Parmigiano Reggiano, record di medaglie

Reggio Emilia, 30 ottobre 2023 – La Nazionale del Parmigiano Reggiano vince 137 medaglie, record assoluto nella storia del gruppo, e riconferma la Dop come il formaggio più premiato ai World Cheese Awards, la competizione internazionale di riferimento nel mondo dedicata ai formaggi che quest’anno si è svolta a Trondheim, in Norvegia. In particolare, la giuria internazionale, composta da 264 esperti provenienti da 38 paesi, ha assegnato a Parmigiano Reggiano 3 medaglie Super Gold: a Fior di Latte (Bologna), Fratelli Rastelli (Parma), classificatosi 10° nella fase finale (primo tra gli italiani, scelto tra i top 16 e quindi valutato dalla “Super Giuria”), e a Sant’Angelo (Bologna).

Quest’anno la Nazionale del Parmigiano Reggiano era composta da 99 caseifici provenienti dalle cinque province del comprensorio: Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna (a sinistra del fiume Reno), Mantova (a destra del Po). Uno sforzo di gruppo che ha fruttato 137 riconoscimenti: 3 Super Gold (miglior formaggio del tavolo), 27 medaglie d’oro, 44 d’argento e 63 di bronzo. A queste si aggiungono le 13 medaglie (4 ori, 2 argenti e 7 bronzi) riconosciute a caseifici che si sono iscritti indipendentemente al concorso, che fanno raggiungere alla Dop un totale di 150 medaglie.

«Il Parmigiano Reggiano», ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, «ha dimostrato ancora una volta le qualità di un formaggio unico al mondo. Torniamo in Italia a testa alta, con un bottino complessivo di 137 medaglie, di cui 3 Super Gold e 27 ori, dopo aver gareggiato con oltre 4.500 formaggi da 43 paesi dei sei continenti. Un successo che è motivo d’orgoglio per tutta la nostra filiera che ogni giorno impegna migliaia di allevatori di 300 caseifici artigianali nella ricerca dell’eccellenza assoluta».

«L’aurora boreale che il 28 ottobre ha illuminato il cielo di Trondheim ha portato il record delle medaglie – ben 137! – per i 99 caseifici della Nazionale del Parmigiano Reggiano. Grazie a questi riconoscimenti, le latterie hanno la possibilità di dare maggiore valore alla propria produzione. Inoltre, partecipando a concorsi in vari paesi del mondo è possibile rilevare il diverso gradimento del nostro formaggio tra le giurie. Sicuramente al “ricco” mercato norvegese (+44% di medaglie rispetto al Galles della precedente edizione!) piace il Parmigiano Reggiano. Per il futuro la sfida è quella di consolidare il fatto di essere il formaggio al mondo col maggior numero di premi. Un grazie agli allevatori, ai casari, alle maestranze e alle loro famiglie per avere creduto in questo percorso» ha commentato da Trondheim Gabriele Arlotti, ideatore della Nazionale.
lalaiberta.info

Il Parmigiano Reggiano salvato dalla solidarietà

Ora poggiano su montanti di acciaio zincato, saldamente imbullonate al pavimento, ma sette mesi fa le immagini delle scalere crollate hanno fatto il giro del mondo e sono diventate l’icona del terremoto emiliano. «In attesa degli aiuti abbiamo ricostruito i magazzini di stagionatura a nostre spese. Tuttavia, la solidarietà che è scattata a livello mondiale dopo la diffusione di quelle immagini è stata decisiva nell’incoraggiarci a non mollare»: Andrea Nascimbeni è il presidente del caseificio sociale “Quattro Madonne” di Lesignana. In mezzo alla campagna che fuma per il freddo si erge ancora l’edicola votiva che ha dato il nome alla cooperativa. L’avevano costruita per invocare la protezione della Vergine e Nascimbeni ammette: «Ogni scalera porta duemila quintali di formaggio; se al momento della scossa ci fosse stato qualcuno in magazzino anche qui avremmo avuto una tragedia». Il riferimento, pudicamente sottinteso, è alla strage del 29 maggio. La morte che sorprese quel mattino operai e imprenditori, insieme al lavoro nei magazzini di Mirandola e dintorni, riaperti troppo in fretta, è diventata il senso di colpa e di riscatto di un’intera generazione, la consapevolezza di aver troppo osato e di non volersi fermare comunque.

Sette mesi dopo, anche nelle sale di lavorazione di Lesignana il sisma è un ricordo. Inghiottito dal vapore del mattino, quando il profumo della cagliata pizzica il naso e nel biancore che domina la fabbrica si fatica a distinguere gli operai piegati sulle caldaie, intenti a dividere le masse caseose dal siero. In queste vasche entrano 260 quintali di latte al giorno; solo il 7,3% diventa formaggio. Un concentrato di valore: si capisce lo sgomento con cui la Coldiretti, poche ore dopo il disastro, annunciava: «Trecentomila forme di Parmigiano vittime del terremoto». Qualche giorno dopo è scattata la campagna “Un euro al chilo per rinascere”. Idea del consorzio per aiutare i caseifici terremotati: centinaia di migliaia di confezioni col bollino verde sono andate a ruba in una gara di solidarietà che si è trasformata subito in una sfida al terremoto, ma anche alla recessione.

«Sono arrivate richieste da tutto il mondo e chi era attrezzato ha commercializzato le forme salvate dai crolli delle scalere. Questa ondata di affetto – ricostruisce il direttore della coop, Andrea Setti – ci ha garantito una liquidità senza la quale non sarebbe stato possibile partire così in fretta con le riparazioni e il miglioramento sismico». In effetti, queste forme sono assegni circolari – le banche le ritirano nei propri magazzini a copertura dei prestiti erogati alle aziende – ma la crisi fa paura anche al re dei formaggi. Un anno fa, il prezzo all’ingrosso superava i dieci euro; ora siamo a 8,80 ed è sceso fino a 6,90. Margini sempre più risicati in un mercato incerto – il latte italiano non ha ancora un prezzo alla stalla – per quanto, giova ricordarlo, i produttori di Parmigiano Reggiano in questa jungla sappiano muoversi molto bene. Lo hanno dimostrato anche quest’anno: malgrado il sisma la produzione è cresciuta del 3%. Nel mentre, l’agricoltura emiliano-romagnola ha perso altrettanto.

«Nei nostri magazzini di stagionatura – ricorda Nascimbeni – il sisma ha fatto crollare 18mila forme ed è stato necessario un mese per estrarle dalle macerie. Abbiamo dovuto distruggerne una parte e anche quelle integre dovranno essere esaminate ai raggi X, per verificare eventuali danni interni». Con una trentina di allevamenti associati, la Quattro Madonne è una delle cooperative più importanti del consorzio del Parmigiano Reggiano. Ed è in crescita. Produrre il re dei formaggi è anche una questione di numeri, come spiega Setti, che non a caso in fabbrica chiamano “il ragioniere”: «Negli stabilimenti di Lesignana, Medolla e Scandiano lavoriamo 260mila quintali di latte che danno 46mila forme. Due anni fa erano 67mila quintali e con l’arrivo di nuovi soci raggiungeremo quota 300mila. Cresciamo perché riusciamo a pagare il latte 68 euro al quintale contro una media di mercato tra 60 e 65».

Paolo Viana – avvenire.it