Siria, sparito padre Dall’Oglio Voci di rapimento o «missione»

​Il Vaticano non è “in grado di confermare il rapimento in Siria di padre Dall’Oglio”. Lo afferma il vice direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, confermando – anche dopo colloqui col provinciale italiano dei gesuiti – che “Dall’Oglio non è raggiungibile al telefono”. La Farnesina per il momento si limita ad annunciare di avere avviato tutte le verifiche necessarie. Il ministro Bonino: seguo personalmente il caso.

Il padre gesuita Paolo Dall’Oglio, entrato venerdì scorso nel nord della Siria, è scomparso. Secondo attivisti di Raqqa, città nelle mani degli insorti, sarebbe stato rapito da un gruppo jihadista filo al-Qaeda mentre camminava per strada.

Secondo quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre una fonte che per motivi di sicurezza resta anonima, Dall’Oglio doveva incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato ad al-Qaeda per negoziare la liberazione di un membro dell’opposizione. “Il silenzio di padre Paolo potrebbe essere legato ai tempi e alle modalità della contrattazione e non ad un sequestro. In ogni caso la situazione non è ancora chiara”. Di sicuro c’è solo che padre Dall’Oglio non risponde ai suoi recapiti telefonici: né su quello siriano, dove una voce registrata dice che “l’apparecchio è spento”, né su quello italiano, che non dà alcun segnale.

Un diplomatico occidentale ha detto che Dall’Oglio era entrato in Siria dalla Turchia la settimana scorsa, ignorando gli avvertimenti a non recarsi a Raqqa, dove i militanti islamici hanno già rapito diversi attivisti nelle ultime settimane. Il sacerdote “ha insistito per andare”, ha detto il diplomatico. In un post in arabo sulla sua pagina Facebook pubblicato prima della sua scomparsa, Dall’Oglio aveva detto di considerare la Siria come la propria patria. In passato padre Dall’Oglio aveva fatto da mediatore per ottenere la liberazione di alcuni rapiti.

Espulso nel giugno 2012 dalla Siria, padre Dall’Oglio vi ha passato 30 anni e fondato il monastero Deir Mar Musa. Schieratosi apertamente contro il regime di Bashar al-Assad, è impegnato nella ricerca di una soluzione pacifica al conflitto.

Il 24 luglio scorso il gesuita, originario di Roma, aveva rivolto una petizione personale a papa Francesco, chiedendogli di promuovere “un’iniziativa diplomatica urgente e inclusiva per la Siria” al fine di assicurare “la fine del regime torturatore e massacratore” della famiglia Assad.

Dalla Siria non si hanno più notizie neanche di Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa scomparso dal 9 aprile scorso. Il 6 giugno, in una breve telefonata alla moglie, Quirico ha reso noto di “stare bene”: la prova che è ancora vivo. Da allora è calato il silenzio.

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