«Educare al senso autentico della morale e della penitenza»
N on un «tagliando dello spirito », ma un «un serio cammino di penitenza e di riconciliazione che sia guidato dalla Scrittura». Quando si parla del sacramento del perdono, don Marco Mani risponde così. Pastoralista che fa parte del gruppo del Servizio Apostolato biblico nazionale, è parroco di una comunità di cinquemila abitanti nella diocesi di Mantova e responsabile dell’Ufficio catechistico diocesano.
Don Mani, il Papa invita a riscoprire questo sacramento. Forse perché oggi si è perso un po’ per strada?
«Direi che assistiamo a un allontanamento generale. E i motivi sono molteplici. Prima di tutto c’è un fattore culturale. Oggi l’uomo e la donna si considerano esseri perfetti e con le loro possibilità e strumenti non avvertono il bisogno di nessuno e perciò nemmeno di Dio. In questa prospettiva è difficile immaginare che si possa sbagliare. Tendiamo sempre più al top da tutti i punti di vista: fisico, intellettuale o professionale. Quindi chi cade nell’errore è sempre l’altro. È seguendo questa logica che nascono anche le crisi familiari.
Altre ragioni dell’allontanamento dalla confessione?
Un secondo motivo è la non conoscenza del sacramento. Manca un’educazione alla penitenza e alla riconciliazione, all’interno delle quali si colloca il sacramento. Ancora oggi mi pare siano carenti i riferimenti morali nella vita. La Parola di Dio è per lo più ignorata e quindi non c’è un’educazione etica sulla Scrittura. Poi non va dimenticato che, a causa della frantumazione dell’agenda dei preti fra mille appuntamenti, da parte loro non c’è sempre un’adeguata disponibilità all’ascolto, alla celebra- zione penitenziale e al dialogo che riconcilia».
Eppure, nei giorni che precedono il Natale o la Pasqua, i « pellegrinaggi » al confessionale sono continui.
È vero. In molti, soprattutto per le festività natalizie, si accostano al sacramento. Ma la motivazione portante mi sembra di carattere prevalentemente tradizionale. «Almeno a Natale dobbiamo essere buoni», sento ripetere. Facciamo il «tagliando dello spirito» e poi andiamo avanti di rendita. Invece occorre tornare a comprendere il vero senso del peccato e il bisogno di conversione e di riconciliazione con Dio e con i fratelli.
Come celebrare, quindi, il perdono?
Come dice il Papa nel messaggio per l’Anno santo compostellano, è urgente intraprendere un serio cammino di penitenza guidati dalla Scrittura. Il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio dell’ottobre 2008 lo dice con chiarezza: solo la Parola può farci capire i nostri sbagli e solo la Parola può indicarci il cammino da intraprendere per la conversione. Le nostre comunità dovrebbero avere più coraggio nel collocare al centro le Scritture e costruire su di esse i loro cammini penitenziali.
E in quale modo un sacerdote si rapporta con il sacramento della conversione?
Insieme all’Eucaristia domenicale, questo sacramento colloca la comunità dentro al progetto di amore che Dio ha per l’umanità. Ma la celebrazione del perdono richiede tempi lunghi, calma e una vita spirituale intensa. Per questo la fretta e gli impegni del prete che si susseguono non favoriscono tale ministero.
Giacomo Gambassi – avvenire 9 gennaio 2010