Pasquetta 2023, perché si festeggia e significato del Lunedì dell’Angelo

Perché il Pasquetta cade di lunedì e perché si chiama così? Tutto quel che c’è da sapere sulla sua origine e sulle tradizioni alle spalle di questa festività.Pasquetta 2023, perché si festeggia e significato del Lunedì dell'Angelo

Molti conoscono il significato e l’origine del termine «Pasqua», parola ebraica che significa «passare oltre», ma pochi sanno come mai invece il giorno successivo è detto comunemente «Pasquetta» o anche Lunedì dell’Angelo.

Questa festività, propria del calendario liturgico cattolico, indica il lunedì dell’Ottava di Pasqua e segna il giorno in cui si ricorda l’incontro dell’angelo con le donne giunte al sepolcro dove Gesù era stato seppellito dopo la crocifissione.

L’apparizione vede angelo annunciare la risurrezione alle donne chiedendo loro di avvertire gli apostoli. La tradizione biblica di questo episodio passa attraverso le diverse letture dei Vangeli ma una contestualizzazione storica fa capire anche perché questa ricorrenza viene festeggiata di lunedì quando le donne incontrarono l’angelo al sepolcro di domenica.

Cristiani cattolici: cosa significa Lunedì dell’Angelo

Le Sacre Scritture cristiane raccontano che Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, e Maria di Salome (nome riportato solo nel Vangelo di Marco), si recarono nel sepolcro dove Cristo era stato deposto per imbalsamare il suo corpo con olii profumati ma che, giunte sul luogo, con grande stupore si accorsero che la pietra che chiudeva l’accesso della tomba era stata spostata. Fu in quel momento che un angelo apparve loro.

L’avvenimento viene così riportato nei quattro Vangeli:

«Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole».

Marco (16,1-2)

«Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba».

Matteo (28,1)

«Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. (…) Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli».

Luca (24,1-10)

«Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro».

Giovanni (20,1)

Le diverse narrazioni però convergono nell’annuncio dell’Angelo: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto» (Mc 16,1-7). A questa frase aggiunse poi: «Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli».

L’annunciazione venne colta da tutte e tre le donne con stupore e sorpresa e si racconta che andarono ad informare tutti quanti del miracolo appena avvenuto.
Perché si chiama anche Pasquetta?
Il termine Pasquetta è un diminutivo di Pasqua entrato nell’uso popolare per indicare la giornata festiva seguente alla domenica di celebrazione che ne allunga la durata anche se in formato «ridotto» (ovvero senza obbligo di precetto).

La Settimana Santa infatti si ripartisce così:

Giovedì: ricordo dell’Ultima Cena
Venerdì: Passione e morte sulla Croce
Sabato: messe e lutto per la morte di Cristo
Domenica: Pasqua e festeggiamenti
Pasquetta o Lunedì dell’Angelo.
Il giorno di Pasqua infatti non ha una data fissa come il Natale ma, per decisione della Chiesa, cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Questo fa sì che dipenda dalla luna e che la festività possa essere fissata tra i mesi di marzo e aprile. Per consuetudine se cade a marzo o ai primi di aprile comunemente viene detto che la Pasqua è «bassa» mentre se cade ad aprile inoltrato si dice che è «alta».

La religione cattolica durante Pasquetta non richiede l’obbligo di celebrare Messa. Anzi, questa festa non è stata subito riconosciuta e resta ancora oggi una festa di precetto solo in Germania e in altri paesi germanofoni.
In Polonia invece la tradizione vuole che gli uomini inseguano le donne per fare scherzi d’acqua, mentre negli Stati Uniti si scatena la caccia alle uova nel giardino della Casa Bianca.

