Al Parma Jazz, lo Stabat Mater che attraverso Maria narra il dolore del mondo
L’opera del Maestro Roberto Bonati mette in musica la sequenza generalmente attribuita a Iacopone da Todi e lo fa per dare voce al dolore grande di una madre che perde suo figlio, ma che ha in sè anche la forza e la certezza della resurrezione. Un messaggio di speranza cristiana che l’autore rivolge al mondo piagato e piegato dalle sofferenze della pandemia che ha spezzato vite e famiglie in tutto il mondo
Vatican News
La sera del 4 ottobre, la XXV edizione del ParmaJazz Frontiere Festival (www.parmafrontiere.it) intitolata quest’anno “In muta vece, invoco”, ha in programma una nuova produzione del suo direttore artistico Roberto Bonati. Si tratta dello Stabat Mater – Declinazioni di un dolore affidato alla ParmaFrontiere Orchestra e un omaggio del compositore, contrabbassista e direttore d’orchestra parmense, che vi ha lavorato a lungo.
“Una nuova struggente composizione per orchestra dedicata al dolore per antonomasia, quello di una madre che perde suo figlio”: Roberto Bonati ci racconta questa, che è l’idea alla base del suo Stabat Mater, prendendo spunto anche da vicende personali, sublimate in un lavoro che si nutre della fede dell’autore.
L’omaggio a Maria Desolata
“Tra i dolori umani quello di una madre di fronte alla sofferenza e alla perdita di un figlio – ci spiega – credo sia il più profondo, il più terribile”. L’omaggio a Maria Desolata sotto la croce, evocata dai versi di Iacopone da Todi, forti e difficili, c’è questo ma anche altro. ll tema della preghiera è la sofferenza di Maria durante la crocifissione di Cristo, con accento sul nesso tra sofferenza, dolore da una parte, e la redenzione, la speranza e la gloria del Paradiso dall’altra.
Ma come esprimere il dolore e la speranza in musica? Come esprimerlo nello Stabat Mater? La parte finale – ci spiega Bonati – è struggente ma con in sè un aspetto di speranza resa dalla scrittura tonale: quella sorta di “canzone finale” è intrecciata al tema ricorrente dello Stabat Mater. Così, dopo la distensione e il lieto fine, resta un punto di domanda nel messaggio musicale. E’ l’uomo che lo pone: la speranza ha in sè la nostalgia del figlio perduto.
Ne deriva uno Stabat “molto umano” che in sintesi lascia un segno positivo, nostalgicamente positivo. Uno Stabat Mater probabilmente interrogatvo, come – spiega – è la fede che è continua ricerca, anelito di Dio.
Un testo poetico puro
L’attrazione e l’interesse del compositore di Parma sono anche per il testo e la “meravigliosa musica gregoriana, una delle realizzazioni più alte di questa poesia.” L’operazione compiuta da Bonati è stata quella di musicare non tutto il testo, ma solo le prime sei stanze e l’ultima, relative proprio all’immagine di Maria. Un lavoro musicale che si sforza di essere “il più asciutto possibile perchè – dice- l’originale, gregoriano nella sua purezza, meglio di tutti riesce ad esprimere questo sentimento di dolore e lacerazione materna”.
La fede di chi fa musica oggi
Bonati ci parla anche del suo modo di concepire la musica, del suo valore di “accompagnamento e di sostegno spirituale nelle nostre vite”, della sua sacralità. “E la musica dedicata a un simile testo si propone, in qualche modo, di andare ad affrontare l’essenza delle cose della vita, la loro radice religiosa”.
Ci vuole certamente coraggio per portare avanti tematiche di riflessione e di fede nella musica d’oggi, è ancora la riflessione del Maestro Bonati. “Io credo – confessa – che sia complesso il mondo del musicista, io – rimarca – ho voluto presentare quanto sono lontano dagli stili assimilabili. Lo sforzo è stato quello di rendere musicalmente giustizia a questo testo importante della letteratura italiana e della storia del cristianesimo”.
L’omaggio alle tante vittime del coronavirus
Infine la pandemia: anche questo entra nello Stabat Mater di Bonati. Dopo aver parlato del dolore di Maria, delle madri e dei genitori in generale che sono costretti a staccarsi dai loro figli, il suo sguardo si estende all’attualità, ad una pandemia che ha spezzato famiglie e generazioni strappando via e chiudendo nel silenzio tante persone senza che i loro cari potessero neanche salutarli. “Ho voluto – ci spiega Bonati – dare un segnale di speranza nei confronti di chi sta soffrendo e rendere omaggio al cordoglio di tante famiglie che hanno subito perdite e tragedie legate alla situazione che stiamo vivendo. Mi sembrava il momento giusto per farlo con un’opera del genere”.