Gli Stadio, con la canzone Un giorno mi dirai, hanno vinto la 66/a edizione del Festival di Sanremo

La band emiliana si è aggiudicata anche il Premio della Sala Stampa Radio-tv-web Lucio Dalla – Sezione Campioni e quello per la Miglior Musica Giancarlo Bigazzi. Gli Stadio hanno vinto anche la serata delle cover con La sera dei Miracoli.

“Io non so cosa dire.. dovrei citare Jovanotti. Sono una ragazza fortunata perché mi avete regalato un sogno”. Sono le prime parole a caldo di Francesca Michielin, arrivata seconda al festival di Sanremo, dietro agli Stadio.

La serata finale del festival di Sanremo l’ha aperta, come annunciato venerdì da Carlo Conti, Francesco Gabbani, il vincitore del girone Giovani con la canzone “Amen”. Ed è stato Il Volo la sorpresa in apertura. Il trio, che l’anno scorso aveva vinto con Grande amore, si è collegato con il festival da New York – dove si trova per il tour mondiale – per fare l’in bocca al lupo agli artisti in gara. Ignazio Boschetto, Gianluca Ginoble e Piero Barone saranno poi protagonisti di tre serate evento su Rai1 a settembre.

Assolo di Bolle sulle note dei Queen – Un assolo di Roberto Bolle su “We Will Rock You” ha inaugurato la serie di ospiti della finale, in un insolito mix di danza classica e rock. Poco dopo torna sul palco e balla “La notte vola”. La super etoile, sorridente e disponibile, dopo l’intervista con Carlo Conti, ha accettato l’invito di Virginia Raffaele per un passo a due sulle note della sigla cult di Lorella Cuccarini.

Virginia Raffaele emozionata nei panni di se stessa – Virginia Raffaele, nell’ultima sera nella parte di se stessa, dopo essere stata Sabrina Ferilli, Carla Fracci, Donatella Versace e Belen. Emozionata, senza la protezione del personaggio, in abito lungo nero con spacco profondo e bottoni arcobaleno, ha ringraziato Carlo Conti. “Ti ringrazio per la tua disponibilità e per il ricordo di questo Sanremo che porterò sempre con me” ha detto e ha mostrato il video di quando, due serate fa, ha messo in testa al conduttore una ciocca bionda della parrucca usata per la sua interpretazione della Versace.

Garko in smoking bianco, passa sotto il sipario – Gabriel Garko arriva in scena passando sotto il sipario, mettendo in evidenza i glutei già apprezzati da Carla Fracci-Virginia Raffaele. In smoking bianco, capelli imbrillantinati, ha tentato di ripetere con Carlo Conti la gag di Nicole Kidman una volta che il sipario è tornato su. Ma il presentatore ha lasciato che scendesse la scala da solo. Prima del suo ingresso, Clementino aveva cantato la sua svolta pop con “Quando sono lontano”, preceduto dal video messaggio di Salvatore Esposito, il Genny di “Gomorra”.

Arriva Cristina D’Avena e canta le sigle cult – Cristina D’Avena è arrivata a Sanremo spinta da una petizione rimbalzata tra la radio e i social. Tutto il cast fisso sul palco a chiedere le sue canzoni e le sigle: prima “Il valzer del moscerino”, che lei ha cantato allo Zecchino d’Oro, poi “Kiss Me Licia”, “La canzone dei Puffi”, “Occhi di gatto”. In chiusura “La pioggia” di Gigliola Cinquetti, la canzone preferita da Cristina D’Avena, che è un fenomeno pop trasversale che ha contagiato anche il pubblico più insospettabile.

Panariello e Pieraccioni, satira su Renzi – All’Ariston arrivano a sorpresa Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni, amici di sempre di Carlo Conti, e c’è spazio anche per la satira su Renzi. Lo spunto è la proposta di reunion che i due attori fanno all’amico Carlo, mostrando un vecchio poster di uno spettacolo del ’94: “Dai Carlo, esci un po’ fuori da questi studi, altrimenti se non vieni te – lo ammonisce Pieraccioni – c’è la fila di gente che vuole venire”. E’ già pronto Renzi: “E’ di Firenze come te, nun sa ‘na parola d’inglese come te, vuol fare sempre tutto lui come te, sta sempre in televisione come te”, spiega Panariello. “Ma l’avete interpellato Renzi?”, chiede Conti. E Panariello: “ma perché lui c’ha interpellato a noi italiani per fa’ il presidente del Consiglio?”.

Zero mattatore, medley e nuovo brano – “Gli alieni sono fra noi e io sono uno di loro, e li rappresento tutti”. Trionfatore della serata Renato Zero, davvero un mattatore, irresistibile con il suo linguaggio pieno di locuzioni che solo Panariello riesce a riprodurre. Un medley in chiave orchestrale, “Favola Mia”, “Più su”, “Amico”, “Nel giardino che nessuno sa”, “Cercami”, “Il cielo”, “I migliori anni”, poi “Il triangolo” e “Mi vendo” prima del nuovo brano “Gli anni miei raccontano”, singolo tratto dal nuovo album Alt in uscita l’8 aprile. Pubblico impazzito e standing ovation. Rispondendo alle domande di Carlo Conti, Zero ricorda quando annunciò il ritiro dalle scene: “Ci sono momenti in cui desideri guardare meglio le tue faccende, cerchi di capire se quello che fai è giusto. Se non stiamo bene noi artisti, non state bene neanche voi. La salute di un artista è la generosità di volersi bene per regalarsi alla gente”. E poi, spiega, “io avevo un sogno che era Fonopoli, ma tre sindaci di Roma non sono riusciti a realizzarlo. Aveva a che fare con la grande immaginazione e con l’idea di dare un’opportunità ai ragazzi e toglierli dalla strada”. Parla anche della famiglia, tema portante del festival: “Se ne parla ora: da quella famosa capanna, abbiamo imparato che la convivenza deve essere esercitata nelle quattro pareti di casa”. Prima di lanciare il fascio di fiori al pubblico in sala, invita a insegnare la musica nelle scuole: “Grazie, onorevoli, se ogni tanto pensate anche a noi”.

Conti, i bambini non devono crescere in carcere – Gabriel Garko legge sul palco dell’Ariston un testo di un detenuto del carcere milanese di Opera, ‘Ps. Post scriptum’, che ha vinto l’ultima edizione di ‘Parole liberate: oltre il muro del carcere’, il premio per poeti della canzone riservato alle persone detenute nelle carceri italiane. Il progetto prevede che ogni anno il testo vincitore venga affidato a un big perché si trasformi in una canzone, come è accaduto lo scorso anno con ‘Clown Fail’, scritta da Cristian Benko, in arte Lupetto all’epoca detenuto a San Vittore e musicata da Ron. Carlo Conti ne ha approfittato per lanciare un appello. “Ho visto in carcere i bambini con le mamme detenute. I più piccoli non devono pagare le colpe dei grandi: questo è un mio pensiero personale, perché li ho visti con i miei occhi”.

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