“Ormai siamo abituati a guardare i bombardamenti, è una cosa assurda. Una cosa volgarissima. La cosa incredibile è che lo stiamo accettando tutti”

Biagio Antonacci e la guerra

“Dopo il covid mi sarei aspettato delle danze ai confini, non la guerra. L’uomo non aveva ancora capito che il covid aveva già segnato dei confini. Ormai siamo abituati a guardare i bombardamenti, è una cosa assurda. Una cosa volgarissima. La cosa incredibile è che lo stiamo accettando tutti”, ha detto Antonacci. “Ogni cosa che succede adesso per me è quasi normale, questa è la cosa grave. La guerra è il desiderio dell’egoismo, della testa, del potere. Purtroppo l’uomo ha dentro questa cattiveria di indole: noi cerchiamo di nasconderci ma questa è la verità. L’uomo non si accontenta, costruisce ricchezze e cose che non userà mai, ma lo fa solo per far vedere che queste cose le ha fatte”.

Ucraina. La radio torna sulle onde corte e medie per battere la censura di Putin

In un clima da Guerra fredda diventa necessario aggirare i blocchi e i controlli sui social e sui siti internet. Per la BBC e Radio Free Europa una nuova sfida. Polonia e Lituania con Kiev “on air”
La torre delle comunicazioni e radio-tv di Kiev è stato uno dei primi obiettivi colpiti nella capitale ucraina dai russi dopo l'inizio della guerra

La torre delle comunicazioni e radio-tv di Kiev è stato uno dei primi obiettivi colpiti nella capitale ucraina dai russi dopo l’inizio della guerra – Ansa

Avvenire

L’Europa è di nuovo divisa. Mentre in Ucraina si combatte, il clima della Guerra fredda è tornato. Il muro di Berlino si è spostato a Est. Occidente contro Oriente, Nato contro Russia, non più sovietica ma con l’aquila imperiale sulla bandiera. Il nostro continente e le sue Chiese cristiane, non riescono a respirare con i due polmoni, come auspicava san Giovanni Paolo II, facendo riferimento all’eredità benedettina e a quella dei santi evangelizzatori orientali, Cirillo e Metodio, e pregando per un’Europa in pace.

E con la guerra la radio è di nuovo protagonista dell’informazione. Quando i russi hanno attaccato, il 24 febbraio, le reti Internet e telefoniche in molte aree ucraine sono andate fuori servizio, diventate obiettivi sensibili militari. Impianti e antenne radio-tv sono stati colpiti. Impressionante l’immagine l’esplosione di uno dei due missili hanno centrato la torre delle comunicazioni di Kiev, da dove trasmettevano le 16 radio in FM della capitale e Radio Maria Ucraina sulla banda FM OIRT, le vecchie FM dell’era sovietica non ancora dismesse del tutto. Ora sono state tutte riaccese, salvo due.

Al tempo stesso Putin ha censurato o chiuso i media russi dissidenti e bloccato siti e social sul Web, anche stranieri, “non in linea”. Da tempo aveva revocato la licenza ad alcune radio straniere presenti nelle principali città in FM. Poi è toccato anche ad alcune radio russe private non allineate. L’ultima costretta a chiudere Radio Eco di Mosca, bloccata dalle autorità a guerra iniziata per la sua copertura giornalistica dell’invasione dell’Ucraina.

La risposta a Mosca e alla sua censura è stata di tornare a trasmettere in onde medie e corte, per farsi ascoltare con i vecchi ricevitori dell’era sovietica o con quelli moderni, piccoli e poco costosi, in gran parte “made in China”.

Gli ucraini hanno agito in fretta. Subito dopo l’invasione hanno riattivato i trasmettitori in onde medie spenti nel 2018. Kiev ha così garantito la ricezione del primo canale nazionale anche nelle regioni occupate o sotto attacco. Al momento sono riportate attive le frequenze dei 657, 1278, 1377, 1404, 1449 kHz.

In aiuto a Kiev poi la Lituania, dove in onde medie opera da anni su 1386 kHz “Radio Baltic Waves”, utilizzata anche da diverese emittenti internazionali, compresa “Radio Japan” per i servizi in russo e ucraino: da qui ora trasmette anche la radio nazionale ucraina, senza temere attacchi russi all’impianto.

Sempre da qui è attiva un’altra radio il cui nome è legato in modo indissolubile all’era dellaa Guerra fredda: “Radio Free Europa” / “Radio Liberty” (in russo: “Radio Svoboda”). Fondata nel 1949 dal Congresso degli Stati Uniti per diffondere il verbo americano oltre cortina, ormai in onde corte operava solo in Uzbeko, Tajiko e Turkmeno. Per queste emittente è stato un ritorno agli anni ruggenti. Rapido il ritorno su queste bande in russo, sui 9370 e 9395 kHz. E il potenziamento delle news in ucraino e russo sulle onde medie dalla Lituania, ma pure sul sito.