PASQUETTA FUORI PORTA: NELLO STIVALE OGNI CITTÀ È UN «MUSEO DIFFUSO»

di Philippe Daverio – avvenire 4/4/2010

Pasquetta fuori porta. Un classico. Quindi non rinchiudersi nelle sale d’un museo cittadino è assolutamente legittimo. È forse il giorno ideale per scoprire che esistono luoghi altamente evocativi nei quali la visita ad un capolavoro consente un’esperienza intensa quanto poco impegnativa. È raro che le opere d’arte siano ancora nei luoghi per i quali furono create. Succede spesso nei luoghi di culto, nelle chiese in particolare. Ed eccovi quindi in viaggio. Nel Veneto in questi giorni ci sono tre mostre assai fondamentali per la storia del Rinascimento, Jacopo a Bassano, Cima a Conegliano, Giorgione a Castelfranco, con code garantite, se avete pazienza… Se di pazienza ne avete meno, entrate nel duomo di Castelfranco e troverete la Pala del Giorgione esattamente nello stesso posto dal 1503. Fu rubata nel 1972 probabilmente da quelli della banda del Brenta per un riscatto; ma poi fu restaurata e rimessa lì nel 2006, perfettamente restituita al suo splendore d’origine da un eccellente restauro. Una Madonna dolce, agreste e misteriosa con un Bambin Gesù che se la dorme tranquillo, sullo sfondo un castello in costruzione e davanti un san Nicasio in armatura che fa da contraltare a un san Francesco che a sua volta si trova sotto a un paesaggio con due soldatini. Il capolavoro rasserenante dipinto per un padre che aveva perso il figlio in guerra. Tuttora una meditazione della serenità. Offrite alla vostra anima pasquale la sua dose di tranquillità e tornate nella vita quotidiana. Operazione analoga la potete compiere dall’altro capo dello Stivale, a Galatina in provincia di Lecce, nella chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, da sempre sotto tutela dei francescani. Fu voluta da una signora del XIV secolo d’origine francese, Maria d’Enghien ch’era andata in sposa a Ladislao di Durazzo, il quale era morto. Vi si ritrova tutta l’avventura del Mediterraneo degli anni in cui i francesi andavano alla ricerca di glorie e di feudi al sole fra Marsiglia e la Terra Santa e quando i francescani erano l’unico ordine religioso tollerato dall’islam a Gerusalemme. Il gotico è quello globale della monarchia angioina, gli affreschi costituiscono un ciclo formidabile di documentazione della fede e dell’immaginario d’un mondo di cavalieri che questo immaginario se l’era formato nelle nebbie dell’Europa nordica, dalla Genesi all’Apocalisse. A 7 secoli di distanza il documento è un viaggio e vale un viaggio. A metà strada, centro Italia, Sansepolcro, museo della città. Attenzione! Potreste anche non guardare il museo (sarebbe gran peccato) e dirigervi direttamente nella sala dell’assemblea quattrocentesca, quella di quando il palazzo era Palazzo Pubblico, per trovarvi non l’opera messa nel museo ma quella che giustifica il museo stesso perché sulla quella parete è nato, fra quelle due porte dove tuttora si conserva, quell’affresco che lo scrittore inglese Aldous Huxley aveva definito la più bella pittura del mondo, il che servì forse a salvare la città dal bombardamento quando gli Alleati stavano risalendo l’Adriatico nella seconda guerra mondiale. Si tratta della Risurrezione di Cristo. Andarlo a contemplare è quasi evidente a Pasqua. Ma la sorpresa rimane ogni volta intatta. E l’elenco si ferma qui solo perché le pagine del giornale hanno un limite tecnico. Ma la vostra curiosità certamente questo limite non lo ha. La Penisola e le isole sono piene di opportunità analoghe. È qui la caratteristica specifica della potente eredità che il passato ha regalato all’Italia, quel patrimonio che si chiama museo diffuso e che è l’ossatura della nostra identità. Godersela è facile, perché l’accesso è naturale e c’è sempre un bar vicino. Godersela per conoscerla; conoscerla per preservarla e trasmetterla agli altri che festeggeranno le Pasquette nei secoli a venire. Solo a Milano si polemizza perché l’Ultima Cena rischiava di rimanere chiusa a Pasqua per motivi sindacali.