La solennità. La Pentecoste e lo Spirito Santo, cosa e perché si festeggia

Nella Solennità di Pentecoste si celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. Con la Pasqua e il Natale costituisce una delle feste più importanti del calendario liturgico, e segna l’avvio della chiamata missionaria della Chiesa.

L’origine del nome e la festa agricola

«Quando verrà lui – spiega Gesù nel Vangelo di san Giovanni –, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Letteralmente la parola Pentecoste indica in greco il 50° (giorno). Inizialmente il popolo ebraico lo celebrava, appunto cinquanta giorni dopo la Pasqua. Era un festa agricola, di ringraziamento a Dio per i doni delle terra, che coincideva con l’inizio della mietitura del grano e i primi frutti. Più tardi su questa celebrazione originaria si innestò la memoria del dono delle Tavole della Legge fatto da Dio a Mosè sul monte Sinai. Nel rituale ebraico, a Pentecoste ci si asteneva da qualsiasi lavoro ed era previsto il pellegrinaggio degli uomini a Gerusalemme. Nella tradizione cristiana invece si attribuisce a Tertulliano (155-220) la prima testimonianza della Pentecoste come festa dello Spirito Santo. Sempre cinquanta giorni dopo la Pasqua.

Il racconto degli Atti degli apostoli

La discesa dello Spirito Santo viene raccontata al capitolo 2 degli Atti degli Apostoli: «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste – recita il testo –, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». Il testo prosegue poi con la prima predicazione dell’apostolo Pietro, che assieme a Paolo, allarga i confini del cristianesimo, sottolineando l’unità e l’universalità della fede dono dello Spirito Santo. Spirito che è concesso a tutti i battezzati e che al tempo stesso, nella fantasia e diversità dei carismi e dei ministeri costruisce la Chiesa. Inesauribile elargitore di doni, sono sette quelli che secondo l’insegnamento del profeta Isaia gli vengono attribuiti: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Nella vita del cristiano, ricevuti inizialmente con la grazia del Battesimo, i doni vengono confermati dal sacramento della Cresima o Confermazione.

La sequenza: Vieni Santo Spirito

La Liturgia è spesso arricchita da inni allo Spirito Santo: si pensi al magnifico “Veni Creator”. Nella solennità di Pentecoste invece si recita la Sequenza:

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni padre dei poveri,
vieni datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
sana ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen.

Avvenire

Il Vangelo. Domenica di Pentecoste. Lo Spirito Santo? È Dio in libertà

di Ermes Ronchi – Avvenire

Domenica di Pentecoste
Anno C

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Lo Spirito, il misterioso cuore del mondo, radice di ogni femminilità che è nel cosmo (Davide M. Montagna), vento sugli abissi e respiro al primo Adamo, è descritto in questo vangelo attraverso tre azioni: rimarrà con voi per sempre, vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Tre verbi gravidi di bellissimi significati profetici: “rimanere, insegnare e ricordare”. 
Rimanere, perché lo Spirito è già dato, è già qui, ha riempito la “camera alta”
di Gerusalemme e la dimora intima del cuore. Nessuno è solo, in nessuno dei giorni. Se anche me ne andassi lontano da lui, lui non se ne andrà mai. Se lo dimenticassi, lui non mi dimenticherà. È un vento che non ci spinge in chiesa, ma ci spinge a diventare chiesa, tempio dove sta tutto Gesù.
Insegnare ogni cosa: nuove sillabe divine e parole mai dette ancora, aprire uno spazio di conquiste e di scoperte. Sarà la memoria accesa di ciò che è accaduto “’in quei giorni irripetibili” quando la carne umana è stata la tenda di Dio, e insieme sarà la tua genialità, per risposte libere e inedite, per oggi e per domani. Letteralmente “in-segnare” significa incidere un segno dentro, nell’intimità di ciascuno, e infatti con ali di fuoco/ ha inciso lo Spirito /come zolla il cuore (Davide M. Montagna).
Ricordare: vuol dire riaccendere la memoria di quando passava e guariva la vita e diceva parole di cui non si vedeva il fondo; riportare al cuore gesti e parole di Gesù, perché siano caldi e fragranti, profumino come allora di passione e di libertà. Lo Spirito ci fa innamorare di un cristianesimo che sia visione, incantamento, fervore, poesia, perché “la fede senza stupore diventa grigia” (papa Francesco). 
Un dettaglio prezioso rivela una caratteristica di tutte e tre le azioni dello Spirito: rimarrà sempre con voi; insegnerà ogni cosa, ricorderà tutto.
Sempre, ogni cosa, tutto, un sentore di pienezza, completezza, totalità, assoluto. Lo Spirito avvolge e penetra; nulla sfugge ai suoi raggi di fuoco, ne è riempita la terra (Sal 103), per sempre, per una azione che non cessa e non delude. E non esclude nessuno, non investe soltanto i profeti di un tempo, le gerarchie della Chiesa, o i grandi mistici pellegrini dell’assoluto. Incalza noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle, che ci sentiamo toccati al cuore dal fascino di Cristo e non finiamo mai di inseguirne le tracce.
Che cos’è lo Spirito santo? È Dio in libertà. Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un
figlio profeta. E a noi dona, per sempre, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per diventare, come madri, dentro la vita donatori di vita.
(Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14, 15-16.23-26).