Ma se in Russia il Web è censurato? “Radio Liberty” spiega come attivare un Vpn (Virtual Private Network) che permette di sfuggire alla localizzazione da parte delle autorità.

Anche la Polonia è schierata con Kiev. Varsavia dispone ancora di un trasmettitore in onde lunghe, 225 kHz, che copre l’Ucraina, con il quale “Radio Polonia” irradia in ucraino. Da notare che la Polonia ha attivato su tutti i multiplex DAB+ (radio digitale) un canale di Radio Ucraina, che serve anche la Repubblica Ceca, per i profughi ucraini.

E dalla Polonia arriva una radio, fondata da ingegneri e giornalisti sia russi che ucraini, che si rivolgono ai russi con programmi informativi sulla guerra liberi dalla censura. “Radio Prawda dija Rossii” è ascoltabile in onde corte grazie alla società privata tedesca Channel 292, sui 9670 kHz dalle antenne di Moosbrunn in Austria.

“Radio Ucraina Internazionale” continua intanto a trasmettere per la Germania in particolare dal trasmettitore di Kall-Krekel, non lontano da Colonia, grazie alla società privata Shortwave Service.

Ci sono poi iniziative locali. In Olanda “Radio Onda” una piccola emittente privata in onde corte, sui 6140 kHz, ritrasmette la televisione ucraina. È ricevibile anche in Germania, Belgio, Francia settentrionale, Danimarca.

Ma anche Mosca combatte la sua guerra “on air”. In Moldavia, nella Transnistria controllata dai separatisti russi, può contare su un centro trasmittente di notevole potenza, a Maiac, quasi al confine con l’Ucraina. Qui in onde medie, sui 999 kHz è stata sfrattata un’emittente religiosa protestante, “Trans World Radio”, e al suo posto opera “Radio Russia” (“Radio Rossii”).

Sempre da Maiac e sempre in onde medie, 1413 kHz, c’è da anni “Vesti FM”, emittente della Compagnia radiotelevisiva di Stato russa. La potenza di trasmissione è stata aumentata e le due radio russe coprono l’intera Ucraina.

Ma il grande ritorno in onde corte è quello del “BBC World Service”, fondato 90 anni fa, nel 1932, come “Bbc Empire Service”. La British Broadcasting Corporation le aveva abbandonate per l’Europa nel 2008, ritenendole obsolete e confidando sul Web, oltre a alle FM e al DAB+ in qualche Paese. La guerra ha cambiato anche gli scenari dell’informazione e ha convinto Londra a tornare alla vecchia ma affidabile radio, facile da ascoltare e difficile da bloccare. Dal 2 marzo la BBC quindi è tornata a diffondere in onde corte notiziari in inglese verso Ucraina e Russia, su 15.740 e 11680 kHz, 4 ore al giorno (2 il sabato e la domenica).

E non poteva mancare la “Radio Vaticana“, la voce del Papa, che con forza invoca la pace. Dal 21 marzo ha intensificato le trasmissioni in onda corta verso l’Ucraina e la Russia. Alle due giornaliere nelle due lingue, se ne aggiungono altre due di mattina su 7260 e 9705 kHz. “La decisione – spiega Massimiliano Menichetti responsabile di Radio Vaticana Vatican News – è stata condivisa con tutto il gruppo dirigente del Dicastero per la Comunicazione, per meglio rispondere, in questo momento in cui imperversa la guerra, alla nostra missione: portare in tutto il mondo la speranza, la parola del Papa e la lettura dei fatti attraverso la luce del Vangelo. In queste settimane grazie ad una rete di contatti diretti, che sta supportando anche il lavoro dei nostri inviati, cerchiamo di dare conforto a chi soffre e di garantire un’informazione puntuale. Le frequenze della “Radio Vaticana”, le pagine e i post di Vatican News in 51 lingue (compresi inglese ed italiano nel linguaggio dei segni) cercano di non lasciare nessuno da solo, anche nella consapevolezza della forza della preghiera”.

La radio, il mezzo migliore per la didattica a distanza

La radio resta un mezzo indispensabile nei momenti di crisi, soprattutto nei Paesi in cui l’accesso a internet è difficile e riservato a pochi. Lo dimostra il programma per l’apprendimento a distanza per i bambini congolesi trasmesso dalla radio della missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo. Le lezioni raggiungono gli studenti tramite le onde di «Radio Okapi». Il programma per l’apprendimento a distanza prevede inoltre che siano distribuiti dei kit di istruzione a tutti i 25 milioni di bambini congolesi in modo che possano continuare a seguire le loro lezioni nonostante la chiusura delle scuole a causa della pandemia da covid-19.

