La prudenza conduce al bene

«La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo» (Catechismo 1806)
La prima virtù cardinale è la prudenza, da intendere nel significato biblico e classico di sapienza pratica. Questo per smentire una concezione riduttiva e fuorviante che «la confonde con la timidezza o la paura, con la doppiezza o la dissimulazione» (ivi). La prudenza è virtù perfezionatrice della ragione pratica: l’intelligenza diretta all’agire morale. Come il «fare» è istruito dall’intelligenza tecnica, l’«agire» è istruito dall’intelligenza etica. Questa è la prudenza. Non si può essere sconsiderati e avventati nelle decisioni da prendere e nelle azioni da compiere. Non si può improvvisare, affidarsi all’impulso e al caso. Ne va della rettitudine e della bontà della persona. Non si può neppure rimanere nel dubbio e restare inerti. Ne va della responsabilità della persona. Occorre giudicare, decidere e agire ed in modo ponderato e giusto. A questo abilita la prudenza. Essa è la virtù del giusto mezzo (il bene da compiere) in ordine al fine (il bene da conseguire). Come tale la prudenza opera nell’esercizio di ogni virtù. Tommaso d’Aquino la dice auriga virtutum: la conduttrice di tutte le virtù. Ciascuna virtù abilita a vedere il fine da conseguire in una determinata situazione, la prudenza il mezzo adeguato a conseguirlo mediante l’agire. Così essa diventa la «retta norma dell’azione» (Tommaso d’Aquino): «Norma prossima di moralità» (Giovanni Paolo II). Norma espressa dal giudizio di coscienza – «giudizio ultimo concreto» (Giovanni Paolo II) – al cui interno opera la prudenza.
San Paolo l’ascrive all’abito del discernimento, sotto l’azione illuminante e consigliante dello Spirito Santo, che ci fa capaci – nella novità e concretezza del vissuto – di «vagliare ogni cosa» (1Ts 5,21) e giudicare e decidere «il meglio» (Fil 1,10), «ciò che piace al Signore» (Ef 5,8-11), «ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,2). La prudenza, ispirata dallo Spirito, è «il pensiero di Cristo» in noi (1Cor 2,16), quale attitudine a vedere-giudicare-agire nel modo di Cristo.

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