Piazza San Pietro: Alle 18 di sabato 8 giugno Veglia diocesana di Pentecoste

Vicariato di Roma

Sabato 8 giugno alle ore 18 appuntamento per tutti i fedeli della diocesi di Roma in piazza San Pietro per la celebrazione presieduta da PAPA FRANCESCO. Al termine la processione fino a piazza di Porta Capena con l’icona della Madonna del Divino Amore, per poi proseguire con il pellegrinaggio notturno fino al Santuario di Castel di Leva.
Si terrà sabato 8 giugno, alle ore 18, la Veglia di Pentecoste della diocesi di Roma: a presiederla sarà PAPA FRANCESCO, in piazza San Pietro. L’invito a partecipare è arrivato nei giorni scorsi dal cardinale vicario ANGELO DE DONATIS, con una lettera spedita a parroci, diaconi, religiosi, religiose, responsabili di movimenti e aggregazioni laicali.

Pentecoste, cosa e perché si festeggia

Duccio di Buoninsegna, "La Pentecoste"

Duccio di Buoninsegna, “La Pentecoste”

Nella Solennità di Pentecoste si celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. Con la Pasqua e il Natale costituisce una delle feste più importanti del calendario liturgico, e segna l’avvio della chiamata missionaria della Chiesa.

L’origine del nome e la festa agricola

Jean ii Restout, 'La Pentecoste'

Jean ii Restout, “La Pentecoste”

«Quando verrà lui – spiega Gesù nel Vangelo di san Giovanni –, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Letteralmente la parola Pentecoste indica in greco il 50° (giorno). Inizialmente il popolo ebraico lo celebrava, appunto cinquanta giorni dopo la Pasqua. Era un festa agricola, di ringraziamento a Dio per i doni delle terra, che coincideva con l’inizio della mietitura del grano e i primi frutti. Più tardi su questa celebrazione originaria si innestò la memoria del dono delle Tavole della Legge fatto da Dio a Mosè sul monte Sinai. Nel rituale ebraico, a Pentecoste ci si asteneva da qualsiasi lavoro ed era previsto il pellegrinaggio degli uomini a Gerusalemme. Nella tradizione cristiana invece si attribuisce a Tertulliano (155-220) la prima testimonianza della Pentecoste come festa dello Spirito Santo. Sempre cinquanta giorni dopo la Pasqua.

Il racconto degli Atti degli apostoli

'Il trittico' del Beato Angelico

“Il trittico” del Beato Angelico

La discesa dello Spirito Santo viene raccontata al capitolo 2 degli Atti degli Apostoli: «Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste – recita il testo –, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». Il testo prosegue poi con la prima predicazione dell’apostolo Pietro, che assieme a Paolo, allarga i confini del cristianesimo, sottolineando l’unità e l’universalità della fede dono dello Spirito Santo. Spirito che è concesso a tutti i battezzati e che al tempo stesso, nella fantasia e diversità dei carismi e dei ministeri costruisce la Chiesa. Inesauribile elargitore di doni, sono sette quelli che secondo l’insegnamento del profeta Isaia gli vengono attribuiti: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Nella vita del cristiano, ricevuti inizialmente con la grazia del Battesimo, i doni vengono confermati dal sacramento della Cresima o Confermazione.

La sequenza: Vieni Santo Spirito

Il Papa durante la Messa di Pentecoste del 4 giugno 2017

Il Papa durante la Messa di Pentecoste del 4 giugno 2017

La Liturgia è spesso arricchita da inni allo Spirito Santo: si pensi al magnifico “Veni Creator”. Nella solennità di Pentecoste invece si recita la Sequenza:

Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni padre dei poveri,
vieni datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
sana ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen.

da Avvenire