o almeno sei) e che metta concretamente – come ha più volte sottolineato su questo giornale – diritti e doveri di cittadinanza, per esempio nell’attività di vigilanza e cura di territorio e ambiente davanti a emergenze endemiche e aggravate dai mutamenti climatici, nell’aiutare i fragili e i poveri per prevenire conflitti sociali.

Un servizio che possa formare anche corpi di pace civili internazionali in grado di aiutare le vittime delle guerre e delle crisi ambientali con missioni in loco. Un tempo, insomma, per formare costruttori di pace e aperto anche a chi non è ancora cittadino italiano, che diventi collante di comunità oggi sempre più fragili e strumento di partecipazione e inclusione, le grandi assente di questi anni scontenti e impauriti. E che possa, infine, attualizzare l’idea di risoluzione non violenta dei conflitti , forte negli ideali, ma da aggiornare negli strumenti alla luce delle nuove tecnologie e della nuova situazione geopolitica globale.

Utopie? Se la proposta si ampliasse fino all’istituzione di un servizio civile obbligatorio europeo, faremmo un passo avanti storico e degno di tutti coloro che hanno speso la vita per dire no alle guerre, alle armi e alla violenza.
Avvenire

Bando per il Servizio Civile volontario in Caritas

E’ ancora aperto il bando di servizio civile nazionale 2016 con tanti posti disponibili presso la Caritas di Reggio Emilia per giovani dai 18 ai 28 anni.

Le domande vanno presentate entro giovedì 30 giugno alle ore 14.00.

Affrettati a fare domanda!

Maggiori informazioni su www.caritasreggiana.it oppure www.caritas-er.it.
servizio-civile
laliberta.info

Servizio civile, 40 anni per la pace

Dal 2001, anno in cui, a seguito della sospensione della leva obbligatoria, viene istituito il servizio civile nazionale su base volontaria, al 2011 i posti messi a bando sono stati 319.340, ma i giovani effettivamente avviati al servizio sono stati 277.820. I dati ufficiali (riferiti al 31 dicembre 2011) dicono che, a fronte di 86.571 domande presentate nell’ultimo anno i posti disponibili sono stati 20.157. Un decremento costante di possibilità dai 51.273 posti del 2001. L’ultimo anno ha toccato la soglia più bassa del decennio, mentre invece le domande, che avevano avuto il loro picco negativo nel 2008 con 68.087 richieste inviate, sono tornate a salire.

Nel 2011 sono stati effettivamente avviati al servizio civile 15.939 volontari, di cui 15.524 in Italia e 415 all’estero. Per quanto riguarda la Caritas italiana, nel 2012 i volontari in servizio civile sono stati 650 dei quali 19 all’estero (Africa, Asia, Sud America e Balcani). Nel 2011 erano stati circa 700.

La Caritas italiana, nel 1977, aveva firmato la convenzione con il ministero della Difesa per l’impegno degli obiettori di coscienza in servizio civile. Si era poi battuta, fino alla sentenza della Corte costituzionale del 1985, per la pari dignità tra servizio civile e servizio militare. Da questo momento entrambi sono considerati come forma di difesa della patria. Ci vogliono però altri quattro anni, perché, il 31 luglio del 1989, un’altra sentenza della Corte decida la pari durata (12 mesi) dei due servizi. Fino a quel momento gli obiettori erano obbligati a 18 mesi di servizio obbligatorio.

Nel 1992 è pronta una nuova legge sull’obiezione, ma l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga non la firma. La legge entrerà in vigore l’8 luglio del 1998. Il 6 marzo del 2001, in seguito alla sospensione della leva obbligatoria viene istituito, con la legge 64, il servizio civile.

famigliacristiana.it