50 anni senza Janis Joplin, icona femminile del rock

Con Hendrix e Morrison in Club dei 27′. ‘Sepolta viva con blues’

 © ANSA

(ANSA) – ROMA, 03 OTT – Quel pomeriggio del 4 ottobre 1970 Janis Joplin non si era presentata in studio di registrazione.
Il telefono della sua camera al Landmark Motor Hotel di Los Angeles suonava a vuoto. La sua celebre Porsche dalla verniciatura psichedelica era ancora al suo posto, nel parcheggio. Il compito di cercarla fu affidato a John Byrne Cooke, fotografo e suo road manager: e così fu lui a trovarla morta, a faccia in giù accanto al letto. L’autopsia eseguita dal celebre coroner Thomas Noguchi non lasciò dubbi: a stroncare la vita della più potente icona femminile della storia del rock era stata un’overdose di eroina.
Janis è stata la prima donna super star rock. Fu un suo amico a darle la prima occasione professionale con i Big Brother and the Holding Company: la voce tagliente, roca, piena di dolore e desiderio d’amore, sconvolge pubblico e critica: l’esibizione al festival di Monterey del 1967 annuncia al mondo che è nata una stella.
Nel 1968 esce il secondo album con la band, “Cheap Thrills”, con la copertina illustrata da Robert Crumb, il genio del fumetto underground e alcuni dei brani su cui è costruita la leggenda di Janis: “Summertime”, “Piece of my Heart” e “Ball and Chain”. Nonostante abbia raggiunto il primo posto della classifica degli album, “Cheap Thrills” è l’ultimo album inciso con la band. Da quel momento inizia la sua carriera solista, purtroppo brevissima. Avrà solo il tempo di registrare “I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!” e di terminare le incisioni di “Pearl” (il suo soprannome), che uscirà postumo nel 1971.
La sua morte è legata a una serie di coincidenze: poco prima di morire, avendo saputo che Bessie Smith, la più grande cantante di blues della storia e suo idolo, era sepolta in una tomba con una lapide anonima. Ne comprò una nuova adeguata alla statura del personaggio. Uno dei suoi ultimi brani si intitola “Buried Alive With The Blues”, sepolta viva con il blues.
Janis è morta due settimane dopo Jimi Hendrix: entrambi a 27 anni, come Jim Morrison che morirà neanche un anno dopo. Anche lui a 27 anni. Sono la trinità laica del Club 27, la cerchia di artisti morti prematuramente alla stessa età della quale sono tragicamente entrati a far parte Kurt Cobain ed Amy Winehouse.
(ANSA).

Con il rock nel cuore, Bennato torna al Meeting

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Non c’è due senza tre: Edoardo Bennato ha già calcato le scene del Meeting nel 1993 e nel 1995. E per il 40esimo ritorna con un concerto il 22 agosto.

intervista tratta da meetingrimini.org

Che ricordo ha dei precedenti incontri con il popolo del Meeting? La cosa che mi ha colpito di più nelle due precedenti edizioni a cui ho partecipato è lo straordinario impegno di migliaia di giovani, volontari che, a loro spese, organizzano un evento che va avanti da quarant’anni. Soprattutto mi piace il concetto per cui la “diversità” diventa un terreno di incontro, di valorizzazione per differenti culture e non solo in ambito religioso.

La sua lunghissima carriera è costellata di successi, fino a quelli più recenti del 2017. Cosa proporrà per il concerto di Rimini? Per quanto riguarda il mio concerto cerco, come sempre, di coniugare la spettacolarità con i contenuti, il divertimento ed il pensiero, insomma un concerto ad alto contenuto rock & blues. Nel 2016 il mio brano “Pronti a salpare” ha avuto il privilegio di vincere il premio “una canzone per Amnesty” nell’ambito di Amnesty International, si tratta di una “canzonetta” che invita noi privilegiati, in teoria, del cosiddetto mondo occidentale che dovremmo essere pronti a salpare, a cambiare mentalità, in considerazione del nostro benessere futuro e quello dei nostri figli, non può più prescindere dalla soluzione dei problemi di quello che chiamiamo “terzo mondo”. Tra la spietatezza e il futile buonismo fatto per riempirsi la bocca nei “salotti buoni” bisogna trovare una terza via, non c’è più tempo da perdere.

I temi sociali da sempre hanno ispirato la sua produzione artistica, divenendo un marchio di fabbrica irrinunciabile. Cosa muove il suo istinto creativo? Cosa ha a cuore? Ciò che muove la mia creatività è il rock. La consapevolezza che, da sempre, ho sventolato una sola bandiera: quella del rock.

MUSICA E IMPEGNO: Il rock per Asia Bibi «Liberatela subito»

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«Free Asia Bibi, free her now». Il ritornello è orecchiabile e resta bene in testa, con il suo messaggio chiaro: liberate subito Asia Bibi, la donna cristiana pakistana in carcere da ormai tre anni con l’accusa (falsa) di blasfemia nei confronti dell’islam. A cantarlo sono gli Ooberfuse, una band inglese che ha lanciato questa canzone nei giorni scorsi, in coincidenza con il terzo anniversario dell’arresto della donna, originaria del Punjab.

Stile elettro pop, sonorità orientali, Free Asia Bibi è un singolo che anticipa l’album Seventh Wave che il trio formato da Cherrie Anderson, Hal St. John e Paul Francis Kelly pubblicherà ad agosto.

La mobilitazione del rock britannico per una carcerazione ingiusta non è un fatto nuovo: famosissimo fu il caso dei Simple Minds con la loro Mandela Day, la canzone dedicata nel 1988 al leader antiapartheid Nelson Mandela, allora ancora in carcere in Sudafrica. Questa volta, però, l’attenzione è su una causa purtroppo molto più dimenticata. La canzone denuncia infatti espressamente l’ingiustizia dell’articolo 295/c del Codice penale pachistano, quello in base al quale chiunque può essere accusato di blasfemia sulla base di una semplice testimonianza e venire addirittura condannato a morte.

Free Asia Bibi è stata realizzata dagli Ooberfuse nell’ambito di una campagna a sostegno della donna detenuta lanciata dall’associazione dei pachistani cristiani in Gran Bretagna. Il video è già su YouTube e rappresenta in maniera cruda il suo dramma. E la canzone, proprio oggi, farà anche da colonna sonora a una manifestazione per la liberazione di Asia Bibi che si terrà a Londra davanti alla Pakistan High Commission, la più importante istituzione pachistana nella capitale britannica.

L’impegno degli Ooberfuse in favore di Asia Bibi non è casuale: il trio è infatti una band cattolica che fa musica a 360 gradi. Già nel 2010 una loro canzone – il brano hip hop Heart’s Cry – fu scelto dalla Conferenza episcopale inglese come inno dell’incontro del Papa con i giovani ad Hyde Park. L’anno scorso, poi, gli Ooberfuse hanno vinto con il brano Faith in You il concorso musicale lanciato in occasione della Gmg di Madrid, durante la quale anche tanti giovani italiani li hanno ascoltati dal vivo.

«Con questa canzone – ha dichiarato la cantante del gruppo Cherrie Anderson – non vogliamo solo far conoscere questa storia, ma anche invitare tutti a fare qualcosa di concreto». Proprio per questo tutti i proventi del brano – scaricabile al costo di una sterlina dal sito internet degli Ooberfuse – saranno devoluti alla famiglia di Asia Bibi.

Giorgio Bernardelli – avvenire.it

16 Giugno 2012

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