Un saggio che spazia dalla Fisica fino alla teologia in cerca di risposte ai perché fondamentali dell’Universo, del Bios e dell’Uomo e di Dio

Un nostro commentatore abituale ha pubblicato, sotto lo pseudonimo di Pit Bum, “Da Realtà a Verità” (Albatros, 2022, Collana Il Filo) un saggio che spazia dalla Fisica fino alla teologia in cerca di risposte ai perché fondamentali dell’Universo, del Bios e dell’Uomo e di Dio. Un tentativo audace, ma interessante che prova a riunificare le varie tipologia di conoscenza umana, senza confonderle, nel tentativo di superare la frammentazione del sapere, per offrirci piste di ricucitura della realtà.

Scartando l’ipotesi di alcuni per cui essa non esiste, resta il problema che nel conoscere noi modifichiamo la realtà stessa, cosa nota in Meccanica Quantistica. Perciò noi approdiamo a rappresentazioni della realtà, da cui poi le interpretazioni varie fino a creare le teorie, che negli ultimi decenni sono sempre meno verificabili. Da qui poi il discredito per la scienza e l’equiparazione delle religioni a pure ipotesi.

Attingiamo perciò la verità? L’autore risponde di sì, pur riconoscendo che le nostre singole verità sono sempre relative. Ma pur sempre verità che perciò vanno ben distinte dalla loro elaborazione, che non aggiunge un solo bit ai dati di partenza come ci insegna l’informatica; quindi gli algoritmi, matematica e geometria, lo stesso linguaggio, perfino la famosa ragione, possono essere considerati sono solo epifenomeni, mezzi di conoscenza, non fonti autonome di verità.

Ma come si muove la realtà? Quali sono i suoi principi autoregolatori? Nel libro si evidenziano i meccanismi che hanno governato l’evoluzione: la realtà ha espletato tutte le possibilità: quelle compatibili e vantaggiose con la vita sono rimaste, tutte le altre sono cadute. E questo principio è sufficiente a spiegare la direzione di fondo della realtà.

In essa l’uomo come si colloca? Quale elemento lo caratterizza dagli altri esseri, se la ragione è solo uno strumento? I sentimenti ci accomunano agli animali, spesso più buoni di noi. Sicuramente il libero arbitrio, cioè la scelta tra le possibilità dette, cioè la libertà. Ma per l’autore c’è altro: in primis la coscienza o consapevolezza, sulla quale gli scienziati si stanno accapigliando senza molti risultati; da qui l’autore deriva la domanda fondamentale: esiste una identità che ci accompagna per tutta la vita? Persona?

Ma forse, anche il bisogno di trascendenza ci caratterizza, e si evidenzia almeno nel rifiuto di ogni limite e nella tendenza di ogni essere, dalle forme più basiche dell’energia che ci compone fino alla mente umana, a cercare una unità del tutto, che supera e reintegra ogni essere tra loro. Qui allora è possibile aprire la riflessione su Dio. Ma cosa è Dio? Anzi: è qualcosa? Di certo è un errore attribuirgli predicati nominali, sempre limitativi!

Quindi Dio inconoscibile? Ce lo danno le Religioni? Ad esempio il Buddismo della Reincarnazione che il Buddha aborriva? O l’Islam che si fa saltare in aria quando nel Corano è proibito? E certo poi, contiamo anche i tradimenti storici del cristianesimo, su cui l’autore stende un velo pietoso. Cosa resta?

Resta la Parola e Gesù Cristo, rivisitato previa disincrostazione dalle varie sovrastrutture che storicamente ci hanno permesso e limitato, al tempo stesso, la sua comprensione (Gesù antisemita, Gesù messaggero, Gesù miracolista, Gesù riscatto del Peccato Originale, Gesù il Risorto, Gesù vero Uomo).

Ma allora perché Gesù? Domanda finale su cui l’autore accenna la risposta della fede: siccome la Parola non era bastata, Dio ha inviato Gesù per dire all’Uomo quali sono il suo stato, la sua missione, il senso della sua Vita, la Verità profonda del suo essere, la strada per arrivare a Lui.

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