Il coronavirus ha dimostrato come ancora oggi nelle situazioni di emergenza la radio resta il mezzo più semplice ed efficace per raggiungere le persone in difficoltà. In Repubblica Democratica del Congo, così come in molti altri paesi africani, infatti, sono poche le persone che hanno accesso a internet, dunque nulla è più efficace della radio che ha invece una copertura nazionale. Neppure la televisione congolese arriva ovunque nel Paese.

In considerazione dell’emergenza educativa accentuata dal coronavirus, l’Unicef ha quindi contattato «Radio Okapi». «Hanno risposto immediatamente, molto entusiasti di questa idea. Si sono resi disponibili almeno due ore al giorno e alla fine ci hanno dedicato 15 ore a settimana, due ore dal lunedì al sabato e tre ore la domenica, il che è fantastico», dichiara Joelle Ayité, responsabile dell’ufficio Unicef per l’educazione in Congo. Radio Okapi si è impegnata a trasmettere sequenze didattiche sulle principali materie del ciclo primario, in particolare matematica, francese, lettura e scrittura, nonché educazione sanitaria, ambientale e di igiene. Per l’istruzione secondaria, l’accento è posto sulla matematica, il francese, la tecnologia, le scienze della vita e della terra e l’informatica.

«Questa iniziativa non solo manterrà gli studenti attivi, ma impedirà loro di perdere l’anno scolastico», ha dichiarato Willy Bakonga, ministro congolese dell’istruzione primaria, secondaria e tecnica. Oltre ai programmi educativi, la radio trasmette anche messaggi e programmi di prevenzione per il covid-19 per consentire ai bambini di acquisire conoscenze e pratiche che salvano la vita. «E la radio è importante — aggiunge Ayité — perché in realtà non raggiunge solo i bambini. Ai genitori piace sapere cosa ascoltano i bambini alla radio e spesso ascoltano con loro».

Dunque, attraverso questi programmi radiofonici, l’Unicef veicola una serie di messaggi per i genitori per ricordare loro il ruolo che svolgono in termini di benessere, salute, protezione, supervisione e monitoraggio dell’apprendimento, ma anche quando si tratta di giochi perché «stiamo parlando pur sempre di bambini e, nonostante la pandemia, è importante poter giocare con loro», aggiunge Ayité.

«L’istruzione è un diritto e il posto di un bambino è a scuola. L’apprendimento a distanza ci consentirà di offrire agli studenti l’opportunità di godere di questo diritto», ha affermato Edouard Beigbeder, rappresentante dell’Unicef nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, la principale preoccupazione dei bambini congolesi è di poter tornare a scuola e trovare i loro compagni di classe. «Questo rappresenta quasi tutta la loro vita. È l’ambiente amichevole che hanno in aula a rassicurarli, è la routine scolastica che gli manca» conclude Beigbeder. In attesa di poter dunque tornare in classe è previsto che il programma “Okapi Ecole” li accompagni per i prossimi 6 mesi.

di Anna Lisa Antonucci / Osservatore Romano

Una radio di giovani contro i femminicidi

Combattere il femminicidio e sensibilizzare alla violenza di genere gli studenti attraverso i linguaggi da loro privilegiati. È il progetto “Radio In Difesa”, nato in collaborazione con Radio Kreattiva e Terres des hommes, a Bari, per coinvolgere scuole, cittadini e pubbliche amministrazioni. Anche a seguito di tre tragici casi registrati di recente, due nel Salento e una nel Foggiano. La sede principale del progetto è il Liceo Scientifico Fermi, dove – spiega la coordinatrice Linda Luciani – una classe è stata fornita di microfoni, sedie e connessione Internet per registrare un podcast sul tema, diretto dagli studenti. Seguendo i principi del “Toolkit Indifesa” si elaborerà un documento digitale con tutte le informazioni necessarie per lanciare un messaggio contro discriminazioni, violenza di genere e stereotipi, che mietono ancora vittime.
«Partiremo la settimana prossima – continua Luciani – con incontri fino a fine novembre della durata di due ore, con ospiti, esperti del settore, testimonianze e interviste telefoniche. I pod cast (file audio) saranno caricati sul portale di Radio Kreattiva, per consentire l’approfondimento a chiunque sia interessato».
Infine, è in programma l’11 ottobre un evento in diretta da piazza Cesare Battisti a Bari, sede dell’Università Aldo Moro, in occasione della giornata mondiale delle bambine. Nell’occasione saranno presentati i principi del “Manifesto In Difesa”, che vede aderire 36 Comuni. La parola al centro dunque con Internet, la radio, e la piazza. Il simbolo i megafoni arancioni di carta in rottura agli stereotipi di genere come il colore rosa.

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