Settimana Santa: sabato. Con Maria in attesa della Risurrezione

Nel giorno del silenzio e della meditazione, in cui non si celebra il sacrificio eucaristico, lo sguardo va alla fede e al coraggio della Madre dolorosa. E Paul Claudel.

“La Crocifissione” del pittore tedesco Matthias Grünewald costituisce uno dei pannelli centrali dell’Altare di Isenheim conservato nel Musée d’Unterlinden a Colmar. È datato tra il 1512 e il 1516. Maria è raffigurata con il velo e una veste bianca.

“La Crocifissione” del pittore tedesco Matthias Grünewald costituisce uno dei pannelli centrali dell’Altare di Isenheim conservato nel Musée d’Unterlinden a Colmar. È datato tra il 1512 e il 1516. Maria è raffigurata con il velo e una veste bianca.

Sabato Santo è il giorno del silenzio, della preghiera, del raccoglimento. E dell’attesa, in preparazione alla grande Veglia in cui si celebra la Risurrezione di Cristo. È aliturgico, cioè privo di celebrazioni del sacrificio eucaristico prima della gioia della Domenica di Pasqua. Ma rappresenta anche, per eccellenza, il giorno di Maria. Si ricorda il suo legame indissolubile con il Figlio, il suo dolore di Madre che però non ne offusca la fede incrollabile, non ne fiacca la speranza. La Vergine del Sabato Santo rimane salda nell’ora del dubbio, non fugge di fronte al buio, sa e testimonia che Dio non tradisce le sue promesse. Per dirla con san Paolo nella Lettera ai Romani, mostra che «la speranza non delude» (Rm 5,5).

Da Jacopone da Todi a Paul Claudel

L’immagine di Maria ai piedi della croce, il suo dolore di Madre davanti alla devastante sofferenza del Figlio ha ispirato poeti e artisti. Basti pensare allo Stabat Mater attribuito al beato Jacopone da Todi. Il drammaturgo e diplomatico francese Paul Claudel (1868-1955) noto soprattutto per “L’annuncio a Maria”, nella sua ispirata e poetica “Via Crucis” racconta così il dolore di Maria davanti alla Passione del Signore: «(….) Ella accetta. Accetta, ancora una volta. Il grido strozzato in gola, l’urlo è contenuto nel cuore forte e torchiato. Ella non dice parola e guarda Gesù: la Madre guarda il Figlio, la Chiesa il Redentore. La sua anima si slancia a lui con violenza, come il grido di un soldato morente. Sta ritta davanti a Dio e gli dà a leggere la sua anima, aperta come un libro. Non c’è nulla nel suo cuore che si rifiuti o s’arrenda. Neppure una fibra, nel suo cuore trafitto, che non accetti e consenta. Come Dio stesso che è là, ella è presente. Ella accetta e guarda il Figlio che ha concepito nelle sue viscere. Non dice nulla e adora il Santo dei Santi (….)».

da avvenire

L’Ora della Madre: con Maria in attesa della Resurrezione

L'Ora della Madre a Santa Maria Maggiore

Nell’attesa della gioia della Veglia pasquale, oggi è la giornata del silenzio trepidante, che la Chiesa vive unitamente a Maria. Dal 1987 questo silenzio e questa attesa vengono ripercorsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma con una speciale celebrazione mariana denominata “L’Ora della Madre”, che questa mattina è stata presieduta dall’arciprete della Basilica papale, il cardinale Stanisław Ryłko. Un momento di preghiera da vivere in intimità, come spiega al microfono di Roberta Barbi il padre servita Salvatore Perrella, esperto mariologo da Radio Vaticana

R. – Oggi, Sabato Santo, la Chiesa è in silenzio, è in preghiera, è in cordoglio, è in attesa. Questi stati d’animo sono conformi allo stato d’animo di Colei che è la Madre del Crocifisso, dell’umiliato che risorgerà secondo le promesse di Dio. Celebrando questa “Ora della Madre”, nel giorno in cui la Chiesa liturgicamente è silente, la Liturgia sarà quella della notte, quella pasquale, nella quale noi celebriamo Colui che è stato ucciso, Colui che è disceso agli inferi e che, di sua sponte, risorgerà per essere speranza per tutti.

D. – Questa celebrazione è in qualche modo preparatoria alla Veglia della Notte Santa. Possiamo definirla un ponte tra la morte e la Risurrezione del Signore?

R. – Sì. Questa celebrazione dell’Ora della Madre in cui la Chiesa, i credenti hanno lo stesso cuore della Vergine, c’è il cordoglio per la morte, c’è la speranza per la promessa di risurrezione. Ecco perché si celebra l’Ora della Madre. La Chiesa la celebra nella speranza che Dio porterà a compimento l’opera che ha iniziato nel suo Cristo e lo facciamo con il cuore della Madre.

D. – Come il Venerdì Santo è “l’Ora di Cristo” che muore sulla Croce, la mattina del sabato è l’Ora della Madre che assieme all’umanità crede e spera nella Risurrezione. Maria, dunque, è un esempio della forza della fede contro ogni evidenza?

R. – L’Ora della Madre diventa l’Ora della Chiesa, l’Ora del credente, che come Maria attende il compimento delle promesse di Dio. Perciò la Chiesa non ha migliore esempio di come si attende la Risurrezione se non quello della Madre di Gesù, affidata a noi e noi abbiamo accolto Maria nell’esperienza di fede, soprattutto per imparare a credere e a vivere di fede.

D. – In questo momento di silenzio e raccoglimento, come si coniugano le tradizioni latina e bizantina da cui deriva questa celebrazione?

R. – Perché unica è la Madre, unica è la Maria di Nazareth, unica è la Theotókos. Pur nelle differenze rituali e nelle differenti sensibilità ecclesiali, la Chiesa di Oriente e la Chiesa di Occidente si uniscono nel nome dell’unica Madre che è Madre del Nato incarnato, che è Madre del Messia che viaggiava con il suo Vangelo, che è Madre dell’umiliato, Madre dell’esaltato, Madre di Colui che donerà lo Spirito Santo che rifarà nuova la Chiesa e la rifà ogni giorno.

Sabato Santo